Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
SECONDO IL WORLD ECONOMIC FORUM, L’ECONOMIA GLOBALE HA SUPERATO I TIMORI DI STAGNAZIONE
L’economia è resiliente e ha superato i timori di stagflazione e recessione globale, l’inflazione è scesa dal picco della metà del 2022 e l’aumento dell’occupazione e dei salari si è tenuta stabile. È quanto emerge dal World Economic Outlook presentato a Washington in apertura degli Spring Meetings del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.
Le stime sul 2024 sono fondamentalmente intatte rispetto alle previsioni del gennaio del 2024. Quest’anno la crescita del Pil è del 3,2% e si manterrà sullo stesso livello nel 2025. É un ritmo storicamente basso determinato, si legge del WEO, dal costo alto del denaro e dalla fine dei sostegni fiscali alla crescita (le misure per contrastare gli effetti del Covid anzitutto).
A pesare sull’incertezza anche gli effetti a lunga gittata del Covid e le crisi geopolitiche. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sta ancora facendo scontare – due anni dopo l’evento – il suo prezzo. E altre crisi come quella in Medio Oriente innescata dall’attacco di Hamas del 7 ottobre rendono frammentato lo scenario “geoeconomico”
Per quanto riguarda l’inflazione invece – oggetto di attenzione la primavera scorsa – i timori sembrano rientrare. A livello globale è atteso un calo del 6,8 del 2023 al 5,9% del 2024 e al 4,5% del prossimo anno. Le economie avanzate, secondo l’FMI, raggiungeranno i loro target, che per gli Stati Uniti ad esempio è del 2%
Per quanto riguarda invece la crescita nei singoli Paesi. I dati italiani non si discostano da quelli di gennaio, la crescita nel biennio 2024-2025 è attestata allo 0.7%. Ma se nel 2024 il dato è in media con eurozona, nel 2025 invece l’Italia sarà fanalino di coda fra i Paesi euro. Rallenta la Russia, che però ha ancora una crescita del 3,2% (lo scorso anno era del 3,6%).
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
LA STUDIOSA GAIA VINCE: “L’ARTICO SARÀ UNA GRANDE AREA DI CRESCITA. E LA GROENLANDIA È INTERESSANTE PERCHÉ È MOLTO RICCA NEI SETTORI DEI MINERALI, DELLA PRODUZIONE DI ENERGIA E DELLA PESCA”… “L’ITALIA RISCHIA MOLTO: C’È GIÀ UNA CRISI NELLA PRODUZIONE DI VINO, DI OLIO, DI FRUMENTO. SE NON RIUSCIRETE A OTTENERE DERRATE ALIMENTARI DAL RESTO DEL MONDO, RISCHIERETE UNA CARESTIA”
«Stiamo affrontando un’emergenza che coinvolge l’intera specie umana. Possiamo sopravvivere, ma per farlo sarà necessaria una migrazione pianificata e ben organizzata, su scala planetaria». Gaia Vince è una scrittrice e giornalista, con cittadinanza britannica e australiana, di origine ungherese. È stata la prima donna a vincere nel 2015 il premio della Royal Society per i libri scientifici. Nel suo ultimo saggio, Il secolo nomade, come sopravvivere al disastro climatico (Bollati Boringhieri), racconta gli scenari futuri.
Lei pensa che dobbiamo cominciare a prepararci al peggio, per quando la temperatura crescerà a dismisura?
«Forse supereremo anche i due gradi nel corso dei prossimi due anni. Ed entro il 2100 dovremmo attestarci a 3-4 gradi in più rispetto alla temperatura media precedente alla rivoluzione industriale. Molte delle aree più popolose del mondo diventeranno invivibili».
Anche l’Italia?
«Certo, in Italia c’è stata l’alluvione in Emilia Romagna, si sono verificati incendi e siccità, il Sud si sta spopolando. L’Italia è interessante, perché rappresenta un microcosmo di cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi anni, di quanto siamo vulnerabili. C’è già una crisi nella produzione di vino, di olio, di frumento. Se non riuscirete a ottenere derrate alimentari dal resto del mondo, rischierete una carestia».
Quindi il Nord del mondo sarà meta dei nuovi migranti?
«Possiamo vedere quali sono le proiezioni in termini di vivibilità. E vediamo che ci sono molte più aree ospitali nell’estremo Nord. Le città a queste latitudini diventeranno più densamente popolate, come sta già accadendo in Canada. Dovremo anche creare nuove città e adattarci ai movimenti della popolazione. E cercare diversi tipi di agricoltura, in aree sempre più aride o soggette ad alluvioni. E quando parliamo di migrazione, si tratterà di spostamenti non soltanto di famiglie, ma anche di risorse, di competenze. Sarà l’intera umanità, non solo i singoli individui, a puntare verso Nord».
Quindi una città oggi microscopica come Nuuk, maggiore centro della Groenlandia, diventerà una megalopoli?
«L’Artico sarà una grande area di crescita. E la Groenlandia è interessante perché è molto ricca nei settori dei minerali, della produzione di energia e della pesca. Ed è anche strategicamente importante: è una cerniera tra America, Asia ed Europa».
Chi sono i “quattro cavalieri dell’Apocalisse”, come lei scrive?
«I motori climatici che spingeranno la gente a migrare. Sono il fuoco, il caldo, la siccità e le alluvioni. Stanno già causando lo spostamento di decine di milioni di persone. Ci sono aree del mondo, in Asia e in Sud America, in cui gli agricoltori lavorano di notte perché di giorno fa troppo caldo. Al momento, la maggior parte delle migrazioni avviene all’interno dei confini nazionali, ma presto sarà lo stesso anche oltre frontiera».
(da Messaggero)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
NECESSITA’ DI UNA MAGGIORE INTEGRAZIONE: “SE NON A 27, TRA CHI LA VUOLE FARE”
Mario Draghi interviene alla conferenza europea sui diritti sociali ma già rimette al centro della scena i temi della competitività che la Commissione von der Leyen gli ha chiesto di esplorare. “Nella Ue c’è bisogno di un cambiamento radicale – scandisce l’ex premier italiano – Le nostre regole per gli investimenti sono costruite su un mondo che non c’è più, il mondo pre-Covid, pre-guerra in Ucraina, pre-crisi in Medio Oriente. E ci troviamo in un mondo in cui è tornata la rivalità tra le grandi potenze”.
Un mondo nel quale “siamo stati colti di sorpresa” e in cui “altri Paesi non seguono le regole”, spiega Draghi proprio nei giorni in cui il leader tedesco Scholz è in Cina con il pesante braccio di ferro sulle pratiche commerciali aggressive di Pechino a fare da sfondo al viaggio. Draghi parla della necessità di accelerare sull’integrazione, come puntualmente sottolineato in diversi suoi interventi pubblici nelle sue nuove vesti, arrivando a sferzare: “Se non a 27, tra chi la vuole fare”, riferimento alla via della cooperazione rafforzata tra un ristretto numero di Paesi per concludere l’Unione del mercato dei capitali. “Non abbiamo il lusso di poter rinviare le decisioni, per assicurare coerenza tra i diversi strumenti per rilanciare la competitività della ue occorre un nuovo strumento strategico per coordinare le politiche economiche”.
L’ex governatore della Banca centrale europea si muove a Bruxelles e dintorni con Enrico Letta, che giovedì parteciperà alla riunione dei capi di Stato e di Governo per presentare il suo rapporto sul mercato interno. A Draghi è stato affidato il complementare lavoro sulla competitività Ue, che verrà invece finalizzato per giugno. “Quello che proporrò nel mio report è un cambiamento radicale: questo è ciò di cui abbiamo bisogno”, la sua anticipazione. Proprio sul “nuovo Patto per la competitività” si incentra l’agenda dei lavori del Consiglio europeo straordinario di mercoledì e giovedì, che indicherà l’agenda politica da consegnare alla prossima legislatura che scaturirà dal voto europeo di inizio giugno. “Dobbiamo raggiungere una trasformazione dell’economia europea, dobbiamo essere in grado di fare affidamento su un sistema energetica decarbonizzato, una difesa integrata europea, una produzione domestica nei settori più innovativi e una posizione leader nella produzione tecnologia”, aggiunge Draghi.
L’ex governatore porta alcuni esempi lampanti del processo di mancata integrazione e delle sue conseguente. Tra le aziende tech che dominano il mondo, ne esprimiamo “solo quattro sulle top 50”. O ancora, nelle Telecomunicazioni abbiamo “34 compagne mobili nazionali, mentre gli Usa ne hanno 3 e la Cina 4”. E il risultato è che “siamo indietro sul 5G”.
“Credo che la coesione politica della nostra Unione richieda che agiamo insieme, possibilmente sempre. Dobbiamo essere coscienti che la coesione politica è minacciata dai cambiamenti del resto del mondo”, sostiene Draghi a La Hulpe, dove la presidenza belga ha organizzato la conferenza. “La maggior parte degli investimenti dovrà essere coperta da investimenti privati. I risparmi privati sono molto elevati e vengono per lo più incanalati in depositi bancari e non finiscono per finanziare la crescita tanto quanto potrebbero in un mercato dei capitali più ampio. Questo è il motivo per cui avanzare nell’Unione dei mercati dei capitali costituisce una parte indispensabile della strategia complessiva per la competitività”.
Draghi guarda ancora a quel che succede fuori dal Vecchio continente per dare il senso d’urgenza di agire: “Gli Stati Uniti stanno utilizzando una politica industriale su larga scala per attrarre capacità manifatturiere nazionali di alto valore all’interno dei confini, compresa quella delle aziende europee, mentre l’utilizzo della protezione significa escludere i concorrenti e sfruttare il proprio potere geopolitico per riorientare e proteggere le catene di approvvigionamento. Noi – aggiunge – non abbiamo mai avuto la possibilità di stipulare un patto industriale equivalente a livello di Unione Europea, anche se la Commissione ha fatto tutto quanto in suo potere per colmare questa lacuna in quanto tale. Nonostante il numero di iniziative positive in corso, siamo ancora nella mancanza di una strategia globale su come rispondere in più aree. Ci manca una strategia su come tenere il passo con l’aumento dei costi per raggiungere la leadership nelle nuove tecnologie”.
(da La Repubblica)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
“ERA UN PONTE TRA DUE MONDI, QUELLO DI COSA NOSTRA E QUELLO DEI SERVIZI DEVIATI, ENTRAMBI INTERESSATI AL MANCATO ACCERTAMENTO DELLA VERITÀ. L’AGENDA ROSSA FU PRESA, MA NON DALLA MAFIA”
“Figura centrale di questo depistaggio è Arnaldo La Barbera. Mi auguro di non sentire affermazioni, da parte della difesa, sul fatto che si processano i morti, chi non è in grado di difendersi, sugli schizzi di fango, così come fatto in primo grado. Perché al di là delle frasi ad effetto mi piacerebbe capire cosa dovrebbe fare un pubblico ministero quando c’è l’ipotesi di un’azione delittuosa concorsuale nel momento in cui la figura centrale è deceduta.
Dovremmo archiviare anche per gli altri? E nemmeno si possono omettere tutte le argomentazioni che riguardano la figura centrale”. Lo ha detto il pm Maurizio Bonaccorso, applicato alla procura generale, iniziando la sua requisitoria nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si celebra a Caltanissetta nei confronti dei poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Tutti ex appartenenti al gruppo di indagine Falcone-Borsellino con a capo Arnaldo La Barbera.
“Dobbiamo partire – ha continuato Bonaccorso – dalle risultanze su Arnaldo La Barbera che ci danno l’immagine di un soggetto che è un ponte tra due mondi, quello di Cosa Nostra e quello dei servizi deviati, entrambi interessati al mancato accertamento della verità. Alla scorsa udienza ho iniziato la requisitoria parlando dell’anomala collaborazione, per non dire inquietante, tra la procura di Caltanissetta e il Sisde nella fase preliminare delle indagini.
Questa collaborazione nasce dall’ostinazione del dottore Tinebra, allora procuratore di Caltanissetta, che all’indomani della strage sollecitò una collaborazione con il Sisde. La cosa singolare è che l’attività del Sisde, anziché entrare in collisione con l’attività della Squadra Mobile di Palermo, si salda perfettamente con essa. Il Sisde veste di mafiosità Vincenzo Scarantino, che fino ad allora era stato un delinquente comune”. Vincenzo Scarantino era definito come un “picciotto” del quartiere della Guadagna che si occupava all’epoca di furtarelli e sigarette di contrabbando
“Fondamentale è il tema dell’agenda rossa. Abbiamo una serie di fonti dichiarative che ci confermano l’importanza per Borsellino di questa agenda rossa. In questa agenda lui annotava una serie di riflessioni sulla strage di Capaci nella speranza di essere sentito a Caltanissetta”. Così il pm Maurizio Bonaccorso nella sua requisitoria fiume nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, che si celebra a Caltanissetta in corte d’Appello.
“La signora Agnese Piraino Borsellino – ha continuato Bonaccorso – ha spiegato che, nella certezza di essere ucciso, Borsellino aveva cominciato a usare due agende, quella grigia e quella rossa, dove annotava sue riflessioni. Il secondo dato è la presenza dell’agenda rossa nella borsa di Borsellino il 19 luglio 1992. Abbiamo sul punto le dichiarazioni della dottoressa Borsellino che ci dice: papà aveva tre agende, una marrone, dove metteva qualche dato e numeri di telefono, l’altra grigia, dove annotava alcune cose, e quella rossa che per lui era importantissima.
Quella mattina aveva portato l’agenda con sé perché non verrà ritrovata a casa dei familiari. In macchina venne accompagnato dal figlio Manfredi che gli porta la borsa e gliela consegna. E l’agenda era in quella borsa. Quando Borsellino scende dalla macchina in via D’Amelio non ha con sé in mano l’agenda rossa. Primo perché lui guida la macchina e poi dalle testimonianze emerge che il dottore Borsellino, prima di andare a citofonare alla madre, si accende una sigaretta.
Quindi aveva in una mano la sigaretta e nell’altra l’accendino, quindi non poteva avere l’agenda in mano. Altro dato su quale abbiamo certezza è l’inesistenza di una seconda borsa di Borsellino”. “Altro dato significativo – prosegue è che questa agenda non è stata più trovata, quindi qualcuno se n’è appropriato. E non è qualcuno di Cosa Nostra. Perché non è pensabile che sulla scena della strage ci fossero dei mafiosi intervenuti per appropriarsi dell’agenda rossa. Altro dato è che la borsa ricompare nella stanza di Arnaldo La Barbera a mesi di distanza, in maniera irrituale, senza che sia stato fatto un verbale di sequestro, e soprattutto viene riconsegnata in maniera irrituale alla famiglia di Borsellino”.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
ALLA CONVENTION DOVEVANO PARTECIPARE ANCHE IL MELONIANO PROCACCINI E IL LEGHISTA CAMPOMENOSI…GLI ORGANIZZATORI PIAGNONI PARLANO DI “MANCANZA DI DEMOCRAZIA” (QUELLA CHE LORO NEGANO AGLI ALTRI QUANDO VANNO AL GOVERNO)
Tre sedi cambiate in 48 ore e poi la sospensione da parte della polizia. È finita così la riunione dei sovranisti europei prevista a Bruxelles martedì e mercoledì e organizzata dalla Edmund Burke Foundation, un think tank di destra.
La polizia belga ha comunicato la revoca dei permessi e chiesto l’immediata chiusura della conferenza «National Conservatism» per motivi di ordine pubblico. Intorno alle 17 è prevista una manifestazione di protesta che preoccupa le autorità belghe.
L’annuncio è arrivato martedì mattina mentre i lavori erano in corso, l’evento era iniziato da circa due ore e in sala c’erano circa 400 partecipanti. Tra gli speaker attesi in questi due giorni il premier ungherese Viktor Orban, l’ex premier polacco Mateusz Moroawiecki, il leader conservatore francese Eric Zemmour. La notizia dello stop è arrivata mentre il leader della Brexit Nigel Farage era sul palco. Mercoledì era atteso sul palco per Fratelli d’Italia Nicola Procaccini e per la Lega Marco Campomenosi.
Già alla vigilia della convention gli organizzatori erano stati costretti a cambiare sede dopo che il sindaco socialista di Bruxelles Philippe Close aveva rifiutato di mettere a disposizione lo spazio e l’evento era stato spostato dal Concert Noble a un hotel nel Quartiere europeo vicino alle Istituzioni Ue.
Poi un ulteriore cambio al Claridge nel centro di Bruxelles nella notte tra lunedì e martedì «dopo inammissibili intromissioni del sindaco di Etterbeck (liberale, ndr), che ha fatto pressione sull’albergo Sofitel per annullare la prenotazione», hanno spiegato gli organizzatori al sito Politico. La polizia è tornata intorno alle 12.45.
Dura la reazione dei partecipanti. «Questa è volontà della “mafia” della Commissione Ue, ma dove siamo in Cina? In Venezuela? È una vergogna, questa è mancanza di libertà di espressione. Quanto accade oggi è la prova del nervosismo delle autorità europee contro l’avanzata delle destre», ha denunciato l’eurodeputato di Vox, Hermann Tertsch.
Questo soggetto non dice però che nelle democrazie esistono delle Costituzioni che vietano organizzazioni politiche razziste che negano i principi democratici e che come tali andrebbero sciolte e i loro dirigente ospitati nelle patrie galere.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
L’AVVOCATO DI CANFORA, MICHELE LAFORGIA (CHE CONTE VORREBBE CANDIDARE SINDACO A BARI) ANNUNCIA CHE LA MELONI SARÀ CHIAMATA A DEPORRE: “PRESENTEREMO DOCUMENTI BIOGRAFICI E BIBLIOGRAFICI”
Il giudice Antonietta Guerra ha rinviato a giudizio il filologo e storico Luciano Canfora, imputato per diffamazione aggravata nei confronti della premier Giorgia Meloni.
I fatti risalgono all’11 aprile 2022, quando Meloni era parlamentare dell’opposizione e il presidente del Consiglio in carica era Mario Draghi. Canfora, invitato a parlare nel liceo scientifico ‘Enrico Fermi’ di Bari nell’ambito di un incontro sul conflitto russo-ucraino, definì Meloni “neonazista nell’anima”, “una poveretta”, “trattata come una mentecatta pericolosissima”. Il processo comincerà il 7 ottobre dinanzi al giudice monocratico Pasquale Santoro
La difesa di Canfora, ‘Meloni sarà chiamata a deporre’
“La premier sarà sicuramente chiamata a deporre in aula”. Lo ha detto Michele Laforgia, avvocato dello storico e filologo Luciano Canfora, al termine dell’udienza in cui il suo assistito è stato rinviato a giudizio per diffamazione aggravata nei confronti della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il processo inizierà il 7 ottobre davanti al giudice monocratico Pasquale Santoro.
La premier tramite i suoi legali ha chiesto anche 20mila euro di risarcimento dei danni. La richiesta è contenuta nell’atto depositato oggi nell’udienza predibattimentale.
“Nella nostra difesa era esplicito che, se avessimo dovuto approfondire il tema del ‘neonazismo nell’animo’ nel merito sarebbe stato necessario sentire la persona offesa dal reato”, ha aggiunto, “e forse acquisire una massa importante di documenti biografici, bibliografici, autobiografici” che “vanno acquisiti in dibattimento, nel contraddittorio tra le parti”.
“Resto convinto – ha aggiunto Laforgia – che un processo per un giudizio politico per diffamazione non si possa fare e non si debba fare, e che sia molto inopportuno farlo quando dall’altra parte ci sia un potere dello Stato, perché il presidente del Consiglio è potere dello Stato”.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
LE CIFRE RICHIESTE VARIAVANO A SECONDA DELL’IMPORTO DELL’AVVISO O DELLA CARTELLA E IN BASE ALLA COMPLESSITÀ DELLA PRATICA
Tre funzionari dell’Agenzia delle Entrate agli arresti domiciliari e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per un dipendente dell’Agenzia in pensione e per due professionisti.
I poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Roma hanno eseguito all’alba un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal gip su richiesta della Procura, per i reati di corruzione e accesso abusivo a sistema informatico.
Per gli investigatori esisteva un rodato sistema corruttivo attraverso cui i tre dipendenti – impiegati presso gli Uffici dell’Agenzia delle Entrate di Roma 3 e Roma 4 – asservivano la propria pubblica funzione agli interessi di alcuni professionisti del settore contabile, dietro compensi in denaro o pagamento di pranzi al ristorante.
I tre funzionari si sarebbero avvalsi anche abusivamente dei sistemi informatici e telematici dell’Anagrafe Tributaria in dotazione all’Agenzia delle Entrate per consultare le informazioni necessarie a ottenere gli elementi utili alla conclusione delle pratiche relative ad accertamenti fiscali o a contratti di comodato o successioni per ottenere l’abbattimento totale o la sensibile riduzione delle somme di denaro richieste dal fisco.
Le cifre richieste dai pubblici ufficiali variavano a seconda dell’importo dell’avviso o della cartella ed in base alla complessità della pratica e spaziavano dai 100 euro alle migliaia di euro.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
UN MARESCIALLO ADDETTO ALLA GESTIONE DELLE PRATICHE CAMBIAVA GLI IMPORTI IN CAMBIO DI TANGENTI
Una frode ai danni dell’Inps. Attraverso un meccanismo corruttivo radicato nella Marina Militare. E che oggi vede sotto indagine 20 persone a Roma. Tra cui il maresciallo Francesco Restivo.
Ovvero l’addetto alla gestione delle pratiche per le pensioni della forza armata. Sono 15 i militari nei confronti dei quali il giudice delle indagini preliminari della Capitale ha disposto il sequestro di 649 mila euro. Di cui 550 mila come profitto della truffa e quasi centomila come prezzo della corruzione.
Restivo aveva la qualifica di primo capo nucleo Determinazioni pensioni del IV Reparto trattamento pensionistico. E aveva quindi le credenziali di accesso alle piattaforme informatiche Inps per il caricamento degli importi certificati per il Tfs (il Tfr degli statali) e della pensione.
E lui, spiega oggi Il Messaggero, «direttamente o per il tramite di terzi collaboratori che hanno agito dietro le sue indicazioni -si introduceva abusivamente nelle piattaforme informatiche, maggiorando gli importi delle retribuzioni, delle indennità speciali, delle altre voci del Tfs e delle pensioni» di almeno 17 colleghi, come si legge nel decreto di sequestro. Il prezzo della tangente era di 15 mila euro. I “clienti” erano prossimi al congedo. E volevano aumentare il vitalizio. Restivo «sistematicamente predisponeva documenti falsi, idonei a indurre in errore gli uffici dell’Inps, che di conseguenza liquidavano somme non dovute o maggiorate ai beneficiari militari della Marina Militare in servizio o non, i quali, a loro volta, corrispondevano illecite utilità al pubblico ufficiale». Facendo risultare un imponibile diverso da quello reale. A volte con trucchi come trasformare i pagamenti in lire in pagamenti in euro. Per incidere sul trattamento pensionistico e sulle buone uscite.
(da agenzie)
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Aprile 16th, 2024 Riccardo Fucile
RIBALTATA LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO DI PALERMO CHE AVEVA ASSOLTO LO STUPRATORE
Il detto latino vis grata puellae – «l’aggressività è gradita alla fanciulla» – è «una massima anacronistica», che non può essere usata per giustificare gli autori di uno stupro. È con queste parole che lo scorso 2 aprile la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza con cui la Corte di Appello di Palermo, il 23 giugno 2022, aveva assolto l’autore di una violenza sessuale.
In questi giorni i Supremi giudici hanno rese note le motivazioni del verdetto che ha ribaltato la sentenza di secondo grado. «La corte d’appello – scrivono gli Ermellini – ha più volte evidenziato l’assenza di una reazione fisica della persona offesa, nonché l’assenza di segni esteriori indicativi di una violenza, facendo richiamo alla anacronistica massima della vis grata puellae, assunto in base al quale la donna ha un onere di resistenza, forte e costante, agli approcci sessuali dell’uomo, non essendo sufficiente manifestare un mero dissenso».
La violenza sessuale
I fatti contestati sono accaduti la sera dell’11 agosto 2016. La vittima, dopo aver litigato con il fidanzato e aver perso di vista le amiche, si fa dare un passaggio a casa da un uomo conosciuto in discoteca. Quest’ultimo approfitta della situazione per saltarle addosso, prima nel suo furgone e poi a casa sua. Nei giorni successivi, la ragazza racconta tutto a genitori, amiche e infine alla psicologa. Infine, decide di presentare una denuncia. La giovane donna dice di essere rimasta «inerte, sopraffatta e paralizzata». A un certo punto, racconta di essere rimasta sola per pochi minuti dentro il furgone ma non di non essere riuscita comunque a trovare la forza per tentare la fuga.
La sentenza della Cassazione
Secondo la Cassazione, la vittima versava in «uno stato di prostrazione psichica tale da inibire qualunque forma di reazione concreta e attiva». Gli Ermellini contestano alla Corte d’Appello di Palermo di non aver avuto motivi sufficienti per ribaltare la sentenza della Corte d’Assise di Agrigento, che aveva condannato l’uomo in primo grado per violenza sessuale. Per giustificare la propria decisione, i giudici di secondo grado avevano fatto ricorso al detto latino vis grata puellae. Ma, sottolinea la Cassazione, «non si comprende quale rilievo probatorio e argomentativo abbia».
(da agenzie)
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