Aprile 20th, 2024 Riccardo Fucile
UNA RISPOSTA DI CLASSE… ECCO IL TESTO
Gentile Presidente,
leggo sue affermazioni che mi riguardano. Lei stessa riconosce di non sapere “quale sia la verità” sulla cancellazione del mio intervento in Rai. Ebbene, la informo che quanto lei incautamente afferma, pur ignorando per sua stessa ammissione la verità, è falso sia per ciò che concerne il compenso sia per quel che riguarda l’entità dell’impegno.
Non credo di meritare questa ulteriore aggressione diffamatoria. Io non ho polemizzato con nessuno, né prima né dopo. Sono stato trascinato per i capelli in questa vicenda. Io ho solo accolto l’invito di un programma della televisione pubblica a scrivere un monologo a un prezzo consensualmente pattuito con la stessa azienda dall’agenzia che mi rappresenta e perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi hanno preceduto. La decisione di cancellare il mio intervento è evidentemente dovuta a “motivazioni editoriali”, come dichiarato esplicitamente in un documento aziendale ora pubblico. Il mio pensiero su fascismo e postfascismo, ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato. Continua a esserlo ora che si sposta il discorso sulla questione evidentemente pretestuosa del compenso. Pur di riuscire a confondere le acque, e a nascondere la vera questione sollevata dal mio testo, un capo di Governo, usando tutto il suo straripante potere, non esita ad attaccare personalmente e duramente con dichiarazioni denigratorie un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo.
Questa, gentile Presidente, è una violenza. Non fisica, certo, ma pur sempre una violenza. È questo il prezzo che si deve pagare oggi nella sua Italia per aver espresso il proprio pensiero?
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2024 Riccardo Fucile
LA NOSTRA RISPOSTA ALLA POLEMICA
Riassumo la vicenda: La Rai cancella il monologo di Antonio Scurati sul 25 Aprile e come motivazione sostiene che si tratta di “questione economiche”, ma esce il documento Rai che la smentisce: “Motivi editoriali” (quindi censura perchè il testo non piaceva)
Di fronte all’ennesimo episodio di censura Giorgia Meloni in preda all’ira replica: 1) “la Rai ha risposto di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo”. 2) “chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno” 3) “Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini”.
E qui veniamo al punto.
1) Chi è il dirigente “dell’approfondimento Rai” che ha censurato Scurati? Paolo Corsini, colui che ad Atreju si definì “militante” di Fratelli d’Italia, suscitando polemiche a non finire e il richiamo persino del presidente Rai Roberto Sergio
2) Meloni avalla la tesi che la Rai si sarebbe semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro per l’intervento dello scrittore, tesi smentita dal documento interno Rai che esclude motivazioni economiche alla base della decisione ma ragioni “editoriali” (non ne approvava il contenuto, quindi). Fa ridere il richiamo ai 1.800 euro, una cifra irrisoria rispetto a quanto percepiscono gli ospiti di livello in Rai per una comparsata: perchè Meloni non rapporta quella cifra alle decine di migliaia di euro che percepiscono i dirigenti “sistemati” dal suo governo nei vari Cda ? Sbaglio o la Meloni percepisce da 20 anni sei volte lo stipendio medio di un operaio?
3) Quanto alla propaganda pagata dai cittadini, chi meglio della Meloni può essere testimonial della propaganda sovranista che impesta la Rai a tutte le ore, pagata non solo dal 44% di chi l’ha voluta premier, ma anche dal 56% che non ha votato sovranista?
E perchè mai costoro dovrebbero sorbettarsi le balle sovraniste senza aver diritto ad ascoltare anche interventi di chi la pensa come la maggioranza degli italiani?
4) Non sei d’accordo con la tesi di Scurati? Entra nel merito e replica, contestando il suo monologo. Ci sono persone che lo hanno fatto, non avendo poltrone da difendere, dove sta il problema? Il bello del pluralismo è la possibilità di confrontarsi: non è scappando dal merito delle cose per timore di perdere consensi che si dimostra di essere statisti.
5) Evita il vittimismo del “chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno”, non ti crede nessuno. Il processo di orbanizzazione dell’Italia è evidente a tutti: c’e’ a chi sta bene e a chi no. E coloro a cui non sta bene hanno diritto in una democrazia a far sentire la propria voce.
Anzi, sai che ti dico? Che un premier che è convinto delle proprie idee dovrebbe dare il 60% degli spazi Tv alle opposizioni, accettare le domande scomode dei giornalisti e fare confronti mensili con i leader che ti contestano. Chi sta nella ragione non ha paura degli avversari, non li censura e non occupa il potere per distribuirlo ai vassalli.
6) Vuoi difendere il fascismo? Abbi il coraggio di farlo. Vuoi abiurarlo? Abbi altrettando coraggio di dirlo. Prenditi applausi e insulti, come tutti i leader di livello che hanno fatto la storia nel nostro Paese con scelte di campo.
Le mezze calzette non fanno mai la Storia.
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Aprile 20th, 2024 Riccardo Fucile
IL COGNATO D’ITALIA HA PROVATO A CORREGGERSI: “È SOLO UNA SOLLECITAZIONE A VALORIZZARE I NOSTRI ECCELLENTI FORMAGGI”. MA ORMAI È TROPPO TARDI
Più che un’imposizione, quella del ministro Francesco Lollobrigida sui formaggi nei menu dei ristoranti voleva essere una «sollecitazione» per valorizzare i prodotti caseari nostrani. Ma non è bastata la sua smentita per frenare la valanga di meme sui social per l’ultima dichiarazione raccolta in un colloquio con il sito di Gambero Rosso.
Durante il Vinitaly a Verona, il ministro aveva avuto un colloquio con il direttore di Gambero Rosso, Marco Mensurati, al quale aveva detto: «Vorrei imporre un piatto dedicato al formaggio nei menu degli esercizi di ristorazione. Non il formaggio che accompagna, ma il formaggio che è il piatto, ricalcando un po’ il modello francese».
Parole Lollobrigida dice siano state interpretate male: «Dispiace che un giornale che ha l’ambizione di essere riferimento del mondo della Qualità la dia in questo modo. Non c’è alcuna imposizione intesa come obbligo di legge, ma sollecitazione a valorizzare i nostri eccellenti formaggi».
Quando però è arrivata la smentita, sui social lo sfottò era già partito. Nei Meme, il ministro viene ritratto in vari fotomontaggi, parecchi con citazioni cinematografiche.
Come la locandina di «L’uomo che sussurrava ai cavalli» che diventano caciocavalli. O quella de «Il Padrino», che diventa tomino.
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2024 Riccardo Fucile
I MEDICI ITALIANI SONO SEMPRE MENO PERCHE’ VANNO IN PENSIONE O SCELGONO DI LAVORARE ALL’ESTERO… CALA IL NUMERO DI POSTI LETTO, GLI OSPEDALI CHIUDONO, LE PRESTAZIONI SANITARIE NON SONO GARANTITE
È un appello che si rivolge al governo Meloni chiedendo di fermare i tagli alla sanità, rinunciare all’autonomia differenziata e concentrare le risorse su una riforma strutturale, per garantire un aumento degli stipendi, del personale medico, dei posti letto e delle prestazioni fornite. A lanciarlo è un forum che raccoglie settantacinque società scientifiche di clinici ospedalieri e universitari. I problemi sono tanti, e la richiesta li mette in fila.
Innanzitutto ci sono i posti letto: “In appena due anni, durante l’emergenza Covid, addirittura il numero dei posti letto è diminuito”, riporta il Forum. “Ne sono stati tagliati 32.508: nel 2020 erano 257.977, ridotti a 225.469 nel 2022”. Oggi la media italiana per quanto riguarda i posti letto è decisamente bassa: nei reparti ordinari ce ne sono 314 per ogni 100mila abitanti, mentre la media Ue è di 550; guardando alla terapia intensiva, in Italia si va a circa dieci posti letto ogni 100mila abitanti, mentre in Francia sono oltre venti e in Germania trenta. Non mancano solo i posti, ma anche le strutture: in dieci anni sono stati chiusi 95 ospedali di cui 67 erano pubblici (più di uno su dieci)
Poi c’è la questione del personale: “L’età media dei medici è sempre più elevata, con ben il 56% che ha più di 55 anni rispetto al 14% della Gran Bretagna e percentuali anche più basse in altri Paesi”. Entro il 2025 circa 29mila medici e 21mila infermieri andranno in pensione, e non basta il piano della ministra dell’Università Bernini per formare 30mila nuovi medici nei prossimi sette anni: i tempi dell’emergenza sono ben più stretti.
Chi non è anziano, spesso abbandona il Servizio sanitario nazionale per altri motivi: “Circa 11.000 clinici ospedalieri (non in età da pensione) hanno scelto di lasciare le strutture pubbliche fra il 2019 e il 2022. E sempre più giovani, formati a spese dello Stato (circa 150mila euro ognuno) vanno all’estero, dove ricevono stipendi anche tre volte superiori rispetto all’Italia e con condizioni di lavoro nettamente migliori”.
Questo porta a una situazione in cui la sanità pubblica non riesce a stare dietro alle richieste dei cittadini. Oggi più della metà delle Regioni non garantisce “non la totalità, ma neppure la minima sufficienza dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), cioè le cure considerate fondamentali”, si legge. E non si tratta di dati di parte, ma di rilevazioni del ministero della Salute. Per questo, il Forum chiede “come sia possibile solo pensare in queste condizioni al varo della legge sull’autonomia differenziata”, quando ci sono “gravissime carenze strutturali ed organiche” che richiederebbero di aumentare il sostegno alle Regioni più in difficoltà.
In questo contesto, sempre più persone devono pagare di tasca propria per curarsi, e molte non possono permetterselo. E se negli ultimi anni i governi hanno sempre “operato tagli irresponsabili”, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni non fa eccezione: “Nel 2024, il finanziamento del Fondo sanitario nazionale è aumentato in termini assoluti rispetto al 2021, ma è diminuito rispetto al Pil ed eroso in modo molto consistente dalla maggiore inflazione”. In più, i soldi sono stati usati soprattutto “per aumenti contrattuali irrisori del personale, che non sono in grado di contenere l’esodo dei medici”.
Quello che serve quindi è “una riforma strutturale e di sistema degli ospedali, con lo stanziamento di risorse davvero adeguate per rispondere ai principali parametri in vigore negli altri Paesi europei e con la vera realizzazione delle reti territoriali per patologie”. L’Ocse auspicherebbe addirittura un aumento annuo da 25 miliardi di euro, una somma probabilmente impossibile da trovare in questo momento. Bisognerebbe almeno iniziare permettendo più assunzioni di personale, oggi bloccate dal tetto di spesa: ma manca la programmazione, e così ci si trova “ad inserire nei servizi specializzandi, anche dei primissimi anni di corso”.
(da Fanpage)
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Aprile 20th, 2024 Riccardo Fucile
DEVONO SMETTERLA DI OBBLIGARE LE ONG A COLLABORARE CON LA GUARDIA COSTIERA LIBICA PERCHE’ E’ ISTIGAZIONE A DELINQUERE… SE LA SITUAZIONE NON CAMBIA POTREBBE ARRIVARE ANCHE UNA DENUNCIA
Ora le Ong che prestano soccorso alle persone migranti nel Mediterraneo passano al contrattacco, sul piano legale.
Ieri è arrivato lo storico proscioglimento delle organizzazioni coinvolte nell’inchiesta della Procura di Trapani sulla presunta attività di “taxi del mare” (arrivato perché il fatto non sussiste, ovvero perché non c’è mai stato un accordo tra Ong e trafficanti di esseri umani). Lunedì, Sea Watch presenterà una diffida nei confronti della Guardia costiera.
Il documento, che Fanpage.it ha potuto leggere, invita le autorità italiane a smetterla di “pretendere” che la Ong “subordini la propria attività di soccorso a ordini impartiti dalla Guardia costiera libica, quando illegittimi o pericolosi”.
Il motivo è che si tratta di una vera e propria “istigazione a commettere delitti” dietro la “minaccia di una grave sanzione”.
La seconda diffida richiede alla Guardia costiera italiana di non “omettere la propria attività di coordinamento e di soccorso, invocando l’intervento di altre autorità palesemente inerti”: una pratica che mette “a rischio l’incolumità delle persone soccorse”.
Il caso del salvataggio in mare in cui morì un minorenne
La diffida, stilata dall’avvocato Alessandro Gamberini a nome della Ong tedesca, ricorda il caso di un recente salvataggio, effettuato a inizio marzo. La Sea Watch 5 aveva avvistato un’imbarcazione in difficoltà e aveva avvisato le autorità libiche, che non avevano risposto. A bordo c’erano “persone che non avevano a disposizione sufficiente cibo, acqua, né erano in possesso di dispositivi di sicurezza personale o attrezzature adeguate per la navigazione”, di cui quattro “in gravissima situazione medica” perché intossicate dai gas emessi dal motore della barca. Gli stessi libici, arrivati poi sul posto, avevano concordato che le persone migranti andassero trasferite sulla Sea Watch.
Dopo oltre un’ora dal primo allarme con una richiesta di evacuazione per le persone in condizioni gravi, le autorità italiane si erano limitate a chiedere alla Germania di “assumere il coordinamento delle operazioni di soccorso”. La Germania aveva rimandato alla Tunisia, che la Sea Watch non era riuscita a contattare. Due ore dopo l’allarme, era morto un ragazzo minorenne soccorso dalla Sea Watch.
Rimasta senza alternative, in una situazione in cui “tutte le autorità contattate, incluse quelle italiane, si erano infatti limitate a rinviarsi fra loro la responsabilità per il coordinamento e il supporto medico”, la nave si era diretta verso l’Italia, “l’unico centro di coordinamento raggiungibile”. Il primo supporto era arrivato solo dopo cinque ore dalla prima richiesta di evacuazione. Le autorità italiane avevano lasciato a bordo il cadavere del giovane.
Poi l’Italia aveva indicato il porto di Ravenna, lontanissimo, come destinazione di sbarco. Solo dopo una lunga insistenza, la nave aveva potuto far scendere i sopravvissuti a Rapallo. Il giorno dopo, la Sea Watch 5 era stata messa in fermo amministrativo. L’accusa era di aver rifiutato di coordinarsi dalle autorità libiche. Un fermo annullato dal tribunale di Ragusa venti giorni dopo, con una decisione che contestava l’idea stessa che il salvataggio in mare si possa considerare un “illecito amministrativo”.
Cosa chiede la Sea Watch alla Guardia costiera italiana
L’evacuazione, si legge nella diffida, è stata “ritardata in modo ingiustificato, nonostante le motivate e reiterate richieste d’intervento avanzate da parte di Sea Watch”. E questo spiega la seconda richiesta, quella di non “omettere la propria attività di coordinamento e di soccorso”. Per quanto riguarda il coordinamento con la Libia, il testo ricorda che la Corte di Cassazione di recente ha stabilito che “il rimpatrio verso la Libia dei migranti costituisce reato”, perché in Libia “la vita, l’integrità psico-fisica e la libertà personale dei migranti sono esposte ad ogni genere di minaccia e abuso”.
Da qui la seconda diffida: basta “continuare a pretendere che l’Ong Sea Watch subordini la propria attività di soccorso a ordini impartiti dalla Guardia Costiera libica”, perché spesso è un’istigazione a delinquere. In fondo alla diffida si legge che, se le autorità italiane continueranno nella loro condotta, la Ong si riserva “ogni iniziativa” sul piano legale. Presto, quindi, potrebbe arrivare anche una vera e propria denuncia.
(da Fanpage)
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Aprile 20th, 2024 Riccardo Fucile
“DOPO 14 MESI HA RICEVUTO UN PHON”
“L’Italia ha una articolo sacrosanto, l’articolo 3 della Costituzione. Dice che abbiamo pari dignità sociale e che siamo uguali davanti alla legge. Chi l’ha scritto era un po’ più saggio della media politica di oggi. Chi ci rappresenta si deve occupare del fatto che venga applicata la legge, ma anche che la nostra legge venga rispettata negli altri paesi”. Il messaggio del papà di Ilaria Salis, Roberto, da Napoli arriva chiaro ed è diretto al governo italiano. Il padre dell’attivista, detenuta in carcere a Budapest da 14 mesi con l’accusa di aver aggredito militanti neonazisti durante la celebrazione della Giornata dell’Onore in Ungheria, ha detto a “Repubblica delle Idee” che Ilaria sta bene ma che le sue condizioni sono ancora difficili.
“Posso sentire Ilaria solo 10 minuti al giorno, per farvi capire in che condizioni è vi dico che ha ricevuto un phone dopo 14 mesi di detenzione”.
All’incontro moderato da Maria Novella De Luca, sono intervenuti anche Luigi Manconi e Fabio Tonacci, l’inviato di Repubblica che ha portato alla ribalta nazionale il caso di Ilaria Salis.
“Mi sono trasformato in un attivista dei diritti umani 24 ore su 24”, dice Salis. “Io faccio il papà di Ilaria, non faccio politica”. Fabio Tonacci ha ricordato che il processo in Ungheria non sta andando bene: la richiesta dei domiciliari dei legali di Ilaria è stata rigettata in maniera immediata. “Fra l’altro al processo c’erano i neonazisti che riprendevano e seguivano le persone in aula”.
Il padre di Ilaria ha precisato che si trattava degli accompagnatori della presunta vittima aggredita dalla figlia. Il caso è diventato politico e emblematico dello stato di civiltà dell’Europa: Avs, Alleanza Verdi e Sinistra, ha deciso di candidare l’attivista alle elezioni europee.
“Va ricordato – aggiunge Tonacci – la sproporzione della pena. A fronte di una lesione causata da Ilaria ai danni del neonazista guaribile in 5 – 11 giorni, Salis è stata condannata a 24 anni di carcere. E giustamente ha rifiutato il patteggiamento di 11 anni”.
Manconi, presidente dell’associazione “A buon diritto”, parla di uno stato “codardo” e delle condizioni delle carceri in Italia e nel mondo: “In questo momento Ilaria Salis è uno dei 2600 detenuti italiani reclusi in tutte le carceri del mondo in condizioni disumane”. All’inizio dell’incontro il politico e sociologo ha ricordato che è pericoloso stigmatizzare la vicenda di Ilaria Salis: “L’antifascismo è un titolo di merito, non deve diventare una colpa, un capo di accusa”.
In platea l’ex ministra Paola Severino, lo sceneggiatore Maurizio Braucci e la madre di Mario Paciolla, Anna Motta, l’attivista napoletano morto in Colombia in circostanze misteriose. “Questi non sono affari di famiglia – dice Anna Motta – . La figura di Roberto Salis ci ricorda figure come Patrizia Aldrovandi, Ilaria Cucchi, Paola Regeni, Francesco Uva che hanno svolto uno straordinario ruolo di supplenza contro l’indifferenza, meglio, contro la codardia dello Stato. Rendendo pubblico il loro dolore e la loro sofferenza, hanno svolto un ruolo democratico, e hanno reso pubbliche vicende destinate all’oblio o relegate a tre righe in cronaca”.
Chi non ha permesso che questo accadesse è stato l’inviato di Repubblica Fabio Tonacci: “Quando sono tornato da Israele, ero da poco riuscito ad entrare a Gaza, la vicenda di Ilaria era stata raccontata come un caso normale di cronaca. Questo caso invece riguarda tutti perché riguarda la storia di una donna profondamente antifascista arrestata in un giorno non qualunque in paese a noi vicino. La premier Meloni ha un rapporto di amicizia con Orban. Era un caso politico. Non siamo il tribunale dell’assoluzione, ma Ilaria Salis merita un giusto processo e una detenzione in condizioni dignitose”.
Durante l’incontro Luigi Manconi ha ricordo che anche i detenuti nelle carceri italiani vivono condizioni di estremo disagio “ma nulla in confronto all’Ungheria, dove nessuno denuncia. E’ la differenza tra una democrazia piena di difetti e un regime autocratico come quello ungherese”.
(da La Repubblica)
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Aprile 20th, 2024 Riccardo Fucile
“LEGGIAMOLO TUTTI DAI PALCHI DEL 25 APRILE NELLE NOSTRE CITTA'”
Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha proposto a tutti i suoi colleghi di leggere dal palco delle celebrazioni per il 25 Aprile il monologo che lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto recitare su Rai 3 e che è stato cancellato.
“Ho una proposta per i miei colleghi sindaci: il 25 aprile – ha scritto Gori sui social – dai palchi delle nostre città, leggiamo tutti il discorso che Antonio Scurati ha dedicato a questa ricorrenza. La Rai ha deciso di censurarlo? I cittadini lo ascolteranno nelle nostre piazze”.
Con Gori anche il consigliere regionale dem Pierfrancesco Majorino: “Non riuscendo (ancora) a censurare il 25 Aprile censurano Scurati. In piazza a Milano, il giorno della Liberazione, anche per questo”.
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2024 Riccardo Fucile
DOPO SETTE ANNI IL GIUDICE DI TRAPANI HA ARCHIVIATO PERCHE’ “IL FATTO NON SUSSISTE”… PERCHE’ CHI HA MENTITO, CHI HA FORNITO PROVE E TESTIMONIANZE FALSE E’ ANCORA A PIEDE LIBERO?
“Salvare vite non è un reato; è un obbligo morale e legale, un atto fondamentale di umanità. Spero che l’esito di questo caso invii un messaggio forte e chiaro a qualsiasi governo: smettete di criminalizzare la solidarietà”.
Sono le parole di un operatore umanitario, Tommaso Fabbri, ex capo missione per le operazioni di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere, dopo la chiusura di una delle più grandi inchieste sui soccorsi di migranti in mare che sia mai stata fatta in Italia, che ha coinvolto, oltre a Msf, anche Save The Children e Jugend Rettet, l’Ong tedesca coinvolta nel caso Iuventa.
Dopo ben sette anni, il giudice di Trapani ha ufficialmente messo la parola fine al caso: le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nei confronti delle navi umanitarie sono infondate.
Dopo la notizia dell’archiviazione, Fabbri ha ripercorso le tappe del caso.
Ricordo bene quella notte. Eravamo nel mezzo del Mediterraneo. Non si vedeva nulla. Il cielo e il mare formavano un’unica tela nera. E poi, nell’oscurità, li abbiamo visti: circa 100 persone, pericolosamente stipate su un gommone destinato a non più di 20, alcune già cadute in mare e aggrappate ai tubolari. Dietro di loro è comparsa un’altra barca, e poi un’altra ancora. Era il 2016 e facevo parte del team medico-umanitario a bordo di una nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere. Alle 11 del mattino dopo, avevamo soccorso più di 1.100 persone, alcune disidratate, ustionate dal carburante, segnate dalle cicatrici delle torture, ma tutte sollevate per essere state soccorse, per essere vive. Ho capito che ero semplicemente dove dovevo essere.
Anni più tardi, quando lavorava con Msf a un progetto per il trattamento del Covid, ha ricevuto una telefonata dalla polizia: era indagato per avere soccorso delle persone mentre era a bordo della Vos Prudence di Msf. E non era l’unico.
Non riuscivo a cancellare la preoccupazione per le implicazioni più ampie di questo caso, il potenziale impatto sulle operazioni di ricerca e soccorso e, soprattutto, per le persone che cercano sicurezza rischiando la propria vita in mare. I miei timori non erano infondati. Dal 2017, avevamo notato un netto cambio di approccio da parte delle autorità italiane ed europee riguardo al soccorso in mare. Il governo italiano, esponenti politici, rappresentanti istituzionali italiani ed europei avevano iniziato ad accusare le ONG di favorire l’“immigrazione clandestina” attraverso il Mediterraneo.
L’ex capo missione di Msf ha poi sottolineato che ora il caso è stato sì archiviato, ma durante i sette anni che sono trascorsi i governi hanno attuato misure e politiche che andavano proprio nella direzione che lui temeva.
Il governo italiano ha eretto una barriera dopo l’altra all’azione umanitaria, invece di impedire i naufragi e aprire canali legali e sicuri per le persone in fuga attraverso il Mediterraneo. L’imperativo umanitario di salvare vite è stato schiacciato dal tentativo di fermare la migrazione ad ogni costo. Le navi civili devono rientrare a terra dopo ogni imbarcazione soccorsa e il porto assegnato è sempre lontano, il tutto per tenerle lontane dalla zona dei soccorsi. Nel frattempo, soccorritori e Ong continuano a essere ostacolati mentre le navi subiscono fermi arbitrari.
Fabbri ha concluso lanciando un appello agli operatori umanitari, sottolineando la necessità che tutti continuino a svolgere il proprio lavoro, da ovunque sia necessario.
(da Fanpage)
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Aprile 20th, 2024 Riccardo Fucile
IL PROGRAMMA DI PRIMA SERATA DI CHIARA FRANCINI, DOPO AVER RACIMOLATO POCHI ASCOLTI, VIENE MANDATO IN SOFFITTA NEL TENTATIVO DI EVITARE LA DÉBÂCLE TOTALE …. L’ENNESIMO INSUCCESSO DELLA TELE-MELONI CHE, DOPO AVER FLOPPATO IN TUTTO, RIESCE A FALLIRE ANCHE COL VARIETÀ
Forte e Chiara, lo show di Chiara Francini in onda il mercoledì su Rai 1, chiude. La prossima settimana, fa notare qualcuno, si rischierebbe la regina delle débâcle con la partita su Canale 5, e con gli investitori pubblicitari meglio la prudenza. Ascolti troppo bassi, la disaffezione del pubblico è apparsa forte e chiara dal debutto, la decisione drastica è stata presa dalla Direzione Prime Time: «Il progetto pensato con finalità sperimentali», si legge in una nota della Rai, «pur veicolando valori importanti e originali non ha tuttavia prodotto risultati auspicati ». Ringraziamenti a Francini «che ha confermato di essere una grande artista accettando la sfida di portare questa sua idea nella prima serata di Rai 1».
Passerà alla storia come lo show più autoreferenziale della tv (il gatto Rollone, i genitori in studio), con l’attrice che si raccontava e accoglieva schiere di ospiti senza soluzione di continuità. Il 17 aprile aveva conquistato un milione 784 mila spettatori (11.2% di share), battuto dalla fiction Vanina – Un vicequestore a Catania con Giusy Buscemi su Canale 5, con 2 milioni 676mila spettatori (share del 16.9%) e da Chi l’ha visto? su Rai 3, con un milione 841 mila (11.5% di share). Già dall’esordio, il 10 aprile, si era capito che non aveva colpito nel segno: 2 milioni 176 mila spettatori (col 13,9%). Questi i numeri, che dicono molto, certo. Ma il nodo era la costruzione del varietà, con Francini che recitava (anche durante le interviste). Tutto scritto, gag dimenticabili.
Per la Rai, che ha collezionato svariati flop (da Avanti popolo! a Petrolio che martedì si è fermato all’1,6% di share), un altro smacco. Fallire col varietà, su Rai 1, è un campanello d’allarme che suona fortissimo anche rispetto agli inserzionisti pubblicitari. Ma va detto che anche Colpo di luna, il one woman show in tre puntate di Virginia Raffaele, a gennaio, non aveva brillato. Partito al 19,95% di share aveva perso ascolto, chiudendo al 14,08%. […]
Francini saluta con ironia. “Signore, signori e tutto quello che sta nel mezzo non ci siamo andati piano. Scusateci se siamo stati troppo forti come un gin tonic senza tonic. Con Forte e Chiara abbiamo provato a mettere assieme in uno stesso show cardinali e inviati di guerra, cliché sulle donne e pornostar, balletti con le piume e storie di bambini in un campo di concentramento, canzoni dei cartoni animati e drag queen. Forse ho esagerato. Ringrazio tutti quelli che hanno amato e non amato il mio show, i primi li aspetto a teatro, gli altri… pure. Buongustai”.
(da La Repubblica)
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