Aprile 20th, 2024 Riccardo Fucile
ANGELUCCI È IL RECORDMAN DI ASSENZE IN PARLAMENTO. DEVE LAVORARE, MA AI SUOI AFFARI… NEL 2023 HA DICHIARATO LA BELLEZZA DI 3.334.000 EURO DI REDDITO (BATTENDO, PER CIRCA 117 MILA EURO, MATTEO RENZI). SERE FA L’HO VISTO A UNA FESTA. C’ERA ANCHE SALVINI MA LA GENTE CERCAVA LUI
C’è questa meravigliosa coincidenza, in Parlamento. C’è che il politico italiano più ricco è anche quello che lavora di meno. Non trovate sia una storia strepitosa? Guardate: le due notizie sono già uscite. Ma separatamente. Il milionario di Montecitorio. E il più assenteista. Vabbè.
E invece no: perché i due record appartengono alla stessa persona. Antonio Angelucci della Lega, nato 79 anni fa a Sante Marie, un paesino di case e di rocce attaccate al cielo d’Abruzzo, siamo in provincia dell’Aquila, dove comincia la leggenda di questo personaggione assoluto che, con la sola licenza media in tasca, riesce a farsi assumere come portantino all’ospedale San Camillo di Roma e poi – cervello finissimo, rapace voglia di potere e di denaro – appresa l’arte del sindacalista di corsia e studiati tutti gli ingranaggi, apre una casa di riposo a Velletri.
Oggi possiede un piccolo impero: che va dal gruppo Tosinvest, enorme polo della sanità privata, a tre quotidiani (Il Giornale , Libero e Il Tempo ), cui – sembra certo – stia cercando di aggiungere anche l’agenzia di stampa Agi, la seconda del Paese. Uno spettacolo.
Proprio lui, dico. L’ho visto sere fa a una festa di compleanno. Indossava un triste maglioncino blu, pure slabbrato, ma capivi che non era uno del catering, perché stavano in fila lì a inchinarsi, e poi uno gli ha proprio preso la mano per baciargliela.
Temuto da tutti, amico di tutti: da D’Alema a Verdini, passando per Dell’Utri. Prima di diventare leghista (vabbé, ci siamo capiti) è stato deputato con Forza Italia (il Cavaliere lo ammirava). C’era anche Salvini, a quel compleanno. Ma la gente cercava Angelucci. Che, nel 2023, ha dichiarato la bellezza di 3.334.000 euro di reddito (battendo, per circa 117 mila euro, Matteo Renzi, che comunque è in testa alla classica dei senatori con il portafoglio più gonfio).
La domenica mattina, ogni tanto, Angelucci esce dalla sua tenuta romana, a Porta Latina, a bordo d’una Ferrari rossa. Lui avanti, la scorta dietro. Lo vedo che fa un giro dell’isolato, credo non riesca a ingranare più di tre marce, e poi subito rientra. Deve lavorare. E ancora lavorare. Ma ai suoi affari. Durante l’attuale legislatura, la XIX, ha collezionato solo lo 0,19% di presenze. Nemmeno a chiedergli come si sente. Angelucci non rilascia interviste.
(da il Corriere della Sera)
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Aprile 20th, 2024 Riccardo Fucile
L’ARTICOLO DELL’INVIATA FRANCESE SEGUE QUELLI DI ALTRE TESTATE INTERNAZIONALI COME EL PAIS E THE TIMES
“Cresce la presa del governo italiano sui media”. Anche le Figaro, dopo altre testate internazionali, rilancia l’allarme su Giorgia Meloni e la sua smania di controllare l’informazione in Italia.
“Aveva promesso di affrontare ‘l’egemonia culturale della sinistra’ per rendere più udibile la destra italiana” ricorda la corrispondente a Roma del quotidiano francese, Valérie Segond.
L’articolo evidenzia “un vasto progetto culturale” del governo “con finalità politiche, che prevede, tra l’altro, una solida acquisizione dei media”.
Le Figaro sottolinea le “forti resistenze tra i giornalisti italiani” davanti alle ultime mosse dell’esecutivo, citando l’esempio dello sciopero di cinque giorni dei giornalisti della Rai “che si rifiutano di diventare il megafono del governo”. Oppure il nuovo sciopero di tre giorni dei giornalisti dell’Agi, “che da un mese si oppongono fermamente alla sua vendita” all’imprenditore e senatore Antonio Angelucci che ha già costruito un impero di media della destra di governo con Il Tempo, Libero e Il Giornale.
Il quotidiano francese – che in altre occasioni aveva elogiato l’abilità politica della premier – racconta anche i dibattiti sull’inasprimento della legge sulla diffamazione e le accuse della Fnsi sul tentativo di ‘orbanizzare’ i media come ha fatto il leader sovranista ungherese. L’articolo del Figaro segue di pochi giorni gli approfondimenti di altre testate straniere. “Meloni vuole tutto il potere nei media” ha titolato qualche giorno fa El Paìs in una lunga ricostruzione del corrispondente a Roma sulle varie interferenze del governo nel panorama informativo.
E cosi pure The Times ha rilanciato l’allarme democratico innescato dalle ultime mosse della premier su tv e giornali. “Preoccupa la deriva autoritaria” aveva scritto Libération a fine marzo, dedicando la prima pagina al ‘doppio gioco’ di Meloni: allineata su valori dell’Occidente quando parla all’estero, ma meno rispettosa di libertà e diritti quando governa in patria.
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2024 Riccardo Fucile
SCHLEIN ATTACCA: “VUOLE NASCONDERE 1,2 MILIARDI DI TAGLI, VIENE SMENTITA DAI SUOI STESSI GOVERNATORI”… “SI DEFINISCE PATRIOTA E POI VUOLE DIVIDERE L’ITALIA”
Il duello tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein è annunciato dalle musiche di Ennio Morricone. Precedono, in una Potenza tornata invernale, il comizio finale della ex premier per la riconferma del governatore uscente Vito Bardi. Ma il terreno di scontro non è il deserto americano degli Spaghetti western bensì le corsie degli ospedali italiani, scenario di due contrapposte verità.
Quella della presidente del Consiglio, che davanti a una platea che fatica a riempirsi — al punto che la presentatrice chiede ai militanti al riparo sotto i porticati di concentrarsi nella piazza — accusa la sinistra di «fake news», siamo il governo che ha messo più soldi nella storia d’Italia nel fondo sulla sanità».
A Rionero in Vulture — una delle cinque città toccate dalla segretaria nazionale del Pd nel suo tour per sostenere la candidatura di Piero Marrese a governatore della Basilicata — Schlein aveva precisato che la spesa è diminuita in rapporto al Pil.
«I numeri non sono un’opinione», replica Meloni, che rivendica i suoi «134 miliardi di euro nel 2024 sulla sanità.”
Controreplica di Schlein: «Viene smentita dal suo stesso governo: nella legge di bilancio emerge chiaramente che la spesa sanitaria sul Pil sta scendendo fino a livelli precedenti alla pandemia. I dati sono sotto gli occhi di tutti e il decreto Pnrr certifica un ulteriore taglio di 1,2 miliardi di euro alla sanità che tocca anche la messa in sicurezza degli ospedali».
E a riprova cita il presidente del Friuli Massimiliano Fedriga, a capo della conferenza Stato-Regioni: «Per voce sua», dice, «i governatori del centrodestra parlano apertamente di smantellamento del sistema sanitario nazionale».
L’altra divergenza riguarda medici e infermieri. «Abbiamo aumentato i loro stipendi. E siamo intervenuti sui medici gettonisti, una bella cosa che si è inventata la sinistra”
Replica della leader dem: “il fenomeno è una conseguenza del mancato reclutamento dei camici bianchi. La legge che pone un limite l’ha approvata anche lei, da ministra del governo Berlusconi, nel 2004. Ora i medici e gli infermieri sono stremati, la situazione non si risolve con gli incentivi agli straordinari».
E ieri ha ribadito: «Invece che fare propaganda Meloni metta più risorse e sblocchi il tetto alle assunzioni, per evitare che i reparti si svuotino e le liste d’attesa continuino ad allungarsi».
Ma non è solo sulla sanità che le due leader parlano lingue diverse. Sono agli antipodi anche sull’autonomia differenziata, un tema che in Basilicata mette in imbarazzo lo stesso Bardi, che in un video diffuso dai suoi oppositori prova «a fare chiarezza» ma finisce per dire: «Io non sono né contro né a favore».
Il centrosinistra, che prova a riconquistare la Basilicata, punta molto su questo argomento e Schlein, in visita nella casa del meridionalista Giustino Fortunato, aveva bollato la riforma come «pessima», «un becero patto di potere» nel quale il governo «non investe un euro»: «Non si è mai vista una patriota che spacca in due l’Italia».
(da agenzie)
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