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SECONDO LE PROIEZIONI DI YOUTREND, SARÀ DURA PER VANNACCI ASSICURARSI LO STIPENDIO EUROPEO: LA LEGA AVRÀ AL MASSIMO 7 SEGGI, E VANNA DOVRÀ VEDERSELA CON I CAMPIONI DI PREFERENZE COME SUSANNA CECCARDI E ALDO PATRICIELLO

Maggio 3rd, 2024 Riccardo Fucile

HA INVECE PIU’ POSSIBILITA’ DI ESSERE ELETTA ILARIA SALIS

Guai in vista per il generale Roberto Vannacci. I sondaggi non portano un buon vento alla campagna del militare.
Consultando la supermedia elaborata da YouTrend e la proiezione sui possibili seggi nelle cinque circoscrizioni, vien fuori che la scommessa di Matteo Salvini rischia di essere un buco nell’acqua. Dati alla mano a Strasburgo, tra i 76 eurodeputati che l’Italia elegge, ha qualche possibilità in più di entrare Ilaria Salis piuttosto che il militare diventato scrittore.
La Lega, dicono le intenzioni di voto degli italiani, continua a perdere consensi: –0,1% nelle ultime due settimane, si attesta all’8,1. Un dato che secondo le elaborazioni di YouTrend farebbe crollare il numero di eletti del Carroccio. Al Nord-Ovest passerebbero da 9 a 2-3, al Nord-Est da 7 a 1-2, al Centro da 6 a 1-2, al Sud da 5 a 0-1 e nelle Isole da 2 a 0-1. In totale, la pattuglia di 29 europarlamentari potrebbe ridursi a un numero compreso tra 5 e 8, con 7 come esito al momento più probabile.
Vannacci se la vedrà allora per l’unico seggio disponibile con Susanna Ceccardi, che di preferenze in dote ne porta molte
Il generale è capolista anche nella circoscrizione Sud, ma lì la Lega rischia di portare a casa un solo eurodeputato e superare Aldo Patriciello, per anni mister preferenze di Forza Italia, è tutt’altro che semplice.
Nel collegio Isole è secondo e nelle circoscrizioni settentrionali è in fondo alle liste: impresa ancora più ardua.
La simulazione messa a punto ieri da YouTrend dice che nelle urne Fratelli d’Italia farebbe la parte del leone. Il partito di Giorgia Meloni potrebbe passare dai 6 eletti del 2019 a 24 (la forchetta del possibile risultato va da 20 a 27). Al Sud Vittorio Sgarbi ha più di qualche possibilità di essere tra i 4 o 5 eurodeputati. Mentre la presenza di Meloni capolista offre un ragionamento.
«Le candidature dei leader complicano un po’ la vita agli altri – spiega il fondatore di YouTrend Lorenzo Pregliasco – perché occupano quasi certamente una casella delle preferenze. Schlein o Meloni, per esempio, possono avere l’effetto di sfavorire le altre donne candidate in lista: molti elettori potrebbero scegliere loro e poi, per l’alternanza di genere, un uomo».
Per Pd, M5S e Forza Italia il numero di eletti sarebbe invece molto vicino a quello di cinque anni fa, quando gli eurodeputati furono rispettivamente 19, 14 e 7.
Per Stati Uniti d’Europa, Avs e Azione, liste con un elettorato più urbano della media, tutto dipende dal superamento della soglia di sbarramento nazionale al 4%, percentuale attorno a cui gravitano secondo l’ultima supermedia YouTrend.
In ogni caso difficilmente ciascuna di queste liste eleggerebbe più di due europarlamentari al Nord-Ovest e più di uno al Nord-Est, al Centro, al Sud e nelle Isole.
Avs potrebbe riuscire a mandare a Strasburgo diversi candidati non direttamente riconducibili al partito: Ilaria Salis nel Nord-Ovest, Ignazio Marino al Centro, Leoluca Orlando nelle Isole, Mimmo Lucano al Sud.
(da La Stampa)

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DANIELA SANTANCHE ORA RISCHIA IL PROCESSO: LA PROCURA HA CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER LA TRUFFA ALL’INPS

Maggio 3rd, 2024 Riccardo Fucile

IL CERCHIO SI STRINGE

La procura di Milano ha deciso di chiudere il cerchio e di diffondere la notizia anche con un comunicato stampa: il ministro del Turismo, Daniela Santanché, assieme ad altri e alla stesse società Visibilia Editore e Visibilia concessionaria poterebbero essere rinviate a giudizio per la truffa ai danni dell’Inps sui fondi Covid. Era noto che Santanchè fosse stata iscritta al registro degli indagati dopo le indagini che la vedono accusata di aver continuato a far lavorare 13 dipendenti che risultavano in cassa integrazione Covid (con fondi pagati dallo stato) durante la pandemia. Secondo alcune indiscrezioni, se dovesse essere rinviata a giudizio Santanché rimetterebbe il mandato di ministro nelle mani di Meloni.
Il procuratore Marcello Viola ha firmato un comunicato stampa sulla decisione presa nella sua procura, dato il «pubblico interesse a divulgare le notizie riguardanti tale procedimento». Dunque, ora la palla passa nelle mani del Gup che ha cinque giorni di tempo per fissare l’udienza preliminare, sede in cui Daniela Santanché, assistita dall’avvocato Nicolò Pelanda, potrebbe decidere di presentarsi e rendere dichiarazioni come, invece, ha scelto di non fare fino a questo punto. Come riassunto nell’avviso di conclusione delle indagini, Santanché assieme a Dimitri Kunz, il suo compagno e l’amministratore Paolo Concordia è accusata di aver percepito indebitamente «complessivi euro 126.468,60, corrispondenti a più di 20mila ore lavorate» per tenere a casa tredici dipendenti di Visibilia che invece hanno continuato a lavorare, per quanto in smart working. I dipendenti ricevevano la differenza tra la cassa integrazione e lo stipendio con finti «rimborsi spese».
(da agenzie)

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E’ DERBY TRA BRUNO VESPA E ENRICO MENTANA PER CONDURRE IL FACCIA A FACCIA TRA SCHLEIN E MELONI A FINE MAGGIO: ELLY PREFERIREBBE UN “TERRENO DI GIOCO NEUTRO”

Maggio 3rd, 2024 Riccardo Fucile

IL PD SCONSIGLIA IL CONFRONTO SU RAI1, DA VESPA: “È UN PO’ COME GIOCARE IN TRASFERTA”… LA MELONI È IRREMOVIBILE, I GIORNALISTI NON ALLINEATI LE FANNO PAURA… LA SCHLEIN E’ DETERMINATA: “NON IMPORTA SE DEVO ANDARE DA VESPA, VOGLIO FAR SALTARE IL FANTASTICO MONDO IMMAGINARIO CHE CI PROPINA LA MELONI”

L’atteso faccia a faccia in tv tra Elly Schlein e Giorgia Meloni si farà. Lo ha confermato la stessa segretaria del Pd intervistata da Tiziana Panella a Tagadà su La7: «Ci sarà. Io non ho mai cambiato idea su questo. Servirà a fare chiarezza davanti al Paese. Saranno due visioni contrapposte che si confrontano».
La segretaria dem non ha voluto aggiungere altro. Ma qualcosa è trapelato. Il suo portavoce, Flavio Alivernini, ha parlato proprio ieri con la portavoce della premier Giovanna Ianniello. Il confronto si terrà negli ultimi dieci giorni di maggio. Adesso i due incroceranno le agende delle due contendenti per trovare la data esatta. Schlein avrebbe preferito tenere il faccia a faccia in un «terreno di gioco neutro».
Tradotto: non avrebbe voluto il confronto sulla Rai. Infatti il Partito democratico ha un contenzioso in corso con Viale Mazzini, che Schlein chiama «Tele-Meloni». Il Pd sta addirittura riflettendo sull’opportunità di non nominare un proprio rappresentante nel prossimo cda dell’azienda per non avallare le scelte della maggioranza in Rai. Una sorta di Aventino, insomma. Per questa ragione al Nazareno i fedelissimi della segretaria sostengono che partecipare al faccia a faccia su Rai1, da Bruno Vespa, «è un po’ come giocare in trasferta». Ma Meloni su questo è stata irremovibile.
Sia perché le conviene «giocare in casa» quanto perché ritiene, e lo ha fatto sapere a Schlein, che «la presidente del Consiglio, per il ruolo che ricopre, non può che scegliere per un simile confronto il servizio pubblico».
Schlein è disposta ad accettare anche questa condizione, convinta com’è che «il centrodestra non abbia un programma, ma solo un nome, quello di Giorgia». Perciò sia nel confronto televisivo che nel corso di tutta la campagna elettorale la leader dem contrapporrà al «fantastico mondo immaginato da Giorgia» la «dura realtà dei fatti».
(da Il Corriere della Sera)

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L’ITALIA SI È “ORBANIZZATA”: IL NOSTRO PAESE PERDE CINQUE POSIZIONI NELLA CLASSIFICA DELLA LIBERTA’ DI STAMPA (DA 41ESIMA A 46ESIMA): SIAMO ENTRATI NELLA CATEGORIA DELLE “SITUAZIONI PROBLEMATICHE”, LA STESSA DELL’UNGHERIA DI ORBÁN

Maggio 3rd, 2024 Riccardo Fucile

IL RAPPORTO DI “REPORTERS WITHOUT BORDERS” IN CUI SI SOTTOLINEA COME “UN PARLAMENTARE DELLA MAGGIORANZA (ANTONIO ANGELUCCI) STA CERCANDO DI ACQUISIRE LA SECONDA AGENZIA DI STAMPA, L’AGI”

L’Italia retrocede in termini di libertà di stampa, perdendo ben 5 punti. Un balzo che però segna un cambio di categoria: se prima si trovava in una «situazione soddisfacente», adesso siamo entrati nella categoria delle situazioni «problematiche». La stessa dell’Ungheria di Orbán, la Polonia, la Romania, la Grecia, l’Ucraina.
È il quadro emerso dal nuovo World Press Freedom Index, l’indice della libertà di stampa pubblicato oggi in occasione della giornata mondiale dedicata a questo tema. Questi dati vengono raccolti ed elaborati ogni anno dall’associazione internazionale no-profit Reporters Without Borders, che ha già diffuso lo scenario del 2024.
Questo indice suddivide i vari Paesi per colore in base al livello di difficoltà della libertà di stampa. Gli Stati in tutto sono 180 e vengono collocati in cinque categorie: verde («situazione buona»), giallo («soddisfacente), arancione («problematica»), arancione scuro («difficile) e rosso («molto seria»).
La novità per quanto riguarda l’Italia è che non solo perde 5 posizioni, passando da essere 41esima l’anno scorso a 46esima nel 2024. Ma peggiora di categoria, passando da una posizione «soddisfacente» a una «problematica», insieme a gran parte dei Paesi dell’Europa orientale. È questo il “blocco Orbán”, a cui fanno parte anche la Polonia, la Romania, la Grecia e l’Ucraina, per dirne qualcuno.
Esclusi dal “blocco”, e quindi in una situazione ancora «soddisfacente» nell’Europa orientale, solo la Moldavia, la Macedonia del Nord, il Montenegro e i Paesi baltici.
Nell’analisi di Reporters Without Borders un capitolo a parte è dedicato proprio all’«Orbanizzazione». Si legge come in Europa ci sia una «pericolosa tendenza» per cui «i politici stanno cercando di ridurre il giornalismo indipendente». Tra coloro che sono in prima linea «il ministro ungherese filorusso Viktor Orbàn e il suo omologo in Slovacchia, Robert Fico». E specifica: «Anche l’Italia di Giorgia Meloni è scesa di cinque posizioni».
In posizione 162esima, la Russia fa parte dei Paesi con una situazione «molto seria» in termini di libertà di stampa. Reporters Without Borders spiega che «l’elenco dei giornalisti e dei media bollati come “agenti stranieri” o “indesiderabili” si è allungato e i giornalisti continuano a essere imprigionati arbitrariamente». […] Rispetto al resto dell’Europa occidentale, il colore arancione dell’Italia spicca per diversità.
(da agenzie)

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DOPO CHE SI È SCOPERTO CHE UNO DEGLI 007 DEL CAIRO, SOTTO ACCUSA PER LA MORTE DI GIULIO REGENI (USHAM HELMI), HA PARTECIPATO ALLE INDAGINI, COME FARA’ IL GOVERNO A DIRE CHE IL PRESIDENTE EGIZIANO HA “ASSICURATO” MASSIMA COLLABORAZIONE?

Maggio 3rd, 2024 Riccardo Fucile

IL CARABINIERE DEL ROS, LORETO BISCARDI, CHE HA INDAGATO SUL CASO RACCONTA CHE HELMI ERA SEMPRE TRA LE PALLE E, AL MOMENTO GIUSTO, E’ SCOMPARSO

Dal governo potranno ancora dire: «Il presidente Al Sisi ha assicurato la massima collaborazione dell’Egitto nelle indagini sull’omicidio di Giulio Regeni». Ma dopo quel che è accaduto ieri lo potrà fare con qualche difficoltà e imbarazzo in più.
La scena si è consumata in tribunale: carabinieri del Ros e poliziotti dello Sco, nel corso dell’udienza del processo per il sequestro, le torture e l’omicidio del ricercatore italiano avvenuto tra gennaio e febbraio del 2016 al Cairo, hanno ricostruito tutte le bugie e i depistaggi ai quali hanno dovuto assistere in cinque anni di indagini.
Compreso l’affronto di avere, tra i poliziotti scelti da Al Sisi per collaborare alle indagini, proprio quell’Usham Helmi oggi sotto processo con l’accusa di aver ucciso Giulio. «Quello con gli occhiali da sole è il colonnello Helmi, era presente molto spesso» ha confermato in aula il colonnello del Ros Loreto Biscardi, mentre sullo schermo scorrono le immagini dell’imputato sulla scena del crimine, in prima linea con i colleghi egiziani e italiani.
Sollecitato dalle domande del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, il carabiniere ha raccontato che Helmi conosceva ogni dettaglio delle indagini così da avere il tempo di tutelarsi. Non c’è da stupirsi dunque se al momento opportuno si è volatilizzato. E non sorprende neanche il fatto che agli investigatori italiani siano state fornite le piste investigative più disparate, nessuna minimamente vicina alla verità alla quale è poi arrivata la procura di Roma.
«La primissima ipotesi prospettata dalla National Agency – racconta in aula il direttore dello Sco Vincenzo Nicolì – era relativa a un incidente stradale». «Ma era incompatibile sia per la posizione del cadavere sia per le condizioni del ritrovamento del corpo», prosegue.
«Al team investigativo italiano – spiega – man mano che si andava avanti furono prospettate diverse ipotesi tutte corroborate da verbali con sommarie informazioni o da ricostruzioni giornalistiche che ci venivano prospettate come ipotesi».
Ancora: «Una delle piste più suggerite fu quella di un ipotetico coinvolgimento di Regeni in un traffico di opere rubate». «Altro tema riguarda la sfera sessuale», ha detto Nicolì riferendosi all’ipotesi «che Regeni si era mostrato interessato a una ragazza» e che questo fatto «avrebbe suscitato la reazione degli amici» della donna.
E ancora, gli egiziani hanno fatto riferimento a una «sorta di litigio avvenuto nei pressi dell’ambasciata». La pista passionale, l’incidente stradale, le opere d’arte. Tutto era basato su «sommarie informazioni», «fonti confidenziali» o «interviste in tv».
Ma mai nessun «riscontro tecnico» a confermare quelle piste. «Depistaggi», «bugie» ha detto l’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, riferendosi anche a quello che accadde il 24 marzo.
Le foto del pulmino crivellato di colpi dimostrano che la polizia ha sparato frontalmente, ma dai corpi delle vittime si nota che i proiettili li hanno colpiti da dietro. Dai tabulati emerge inoltre che durante il sequestro Regeni il capo era a 100 chilometri di distanza e non ci sono contatti tra tutte le persone coinvolte.
(da La Repubblica)

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PER LA DUCETTA LA PACCHIA STA PER FINIRE: IN AUTUNNO, LA COMMISSIONE EUROPEA CHIEDERÀ ALL’ITALIA UN AGGIUSTAMENTO DEI CONTI DI ALMENO OTTO MILIARDI

Maggio 3rd, 2024 Riccardo Fucile

IL GOVERNO NON HA I SOLDI PER FARE NULLA, E A QUASI DUE ANNI DALLE ELEZIONI LA PREMIER DOVRÀ SMETTERLA DI ACCUSARE IL PASSATO… L’AGENDA HORROR PER LA “SÒLA GIORGIA”: IL 19 GIUGNO L’ITALIA ENTRERÀ IN PROCEDURA PER DEFICIT ECCESSIVO. A QUEL PUNTO ANDRÀ DISCUSSA LA “TRAIETTORIA PLURIENNALE” PREVISTA DAL NUOVO PATTO DI STABILITÀ: IL GOVERNO AVRÀ DIFFICOLTÀ A TROVARE SOLDI ANCHE PER IL RINNOVO DEL TAGLIO AL CUNEO E LA RIFORMA FISCALE

A Bruxelles hanno iniziato a fare i conti, in autunno la Commissione chiederà all’Italia un aggiustamento dei conti non inferiore agli otto miliardi di euro, più di quanto Giorgia Meloni e il ministro del Tesoro sperassero.
Manca poco più di un mese alle Europee, e per ora il governo può permettersi di fare finta di nulla. Tutti gli indicatori gli sorridono: anche quest’anno la crescita va meglio del previsto, l’occupazione sale, il differenziale coi titoli di Stato tedeschi resta basso, il Paese ha a disposizione duecento miliardi di investimenti per il Pnrr.
Siamo in enorme ritardo, ma lentamente la macchina degli appalti ha preso a girare. A giugno la Banca centrale europea inizierà a tagliare il costo del denaro. Per paradosso, quanto meglio vanno le cose, tanto più stride il dettaglio taciuto in campagna elettorale: il governo non ha i soldi per fare nulla.
Ormai un mese fa il governo ha presentato il Documento di economia e finanza senza indicazioni sul deficit programmatico per il 2025, ovvero senza indicazioni sui vincoli futuri di bilancio. Non era mai accaduto ad un governo nel pieno dei poteri in tempi normali.
Che il disastro sia da attribuire in massima parte ad una misura (i bonus edilizi) voluti da un governo dal quale la destra era fuori (il Conte due), è cosa arcinota. Si parla meno del fatto che Giorgetti a febbraio dell’anno scorso andò in conferenza stampa per dire basta, e da allora sono stati spesi più di novanta miliardi dei duecentodieci fin qui conteggiati per ristrutturare il quattro per cento degli immobili italiani.
Dieci giorni dopo i risultati delle Europee Giorgia Meloni dovrà smettere di accusare il passato e iniziare a occuparsi dell’autunno. Il 19 giugno l’Italia entrerà in procedura per deficit eccessivo. Fin qui nulla di drammatico, perché saremo in compagnia di almeno altri dieci Paesi. Né la Commissione uscente avrà la forza politica di chiedere alcuna correzione estiva dei conti.
I problemi arriveranno dopo, quando si inizierà a discutere le cosiddette «traiettorie pluriennali» previste dal nuovo patto di Stabilità. Sulla carta regole gestibili, visto che consentono fino a sette anni di tempo per rimettere in ordine i conti. Meno gestibili alla luce del più grande sperpero di denaro pubblico dal Dopoguerra.
Il velo sulla situazione dei conti sarà definitivamente strappato il 20 settembre, la data entro la quale gli Stati dovranno presentare i «piani pluriennali di spesa». Detta più semplicemente, per allora il governo dovrà aver spiegato a Paolo Gentiloni (resterà commissario all’Economia realisticamente fino a Natale) come intende rispettare gli impegni chiesti da Bruxelles.
Secondo le stime che ormai circolano fra i tecnici all’Italia verrà chiesto un aggiustamento dei conti non inferiore a quattro decimali di Pil, non meno di otto miliardi. […] Un costo gestibile se non fosse che oggi il governo non ha dove prendere gli (almeno) venti necessari a confermare le misure una tantum che fin qui hanno dato sostegno ai redditi erosi dall’inflazione: la decontribuzione per i redditi fino a 35mila euro e l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef.
Non potrà finanziarle in deficit, perché questa volta quel numero dovrà iniziare a scendere in maniera sensibile. A quel punto la premier e Giorgetti saranno costretti a scegliere fra due strade: ridurre quel sollievo alla classe media e tagliare ancora la spesa per pensioni e welfare, o chiedere un sacrificio importante ai più ricchi, quei lavoratori autonomi a cui è stata concessa una generosa flat tax e che nel frattempo hanno magari usufruito del Superbonus per la seconda casa. Un bivio politico non irrilevante.
(da La Stampa)

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MELONI SOTTO RICATTO DEI BALNEARI: DOPO LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO CHE DELEGITTIMA LA PROROGA DELLE CONCESSIONI, ASSOBALNEARI MINACCIA DI TENERE CHIUSI GLI STABILIMENTI PER L’INIZIO DELLA STAGIONE ESTIVA E DI ALZARE LE TARIFFE ANCHE DEL 50%

Maggio 3rd, 2024 Riccardo Fucile

LA “CASTA” VUOLE MANTENERE LE CONCESSIONI A PREZZI STRACCIATI… SE SONO ABUSIVI BASTA APPLICARE LA LEGGE E RADERLI AL SUOLO E DARE LA SPIAGGIA A NUOVI CONCESSIONARI

Trecentomila lavoratori che potrebbero rimanere a casa, tariffe rincarate anche del 50%, stabilimenti chiusi: sono le possibili conseguenze prospettate da Assobalneari, all’indomani dell’ennesima sentenza del Consiglio di Stato che delegittima la proroga al 2024 della concessioni. Nonché la “mappatura” delle spiagge condotta dal governo Meloni, ritenuta poco credibile anche dalla Commissione Europea.
Il 19 marzo ben tre sentenze avevano ribadito lo stesso orientamento della magistratura amministrativa, respingendo la tesi della mancanza di requisito della “scarsità” per le spiagge italiane. E del resto le organizzazioni imprenditoriali sono consapevoli dell’impasse: da tempo fanno pressing sul governo per ottenere una legge di riordino del settore
Una legge di riordino, ma che tenga conto della direttiva Bolkestein sulla concorrenza e delle sentenze della magistratura, viene chiesta anche da organizzazioni come Legacoop Romagna e da moltissimi sindaci, di centrosinistra ma non solo.
Legacoop Romagna prospetta «uno scenario da incubo: una gara per ogni spiaggia, con regole diverse per ogni Comune». E in effetti i sindaci che hanno deciso di procedere comunque alle gare, si stanno muovendo tra mille difficoltà: «Avremmo voluto già partire con i bandi pluriennali, per dare certezza al settore e migliori servizi ai cittadini – spiega Tobia Zevi, l’assessore del Comune di Roma che ha la delega alle spiagge – ma, oltre alla legge nazionale, manca il nuovo Piano di utilizzo degli arenili [».
L’obiettivo è arrivare entro due anni, a una situazione certa. Ma serve che il governo faccia la sua mossa: le sentenze del Consiglio di Stato non bastano, per quanto siano cristalline e coerenti nell’affermare che «bisogna dare immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale» e che «non emerge alcuna evidenza idonea a comprovare la non esiguità della risorsa naturale nel territorio che viene in rilievo; invero, sono ravvisabili elementi suscettibili di deporre nel senso esattamente opposto».
Ieri, il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani ha affermato che «il governo sta lavorando per cercare una soluzione in dialogo con la Ue»
L’attuale Commissione, che sta per sciogliersi, in vista delle elezioni di giugno, non sembra però finora mostrare aperture di questo tipo. E i balneari sono ormai sempre più preoccupati, anche perché diverse sentenze hanno anche escluso il diritto a una sorta di indennizzo per le spese affrontate per costruire stabilimenti e altre strutture.
(da agenzie)

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VERSO L’ORDINE DI DEMOLIZIONE PER GLI ABUSI EDILIZI NELLA VILLA DEL FIGLIO DI DANIELA SANTANCHE’

Maggio 3rd, 2024 Riccardo Fucile

I VIGILI DI PIETRASANTA PRESTO DI NUOVO ALLA CASINA ROSSA

L’ordine di demolizione per le opere abusive nella villa del figlio di Daniela Santanchè si avvicina. Il comune di Pietrasanta in provincia di Lucca procede nell’accertamento delle autorizzazioni per portici, tettoie e verande dell’immobile da 270 metri quadri che si trova nel parco della Versiliana. A ottobre 2020 la procura ha chiesto e ottenuto l’archiviazione per il reato di abusi edilizi nei confronti di Lorenzo Mazzaro, figlio di Canio e della ministra del governo Meloni. Ma nove tentativi di sanatoria sono stati comunque respinti. E ora incombe l’ordinanza di abbattimento. Previa richiesta di tempestivo ripristino dello stato dei luoghi. Per questo la polizia municipale di Pietrasanta ha ricevuto l’incarico di tornare alla Casina Rossa. E verificare che le infrazioni accertate tra 2014 e 2015 siano ancora là.
La Casina Rossa
Il Fatto Quotidiano oggi riporta gli accertamenti dell’epoca, svolti come polizia giudiziaria. Il primo accesso risale al 3 settembre 2014 e poi gli agenti stilano il Rapporto n. 49/2014. È quello che dà il vio alla procedure per infrazione alla legge urbanistica. La procura riceve i nomi dei responsabili: il figlio di Santanchè, il geometra Simone Bianchi responsabile dei lavori (nel frattempo defunto) e il titolare dell’impresa Biocostruzioni Sas di Firenze. Le irregolarità sono: ingressi carrabile e pedonale, finestre trasformate in porte finestre, due porticati, due pergolati, una serra solare, due terrazze in muratura con pavimentazione in legno e in cotto. Anche le siepi d’alloro risultano in violazione delle norme sul paesaggio. L’altro sopralluogo è del 5 giugno 2015. Ora la municipale tornerà alla Casina Rossa. Per confermare la persistenza degli abusi ed evitare richieste di sospensiva da parte dei proprietari.
La soprintendenza
La soprintendenza non avrà un ruolo nella vicenda. «Non risultano agli atti del Servizio Paesaggistica associato pratiche di accertamento di compatibilità paesaggistica», secondo il comune di Forte dei Marmi, a cui compete quel territorio. Il dirigente Simone Pedonese dice al Fatto che la verifica «si limita però agli atti rilasciati dalla creazione del servizio, quindi dal primo gennaio 2020». Sanatorie non ce n’erano nemmeno nel fascicolo del 2020 archiviato dalla procura.
(da agenzie)

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IL SEGNALE DI VITALITA’ DELLE RIVOLTE STUDENTESCHE IN TUTTO IL MONDO

Maggio 3rd, 2024 Riccardo Fucile

LA NARRATIVA DEI POLITICANTI E DEI MEDIA NON RIESCONO PIU’ A COPRIRE LA NUDA REALTA’

Ottimo segnale di vitalità le rivolte studentesche in tutto il mondo. La narrativa dei politicanti e dei media al seguito, non riescono più a coprire la cruda realtà. In Palestina come in tutto il Medio Oriente dove si pagano ancora i danni causati dell’invadenza Occidentale. Quando gli esseri umani si ribellano è sempre un ottimo segnale per la democrazia. Vuol dire che hanno ancora a cuore i destini del mondo e che nessuno è riuscito a lavargli il cervello a sufficienza per fargli tenere la testa bassa. Vuol dire che vi sono ancora essere umani abbastanza liberi e col coraggio di urlare le loro ragioni. Ancora più positive se tali ribellioni sono guidate dalle nuove generazioni e se sono inedite. Un conto è il ripetere ammuffite liturgie ideologiche da secolo scorso, un conto essere pionieri del cambiamento. La ribellione è un segnale di speranza e la prova che vi sono sempre margini di miglioramento. Già, la storia prima o poi riparte. A balzi ma inesorabile. E questo nonostante i politicanti a cui conviene sempre difendere lo status quo e quindi se stessi. Politicanti che anche sulla questione mediorientale non fanno che ripetere le stesse frasi fatte da decenni, i copioni annacquati che gli servono per non urtare nessuno e continuare le loro carriere. Perfino a proposito della piaga mediorientale dove ormai non si contano più morti e rifugiati e persone sfregiate dentro per sempre. Decenni di odio e massacri in quella che doveva essere per ironia della sorte la Terra Santa e in cui non si è ancora nemmeno mai seriamente tentata una alternativa alla violenza. Dopo aver di fatto creato il problema, l’Occidente butta da sempre benzina sul fuoco tifando per uno o per l’altro invece di lavorare per la pace. Perché aizzare i propri tifosi rende mediaticamente e quindi politicamente, mentre lavorare umilmente per la pace è faticoso e ti espone all’odio dei facinorosi. Poi quando la situazione degenera e la violenza supera i limiti di sopportazione, ecco la rivolta per fermare un massacro ormai diventato insopportabile, per richiamare i contendenti alla ragionevolezza, per smuovere gli inutili politicanti.
Se non viene repressa a manganellate prima, la rivolta studentesca negli Stati Uniti potrebbe incidere. Sono sotto elezioni e tra le potenze straniere sono certamente gli Stati Uniti i principali responsabili della drammatica situazione mediorientale. È poi da quel paese che in passato sono partiti movimenti di protesta che han fatto la storia in tutto l’Occidente.
Che queste rivolte siano avvenute contemporaneamente in diversi paesi, conferma una coscienza politica comune che va ben oltre le nazioncine del secolo scorso. Una coscienza che ha già superato frontiere anche mentali ed egoismi che servono solo alle carriere dei politicanti. Interessante infine vedere le strade piene di immigrati non solo mediorientali che manifestano dall’Occidente per un mondo migliore. Già, il mondo sta cambiando e quando gli esseri umani si ribellano è davvero un ottimo segnale per la democrazia. La storia ha ripreso il suo corso.
(da La Repubblica)

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