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ALESSANDRA MUSSOLINI SI INCAZZA PER IL NO DEL GOVERNO ALLA DICHIARAZIONE PER LA COMUNITÀ LGBTQ: “È UNA SCELTA CHE NON FA BENE A UN PAESE CIVILE”

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

“LA TEORIA DEL GENDER NON C’È, COME NON C’È L’IDENTITÀ ASSOLUTA. BISOGNA BANDIRE QUEST’OSSESSIONE PER LA SESSUALITÀ COME SE CI FOSSE SEMPRE DI MEZZO IL PECCATO”

«Basta! Basta con quest’atteggiamento morboso nei confronti della sessualità, non se ne può più». Alessandra Mussolini, europarlamentare di Forza Italia in corsa per la riconferma, da anni si schiera dalla parte della comunità Lgbtiq+ contro le posizioni della destra più retriva.
L’Italia non ha firmato la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore della comunità Lgbtiq. Che messaggio manda il governo?
«La scelta di non aderire al documento non fa bene a un Paese civile come il nostro. La firma non sarebbe stato un atto di coraggio, ma semplicemente di giustizia. Così, si crea un’atmosfera di ostilità che può ferire tanti ragazzi che vivono una situazione di disagio, anche familiare, perché non tutti i genitori sono pronti e preparati quando un figlio fa coming out. Mi auguro fortemente che il governo ci ripensi e firmi la dichiarazione».
La ministra della Famiglia Eugenia Roccella si dice «contro le discriminazioni», ma contraria al concetto di identità di genere. Regge?
«Esistono così tante sfumature, non dobbiamo sempre catalogare, cristallizzare, etichettare. Le leggi devono essere elastiche, lo Stato dev’essere inclusivo e aiutare. Bisogna bandire quest’ossessione per la sessualità come se ci fosse sempre di mezzo il peccato. Mi ha confortato quello che ha detto Antonio Tajani venerdì: sui diritti non si arretra».
Ieri però ha aggiunto: non confondiamo i diritti «con la teoria del gender». Non sarà tempo di dire che è un’invenzione?
«Non c’è la teoria, come non c’è l’identità assoluta. Questi temi non possono essere utilizzati strumentalmente in campagna elettorale».
È a suo agio con le posizioni più conservatrici dei vostri alleati?
«In Europa contiamo noi. Forza Italia è nei Popolari europei, che su questi temi hanno sempre avuto una visione aperta e laica. Sugli altri non mi esprimo. Ma altrimenti saremmo tutti uguali».
Oltre all’Italia non hanno firmato solo Stati dell’Est Europa, fra cui l’Ungheria. Questo cosa dice?
«A me interessa l’Italia. E spero che il governo torni sui suoi passi. Le persone della comunità Lgbtiq+ non pagano le tasse, non vanno a scuola, non hanno gli stessi obblighi di tutti gli altri? E allora devono avere gli stessi diritti».
(da La Stampa)

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MILEI DALLA CONVENTION DI “VOX” HA CHIAMATO “CORROTTA” BEGONA GOMEZ, LA MOGLIE DEL PREMIER PEDRO SANCHEZ. E IL GOVERNO DI MADRID RICHIAMA “SINE DIE” L’AMBASCIATRICE IN ARGENTINA: AVETE SBAGLIATO, IL CIALTRONE ANDAVA ARRESTATO

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

“ESTERNAZIONE SENZA PRECEDENTI. ESIGIAMO SCUSE…”… GOMEZ ERA STATA INDAGATA PER CORRUZIONE MA LE ACCUSE SONO STATE ARCHIVIATE

Definendo “gravissime” le parole di Javier Milei, che alla convention del partito di estrema destra spagnolo Vox oggi a Madrid ha definito “corrotta” Begona Gomez, la moglie del premier Pedro Sanchez, il governo spagnolo richiama per consultazioni “sine die” l’ambasciatrice in Argentina, María Jesús Alonso.
Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Josè Manuel Albares affermando che l’esternazione del presidente di estrema destra argentino “non ha precedenti nella storia delle relazioni internazionali”, chiedendo da Milei “le scuse” per il suo attacco”.
Durante il suo intervento alla convention ‘Europa Viva 24’, Milei ha detto:” non sanno che tipo di società e di Paese il socialismo può produrre e che tipo di gente frega al potere e quali livelli di abuso può generare. Anche se la moglie è corrotta, diciamo sporca, si prende cinque giorni di tempo per pensarci”.
Accuse archiviate come infondate nel giro di pochi giorni dalla procura di Madrid.
(da agenzie)

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IL CAPOGRUPPO DI FRATELLI D’ITALIA ALLA REGIONE PUGLIA, FRANCESCO VENTOLA, È INDAGATO PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA ALLA CORRUZIONE

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

VENTOLA È CANDIDATO ALLE EUROPEE INSIEME ALLA CAPOLISTA “DETTA GIORGIA”, NELLA CIRCOSCRIZIONE SUD

Francesco Ventola, capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale pugliese e candidato alle europee insieme alla capolista Giorgia Meloni nella circoscrizione Sud, è indagato dalla procura di Trani per associazione a delinquere e corruzione elettorale.
Notizia che è stata resa nota dall’ex assessore regionale del Ccd della giunta di Raffaele Fitto nei primi anni Duemila (oggi in +Europa), Andrea Silvestri
Sia Ventola che Silvestri sono residenti a Canosa e sembra che la questione sia maturata per vicende comunali. Il video della conferenza stampa è stato poi rimosso da Facebook.
Ventola ha spiegato di aver ricevuto a febbraio un avviso di proroga delle indagini e che l’inchiesta sarebbe stata aperta dalla Procura di Trani ” come atto dovuto” su “denuncia dell’entourage del stesso Silvestri“.
(da Il Fatto Quotidiano)

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GLI ITALIANI SONO RASSEGNATI E PENSANO CHE LA CORRUZIONE IN POLITICA NON SARÀ MAI SCONFITTA: IL 67% RITIENE CHE IL MALCOSTUME SIA COMUNE A TUTTI I PARTITI, E PER L’81% È UNA BATTAGLIA ORMAI PERSA

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

COME INFLUIRÀ LA TANGENTOPOLI LIGURE SULLE EUROPEE? UN ELETTORE SU DIECI, CHE AVEVA GIÀ DECISO CHI VOTARE, POTREBBE CAMBIARE PARTITO O ASTENERSI

La corruzione aumenta e non sarà mai sconfitta, la politica è una cosa sporca ed i fatti corruttivi potrebbero influire sia in una minore partecipazione alle prossime elezioni europee che nella decisione di cambiare il partito precedentemente scelto. È questa la percezione che hanno gli italiani e che emerge dall’indagine condotta dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi per Repubblica.
Uno dei dati fondamentali è che il 67% non ritiene che la “mala politica” abbia un “colore”, si tratta di malcostume comune a tutti i partiti. Solo il 15% pensa che i più corrotti siano di centrodestra ed una percentuale simile, l’11%, di centrosinistra.
Ovviamente se si disaggregano questi risultati in relazione all’appartenenza politica ognuno pensa che a commettere reati siano gli avversari. Infatti tra gli elettori Pd solo il 2% è convinto che il malaffare si annidi nella propria coalizione ma al contempo il 22 punta il dito contro lo schieramento opposto, così anche il 14% dei forzisti suppone che la corruzione sia più concentrata nel centrosinistra mentre solo il 6% pensa che sia presente nel proprio raggruppamento.
La convinzione prevalente però è che gli episodi illegali non abbiano colori politici. Forse è proprio per questo che prevale lo scetticismo visto che l’81% degli italiani considera questa una battaglia persa. Tra l’altro il 53% percepisce che negli ultimi 2-3 anni il fenomeno sia addirittura aumentato ed a pensarlo non sono solo i sostenitori dei partiti di opposizione, ma anche il 43% di coloro che votano FdI e il 44% di quelli che sostengono FI.
Ciò che emerge è un sentimento di rassegnazione che potrebbe interferire sia sulla propensione al voto delle prossime elezioni europee dell’8-9 giugno che sull’ipotesi di cambiare il partito finora scelto.
In discussione c’è il comportamento elettorale di una quota del 10% di italiani che nei mesi scorsi aveva già deciso ed invece adesso, dopo i fatti di Bari e della Liguria, si sta interrogando se rivedere la scelta o addirittura astenersi.
Tradotto in numero di elettori si tratta di 5 milioni di persone. Non poco.
In particolare il dubbio su cosa fare è di 1 elettore su 7 tra chi scelse FdI e FI alle scorse politiche. Anche una parte dei votanti le liste dell’opposizione sta ripensando su quale debba essere il comportamento in cabina elettorale. Sta ancora riflettendo il 6% di chi nel 2022 espresse la preferenza a favore del Pd e di Azione-Italia Viva ed il 4% di chi scelse il M5S.
Un altro dato da tenere in considerazione è che la corruzione possa influire su un eventuale calo di votanti. Alle precedenti europee l’affluenza fu del 54,5%, ad oggi è stimata tra il 50-54%, quindi in flessione e potrebbe colpire leggermente più i partiti di centrodestra (24% di chi votò FdI e 30% Lega) che dello schieramento opposto (21% di chi scelse Pd e M5S).
Non solo. Il 54% degli elettori ha dichiarato che per decidere quale partito votare terrà conto anche del livello di corruzione in cui è coinvolto. È da notare però che questo fattore influenza in misura minore i simpatizzanti di FdI e Lega visto che rispettivamente il 61 ed il 64% di questi elettori non prende in considerazione il tema della “corruzione” .
Il divario fra la politica ed i cittadini è forse ancor più ampio di quanto si pensi: per il 56% degli italiani la politica è una “cosa sporca”, punto. In questo ambito però è interessante notare la differenza attribuita in termini di fiducia tra la politica nazionale e quella locale.
Ad ottenere un maggior livello di reputazione, anche se con performance non elevate, è la classe politica del proprio comune (25%), mentre quella regionale cala al 15 e addirittura all’ 11% la politica nazionale.
Solo il 32% della popolazione segue con attenzione gli avvenimenti mentre il rimanente 68% rimane lontano. Fra questi ultimi è la percezione della distanza dei politici dai cittadini (29%) a generare il maggior motivo di disaffezione. La corruzione è comunque al terzo posto fra i motivi indicati che incidono nel disinteresse (16%).
(da La Repubblica)

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LA CASSAZIONE CASSA NORDIO CHE RIMEDIA L’ENNESIMA FIGURACCIA: LA PROCURA GENERALE DELLA CORTE DICE NO ALL’AZIONE DISCIPLINARE PROMOSSA DAL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA VERSO I GIUDICI CHE MANDARONO ARTEM USS AI DOMICILIARI (DA DOVE IL RUSSO FU ESFILTRATO A MARZO 2023)

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

L’ORDINANZA, “SINTETICA” E ANCHE “CRITICABILE”, FU “RESA NEL PERIMETRO DI LEGGE” … NORDIO SOSTENEVA CHE DA GUARDASIGILLI NON POTEVA CHIEDERE IL RIPRISTINO CAUTELARE DEL CARCERE. MA SECONDO IL PG NON E’ VERO

L’ ordinanza con cui il 25 novembre 2022 la Corte d’Appello di Milano mise agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico il russo Artem Uss, dopo 40 giorni di carcere in attesa dell’iter di estradizione negli Stati Uniti, fu un’ordinanza «sintetica», ex post magari anche «criticabile» perché «non compiutamente ragionevolmente attenta al complessivo contesto» e «non implausibilmente viziata» nell’apparato motivazionale; ma «resa nel perimetro» di legge e «sufficiente ad escludere» nei giudici quell’«errore macroscopico» o quella «grave inescusabile negligenza» che, uniche, possono essere fonti di responsabilità disciplinare in una decisione.
Nel chiedere alla sezione disciplinare del Csm il non luogo a procedere per i tre giudici, la Procura generale di Cassazione ci mette 13 mesi, tre magistrati e tutto l’impegno di un ingorgo di avverbi per non far fare brutta figura al ministro della Giustizia del governo Meloni, Carlo Nordio.
Quello cioè che il 18 aprile 2023 per la prima volta (come neppure i Guardasigilli dei governi Berlusconi) aveva promosso l’azione disciplinare contro i giudici Caramellino, Curami e Fagnoni sindacando il contenuto stesso di un provvedimento, a fronte di circostanze che per Nordio, «se opportunamente ponderate, avrebbero potuto portare ad una diversa decisione» su Uss, evaso il 18 marzo 2023.
Ma l’uso stesso in Nordio del condizionale e dell’avverbio — rileva il Pg della Cassazione — segnala margini di opinabilità della valutazione certo incompatibili con una grave negligenza: tanto più che nei 4 mesi sino all’evasione di Uss il ripristino cautelare del carcere non fu mai chiesto da alcuno dei soggetti legittimati, e cioè né dalla Procura generale milanese né dallo stesso Guardasigilli, constata il Pg di Cassazione con osservazione che collide con l’asserto per il quale Nordio in Parlamento sostenne la mancanza di questo potere in capo al ministero.
(da Corriere della Sera)

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INTERVISTA ALLA PRESIDENTE DELLA GEORGIA SALOME ZOURABICHVILI CHE HA POSTO IL VETO SULLA “LEGGE RUSSA”

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

IL CAPO DI STATO INVOCA UN REFERENDUM PRO O CONTRO EUROPA ALLE PROSSIME ELEZIONI: “ABBIAMO AVUTO TRE GUERRE E UNA PARTE DEL TERRITORIO È OCCUPATO DALLA RUSSIA. L’OPINIONE PUBBLICA È BEN CONSAPEVOLE DELLA PROPAGANDA DI MOSCA”

La presidente della Georgia, Salomé Zourabichvili, ha posto il veto alla cosiddetta «legge sugli agenti stranieri», contro la quale la società civile sta protestando da oltre un mese in piazza a Tbilisi.
L’iniziativa era ampiamente attesa: la presidente, fortemente europeista, è entrata da tempo in rotta di collisione col governo del partito Sogno georgiano, promotore della legge: il provvedimento, approvato questa settimana dal Parlamento, impone a Ong e media che ricevono oltre il 20% dei propri finanziamenti dall’estero di registrarsi presso il ministero della Giustizia come «organizzazioni che portano avanti interessi di Paesi stranieri», sottoponendosi poi a rigide ispezioni, pena delle multe amministrative.
Per l’opposizione, la legge è modellata su una misura simile con cui dal 2012 la Russia silenzia le voci critiche del potere, dalle Ong che monitorano i processi elettorali, ai media indipendenti. Per questo, nel Paese si parla semplicemente di «legge russa».
Zourabichvili ha spiegato che la legge viola la Costituzione e non può essere in alcun modo emendata, ma solo ritirata.
La legge sugli agenti stranieri (che ora torna in Parlamento dove Sogno georgiano ha tutti i numeri per superare il veto presidenziale) è stata duramente criticata anche da Usa e Ue. Bruxelles ha avvertito che si tratta di un’iniziativa che mette a rischio il processo di integrazione europea intrapreso dalla Georgia.
Quattro mesi fa, a dicembre, la Georgia aveva ricevuto lo status di candidato all’ingresso all’Ue. Era pronta, con la lista delle cose da rifare in mano, a lavorare sulle riforme, a raddrizzare lo stato di diritto, consapevole che aveva davanti a sé un lavoro lungo, non semplice.
Tutti erano pronti e determinati e anche il partito di governo, Sogno georgiano, sembrava ostentare con strafottenza la prontezza a prendersi il merito del successo europeo della Georgia.
L’Ue aveva mostrato la sua disponibilità verso Tbilisi dopo che il governo aveva ritirato la legge russa e pareva aver ascoltato la piazza . L’allora primo ministro, Irakli Garibashvili, aveva promesso che non ci sarebbero stati passi indietro, l’esperienza della “legge russa” sarebbe stata chiusa con il suo ritiro, e il paese avrebbe avuto davanti a sé soltanto l’impegno europeo.
Non è andata così, la proposta è tornata in Parlamento più ipertrofica di prima, a rappresentarla c’è il nuovo primo ministro della Georgia, Irakli Kobakhidze, voce ringiovanita dell’oligarca creatore e padrone di Sogno georgiano, Bidzina Ivanishvili.
A contrapporsi alla legge russa, oltre ai manifestanti che non mollano le strade di Tbilisi da giorni e da notti, c’è la presidente. Salomé Zourabichvili.
E’ nata e cresciuta a Parigi, conosce l’Europa e cosa rappresenta, è determinata, ambiziosa. Guarda dritta fino a ottobre, quando ci saranno le elezioni e arriverà l’occasione di ribaltare i piani di Sogno georgiano e soprattutto di rimettere la Georgia, un paese in cui l’80 per cento della popolazione si definisce europeista, sul suo sentiero verso l’Unione europea.
Zourabichvili si concede al Foglio per poco tempo , ma spiega tutto con calma. Sorride e si mette davanti alla telecamera vestita di un blu Europa che sembra un messaggio: la Georgia è Europa
Presidente, la “legge russa” non è la prima norma controversa approvata dal Parlamento, ce ne sono altre di leggi russe?
“Questa è una vera legge russa perché copia i metodi e la terminologia di quella introdotta in Russia nel 2012 che ha permesso di reprimere la società civile. Ecco perché da noi ha creato tanto scalpore: prende di mira le organizzazioni non governative sostenute dai nostri partner proprio mentre entriamo in campagna elettorale e la voce della società civile si fa estremamente importante.
Ci sono altre leggi, che non vengono definite ‘russe’ ma definirei antieuropee, che non coincidono con i valori dell’Ue e vanno contro lo spirito delle raccomandazioni presentate alla Georgia e che dovrebbero permetterci di fare il passo successivo: aprire i negoziati per l’adesione all’Ue.
Queste leggi sono state adottate in un modo tutt’altro che democratico, senza le consultazioni necessarie. La cosa ancora più preoccupante è che stiamo sprecando il tempo molto prezioso che ci separa dalle conclusioni della Commissione che dovrebbero portarci alla fase successiva. E’ tempo che dovrebbe essere usato per adottare la legislazione necessaria secondo le raccomandazioni”.
Il governo insiste sul fatto che sia una legge per proteggere la sovranita della Georgia, cosa intende?
“La loro concezione di sovranità è: facciamo quello che vogliamo, siamo abbastanza grandi e maturi per prendere le nostre decisioni, non ci interessa l’Europa e perché dovremmo dare retta ai nostri partner? E’ una narrazione politica ascoltata già in altri paesi, Mosca l’ha ispirata e poi è stata tradotta altrove. Ogni volta che viene usata in Georgia arriva qualche reazione della Russia, dal portavoce del Cremlino o dalla Duma, che si complimentano con il governo georgiano, ne lodano l’atteggiamento. La popolazione è preoccupata, vede che il futuro europeo le viene rubato e si chiede: perché adesso? Perché questa minaccia?”
Lei ha deciso di mettere il veto
“Si, probabilmente verrà annullato dal Parlamento, a meno che il governo non voglia usare la tattica di ritardare la decisione. Ma penso che la situazione sia chiara e non si tratta soltanto di questa legge. Il mio veto è un simbolo, che però non chiude la questione.
La vera risposta il popolo georgiano la potrà dare a ottobre, quando ci saranno le elezioni . Non c’è altra opzione, sarà come un referendum e io mi assicurerò che la scelta sia chiara, proporrò una piattaforma europeista ai partiti e alla società civile in modo che capiscano per cosa possono votare e cosa aspettarsi”
Nel 2013 la Russia intervenne per sabotare l’accordo di associazione tra l’Ue e l’Ucraina, crede che interverrà per fermare il cammino europeo del- la Georgia?
“Tutto ciò che è stato fatto in Ucraina è già accaduto in Georgia, quindi non è una novità. Georgia e Ucraina sono paesi molto diversi, anche nei rapporti con la Russia. Abbiamo avuto tre guerre nel passato recente. Quindi l’opinione pubblica è ben consapevole della propaganda di Mosca e conosce i carri armati russi. Abbiamo parte del nostro territorio occupato e sappiamo che è la Russia a occuparlo. Dall’indipendenza e con la lotta per mantenerla, il percorso verso l’Europa è così legato alla mente dei georgiani da talmente tanto tempo, che non è facile per la Russia usare i suoi strumenti di propaganda. Quindi non penso che vedremo gli eventi ripetersi, non sarà sovrapponibile. Ci sono somiglianze, ma siamo molto diversi”
(da il Foglio)

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IL PARADOSSO DEL PREMIERATO DEI “PATRIOTI”: RENDERÀ GLI ITALIANI ALL’ESTERO DETERMINANTI

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

OGNI EMIGRATO AVRÀ LO STESSO “PESO” DEI CITTADINI CHE RISIEDONO NELLA PENISOLA. RISULTATO? UN TESORETTO DA CINQUE MILIONI DI VOTI (IL 10% DEL TOTALE) CHE POTREBBE DA SOLO DECIDERE LE ELEZIONI… IN BARBA ALLA TRASPARENZA: ALL’ESTERO SI VOTA PER CORRISPONDENZA, E IN PASSATO CI SONO STATE DIVERSE INCHIESTE PER BROGLI

Il prossimo inquilino di Palazzo Chigi potrebbe essere deciso dalla comunità dei 27 mila italiani residenti in Ecuador o, chissà, dagli appena 1.539 connazionali che secondo l’ultimo e impolverato censimento hanno preso dimora in Nuova Zelanda.
Il governo patriottico di Giorgia Meloni potrebbe dare un premio imprevisto alle “colonie” di emigranti che per scelta o per necessità vivono all’estero: un popolo di connazionali fuori dai confini che rischia di diventare determinante nell’elezione del presidente del Consiglio.
È una delle distorsioni della riforma del premierato in discussione in Senato . Gli italiani all’estero sono cinque milioni e oggi possono eleggere 12 parlamentari su 600. Hanno un “diritto di tribuna” limitato alla loro consistenza numerica. Ma il progetto di legge del premierato accresce in modo esponenziale il loro ruolo.
Perché trionfa il principio dell’uno vale uno: ogni italiano che abita in terra straniera vale uno che risiede entro le frontiere italiche. Insomma, c’è un tesoretto di cinque milioni di voti che potrà fare la differenza, se si considera che il numero totale degli aventi diritto, alle Politiche, è pari a cinquanta milioni.
Si delinea un partito del dieci per cento di emigrati in oltre 200 Paesi, capaci di determinare da soli l’elezione di un premier, far pendere con forza la bilancia su un concorrente o su un altro.
In realtà, si porrebbe anche una questione di trasparenza del voto, visto che all’estero si vota per corrispondenza e si sono moltiplicate negli ultimi anni, le inchieste per brogli.
Nella scorsa legislatura un deputato del Pd, Fabio Porta, vinse un ricorso e subentrò in Parlamento a Salvatore Cario, italo-uruguaiano il cui nome venne scritto con la stessa identica calligrafia — e con la medesima mano, secondo i periti del tribunale di Roma — in 300 schede depositate nella sede del consolato di Buenos Aires.
E dopo le elezioni del 2022 circa 60 mila consensi della circoscrizione Sudamerica sono stati dichiarati nulli perché espressi su schede false: il cugino truffatore d’oltralpe aveva poca confidenza con l’Italia e aveva fatto stampare sulle schede la dicitura “Camera dei diputadi ”
E sì che gli eletti all’estero hanno avuto un peso nella storia parlamentare, anche recente: basti pensare al Maie, che fece da stampella ai traballanti governi Conte ed espresse un sottosegretario, Ricardo Merlo, o alle ambizioni di Sergio De Gregorio, senatore e fondatore del movimento “Italiani nel mondo” che non in modo disinteressato fece cadere Prodi nel 2006, passando da Di Pietro a Berlusconi.
Nel percorso della legge del premierato, a detta anche di un costituzionalista eletto in FdI come Marcello Pera, bisogna trovare un modo per dare un riconoscimento giusto ma non eccessivo alla “lobby dei paisà”: «La revisione dell’elezione a suffragio universale e diretto — ha detto Pera nel corso di una seduta della commissione Affari costituzionali — attribuisce chiaramente un peso eccessivo al voto degli Italiani residenti all’estero, in quanto sproporzionato rispetto ai seggi loro spettanti».
(da La Repubblica)

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L’INDUSTRIA ITALIANA INCHIODA, IL CENTRO STUDI DI CONFINDUSTRIA GELA IL GOVERNO: LA PRODUZIONE SI RIDUCE DELLO 0,5% A MARZO E DELL’1,3% NEL PRIMO TRIMESTRE

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

L’ECONOMIA CRESCE (+0,3%) SOLO GRAZIE AL BOOM DEL TURISMO, AI BUONI DATI DEI SERVIZI E DELL’EXPORT. MA ARRANCANO I CONSUMI INTERNI, DEPRESSI DA BASSI STIPENDI E INFLAZIONE ALTA

L’economia italiana cresce, ma il suo sviluppo è disarmonico, e questo potrebbe annunciare problemi anche per i conti pubblici. Il rapporto “Congiuntura Flash” del Centro studi di Confindustria rivela che nel 2024 il turismo sta facendo boom, soprattutto nella componente straniera, e invece l’industria italiana […] vede ridursi la produzione: -0,5% a marzo e -1,3% nel complesso del primo trimestre.
Che cosa c’è che non funziona? Alla crescita economica manca il contributo dei consumi interni, depressi da inflazione alta e da troppi lavori malpagati. In prospettiva, questo è un problema anche per il bilancio dello Stato perché i parametri sotto osservazione dell’Ue e dei mercati finanziari sono il rapporto deficit/Pil e debito/Pil; e se la crescita del prodotto interno lordo è anemica, quei due rapporti numerici si fanno più pesanti.
Questa è una sfida in più per il governo Meloni, che già prima di questi nuovi dati fronteggiava la certezza di una imminente procedura d’infrazione per deficit e debito eccessivi. Il recente aumento dei rendimenti dei titoli di Stato è un’ulteriore spia di queste difficoltà.
Più in dettaglio, il rapporto Congiuntura Flash di Confindustria dice che «nel primo trimestre del 2024 il Pil italiano è cresciuto (+0,3%), ma la produzione dell’industria e i consumi di beni si sono contratti. Positivi invece i dati del turismo (su livelli record) e dei servizi (in moderata crescita) e l’export netto. Influiscono negativamente i problemi nei trasporti mondiali di merci, l’energia ancora cara, i tassi di interesse ai massimi. La fiducia di famiglie e imprese è in calo».
In aprile tutti gli indicatori sono risultati negativi: in particolare, l’indice Hcob Pmi è scivolato in area di contrazione (da 50,4 a 47,3); l’indagine rapida Csc mostra un lieve peggioramento riguardo alle attese sulla produzione. Calano le scorte, in coerenza con la riduzione registrata dalla produzione.
Continua l’altalena della fiducia delle imprese manifatturiere. Invece l’export netto contribuisce ad alzare il prodotto interno lordo. Nel primo trimestre c’è stato un forte calo delle importazioni italiane di beni (-2,8% in volume); sono diminuite anche le esportazioni, ma in misura meno forte (-0,8%) e da questo è derivato un aumento del saldo commerciale (+12,8 miliardi di euro) nonostante un quadro esterno non favorevole
(da La Stampa)

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PNRR, LE SPESE ASSURDE CON I FONDI EUROPEI: DAL MERCATO DEI FIORI DI PESCIA AGLI SCIVOLI ACQUATICI DI BOLZANO

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

CHE FINE FANNO I FONDI EUROPEI

Dei 194 miliardi di euro che l’Unione ha deciso di stanziare per il Pnrr, l’Italia ne ha presi 122 in prestito. Fino ad ora, ne abbiamo spesi 45 miliardi (destinati prevalentemente alle assunzioni nel settore pubblico, mentre le voci più in ritardo sono infrastrutture e trasporti). Salvo che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, riesca a ottenere la proroga invocata, il nostro Paese ha due anni di tempo per spendere i soldi rimasti. E nella fretta di esaurire i fondi, finanziati in parte dall’Europa e in parte dai contribuenti italiani, ma vincolati agli obiettivi del Piano, la liquidità confluisce in moltissime voci. Anche curiose.
Le spese
Si va, come ricostruisce la Stampa, dagli scivoli acquatici e i campi di beach volley e calcetto del lido di Bolzano al rifacimento del mercato dei fiori di Pescia pistoiese, che ha a disposizione dieci milioni di euro. Nell’ultima settimana, 4 milioni sono stati rivendicati anche dalla ministra Eugenia Roccella, per la certificazione delle attività di genere. Mentre il vicesindaco di Torino ne ha reclamati altri per gli spazi dedicati al dialogo tra i popoli, la vicina Ivrea ha ottenuto i fondi per la sistemazione dei bastioni attorno al castello cittadino. Da Nord a Sud, la musica non cambia: a Palermo, per esempio, quattordici start-up di comunità saranno finanziate dai soldi del Piano. Destinati anche alla riqualificazione del centro di Casale Monferrato, o alla chiesa del Divino Amore dentro al parco romano di Villa Ada.
I balneari
Ci sono anche voci di spesa più consistenti, dalla ricostruzione della Romagna devastata dalle alluvioni alla nuova diga di Genova, senza contare i miliardi per l’efficientamento energetico delle case e i soldi per la realizzazione degli impianti fotovoltaici. Diversa è la questione dei balneari: il fondo rotativo da 780 milioni di euro per i loro investimenti è stato finanziato in gran parte dalla Cassa depositi e prestiti. Ma è nato grazie a uno degli obiettivi previsti dal Recovery Plan. E purtroppo per gli antieuropeisti, quelli europei restano di gran lunga la voce principale di spesa per il governo Meloni.
(da La Stampa)

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