Luglio 18th, 2024 Riccardo Fucile
LA DUCETTA ERA TORMENTATA DAI DUBBI MA POI HA CEDUTO ALLA FIAMMA MAGICA DI FAZZOLARI E ARIANNA CHE L’HANNO MANDATA A SBATTERE… URSULA CI HA PROVATO IN TUTTI I MODI MA DI FRONTE ALLA FOLLE RICHIESTA ITALIANA DI OTTENERE UNA VICEPRESIDENZA, HA DOVUTO FARE PIPPA… PS: CHI SONO I DUE FRATELLI D’ITALIA CHE HANNO VOTATO SÌ A VON DER LEYEN?
E ora la Melona, rimasta con un pugno di polvere in mano, che fa? Gettato nel cestino il biglietto vincitore della lotteria, alla Evita Peron de’ noantri non è restato nient’altro che attaccarsi alla giacchetta di Ciccio Tajani: Antonio, ti prego! dammi una mano per ottenere un commissario di primo piano, con una delega importante! (Probabilmente, grazie all’ex monarchico otterrà il commissario alla coesione dei fondi, che non è di primo piano).
La Melona era pure incavolata con il suo vicepremier ma è stata costretta a ingoiare il rospo della dichiarazione del presidente di Forza Italia e membro del Partito Popolare Europeo: “Ci sono forze politiche, in totale contrasto con quello che pensa la maggioranza dei parlamentari al Parlamento Ue, che sono politicamente ininfluenti”. Insomma, non l’ha toccata piano: Cara Giorgia, sei del tutto irrilevante sullo scacchiere dell’Unione Europea.
Se la premier della Garbatella è sempre stata tormentata dal dubbio se votare a favore di Ursula o di lasciare libertà di voto, intorno a lei lo scenario era del tutto diverso: a partire dalla Fiamma Magica di Fazzolari e Arianna che da settimane erano ideologicamente contrari (sai che ideologi…)
Poi trovarsi nella posta una marea di mail di parlamentari di Fratelli d’Italia che esortavano la Ducetta a sfanculare la triade socialisti-popolari-liberali al potere, cui va aggiunta anche la paura di perdere la presidenza del gruppo di Ecr e la sicura reazione negativa di quel 6 per cento di elettori costituzionalmente post-fascisti, per finire col rischio di trovarsi spernacchiata dal suo nemico più intimo, il vicepremier Matteo Salvini, per la Giorgia il destino era segnato.
Una volta che Ursula ha detto no alla sua folle richiesta di avere uno dei tre vice presidenti esecutivi con deleghe pesanti della Commissione, il vaffa della Meloni è partito. (Ora, essendo solo tre le poltrone importanti, come poteva pensare che non andassero sotto il culo dei tre gruppi al potere della Commissione: popolari-socialisti-liberali? Davvero, solo la sua immensa arroganza poteva credere che una vicepresidenza l’avrebbero data gentilmente a lei?
Procaccini e camerati brussellesi si sono attaccati al Green Deal per giustificare il voto contrario a Ursula, ma nel discorso programmatico della ex cocca della Merkel c’era anche un’apertura chiara alla Ducetta italica: una parte dello “speech” era infatti dedicato al Mediterraneo e ai flussi dei migranti (“Avanti su rimpatri e intese con i Paesi terzi”; “Rifletteremo su nuovi modi per contrastare la migrazione”). Parole pensate apposta per poter far dire alla Meloni: Ecco! Voto per von der Leyen!”.
Niente, la poverina non ce l’ha proprio fatta a portare i Fratellini d’Italia in un nuova dimensione politica, che sarebbe stata la sua “Svolta di Fiuggi”.
Dopo la caduta, non sapendo su quale specchio arrampicarsi, la poverina è caduta pure in aperta contraddizione quando ha fatto dire dai suoi che il voto contro era causato dalla presenza del voto dei Verdi a favore di Ursula. Ma non aveva sempre strillato “Mai con i socialisti”? E ora spuntano i Verdi?
Non dite al tenero Fazzolari che due europarlamentari di Fdi hanno votato a favore di Ursula….
(da Dagoreport)
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Luglio 18th, 2024 Riccardo Fucile
LA POVERINA NON HA ANCORA CAPITO COME FUNZIONA IL POTERE: QUANDO SEI MARTELLO, LE DAI. QUANDO SEI INCUDINE, LE PRENDI (E DEVI PURE RINGRAZIARE)… NON VOTANDO PER TIGNA E ARROGANZA URSULA, LA MELONA SI E’ AFFOSSATA NELL’IRRILEVANZA IN CUI L’AVEVANO SPINTA, PIAN PIANO, SCHOLZ, MACRON E TUSK… LA CORSA DELLA MELONI E’ FINITA. E’ SOLO QUESTIONE DI TEMPO
Come nel “Secondo tragico Fantozzi”, per tutta la mattina dalle riunioni di FdI sull’asse Roma-Strasburgo-Oxford si sono rincorse “voci incontrollate e pazzesche”. Una giostra di veline di segno opposto: “Vota sì, Ursula non ha aperto troppo ai Verdi”. “Troppo Green deal, così è invotabile”.
Un pasticcio figlio di una decisione assunta da Giorgia Meloni: non dichiarare, nemmeno a urne aperte, quale sarebbe stato il voto di FdI sul bis di von der Leyen.
E con la decisione, senza precedenti, che la delegazione della fiamma all’Eurocamera avrebbe svelato le proprie mosse solo a giochi fatti, cioè dopo i risultati che hanno confermato al timone della Commissione la popolare tedesca.
Alla fine FdI ha votato no. Come la Lega di Matteo Salvini, che da ieri sera provocava i “Fratelli” indecisi. E all’opposto di Forza Italia, che col vicepremier Antonio Tajani ha provato, fino all’ultimo, a convincere la presidente del Consiglio a non strappare con la candidata del Ppe.
Nonostante l’assenza di dichiarazioni ufficiali per 24 ore, il nervosismo di via della Scrofa era palpabile da ieri notte. Non era questa la prospettiva che sognava Meloni prima delle Europee.
L’accordo tra von der Leyen e i Verdi l’ha resa marginale, nonostante l’alto tasso di franchi tiratori previsto e puntualmente verificatosi nel pallottoliere strasburghese.
Il rischio era l’irrilevanza. E così è stato. Alla fine, alla premier è rimasta solo la presunta “coerenza”. Dunque votare no, come suggeriva il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, contro altri big del partito, restava l’unica opzione per non farsi scavalcare a destra da Salvini. Anche l’idea di una vicepresidenza esecutiva per l’Italia – in pole per la commissione c’è sempre Raffaele Fitto – pare definitivamente tramontata.
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2024 Riccardo Fucile
LUI FA LO STRUZZO: “SIAMO UN GRUPPO FLUIDO. VI PIACE QUESTO TERMINE? E’ TUTTO IN DIVENIRE, SIAMO APPENA NATI E CI SARÀ UNA RISTRUTTURAZIONE. PER ME CI SARANNO NUOVE OPPORTUNITÀ COSÌ COME AVVIENE DA OGNI SCONFITTA O DA OGNI CRITICITA”
Ora Vannacci è un caso europeo. Il generale è stato bocciato da tutti gli alleati della Lega al Parlamento di Strasburgo. Mercoledì si è riunito l’ufficio di presidenza del gruppo dei Patrioti, composto dai capi delle delegazioni, tredici, che lo compongono. E tutti i membri del bureau hanno espresso parere negativo alla nomina a vicepresidente dell’ufficiale eletto nelle liste della Lega.
L’unico a sostenerlo il capodelegazione del Carroccio, Paolo Borchia, ora finito nel mirino proprio per non avere scongiurato una votazione che si presentava rischiosa.
Alla riunione che ha sancito il non gradimento di Vannacci, tra l’altro, era presente lo stesso generale. Non esattamente un felice debutto, per l’autore de “Il mondo al contrario”, che ha provato a minimizzare dicendo che “fra i Patrioti non ci sono problemi ma solo soluzioni”
Il generale era stato votato per acclamazione, assieme ad altri sei candidati alla vicepresidenza, l’8 luglio. Ma qualche ora dopo quel sì frettoloso a un elenco di nomi fornito dalle varie rappresentanze, in una riunione con molte assenze, il Rassemblement national (partito di Marine Le Pen) aveva cominciato a porre dei dubbi sull’opportunità della scelta. Puntando l’indice, in particolare, sui giudizi omofobi espressi da Vannacci nel suo libro.
Giudizi che, peraltro, già prima delle elezioni erano stati criticati da Jordan Bardella, braccio destro di Le Pen e nuovo capogruppo dei Patrioti. Il dubbio, sul piano tecnico, è ora quello delle modalità di ripetizione di un voto per acclamazione che si è già svolto. Ma la sostanza politica è chiara. Vannacci è ritenuto impresentabile anche per l’estrema destra di Le Pen e Orbán.
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2024 Riccardo Fucile
ORA LE CONSEGUENZE LE PAGHERANNO GLI ITALIANI… ADDIO VICEPRESIDENZA ESECUTIVA, UNA STRATEGIA DA ARROGANTI ACCATTONI SENZA NEANCHE RICEVERE IL PACCO VIVERI
Giorgia-Ursula, il tandem si è rotto. Le due leader adesso pedalano in direzioni diverse. Una ha davanti altri cinque anni da presidente della Commissione europea, anche senza i voti dei meloniani. L’altra ha scelto di uscire – di questo la accusa l’opposizione in Italia – dalla stanza dei bottoni dell’Unione.
Le ragioni del clamoroso strappo nei 24 eurodeputati di Fdi sono tutte da analizzare. Di certo, Giorgia Meloni fino all’ultimo non ci ha messo la faccia, ha deciso di non decidere e poi, quando finalmente ha rotto gli indugi, ha preso ancora tempo prima di comunicare la sua scelta: potrebbe parlare nel pomeriggio di giovedì, prima di lasciare Oxford. Nell’agenda di Palazzo Chigi non c’è ancora un punto stampa con i giornalisti al seguito del summit della Comunità politica europea, dove la premier italiana è arrivata tra gli ultimi a metà mattina. Nessuna dichiarazione ufficiale per smentire che il nostro Paese finirà ai margini dell’Europa.
L’imbarazzo ai piani alti del governo è forte e palpabile. Antonio Tajani, prima di far votare convintamente per «Ursula» i parlamentari di Forza Italia, ha mediato tra la premier italiana e la presidente uscente e ha sperato fino all’ultimo in un si dei meloniani. Ma questa partita l’ha vinta Matteo Salvini, il cui pressing contro ogni «inciucio» è riuscito a mettere in grande difficoltà la leader della destra italiana.
Giorgia Meloni ha spostato il suo partito nell’area di attrazione dei sovranisti che strizzano un occhio a Putin e l’altro a Trump, schierandolo tra il Ppe e i Patrioti: i parlamentari di Fdi hanno votato come quelli di Orbàn, di Salvini, di Le Pen.
Eppure tra Strasburgo e Oxford si intercettano voci che accreditano una strategia ancora diversa. Raccontano che Giorgia Meloni, il cui apporto non sarebbe stato decisivo in ogni caso, abbia stretto un patto con von der Leyen per darle «sottobanco» una decina di voti. Un aiutino per neutralizzare i franchi tiratori. Ma il capogruppo di Fdi alla Camera smentisce categoricamente: «Siamo gente seria. Gli accordi li facciamo alla luce del sole, non sottobanco». Perché avete votato contro la tedesca? «Per colpa del Green Deal. Dove ci sono i Verdi non ci siamo noi».
(da Il Corriere della Sera)
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Luglio 18th, 2024 Riccardo Fucile
OLTRE 2.000 PERSONE HANNO PARTECIPATO ALLA MANIFESTAZIONE UNITARIA IN PIAZZA DE FERRARI
L’obiettivo della vigilia non era riempire piazza De Ferrari, uno degli spazi più vasti della città e proprio sotto al palazzo della Regione Liguria, tanto meno in un giovedì pomeriggio di luglio con oltre 35 gradi e uno sciopero del trasporto pubblico, ma la quota prefissata dagli organizzatori, 2000 persone ampiamente superata.
Sono arrivati in tanti per la manifestazione promossa dal Partito Democratico e sposata dalle altre forze del campo progressista per chiedere le dimissioni di Giovanni Toti e proporre un’alternativa al governo della Regione Liguria.
Sullo stesso palco – alla fine concesso dagli uffici comunali, nonostante le polemiche dei giorni scorsi – i leader di Pd, M5s e verdisinistra Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.
“Dovrebbero essere sempre così”, dice una signora genovese, sventolando un ventaglio arcobaleno, mentre osserva a distanza l’immagine di inizio comizio, con i quattro a darsi la mano e ad alzare le braccia come si fa quando si vince qualcosa.
La partita, però, deve ancora cominciare. Soprattutto in Liguria dove se da una parte si gioca sulla richiesta di dimissioni del presidente sospeso Giovanni Toti, dopo la scandalo dell’inchiesta per corruzione e, nelle ultime ore, l’altro addebito del finanziamento illecito, dall’altra è declinata sulla definizione di un programma condiviso da affidare a un candidato forte. Per ora nessuno mette in discussione il deputato spezzino Andrea Orlando, Pd, che ancora oggi, in piazza, ha ribadito la sua “disponibilità”.
Il primo dei leader nazionali a prendere parola, sul palco, è stato Giuseppe Conte: “Hanno detto che Toti c’è rimasto male per questa manifestazione, ma noi non siamo qui per emettere sentenze di condanna nei confronti di Toti, non siamo un tribunale e non c’è nessuna gogna mediatica, è Toti che non deve emettere una sentenza di condanna nei confronti della Liguria, non può tenere in scacco un’intera regione”.
Ancora Conte: “Credo che sia abbastanza evidente che il modello di governo regionale che viene fuori dalle carte che abbiamo letto, che non sono fantasie, è un modello marcio, non si può pensare di governare una regione incontrando amici imprenditori sullo yacht o in luoghi inappropriati, con commistione tra interessi privati e pubblici, quello si chiama mercimonio, al di là dei risultati dell’inchiesta”.
La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha ribadito: “Chiediamo che il futuro di questa regione sia rimesso nelle mani dei liguri, Toti si deve dimettere, sta tenendo ai domiciliari anche questa regione, e non è accettabile. Oggi arriva un nuovo provvedimento dopo quello dell’arresto, con accuse già gravi, per corruzione: si parla di finanziamento illecito”.
“Mi domando cosa aspetti Giorgia Meloni a chiedere a Toti di fare un passo indietro per il bene della regione e per la dignità di questa istituzione, e mi domando cosa aspetti a fare un atto dovuto che è la richiesta di sospensione. Non c’è nessun precedente di un governo che abbia tenuto a prendere polvere su una scrivania un atto dovuto come la richiesta di sospensione”.
“La destra non abbia paura della democrazia – aggiunge Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde – si vada subito al voto, siamo in un momento in cui è necessaria l’unità delle opposizioni, per dare un’alternativa ai liguri noi siamo disponibili a confrontarci su nomi e programmi”.
“Dopo due mesi di arresti e nuove accuse che cosa deve succedere ancora perché Toti si dimetta – aggiunge il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni – qui non si tratta di essere garantisti ma questa regione ha il diritto di essere governata, a partire dalla sanità pubblica che è allo sbando”.
“Non siamo quelli che invocano le manette ma con le manette ai polsi non si può governare la Liguria – ha aggiunto il candidato in pectore del campo progressista, Andrea Orlando – bisogna sbloccare l’impasse che rischia di fermare gli investimenti sulla Regione, oltre che prendere in mano la situazione della sanità”, aggiunge.
In piazza anche realtà come Linea Condivisa, Lista Sansa e alcuni rappresentanti di Azione, nonostante il rifiuto a partecipare del leader Carlo Calenda.
(da Genova24)
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Luglio 18th, 2024 Riccardo Fucile
COME FISSARE 500 PASSAGGI SUL MAXISCHERMO E POI AVERNE 6.000 PAGATI DA ESSELEUNGA IN CAMBIO DI UNO SBLOCCO DELLE PRATICHE IN CORSO
E’ l’informativa del 5 luglio depositata dagli investigatori della guardia di finanza e allegata agli atti del Riesame la base della nuova ordinanza di custodia cautelare firmata questa mattina dalla giudice Paola Faggioni nei confronti di Giovanni Toti.
Una nuova misura di domiciliari che – beninteso – non configura un mutamento dei tempi totali della durata della custodia cautelare, che scade in ogni caso il 7 novembre come termine massimo, ma che implica per il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti un nuovo reato oltre alla corruzione, quello di finanziamento illecito.
Il reato, di cui già era accusato l’editore di Primocanale Maurizio Rossi, viene ipotizzato anche per Giovanni Toti (per il quale la procura ha chiesto e ottenuto il nuovo arresto), per l’ex consigliere di amministrazione di Esselunga (oggi dimessosi dall’incarico) Francesco Moncada e per l’ex capo di Gabinetto della Regione Matteo Cozzani.
La nuova accusa di finanziamento illecito
In sintesi, in vista delle elezioni comunali del 2022 il comitato Toti ha firmato con l’editore di Primocanale Maurizio Rossi un contratto (o meglio 4 contratti separati) del valore di 5mila euro complessivi più iva che dovevano corrispondere a 500 passaggi sul maxi schermo di Terrazza Colombo. Invece ne sono passati oltre 6000 per un valore economico di 60.000 passaggi. Tolti i 500 “da contratto”, secondo gli investigatori Toti ha beneficiato di oltre 55mila di pubblicità gratis o, meglio di finanziamento illecito in quanto secondo quanto sostengono gli investigatori grazie alle intercettazioni, quei passaggi li ha pagati Esselunga.
Il finanziamento illecito si configura perché avvenuto “senza alcuna delibera da parte dell’organo sociale competente (il cda di Esselunga, ndr) senza una regolare iscrizione a bilancio e senza procedere ad alcuna dichiarazione congiunta ai sensi dell’art 4 della Legge n 659/1981” scrive la giudice.
L’accordo del 17 marzo 2022
In quell’incontro avvenuto nell’ufficio di Cozzani – monitorato registrato a distanza dai finanzieri e dettagliato nella nuova informativa inviata il 5 luglio e depositata agli atti del Riesame, Moncada, chiede a Rossi come poter dare “una mano a Bucci”, riferendosi evidentemente alle imminenti elezioni amministrative di Genova (“siamo tutti molto contenti, tutti cosi…eccetera eccetera…io sto pensando nel mio cumulo delle…se tutti mi danno qualche cosa, tutto migliora, Bucci, non possia…domanda…non possiamo togliere qualche cosa a noi e mettere Bucci…però bisogna farlo bene…senza che nessuno…dobbiamo dormire tutti tra due cuscini…”. A quel punto Cozzani chiede a Moncada e Rossi di spegnere i telefoni cellulari (“…allora, spegniamo questo qui che…”). E gli interlocutori non esitato nemmeno un attimo: “…allora questo qui io lo metto proprio via…” dice Moncada. E lo stesso fa Maurizio Rossi.
Spenti i telefoni i tre studiano il sistema illustrato da Rossi, vale a dire il fatto che il comitato Toti dovrà fare una contratto da 5mila euro (“Bucci comunque deve fare un contratto perché nel momento in cui compare”…) che valgono 500 passaggi sul maxischermo (ma sono stati appunto oltre 6mila). Nel contempo Esselunga che già aveva un contratto annuale con la Ptv per circa 180mila euro per le insegne (quella fissa e quella del maxischermo), stipulerà un ulteriore contratto da 50mila euro per avere anche la pubblicità sulla rete televisiva di Primocanale. E grazie a questo ulteriore contratto Rossi farà decuplicare i passaggi elettorali delle liste di Toti sul maxischermo di Terrazza Colombo. Esselunga in cambio, avrà lo sblocco delle pratiche relative all’apertura del nuovo punto vendita di Sestri ponente (tra via Hermada e via Albareto, fermo presso gli uffici della Regione.
La “consapevolezza di Toti”
Toti a quell’incontro non è presente ma non appena il patto viene concluso Cozzani e Rossi vanno proprio dal governatore ad aggiornarlo su tutto mentre Moncada saluta con un “Abbiamo combinato”. Rossi a quel punto spiega a Toti il contratto che dovrà stipulare il comitato e il fatto che sul maxischermo non ci sono i controlli per i passaggi elettorali e infine il fatto che, se mai qualcuno controllasse “Dopodiché ho un programmatore stupido, che ne sbaglia veramente tante”. “…devo fare…l’ho messo nel posto dove fa meno danni…anche perché la televisione poi è fiscale è registrato e per sei mesi…ti possono venire… ora li non hai nessun obbligo…”; Toti:”…c’è inc… basta che tu non mi cazzi…“
Dopo che anche Rossi è andato via Cozzani spiega ulteriormente a Toti i dettagli dell’accordo e quest’ultimo chiosa con la poco elegante espressione già nota alle cronache con le prime intercettazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare del 7 maggio: “Rossi… non ci deve baciare il culo… di più”. Le analisi dei contratti stipulati tra il comitato Toti e Ptv e anche tra la Ptv di Rossi ed Esselunga attraverso la società Media Italia confermano l’accordo.
Le nuove esigenze cautelari: rischio reiterazione e inquinamento delle prove
Per la giudice Paola Faggioni la nuova ordinanza di custodia cautelare si fonda su due rischi: quello di inquinamento probatorio e quello di reiterazione del reato. Se nel caso dei capi di imputazioni e relativi alle note vicende relative alle concessioni ad Aldo Spinelli, le audizioni si sono praticamente concluse e anche il tribunale del Riesame ha detto che non c’è più rischio di inquinare le prove, sulla vicenda Esselunga non è cosi.
Le indagini sono ancora in corso e “i recenti e ultimi sviluppi investigativi rendono nuovamente attuali anche le esigenze cautelari” per quanto riguarda l’inquinamento probatorio “in ragione del pericolo che l’indagato, ove non sottoposto ad alcun vincolo cautelare, si ponga in contatto con altri indagati per elaborare una strategia comune o che, sfruttando l’influenza derivante dalle funzioni svolte, contatti altre persone in grado di fornire circostanze utili ai fini di una conveniente ricostruzione delle nuove condotte criminose emerse”.
E c’è anche il rischio di reiterazione del reato visto che Toti “continua tuttora a rivestire le medesime funzioni e le cariche pubblicistiche, con conseguente possibilità che le stesse vengano nuovamente messe al servizio di interessi privati in cambio di finanziamenti”.
Le indagini in corso sulle politiche del 2022
Come ricorda la giudice Faggioni, dall’analisi del maxi schermo di proprietà di Maurizio Rossi, il cui server è stato sequestrato il 7 maggio, è emerso che anche in relazione alle elezioni politiche del 2022 risultano passaggi “anomali” per le liste politiche di Toti. “In occasione della competizione elettorale politiche del 25 settembre 2022 Maurizio Rossi avrebbe erogato un ulteriore finanziamento rappresentato da 1598 passaggi elettorali pubblicitari (video denominato “Noi moderati Italia al centro con Toti”) sul pannello esposto sulla Terrazza Colombo, del valore di circa 23.970 euro in modo occulto e cioè senza alcuna delibera da parte dell’organo sociale competente, senza una regolare iscrizione a bilancio e senza procedere ad alcuna dichiarazione congiunta”.
Anche in questo caso infatti secondo gli investigatori sarebbe stato stipulato un contratto che consentiva di ‘giustificare’ i passaggi ma il contratto per le politiche – dal valore di 450 euro, prevedeva 30 passaggi quando il server ne ha rilevati molti di più. Scrive ancora la giudice:”A fronte dei 30 passaggi previsti e contrattualizzati, ne sarebbero stati effettuati 1598 per un valore economico complessivo pari a 24.420 euro”. Insomma secondo l’accusa e la gip si tratta di un finanziamento illecito fotocopia a quello delle comunali
“E’ evidente – dice ancora la gip – anche alla luce dei recenti sviluppi investigativi, la permanenza e attualità del pericolo che l’indagato possa reiterare analoghe condotte – peraltro ritenute pienamente legittime e corrette dal predetto – tenuto conto anche del fatto che nel 2025 sono calendarizzate le elezioni regionali e che la campagna per la raccolta dei fondi è già iniziata”.
Le pratiche ’sbloccate’ per Esselunga
Nelle 42 pagine di nuova ordinanza di custodia cautelare la gip ripercorre l’informativa dei finanziari che tassello dopo tassello hanno ricostruito le pratiche facilitate a Esselunga che erano ferme presso gli uffici regionali e che sono la prova secondo l’accusa dell’accordo ‘corruttivo’ (per cui Toti, Moncada e Cozzani erano già indagati) che ha portato con sé anche il finanziamento illecito.
Quel 17 marzo Cozzani, ancora prima di siglare il ‘patto’ si fa dare da Moncada il numero del geometra che sta curando la progettazione del nuovo supermercato Esselunga di Sestri ponente per mettersi subito al lavoro. Il primo stop della pratica Esselunga è quello del settore Assetto Territorio -Difesa Suolo della Regione Liguria che aveva informato il progettista di Esselunga Gianluca Tamborini che il PUO (progetto urbanistico operativo) non poteva avere parere positivo perché presentava delle “carenze”. A quel punto grazie all’intermediazione di Cozzani che si premura di organizzare una riunione con i progettisti e il settore che aveva fatto gli appunti “Almeno se c’è qualcosa da modificare gliene facciamo vedere ste modifiche… e poi le mandate ufficialmente”). Prima della riunione Cozzani invia “informalmente” al direttore del settore Difesa Suolo la documentazione di Esselunga e gli spiega che è necessario velocizzare: “Il presidente mi ha detto di dargli…“, alludendo probabilmente al fatto che la pratica doveva essere considerata prioritaria. La riunione avviene una settimana dopo il patto Cozzani-Moncada-Rossi con altre interlocuzioni (mail, messaggi) tra Cozzani e i progettisti e tecnici di Esselunga. Successivamente le integrazioni vengono inviate ufficialmente e la pratica, sopo ulteriori sollecitazioni di Cozzani agli uffici della Regione, ottiene il via libera del settore difesa suolo l’8 aprile. Di ogni singolo passaggio, gli investigatori mostrano anche grazie alle chat trovate sul telefono di Cozzani, viene costantemente tenuto informato Toti.
A novembre però la pratica della nuova struttura a Sestri ponente è di nuovo impantanata, ferma alla direzione Urbanistica ed edilizia privata della Regione. Moncada chiede a Cozzani di accelerare la pratica chiedendo al direttore: “Mandamela qui, così vado direttamente da Croce, gliela metto sul tavolo e gli dico ‘Questa roba qui il 19 deve partire’” e così fa. Il parere positivo arriva, anche in questo caso, qualche giorno dopo. “Partito il parere favorevole per il Puo di Sestri! Ciao Chicco!” scrive Cozzani a Moncada che gli risponde: “Devo tornare presto a Genova“.
Il terzo ‘aiutino’ arriva poco dopo. Per poter procedere con il progetto Esselunga deve realizzare un nuovo argine sul torrente Chiaravagna. L’autorizzazione è ferma ma è ancora una volta Matteo Cozzani, su richiesta dei tecnici di Esselunga a sbloccare la pratica. E anche qui, il tutto avviane e nel giro di un mese c’è il via libera. “Avevo promesso che sarebbe arrivata entro lunedì” scrive Cozzani a Moncada dopo che Toti aveva detto al suo capo di Gabinetto di aggiornare il manager. E Moncada risponde: “L’unione delle visioni è sempre vincente”.
(da Genova24)
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Luglio 18th, 2024 Riccardo Fucile
ROSANNA NATOLI (FDI) NON POTEVA CHE RASSEGNARE LE DIMISSIONI
Scoppia una bomba politica al Csm. Al centro, racconta La Repubblica, un plico che contiene una registrazione partita dalla stanza del vice presidente leghista Fabio Pinelli, “costretto” a silurare proprio una consigliera laica del centrodestra, l’avvocata di Paternò Rosanna Natoli, nota soprattutto per essere stata scelta dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, che è anche un suo concittadino. A gennaio dell’anno scorso il Parlamento la votò tra i quattro laici in quota meloniana.
La vicenda
Natoli, componente della commissione disciplinare del Consiglio, ha avuto un lungo colloquio, nel suo studio da avvocato a Paternò, con una giudice civile di Catania, Maria Fascetto Sivillo, a sua volta sotto inchiesta disciplinare per presunto “uso della qualità di magistrato al fine di conseguire vantaggi ingiusti per sé o altri”.
La conversazione avrebbe avuto ad oggetto proprio il procedimento in corso contro Fascetto Sivillo. Nel corso del colloquio – secondo le indiscrezioni risportate dal Corriere – la stessa consigliera avrebbe ammesso con l’accusata di violare in quel momento il segreto della camera di consiglio.
Fascetto Sivillo era lì per chiederle consigli, aiuto. Ma ha anche registrato la loro conversazione. E l’ha poi consegnata al suo avvocato, Carlo Taormina, ex deputato di Forza Italia ed ex sottosegretario all’Interno. Martedì la bomba è esplosa al Csm, proprio durante la seduta della commissione disciplinare che vedeva di fronte da una parte Natoli, nella veste di giudice, e Fascetto Sivillo, in quella di imputata. Taormina ha annunciato di aver depositato la pennetta con la registrazione e le trascrizioni.
Natoli si è quindi subito dimessa da componente della disciplinare, sospendendo quindi l’udienza e il procedimento. Il comitato di presidenza del Csm, di cui fanno parte con il vice presidente Pinelli, la prima presidente della Cassazione Margherita Cassano e il procuratore generale Luigi Salvato decidono di inviare alla Procura di Roma la registrazione per la verifica di eventuali reati.
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2024 Riccardo Fucile
UN’ALTRA FUORI DI TESTA CHE AGITAVA ICONE RELIGIOSE E VOLEVA FAR BENEDIRE E “PURIFICARE” L’AULA
L’eurodeputata dell’estrema destra rumena, Sos Romania, Diana Iovanovici-Sosoaca, è stata espulsa dall’Aula di Strasburgo dopo aver interrotto la seduta – con urla – tre volte. In particolare durante l’intervento della presidente del gruppo dei liberali, Valerie Hayer.
L’eurodeputata ha cominciato a protestare quando Hayer ha chiesto a Ursula von der Leyen «di fare tutto il possibile per includere il diritto all’aborto» nella carta dei diritti fondamentali dell’Ue.
«Questa è la terza volta che lo fa, chiedo che la parlamentare sia accompagnata all’uscita dell’aula», è intervenuta la presidente del Parlamento, Roberta Metsola.
Diana Iovanovici Sosoaca non si è però arresa, continuando a irrompere mentre gli uscieri cercavano di indirizzarla verso la porta. «Le chiedo anche di non urlare contro i commessi. Penso che abbia parlato abbastanza», le ha rimproverato la presidente.
Poco prima, durante il discorso della candidata per il secondo mandato, Ursula von der Leyen, Diana Iovanovici Sosoaca si era fatta notare sfoggiando una museruola che ha messo davanti alla bocca. Da fervente cristiana aveva anche proposto di portare un sacerdote per «benedire» e «purificare» il Parlamento europeo.
Dopo l’espulsione ha definito Ursula von der Leyen una ‘criminale’ e ha proseguito con slogan anti-abortisti, complottisti sul Covid e polemici verso gli aiuti ai bambini ucraini
(da Globalist)
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Luglio 18th, 2024 Riccardo Fucile
TRATTATIVA SUL CONTRATTO: 80 EURO LORDI AL MESE BEN LONTANI DALL’INFLAZIONE
Nelle intenzioni del governo, una volta terminate le trattative per i rinnovi dei contratti dilavoro che si stanno tenendo in queste settimane, gli stipendi dei dipendenti pubblici potranno crescere al massimo di altri 80 o 90 euro lordi al mese. Un incremento in busta paga che, sommato a quello già arrivato a dicembre in modo più o meno automatico, raggiungerà il 5,78% di aumento, percentuale ben lontana da quella dell’inflazione.
Insomma, queste sono le risorse e con queste bisogna rinnovare i contratti collettivi dei vari comparti per il triennio 2022/2024. Per ogni lavoratore pubblico, in pratica, c’è una cifra stanziata di circa 150 euro mensili, ma attenzione: questo non vuol dire che la crescita degli stipendi sarà quella, perché una parte di quelle somme potrà essere utilizzata per aumentare le indennità variabili, per esempio i premi, o potrebbe andare a finanziare delle modifiche alla parte normativa, per esempio con la concessione di un numero maggiore di permessi. Insomma, quello è il costo pro capite del rinnovo del contratto, che non si tradurrà in una crescita delle retribuzioni di pari entità a meno che non si lascino completamente invariati tutti gli altri istituti. “In busta paga andrà molto meno, come ha ammesso ai tavoli lo stesso presidente dell’Aran Antonio Naddeo”, ha detto Serena Sorrentino, segretaria generale Fp Cgil. “Il governo – prosegue la sindacalista – è l’unico datore di lavoro che, a fronte di un indice dei prezzi al consumo che si attesta a circa il 16% nel triennio di riferimento, riconosce aumenti pari a un terzo di quel valore”.
Gli occhi sono puntati sul contratto delle funzioni centrali, quindi i dipendenti dei ministeri e delle agenzie, circa 193 mila. Sono una componente minoritaria del lavoro pubblico, ma per prassi il loro contratto fa da apripista agli altri accordi. Dopo l’ultimo incontro, le stime sindacali quantificano gli aumenti medi proposti in circa 143 euro lordi. Come detto, però, una parte è già arrivata a dicembre, attraverso un meccanismo previsto dalla legge che si chiama “indennità di vacanza contrattuale”, un sistema – rivisto leggermente al rialzo dal governo – che agisce in caso di ritardo nel rinnovo. Questo anticipo è pari a 70 euro, quindi l’aumento finale dovrebbe essere pari a poco più del doppio.
Ma l’obiettivo del governo consiste nel concedere questa seconda metà sotto forma di indennità e non nella parte fissa dello stipendio. “Così facendo – dice Florindo Oliverio, segretario Fp Cgil con delega alla contrattazione centrale – la contrattazione viene esautorata nella parte principale e viene relegata alla distribuzione del salario accessorio”. Il prossimo incontro sarà il 23 luglio prima della pausa estiva. Quanto alle funzioni locali, invece, se ne riparlerà direttamente a settembre. Come spiega Tatiana Cazzaniga, che segue il dossier per la Fp Cgil, “se tutte le risorse saranno impiegate per il salario fisso, allora l’aumento sarà di 136 euro lordi”. Anche qui parliamo della cifra totale, che diventano meno di 50 euro al netto di quanto già erogato. “Sono risorse del tutto insufficienti”, prosegue Cazzaniga. Altra partita spinosa riguarda il contratto della sanità, quello che si applica a infermieri, operatori e amministrativi, e non alla dirigenza medica: poco meno di 500 mila persone. Soprattutto in questo comparto il tema del rinnovo del contratto si lega a quello della carenza di personale, in parte dovuta alla scarsa attrattività del servizio pubblico.
“L’atto di indirizzo delle Regioni – fa notare Michele Vannini di Fp Cgil – favorisce l’aumento del lavoro dei singoli dipendenti. Questo è contraddittorio perché in linea teorica si dice che bisogna assicurare un migliore bilanciamento tra tempi di vita e di lavoro”.
I tavoli che riguardano le forze di polizia sono a loro volta divisi e stanno procedendo a velocità variabili. Quello che comprende l’ordinamento civile, la polizia di Stato e la penitenziaria ha registrato delle aperture, che però hanno prodotto un modesto aumento: da 80 a 91 euro (sempre al netto dell’anticipo già erogato). Gli altri tavoli, che contengono le forze armate e l’ordinamento militare, non sono nemmeno arrivati a un’ipotesi.
(da ilfattoquotidiano.it)
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