Luglio 23rd, 2024 Riccardo Fucile
IL “SISTEMA” ANGELUCCI: LA HOLDING HA FATTURATO 91 MILIONI DI EURO, 70 ARRIVANO DALLA SANITA’ PUBBLICA… L’EX ASSESSORE D’AMATO AI GIUDIC: “STORACE MI DISSE CHE POTEVA FERMARE GLI ATTACCHI DE IL TEMPO CONTRO DI ME”
Editoria e sanità. Con la prima perde soldi, con la seconda macina profitti milionari. Così tanti da compensare ampiamente le perdite registrate con i giornali, a partire da Il Tempo e Libero. Ma nonostante il profondo rosso della carta stampata Angelucci punta a nuove testate: dalla discussa acquisizione dell’Agi, la terza agenzia di stampa del paese, ancora proprietà di Eni, alla Verità di Maurizio Belpietro.
Visto attraverso la lente dei bilanci, così funziona da anni il gruppo Angelucci, 3.000 dipendenti e 230 milioni di euro di fatturato aggregato, creato da Antonio e oggi amministrato dai figli Giampaolo, Alessandro e Andrea insieme ad altri manager.
Fin da quando ha iniziato, comprando la prima clinica privata a Velletri alla fine degli anni Settanta, Antonio Angelucci ha impostato un modello di business sicuro. Accreditamenti del Servizio sanitario nazionale: i soldi che le amministrazioni regionali italiane versano per l’utilizzo di cliniche e centri sanitari privati.
I numeri parlano da soli. Il fatturato della San Raffaele Spa, la holding del gruppo Angelucci dedicata alla sanità privata, dipende per il 75 per cento dai contributi del Servizio sanitario nazionale. Chiaro quindi che il rapporto con la politica debba essere d’amicizia, per lo meno.
Ma Angelucci è andato oltre, lui stesso si è fatto politico. Su questo fronte la società può contare su un atout formidabile: avere un fondatore che è anche parlamentare (da 16 anni, oggi della Lega, prima di Forza Italia e Pdl), e possedere tre quotidiani che sostengono quei partiti. Non è da tutti, insomma.
SANITÀ SPA
Gli affari sanitari vanno bene da sempre, ma da ormai 25 anni gli Angelucci hanno scelto di investire su un settore in declino economico, quello della stampa. Come prevedibile, le cose non stanno andando bene. Finanziaria Tosinvest, la holding proprietaria de Il Tempo e Il Giornale, nel 2022 ha perso 2,5 milioni di euro. Eppure il deputato della Lega è convinto che l’editoria sia un buon investimento, come dimostra adesso il suo interesse per l’Agi. Di certo è un investimento utile, come vedremo più avanti.
La matematica finora ha dato ragione al quasi 80enne Antonio, che in una vita è passato dal ruolo di portantino del San Camillo di Roma a quello di imprenditore e parlamentare più ricco d’Italia. Decisivo, sulla via del successo, è stato l’incontro con il banchiere Cesare Geronzi, in seguito al quale Angelucci ha iniziato una serie di operazioni finanziarie che lo hanno portato a entrare nel capitale di Unicredit e a uscirne, 15 anni fa, con 430 milioni di euro di liquidità in più in cassa.
Oggi, visto nell’insieme, il suo gruppo perde soldi con l’editoria e l’immobiliare (Tosinvest e Investimenti Immobiliari Italiana hanno accumulato un rosso di 3,7 milioni di euro nel 2022), ma compensa ampiamente grazie ai profitti sanitari della San Raffaele Spa, che controlla 16 aziende, quasi tutte cliniche private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, e nel 2022 ha registrato un utile netto di 15,5 milioni di euro. Il rendiconto 2023 non è ancora stato depositato.
È proprio dal bilancio della San Raffaele che emerge l’importanza dei soldi pubblici per Angelucci. Su 91 milioni di euro di fatturato, 69,5 milioni sono entrati come rimborsi del Servizio sanitario nazionale: il 75 per cento del totale. In pratica, senza le risorse della sanità pubblica, l’impero Angelucci si sgretolerebbe come un castello di sabbia.
Gran parte delle cliniche convenzionate è nel Lazio, ma ce ne sono anche in Puglia, Basilicata, Abruzzo e Sardegna. La holding San Raffaele offre una disponibilità di oltre 3.000 posti letto tra Rsa, cliniche e centri geriatrici. La stabilità dei contributi pubblici è essenziale. Anche perché i debiti non sono pochi: solo quelli con le banche e le società di factoring arrivano a quasi 60 milioni di euro. «Ogni grande gruppo della sanità privata ha una società di lobbying di riferimento, ma Angelucci fa da sé, è parlamentare da quattro legislature, quale lobbista migliore», dice una autorevole fonte del settore.
LA CLAVA
La sanità e l’editoria, dicevamo. La seconda spesso funzionale alla prima. Come dimostrano alcuni documenti giudiziari di un procedimento: Angelucci, infatti, è ancora indagato dalla procura di Roma per istigazione alla corruzione ai danni di Alessio D’Amato, ex assessore della giunta di centrosinistra della regione Lazio. La procura ha chiesto l’archiviazione, dopo un iter a dir poco rocambolesco. Le indagini sono iniziate in seguito alla denuncia di D’Amato nel gennaio 2018, ma solo cinque anni dopo è arrivata la fissazione dell’udienza preliminare. Angelucci rischiava di finire a processo. In quel momento la fortuna gli gira a favore: la difesa solleva un’eccezione, cioè la mancata notifica dell’atto di chiusura indagine all’imputato.
Un clamoroso errore che ha un effetto devastante: tutto da rifare. Così dall’udienza preliminare si torna all’ufficio del pm, che deve notificare a tutti gli indagati una nuova chiusura indagini. Nel frattempo sono trascorsi sei anni, Angelucci questa volta ha deciso di farsi interrogare e dice che è tutto falso, non ha tentato di corrompere nessuno. Il nuovo pm gli crede e chiede al giudice per le indagini preliminari l’archiviazione. Il legale di D’Amato, Alessandro Benedetti, ha presentato opposizione. L’udienza per discutere se archiviare o accogliere l’opposizione era stata fissata a giugno.
Tuttavia ecco l’ennesimo colpo di scena: rinviata a ottobre, l’ufficiale giudiziario non è riuscito a trovare Angelucci per notificargli la fissazione dell’udienza. Irreperibile, nonostante la sua residenza sia nota a tutti e sia anche parlamentare. Mistero. O meglio «miracolo della giustizia italiana», sorride il legale di D’Amato. Domani ha contattato sia il San Raffaele sia Angelucci, la loro risposta è che non «intendono rilasciare commenti o dichiarazioni in merito».
Al di là dell’intricata storia di questa indagine, agli atti troviamo diversi documenti inediti che raccontano di come Angelucci avrebbe utilizzato i suoi giornali per “proteggere” gli investimenti nella sanità.
Il primo è un verbale a firma D’Amato con il quale integra la prima denuncia depositata in procura: racconta, in pratica, che alcuni giorni dopo aver presentato l’esposto contro Angelucci, è stato avvicinato da Francesco Storace, già presidente della regione Lazio e ministro della Salute con il governo Berlusconi. Nel 2020 Storace è diventato vicedirettore del Tempo, il quotidiano romano edito da Angelucci. D’Amato nell’integrazione della denuncia scrive: «(Storace, ndr) mi ha detto che bisognava risolvere l’annosa vicenda che vedeva contrapposta la Regione Lazio al gruppo San Raffaele di proprietà della famiglia Angelucci; che lui poteva fungere da elemento di mediazione per giungere ad una soluzione bonaria della vicenda e che per svolgere tale ruolo Giampaolo Angelucci (il figlio di Antonio, ndr) gli aveva offerto un contratto economico (non so se di consulenza o con quale altro titolo formale) di rilevante entità che per lui era importante in quel momento in quanto privo di cariche ed incarichi politici».
L’ex assessore fece notare a Storace che «da molte settimane il quotidiano “Il Tempo” stava conducendo una campagna stampa diffamatoria nei miei confronti…Egli ha replicato a queste mie parole riferendomi che gli Angelucci potevano immediatamente far modificare l’atteggiamento del predetto organo di stampa e in un attimo far scrivere bene di me».
Nelle informative della guardia di finanza il metodo Angelucci trova ulteriore conferma: «Giampaolo Angelucci affermava, sempre secondo quanto riferisce D’Amato, che il suo gruppo era fortemente penalizzato da questa amministrazione regionale che ero io [D’Amato]il responsabile di tale inaccettabile ostracismo e che me l’avrebbe fatta pagare».
In che modo? «La minaccia si concretizzava a partire dal successivo 10 gennaio 2018: per 4 giorni, il quotidiano “Il Tempo” avviava una campagna di stampa sul degrado della sanità della Regione Lazio, criticando e screditando il D’Amato», scrivono i finanzieri.
Guai a toccare la sanità ad Angelucci: quei soldi pubblici servono a tenere in piedi tutto il resto. Un sistema quasi perfetto.
(da editorialedomani.it)
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Luglio 23rd, 2024 Riccardo Fucile
I SONDAGGI, LO SVANTAGGIO, LA PAURA DI TRUMP
Il voto virtuale di 300 delegati del suo partito in California fornisce a Kamala Harris un numero sufficiente di delegati per la nomination alla Casa Bianca. Ora la vicepresidente degli Stati Uniti ha ben più dei 1976 delegati che le servono per vincere al primo scrutinio. La sfida a Donald Trump è quindi lanciata. Il 7 agosto arriverà l’ufficializzazione.
E intanto lei ha parlato per la prima volta dal suo quartier generale attaccando l’avversario, definito truffatore e predatore sessuale. Ma ha anche deciso che non sarà al Senato per il discorso di Benjamin Netanyahu: vedrà il premier di Israele in un incontro privato. Ma Kamala Harris può vincere contro Trump? I sondaggi per ora la danno in svantaggio. Ma secondo esperti e politologi la candidata potrà sfruttare alcuni vantaggi.
Per Trump sarà più difficile vincere
Intanto un risultato l’ha già ottenuto. Per Donald Trump sarà più difficile vincere, come spiega John Nichols di The Nation al Fatto Quotidiano: «Penso che sia più spaventato da Harris rispetto a Biden. Di certo lei sarà più giovane e dinamica rispetto a lui. Potrebbe aspirare a eguagliare la performance di Obama nel 2008 e nel 2012».
Secondo Nichols nei sondaggi «i numeri del presidente si erano abbassati di molto, e contemporaneamente quelli di Harris erano migliorati. Soprattutto, la vicepresidente sembra fare meglio di Biden negli Stati chiave, dove si decideranno davvero la partita della presidenza».
Mentre sulla candidatura non ci saranno problemi: «La Convention sarà dominata da forti movimenti interni che tenderanno a far convergere il voto su di lei per evitare disordini».
«Al diavolo i sondaggi!»
«Al diavolo quello che dicono i sondaggi. Possiamo buttarli nel cestino, sono stati tutti fatti una settimana fa», assicura invece a Repubblica Larry Sabato, politologo a capo del Center for Politics dell’Università della Virginia. «Ovvio che danno ancora il repubblicano come favorito. Ma personalmente penso sia spacciato. I democratici possono farcela. E comunque non bisogna mai guardare all’effetto immediato di un evento – la sparatoria in questo caso – ma quello a lungo termine. C’è poco tempo ma da ora la campagna prenderà un altro passo, sarà molto veloce», aggiunge.
Secondo Sabato Trump «rantola, dice cose senza senso e senza alcun fondo di verità». E il suo discorso di accettazione della candidatura «si è trasformato in un monologo senza capo né coda». Trump «non è pronto ad affrontare una donna di sangue misto».
Biden e Harris
L’indiscrezione che invece voleva Biden esitante a lasciare la candidatura perché non convinto di quella di Harris secondo Sabato è falsa. «Per Biden è stato semplicemente duro digerire che il suo tempo è passato. La presidenza era l’aspirazione della sua intera carriera politica. Nel 2020 ha vinto elezioni difficilissime e ora era appena stato nominato candidato con percentuali altissime. Alla fine, ha mollato perché glielo hanno detto persone di cui si fidava, amici che sapeva essere dalla sua parte, che non stavano certo complottando contro di lui. Le sue condizioni si stanno deteriorando sempre più rapidamente, è sotto gli occhi di tutti. Era ormai impossibile “venderlo” come presidente dei prossimi 4 anni, quando tutti si erano convinto che non avrebbe tenuto botta nemmeno per i prossimi 4 mesi».
«Vinceremo»
«So che la campagna ha fatto l’effetto delle montagna russe ma abbiamo ancora 106 giorni e vinceremo, voglio meritarmi la nomination e battere Donald Trump, quando combattiamo vinciamo», ha esordito Harris a Wilmington nel quartier generale della campagna Biden che ora porta il suo nome.
Dopo essere stata accolta con una standing ovation dallo staff e dai vertici della campagna, Jen O’Malley Dillon e Julie Chavez, ha subito riconfermato in una linea di piena continuità. Presente anche il marito, che ha baciato. «In questa elezione, ognuno di noi affronta una domanda: in quale tipo di Paese vogliamo vivere? In un paese di libertà, passione e rispetto della legge, o in un paese di caos, paura e odio?», ha detto Harris. Che poi ha promesso di mettere al centro della sua campagna i diritti riproduttivi, a partire dall’aborto, e la stretta sulle armi, con controlli universali sugli acquirenti, leggi red flag (contro le persone ritenute pericolose) e il bando delle armi d’assalto.
Il caso Netanyahu
Intanto balla il caso Netanyahu. Harris non sarà in Senato per il discorso del premier di Israele, con cui però avrà un incontro privato. Una decisione già presa prima del ritiro Biden. «Aveva un precedente impegno a Indianapolis», ha cercato di minimizzare un assistente della Harris, che sembra però voler prendere una posizione più intransigente verso Israele e la sua gestione della guerra a Gaza, anche sullo sfondo delle proteste della base Dem.
(da Il Corriere della Sera)
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Luglio 23rd, 2024 Riccardo Fucile
LE FOTO CERTIFICANO LA SUA PRESENZA ANCHE SE PO LE HA FATTE SPARIRE… DA RESPONSABILE DI CASA POUND AD AN, POI ITALEXIT E ORA VOLTO DELLA LEGA A TORINO
Per festeggiare i sedici anni dell’Asso di Bastoni, i militanti di CasaPound non hanno lasciato nulla al caso. Desiderosi di celebrare sabato scorso l’anniversario del pub della «Torino Nera» — il colore preferito dai «fascisti del Terzo millennio» in tono con i lividi procurati al giornalista de La Stampa Andrea Joly picchiato per aver ripreso la folla di nostalgici, — gli attivisti della tartaruga frecciata hanno fatto le cose in grande: arruolato il dj Bonnie direttamente da Roma, acquistato in quantità i fuochi di artificio da sparare e ordinato la mega torta di panna, ornata da una sola candelina e dal disegno di un faro acceso nella tempesta: metafora della militanza di estrema destra.
Insomma, un party da non perdere che ha richiamato «camerati» da tutta Italia. Compresi quei militanti che sono stati per anni il gruppo dirigente di Cp sotto la Mole e che negli ultimi mesi hanno dato vita a una diaspora verso altri partiti in cerca di una poltrona. Come l’ex leader Matteo Rossino diventato il volto nuovo di una Lega in crisi di consenso.
A differenza di Federico Depetris, neoletto di Fratelli d’Italia a Rivoli che giura di essere lontano da Torino e di non andare «da parecchi mesi all’Asso», Rossino era presente alla festa di sabato scorso. A testimoniarlo le foto trovate sui social e poi sparite appena l’aggressione al cronista si è trasformata in un caso nazionale.
Rossino — estraneo alla violenza su Joly — è immortalato in via Cellini. Luogo che sembra continuare a frequentare nonostante le aspirazioni politiche lo hanno portato apparentemente molto lontano. Partito con le giovanili di An, l’ex numero uno di CasaPound torinese ha fondato l’associazione «sovranista» Torino Tricolore. E, prima «dell’apparentamento» con l’onorevole leghista Elena Maccani e il tesseramento nel Carroccio, era finito in Italexit di Gianluigi Paragone, il partito simbolo della galassia novax.
L’estate scorsa, durante un sit-in per la sicurezza in Barriera, il suo matrimonio con il partito di Salvini è stato ufficializzato. Allora Riccardo Molinari, il luogotenente piemontese del «capitano», cancellò il sospetto di un’alleanza neroverde: «Nessun apparentamento Lega-CasaPound», intesa diventata più di un sospetto complice l’investitura come candidato sindaco alle elezioni del 2018 a Ivrea di Igor Bosonin, altro volto storico della tartaruga crociata.
Molinari, fattosi notare più volte per aver celebrato i valori della Resistenza, sembra non aver però Rossino nel suo radar. Altrimenti forse eviterebbe di correre qualche rischio dichiarando anche questa volta: «Rossino ha lasciato CasaPound. Evidentemente se ha cambiato partito, non ha più quelle idee».
L’ex leader dei «Fascisti del Terzo Millennio», dichiara, di non aver rinnovato la tessera del «movimento» Cp, nato quando si è chiusa l’esperienza del partito, e dell’Asso di Bastoni. Pub che però gli rimane ospitale. Come testimoniato dagli scatti di sabato, dove si confonde tra i tanti volti sorridenti. Appartengono agli ex compagni di lotta, passati anche loro da esperienze amministrative. Come Euclide Rigato, già consigliere comunale di Varisella, che al party indossava la maglietta degli ZetaZeroAlfa, la band di Gianluca Iannone. Il presidente di CasaPound autore di canzoni dai titoli che oggi sembrano ancora più inquietanti: «Nel dubbio mena».
(da Il Corriere della Sera)
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Luglio 23rd, 2024 Riccardo Fucile
LA STORIA DI UN COSTRUTTORE E UN RISTORATORE COLLEGATI ALLE COSCHE DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO
Un alert sulle infiltrazioni mafiose nei lavori per il Ponte sullo Stretto di Messina. Arriva da Milano, dove un’inchiesta della procura ha acceso un faro sulla cosca di Barcellona Pozzo di Gotto. Che si è già seduta al tavolo della spartizione dei cantieri dello scalo ferroviario di Porta Romana. Dove è in costruzione il villaggio olimpico.
Con i soldi del Pnrr: 250 milioni di euro. Per appalti ottenuti da comuni, Difesa e Aeronautica militare.
L’edizione palermitana di Repubblica racconta la storia di Giovanni Buontempo e Francesco Scirocco. Ufficialmente ristoratore e costruttore di Gioiosa Marea. Ma con una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Entrambi sono finiti in carcere qualche giorno fa. Mentre gli inquirenti hanno scoperto la loro rete di prestanome. Fatta di familiari, colf e collaboratori storici.
La cosca e Webuild
Secondo il racconto delle carte dell’indagine i due hanno agganciato Danilo Condipondero, dipendente di Webuild. Che era in cerca di un immobile in zona compatibile con i futuri cantieri. Intestato a Scirocco. Ma lui non può comparire proprio a causa delle condanne. Alla fine l’affare non si chiude. Ma per gli investigatori, «è sicuramente di estremo interesse investigativo il fatto che uno dei referenti di una società a partecipazione statale come Webuild, deputata a costruire una delle più imponenti opere pubbliche italiane, si renda disponibile ad un incontro con un noto pregiudicato per reati di mafia al fine di trattare con lui un’operazione immobiliare». Chi indaga dice anche che è impossibile che il dipendente di Webuild non conoscesse i trascorsi di Buontempo. E nelle intercettazioni si parla anche di «forniture». Segnalandone l’importanza.
La reazione
Secondo Webuild il suo dipendente è solo un «assistente contabile di magazzino». Mentre «le procedure di selezione dei fornitori ed i controlli istituiti a tutela della legalità avrebbero in ogni caso reso del tutto improbabile la stipula di atti o contratti con i soggetti indicati o con società agli stessi riferiti». Nel caso degli espropri individuati come necessari dalla Stretto di Messina, è però successo poco. La cava di proprietà dei familiari del boss Mancuso è ancora fra le particelle che la società vuole, conferma l’avvocata Rossella Bulsei. «Da tutti i piani hanno stralciato solo qualche porzione di servitù temporanea, ma immobili e terreni sono per lo più sovrapponibili».
(da agenzie)
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Luglio 23rd, 2024 Riccardo Fucile
ACCOLTI META’ DEI RICORSI PER “CONDIZIONI DEGRADANTI”, IN CELLA A 50° SENZA VENTILATORE E TOPI CHE ESCO DAL BIDET
Altro che Mare fuori. Gli Ipm, per la prima volta da anni, scoppiano. Il carcere pure: mai così tanti detenuti dal 2013 a oggi. I ricorsi presentati nel 2023 per condizioni di vita degradanti sono stati 10mila, più della metà accolti. Lo racconta Antigone, nell’ultimo dossier pubblicato oggi.
Gli Ipm sovraffollati
Erano 406 i minori negli istituti penitenziari a giugno del 2023, sono 529 adesso, per 496 posti ufficialmente disponibili, dicono i numeri diffusi dal Garante nazionale delle persone detenute. Sovraffollamento del 106,65%. E i reclusi, aggiunge Antigone, sarebbero anche di più se non fosse per la pratica, resa più facile dal decreto Caivano, di trasferire nelle carceri per adulti chi ha compiuto la maggiore età pur avendo commesso il reato da minorenne, interrompendo la relazione educativa. Pur non considerando la parentesi della pandemia che ha visto i numeri abbassarsi per motivi di eccezionalità (alla fine del 2020 i giovani detenuti erano 278), i numeri delle presenze stanno rapidamente salendo: al 31 dicembre 2019 gli Ipm ospitavano 369 ragazzi. Più della metà sono stranieri, quasi tutti provenienti dal Nord Africa, molti quelli non accompagnati, che incrociano il carcere per la mancanza di strutture di accoglienza esterne che li costringe a una vita di strada. Abbondante l’utilizzo, testimoniato, di psicofarmaci.
Quasi un terzo delle carceri fuori norma
Tra gli adulti il sovraffollamento è del 130,4 per cento (con il record di Milano San Vittore: 224,78%). Perché a livello nazionale i detenuti sono 61.246 per 46.953 posti disponibili. Sono ormai solo 38 su 190 gli istituti non sovraffollati. I dati aggiornati, rispetto a quelli di Antigone, li ha dati in Parlamento il garante Maurizio D’Ettore.
Troppo pochi gli agenti di penitenziaria: l’organico presente è l’84,97% dell’organico previsto. Mentre dalle 88 visite svolte dall’Osservatorio di Antigone negli ultimi 12 mesi risulta che nel 27,3% degli istituti visitati c’erano celle in cui non erano garantiti i 3 metri quadrati a testa di spazio calpestabile.
Il sovraffollamento però, dice Antigone, non è una calamità naturale. C’è, sostiene l’associazione, una responsabilità politica: “Di fronte ad eventi di cronaca, sempre catalogati come ‘emergenze’, l’attuale governo ha adottato una risposta di stampo securitario e repressivo con l’emanazione di decreti legge o proposte di legge che cercherebbero di risolvere l’insicurezza sociale percepita con l’introduzione di molte nuove fattispecie di reato e l’incremento del ricorso alla custodia cautelare. Misure che colpiscono prevalentemente le fasce di popolazione più vulnerabili (minori, tossicodipendenti, appartenenti a minoranze etniche) e aggravano peraltro il tasso di sovraffollamento carcerario e le condizioni di vita detentive, già al di sotto di standard adeguati”.
Peggio perché, attacca Antigone, alle porte c’è una nuova ondata di affollamento qualora passasse il nuovo pacchetto sicurezza che punisce, tra l’altro, la disobbedienza e la resistenza passiva: verrebbe arrestato anche Gandhi”, sostiene l’associazione
Condizioni di vita degradanti: più della metà dei ricorsi accolti
Con la sentenza “Torreggiani” nel 2013 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea, giudicando che le condizioni di vita dei detenuti inumane e degradanti. In quell’occasione l’Italia ha introdotto un risarcimento (un giorno di sconto di pena ogni 10 giorni di violazione o 8 euro al giorno se non si è più reclusi) per chi ha subito in carcere un trattamento ingiusto. Nel 2023 sono arrivate agli uffici di sorveglianza italiani 9.574 istanze per sconti di pena. Ne sono state decise 8.234 e di queste 4.731, il 57,5%, sono state accolte.
In queste condizioni, nei primi sei mesi del 2024, rispetto allo scorso anno, sono aumentati gli atti di autolesionismo (184 in più), le colluttazioni (+174), le rivolte (+348), i suicidi e i tentati suicidi (17 e 73 in più), le aggressioni alla penitenziaria.
Le storie: “A 50 gradi senza ventilatore. Dal bidet escono i topi”
“Oggi mio figlio mi ha chiamata e mi ha detto che stanno tenendo i detenuti chiusi nelle celle quasi tutto il giorno, con 50 gradi e senza ventilatori e stanotte mio figlio che soffre di asma si è sentito male e nessuno gli ha aperto. La situazione è al limite”, ha raccontato ad Antigone la mamma di un detenuto nel carcere di Milano Opera.
E ancora, da Agrigento: “Siamo tre detenute in cella, il bidet viene usato sia per lavarci che per pulire le stoviglie. Le docce sono in comune e ne funziona solo una su due per 15 detenute in sezione. Siamo invase da blatte e formiche. Dal bidet fuoriescono i topi. I materassi sono pieni di muffa. Spesso e volentieri siamo senza acqua e luce. I ventilatori li abbiamo comprati a nostre spese. Non abbiamo mai accesso alla biblioteca. Non ci sono corsi da frequentare. Non c’è nessuna attività. Noi donne non siamo considerate da nessuno, siamo all’abbandono”.
Nel carcere di Avellino, al momento della visita di Antigone, l’acqua corrente non era disponibile dalle 22 alle 6 del mattino. Nella sezione femminile, le finestre erano schermate dal plexiglass, impedendo così il passaggio d’aria. Nella settima sezione dell’istituto di Regina Coeli le celle sono piccolissime e ospitano 2 o 3 persone su un unico letto a castello; il wc e il lavandino si trovano in una piccola stanza adiacente senza intimità. La presenza di scarafaggi e di cimici da letto è stata rilevata rispettivamente presso le Case Circondariali di Bologna e di Pavia. In particolare, presso la sezione di isolamento e l’area psichiatrica di quest’ultimo istituto, gli Osservatori di Antigone hanno constatato condizioni igienico-sanitarie inaccettabili, aggravate dal caldo e dal sovraffollamento.
Le proposte di Antigone
Tra le proposte lanciate da Antigone per svuotare le carceri e riportare la dignità dei detenuti all’interno delle carceri c’è l’aumento a 75 giorni della liberazione anticipata per semestre, telefonate quotidiane, ventilatori in ogni cella, l’assunzione di mille mediatori culturali e altrettanti educatori, moltiplicare la presenza di psichiatri e medici, chiudere le sezioni di isolamento.
(da agenzie)
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Luglio 23rd, 2024 Riccardo Fucile
SEI SOTTO ACCUSA TRA GUARDIA DI FINANZA E GUARDIA COSTIERA PER STRAGE COME CONSEGUENZA DI ALTRO REATO, OMISSIONE DI ATTI D’UFFICIO E FALSO
Falso, omissione in atto d’ufficio e strage come conseguenza di altro reato i capi di imputazione per i quali la procura della repubblica di Crotone ha deciso di chiedere il rinvio a giudizio dei sei indagato, come anticipato da Repubblica diversi mesi fa.
Il processo per mancati soccorsi
Ci sarà dunque un processo per i mancati soccorsi al caicco naufragato a Cutro il 26 febbraio del 2023. Il pm di Crotone Pasquale Festa, che qualche settimana fa aveva chiesto una proroga di indagine, ha firmato la chiusura del fascicolo depositando migliaia di pagine di consulenza, e in queste ore sono in corso le notifiche agli indagati.
L’abbandono delle ricerche
Diversi i livelli di responsabilità, maggiori per la guardia di finanza che quella sera decise di rientrare in porto abbandonando le ricerche del caicco senza avvertire la guardia costiera che aveva mezzi più adatti alle condizioni meteo proibitive e poi falsificando i diari di bordo di quella notte
Un naufragio che si poteva evitare
Quel naufragio dunque si poteva evitare, soprattutto se qualcuno avesse dichiarato l’evento Sar che avrebbe fatto scattare l’intervento obbligatorio della Guardia costiera che quella notte, pur sapendo che era in corso un’operazione cosiddetta di law enforcement della Finanza sul caicco segnalato ore prima da Frontex, non si mosse anche se le condizioni meteo erano proibitive.
Le comunicazioni sbagliate
Toccava a chi era in servizio quella notte alla sala operativa della Finanza a Vibo Valentia avvertire la guardia Costiera e invece la comunicazione inviata era stata fallace. Fu comunicato che un mezzo della Finanza attendeva il caicco a due-tre miglia dalla costa ma non era vero. Il mezzo era rientrato per il maltempo e anche quando il radar della guardia di Finanza individuò il caicco ormai quasi arrivato nessuno intervenne. Fu così che si schiantò sulla secca di Cutro.
I ritardi a terra
Un secondo capitolo dei ritardi riguarda poi quello dei soccorsi a terra, anche lì tardivi nonostante ormai in tanti sapessero che il barcone carico di migranti stava per arrivare.
(da agenzie)
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Luglio 23rd, 2024 Riccardo Fucile
HANNO FOMENTATO QUESTA FECCIA UMANA, ORA SE LA GODANO
In attesa di attaccare Kamala Harris, americana di origine per metà nera (padre giamaicano) per metà indiana, suprematisti bianchi e cospirazionisti dell’estrema destra Usa scaldano i muscoli mettendo nel mirino la moglie del vice di Trump, JD Vance: Usha Chilukuri Vance, induista, figlia di due immigrati indiani, viene considerata una pericolosa falla nella politica di difesa dell’identità bianca e cristiana degli Stati Uniti che è stata fin qui una cifra del trumpismo.
Nick Fuentes, un attivista del suprematismo bianco che è stato ricevuto due anni fa da Donald Trump a Mar-a-Lago, ha rilanciato dal suo podcast la teoria della “grande sostituzione” (la congiura per sostituire, in Occidente, la maggioranza bianca con una di colore grazie a massicci flussi migratori) aggiungendo «non mi aspetto che un tizio con una moglie indiana sostenga l’identità bianca».
Poi un’accusa più diretta: «La grande sostituzione in America ed Europa avanza non solo con gli immigrati, ma anche con i matrimoni interrazziali: che famiglia è questa con una madre che non è cristiana?»
Stew Peters, commentatore ultraconservatore che si è conquistato un grosso seguito diffondendo teorie cospirative arriva a sostenere che «un colpo di Stato indiano sta maturando proprio qui nel nostro Paese, davanti ai nostri occhi».
Un’altra nota attivista, Jaden McNeil ha pubblicato una foto della famiglia Vance – JD, Usha e i tre figli, Evan, Vivek e Mirabel – con un commento sarcastico: «Uno con una famiglia così farà sicuramente una lotta dura all’immigrazione».
Sono posizione estreme: il partito repubblicano è già sceso in campo per condannarle. Ma rispecchiano umori presenti in buona parte della destra conservatrice Usa. Basta pensare che, quando Vivek Ramaswamy si candidò per la Casa Bianca, dovette fronteggiare l’ostilità di personaggi come la celebre opinionista ultrà, Ann Coulter: «Non ti voterei mai perché sei indiano», anche se Ramaswamy è un americano nato negli Usa.
“Stop AAPI Hate”, l’organizzazione che combatte contro i crimini d’odio dei quali sono stati vittima negli ultimi anni molti americani di origine asiatica, è in allarme e rivolge appelli: teme che suprematisti e complottisti infuriati per l’emergere di Kamala e Usha sotto i riflettori nazionali, lancino rappresaglie violente contro Asian Americans scelti a caso.
(da agenzie)
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Luglio 23rd, 2024 Riccardo Fucile
“RECLUTATE PERSONALE CONTRO GLI INCENDI, SIAMO IN POCHI”§
«Questo sono io alla fine di una giornata di fuoco iniziata molto presto e qui sono quasi le 20 subito dopo l’azione di controfuoco del GAUF del Corpo Forestale, azione che ha bloccato le fiamme poco prima che investissero l’abitato di Orotelli».
Inizia così il post di Franco Casula, diventato virale sui social. Il forestale posta uno scatto di fine lavoro e scrive: «Leggerete nei commenti tanti grazie e molta riconoscenza. Ribadisco ciò che ho scritto lì, la miglior riconoscenza che la Sardegna può mostrare per queste azioni è reclutare personale in CFVA e Forestas. Siamo davvero in gravissima carenza di personale. Ricondividetela».
«Grandi, solo chi interviene per ore o giorni interi a cercare di limitare i danni toccando direttamente la disperazione della gente può capire la forza di volontà e la stanchezza conseguente ad un intervento su un incendio», è uno dei tanti commenti allo scatto. Intanto continuano i roghi nell’isola. Oggi un incendio sta devastando i sughereti e i terreni agricoli nel territorio di Pozzomaggiore, nel nord Sardegna. Le fiamme si sono sviluppate ieri sera e a tarda notte il rogo sembrava domato. Stamattina alcuni focolai, alimentati dal forte vento di maestrale, hanno ridato vita all’incendio costringendo il corpo forestale, i barracelli di Pozzomaggiore, Bonorva e Semestene e i vigili del fuoco ulteriori ore di lavoro. La protezione civile regionale ha inviato nel primo pomeriggio sul posto due Canadair di base a Olbia e un elicottero Super Puma decollato da Fenosu (Oristano). Il sindaco di Pozzomaggiore, Mariano Soro, ha riunito il Coc della protezione civile già dai primi focolai e sta seguendo l’evolversi della situazione. Questo è solo uno dei 30 incendi che interessa l’isola nelle ultime 48 ore.
L’assessora Laconi dopo i 30 roghi: «Impossibile per ora contare i danni»
«La macchina antincendi della Regione Sardegna sta dando risposte a tutte le chiamate di incendi ma la situazione di questi giorni è molto critica. E’ però ancora impossibile fare una stima di danni perché si sta ancora operando sul campo e l’unico dato, ancora da certificare, è che nell’incendio di Orotelli (nel Nuorese, ndr) sono andati in fumo circa 400 ettari di territorio», ha dichiarato all’ANSA l’assessora regionale dell’Ambiente Rosanna Laconi, in merito a stime circolate nel primo pomeriggio e dopo che ieri si erano verificati circa una trentina di roghi in tutta l’Isola. «Tutta la flotta regionale è stata concentrata sui roghi, altrimenti avremmo avuto situazioni ancora peggiori – aggiunge – una grossa mano arriva poi dalla flotta nazionale: tutti i giorni arrivano Canadair in più. Inoltre un grosso impegno viene profuso anche dalle squadre a terra. Certo – osserva – c’è la necessità di un potenziamento e stiamo lavorando per le assunzioni nel corpo forestale regionale e nell’Agenzia Forestas».
(da Open)
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Luglio 23rd, 2024 Riccardo Fucile
SEGNALE CHE IL POPOLO DEMOCRATICO STA RISPONDENDO OLTRE OGNI ASPETTATIVA AGLI ENDORSEMENT DEI MASSIMI ESPONENTI DEL PARTITO
Future Forward, il super Pac di punta nato per appoggiare la campagna Biden-Harris, ha ricevuto impegni per 150 milioni di dollari da parte dei principali donatori democratici. Un successo, perché sono stati raccolti nelle 24 ore dopo che il presidente Joe Biden ha annunciato il ritiro dalla corsa.
A riportarlo è Politico. Nelle casse effettivi sono stati raccolti già quasi 50 milioni di dollari dall’annuncio del ritiro. E decine di milioni in più sono stati raccolti tramite ActBlue, la piattaforma di raccolta democratica, il che suggerisce che anche le campagne down-ballot (ovvero gli endorsement dei vari leader dem a Harris) stanno avendo una spinta.
Il boom di contributi dà alla vicepresidente Kamala Harris, che ha l’endorsement di Biden come successore, così un enorme impulso per la campagna presidenziale.
Future Forward aveva già a disposizione 122 milioni di dollari alla fine di giugno, secondo i documenti della commissione elettorale federale. «Future Forward continuerà a lavorare per assicurarsi che Donald Trump venga sconfitto in queste elezioni e che queste pericolose conseguenze non vengano mai avvertite dal popolo americano», ha dichiarato un assistente senior di Future Forward in una dichiarazione a Politico. L’associazione aveva già riservato 250 milioni di dollari per la pubblicità televisiva e digitale all’inizio di quest’anno.
(da agenzie)
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