Luglio 26th, 2024 Riccardo Fucile
IN POLE C’E’ LA TAPPABUCHI ELISABETTA BELLONI – MA “IO SO’ GIORGIA”, ORMAI CERTA CHE DA URSULA VON DER LEYEN OTTERRÀ AL MASSIMO UN COMMISSARIO-STRAPUNTINO (“MEDITERRANEO”), È SEMPRE PIÙ CONVINTA CHE FITTO È L’UNICO CHE PUÒ PORTARE TERMINE LA SCOMMESSA DEL PNRR. E NELLO STESSO TEMPO EVITEREBBE, CON I DUE ALLEATI SUL PIEDE DI GUERRA, UN PERICOLOSO SUPER-RIMPASTO NEL GOVERNO
I guai sono davvero come le ciliegie: una ne tira un’altra. Non bastava alla Melona di trovarsi una maggioranza di governo che fa impallidire i vortici del triangolo delle Bermude: la Rai infiamma il duello tra Lega e Fratelli d’Italia, l’Autonomia differenziata scatena Forza Italia contro la Lega, il premierato della Ducetta fa schifo sia Forza Italia che alla Lega, eccetera.
Fiato alle trombe! Ora gli scazzi divampano anche nel suo partito.
Quel fuoco di Puglia di Raffaele Fitto è andato su tutte le furie quando oggi ha letto sulle pagine meloniane de “Il Tempo” in cui il suo nome potrebbe saltare dalla casella di commissario europeo (di secondo piano). In pole c’è la tappabuchi Elisabetta Belloni, destinata il prossimo anno, per scadenza del mandato, a lasciare la poltrona di capo dei Servizi (il sostituto dell’ambasciatrice dipende molto da chi Palazzo Chigi sceglierà come vicedirettore: gira il nome di Del Deo, uscito sconfitto per la direzione dell’Aisi).
”C’è più di qualche possibilità – scrive Leonardo Ventura sulle pagine edite da Antonio Angelucci – “che delle due caselle destinate al nostro Paese ne resti soltanto una. Motivo per cui un nome fra il ministro del Pnrr Raffaele Fitto e il capo dei Servizi Elisabetta Belloni potrebbe saltare. In tale ottica il nome a essere sacrificato, come dicono i rumors di palazzo, sarebbe quello del ministro al Pnrr Raffaele Fitto. Salgono, al contrario, le quotazioni del capo dei Servizi Elisabetta Belloni”.
Parole come pallottole per Fitto che sogna da tempo di fare le valigie, trovarsi casa a Bruxelles e lasciarsi alle spalle le mille rogne delle scadenze del PNRR, una più difficile dell’altra. Ma “Io so’ Giorgia”, ormai certa che da Ursula von der Leyen otterrà al massimo il piatto di lenticchie di un commissario-strapuntino, senza importanti deleghe economiche, tipo “Mediterraneo”, è sempre più convinta che Fitto è l’unico che può portare termine la scommessa del PNRR.
E, a sostegno del buio fitto su Fitto commissario, “Il Tempo” aggiunge maligno: “Questa, d’altronde, sarebbe pure la strada per evitare un super-rimpasto nell’esecutivo di Piazza Colonna. Solitamente quando c’è una rotazione nelle caselle che contano aumentano i nemici e diminuiscono gli amici”.
(da Dagoreport)
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Luglio 26th, 2024 Riccardo Fucile
POTREBBE INNESCARSI UN EFFETTO DOMINO CHE RISCHIA DI METTERE IN DISCUSSIONE ANCHE PREMIERATO E RIFORMA DELLA GIUSTIZIA…MASSIMO FRANCO: “NELLA COALIZIONE RISPUNTA UN PROTAGONISMO DECLINATO IN TERMINI, SE NON DI OPPOSIZIONE, DI SCONTENTO ESPLICITO. CON EFFETTI NEGATIVI POTENZIALMENTE IN AUMENTO”
Lo smarcamento era in incubazione da mesi. Ma l’uscita del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, di Forza Italia, inserisce un elemento di rottura sull’autonomia regionale differenziata voluta dalla Lega.
A colpire non è solo la sua richiesta di una moratoria, di fatto un rinvio delle intese tra governo e Regioni. Occhiuto avverte che in caso di referendum, in Calabria e nel Mezzogiorno i «no» alla riforma oscillerebbero tra l’ottanta e il novanta per cento.
Non è la prima volta che dai berlusconiani, come anche da FdI, arrivano inviti alla prudenza. Ma questa volta la presa di distanze è netta. E fa capire che di rimbalzo potrebbe risultare non facile fare avanzare le tre riforme dei tre partiti della coalizione in modo indolore.
È noto che per Matteo Salvini l’approvazione dell’autonomia regionale è una sorta di polizza assicurativa contro i malumori delle sue regioni del Nord a guida leghista: malumori accentuati dalla scelta del generale Roberto Vannacci alle Europee e dal progetto per il ponte sullo Stretto di Messina.
Se monta l’ostilità del resto della maggioranza verso quella riforma, potrebbe verificarsi un effetto domino. Sarebbero messi in discussione anche il premierato della premier Giorgia Meloni, e la riforma della giustizia voluta da FI. Non che questo implichi rischi di una crisi, sebbene la Lega evochi possibili «agenti esterni» alludendo a magistratura e Ue.
È verosimile, tuttavia, che inserisca ulteriori tensioni tra forze che hanno presentato con enfasi modelli di sistema contraddittori tra loro. Le parole di Occhiuto spezzano l’apparente armonia riformatrice. Spiegare di non essere contro l’Autonomia ma criticare un’approvazione «frettolosa» significa dare spazio alle polemiche delle opposizioni sulle forzature del governo.
E sostenere che sarebbe rifiutata da un Mezzogiorno già impoverito rivela timori diffusi tra FdI e FI. Costringe i gruppi dirigenti nazionali a fare i conti con una situazione di malessere sociale diffuso. C’è anche da chiedersi come mai proprio adesso riemergano resistenze tenute sotto controllo a lungo.
L’impressione è che siano la spia di un indebolimento dell’immagine dell’esecutivo. Siccità nel Sud, crolli a Scampia, critiche di Licia Ronzulli di FI sulle misure del governo per ridurre le liste di attesa nella sanità, e anche divisioni nell’Ue, sono una miscela corrosiva. Nella coalizione rispunta tra alleati un protagonismo declinato in termini, se non di opposizione, di scontento esplicito. Con effetti negativi potenzialmente in aumento.
(da Il Corriere della Sera)
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Luglio 26th, 2024 Riccardo Fucile
“L’AUTONOMIA NON È AVVERTITA COME UNA PRIORITÀ E SUI DIRITTI CIVILI DOBBIAMO ASCOLTARE MARINA BERLUSCONI”
“Sui diritti civili? Dobbiamo ascoltare Marina Berlusconi. Sulle carceri? Come la giustizia sono una nostra battaglia storica. Su taxi e Ncc? Dobbiamo scardinare le corporazioni. L’autonomia differenziata della Lega? Serve una moratoria in attesa della definizione dei Lep”, dice Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria e vicesegretario di Forza Italia.
Fa capire che il partito di Antonio Tajani, forte anche del 10 per cento alle europee, del sorpasso sulla Lega, ha intenzione di far sentire la sua voce al governo. Una voce liberale.
Marina e Pier Silvio hanno commissariato Tajani?
“Sono ricostruzioni lunari. Dopo la morte di Berlusconi tutti dicevano che saremmo scomparsi e invece grazie ad Antonio siamo gli unici in crescita, poi è chiaro che se i figli di Berlusconi volessero scendere in campo al fianco di Tajani sarebbe una grande opportunità per tutto il partito, e anche per lui”.
In campo ancora non sono scesi, ma suggeriscono.
“Senz’altro, e fanno bene. Sui diritti civili ad esempio dobbiamo essere più smart”.
Occhiuto intanto continua la sua battaglia sull’autonomia differenziata. Oggi Roberto Calderoli farà un’informativa in Cdm, ma Occhiuto chiede già una moratoria. Cosa significa?
“Significa fermare le intese con le regioni prima della definizione dei Lep su tutte le materie. Perché nel programma di governo autonomia differenziata e definizione e finanziamento dei Lep per garantire in tutta Italia i diritti civili e sociali andavano insieme. Ma mentre l’autonomia differenziata è arrivata al traguardo sul finanziamento dei Lep siamo a caro amico”.
Calderoli le direbbe che però così per attuare l’autonomia ci vorranno dieci anni
“A maggior ragione non c’è alcuna urgenza, io capisco che è difficile definire i Lep e ancor di più difficile sarà trovare le risorse, ma questa non è una ragione per dire che l’autonomia differenziata si deve fare comunque. Personalmente ho accettato la discussione nell’ottica di attuare il Titolo V nella sua interezza: quindi autonomia differenziata per le regioni che lo desiderano, ma soprattutto obbligo di garantire a tutti i livelli essenziali di prestazione”.
La preoccupa il referendum?
“Sì, sono convinto che al sud la stragrande maggioranza dei cittadini voterà contro l’autonomia e questo risultato non sarà nemmeno ribaltato dal nord: l’autonomia non è più avvertita come una priorità dai cittadini, resta un retaggio di antiche battaglie dei gruppi dirigenti del nord”.
(da Il Foglio)
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Luglio 26th, 2024 Riccardo Fucile
L’ITALIA NON HA RICEVUTO GARANZIE SUL PORTAFOGLIO CHE LE SARÀ ASSEGNATO: RAFFAELE FITTO STAREBBE PENSANDO DI RINUNCIARE, QUALORA NON RICEVESSE DELEGHE DI SERIE A. A QUEL PUNTO, LA SORA GIORGIA HA PRONTO IL PIANO B, CIOE’ BELLONI
Ursula von der Leyen ha preso carta e penna e ha scritto a tutti gli Stati Membri, invitandoli ad accelerare il processo di selezione dei commissari. La presidente della Commissione chiede a tutti i Paesi due nominativi: un uomo e una donna.
Giorgia Meloni ha da tempo chiarito che intende proporre Raffaele Fitto, ma l’ex governatore della Puglia ha davanti a sé più di un ostacolo sulla strada per Bruxelles.
Innanzitutto, non è detto che il ministro originario di Maglie riesca a superare il tosto esame del Parlamento europeo: la sua conoscenza dell’inglese è maccheronica, e aleggia il precedente di Rocco Buttiglione (giubilato a Strasburgo nel 2004).
Inoltre, Ursula non ha dato garanzie a Giorgia Meloni sul portafoglio da assegnare: dopo il voto contrario della Ducetta alla sua rielezione, la von der Leyen non ha intenzione di fare favori alla Regina della Garbatella.
E così, Fitto, che in Italia ha il delicatissimo incarico di tenere i cordoni del Pnrr, starebbe pensando di rinunciare qualora gli euro-poteri rifilassero all’Italia un portafoglio di serie B (varie ed eventuali). A quel punto, meglio starsene seduto sulla montagna di miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Se Fitto dovesse rinunciare, la Melona ha il piano B, come Belloni.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha mandato questa mattina (ieri, ndR) una lettera ai 27 Paesi membri chiedendo loro indicare “i nomi dei candidati al posto di commissario”. Lo fa sapere il suo portavoce, precisando che la scadenza per la risposta dei governi è fissata al 30 agosto.
(da Dagoreport)
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Luglio 26th, 2024 Riccardo Fucile
IL SISTEMA E’ MARCIO ALLA RADICE, FA FINTA DI INDIGNARSI MA NON VEDE L’ORA DI TORNARE ALLA “NORMALITA'”
L’Italia del “dopo”, l’Italia delle lacrime di coccodrillo, l’Italia che si commuove solo davanti a un cadavere. Eccola qui, fotografata impietosamente dai blitz di carabinieri, Ispettorato del Lavoro e Inps nelle campagne da Nord a Sud. Un mese dopo la morte di Satnam Singh, bracciante indiano lasciato agonizzante nei campi dell’agro pontino, arriva la pantomima della legalità. Come sempre, troppo tardi e troppo poco.
I numeri parlano chiaro: su 109 aziende controllate, 62 irregolari. Su 505 lavoratori, 236 fuorilegge. Tre minorenni sfruttati, 136 extracomunitari usati come carne da macello. E 64 “fantasmi”, completamente in nero. Ma la vera perla è la corsa alla regolarizzazione a Latina: 143 lavoratori assunti all’improvviso, guarda caso proprio dopo la morte di Singh. Come dire: “Tranquilli, abbiamo capito la lezione”. Peccato che la lezione duri quanto un lampo estivo.
Perché l’Italia è il Paese dei fuochi di paglia, delle indignazioni momentanee, delle soluzioni posticce. Un Paese che si sveglia solo quando il sangue macchia i campi, per poi tornare a dormire beato nel suo letto di illegalità e sfruttamento. E così, mentre a Mantova e Caserta oltre il 70% delle aziende sono irregolari, mentre a Foggia si sospendono 5 aziende su 16, il ministro parla solo di “mele marce”. Ma la verità è che il sistema è marcio alla radice. Un sistema che fa finta di indignarsi, di correre ai ripari ma che in realtà non vede l’ora di tornare alla “normalità” dello sfruttamento. Se ci scapperà il morto ancora si ripartirà da capo.
(da lanotiziagiornale.it)
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Luglio 26th, 2024 Riccardo Fucile
COME LE BRIOCHE DI MARIA ANTONIETTA
Come le proverbiali brioche di Maria Antonietta, i commissari straordinari del governo. Per ogni emergenza o problema di difficile gestione, arriva puntuale l’annuncio.
Non c’è acqua? Ecco un commissario. Dobbiamo dare un segnale ai nostri elettori sugli sbarchi dei migranti? Diamogli un commissario. I Campi flegrei tremano? Subito un commissario. E le alluvioni, i terremoti? Per forza, un commissario. La situazione nelle carceri è “indecorosa” (Sergio Mattarella), il caldo, le blatte e la mancanza di spazio seviziano i detenuti, i suicidi di reclusi e agenti sono uno stillicidio quasi quotidiano? Diamogli un commissario.
Ma un commissario per fare che? Costruire carceri nuove – questo il mandato – riqualificare gli edifici in disuso. Ma una soluzione non serve subito? Quanto ci vorrà? La soluzione, annunciata da un gongolante ministro Carlo Nordio, è il commissario stesso, risposta tempestiva a un problema urgente. E fa niente se la tempestività è un’illusione, la soluzione è una figurina, la risposta in realtà è un paravento per coprire la negazione di vere, possibili, risposte.
Il governo Meloni e i sessanta commissari
A questo punto è doveroso aprire una parentesi. Per spiegare che no, i commissari straordinari non sono un’invenzione di Giorgia Meloni e soci. La figura, destinata a “realizzare specifici obiettivi”, fu creata da una legge del 1988 e replicata decine di volte nei più diversi ambiti, anche grazie a specifiche norme di settore. Risale ad esempio al 2007 la creazione di un Commissario straordinario del governo per le persone scomparse, carica rinnovata nel 2023 dalla premier con la nomina di Maria Luisa Pellizzari. E, per avere un termine di paragone, si può ricordare che nel novembre 2020 il governo Conte 2 vantava ben trentadue commissari, tra cui spiccava Domenico Arcuri, per la gestione dell’emergenza Covid, operativo fino a che l’anno dopo il governo Draghi non lo sostituì con Francesco Paolo Figliuolo, il generalissimo che poi Meloni avrebbe nominato commissario per la ricostruzione dopo l’alluvione in Emilia Romagna.
Fatta la premessa, torniamo all’oggi. Se con Conte i commissari erano trentadue, Meloni raddoppia. Il sito di Palazzo Chigi certifica cinquantotto plenipotenziari di nomina governativa (inclusi quelli per le emergenze locali, che spesso sono gli stessi presidenti di Regione). Alcuni pagati, altri no. Alcuni con possibilità di agire con poteri in deroga dalle norme ordinarie, altri no.
A loro vanno aggiunti, solo nell’ultimo mese (sul sito ufficiale ancora non figurano), altri due commissari straordinari: l’ingegnere Fulvio Maria Soccodato dovrà occuparsi dell’attuazione degli interventi pubblici nell’area dei Campi Flegrei e un altro dirigente (dopo il via libera definitivo alla norma si conoscerà il nome) dovrà gestire l’edilizia carceraria. In totale: sessanta.
Sessanta commissari nominati dal governo Meloni (anche se l’elenco di Palazzo Chigi, aggiornato a luglio, presenta qualche anomalia). E fa niente se a lungo si è discusso dell’opportunità di nominarne uno per l’immigrazione (Valerio Valenti è andato in pensione a dicembre, ora c’è Laura Lega a capo del dipartimento immigrazione del Viminale). E pazienza se intanto gli otto commissari nelle diverse Regioni per le Zes, le Zone economiche speciali, sono stati ‘cancellati’ dalla scelta di creare una Zes unica (ma – mistero – figurano come ancora in carica sul sito del governo) e intanto il meccanismo della Zes si è pure inceppato sul tax credit. E chissà che sta facendo il commissario “per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica” Nicola Dell’Acqua (sì, si chiama così), mentre noi leggiamo dei disastrosi effetti nel Sud Italia della siccità.
Nordio: “Un piano a medio termine, se non a lungo termine”
Ma torniamo alle carceri. Nell’anno dei record, mentre i penitenziari esplodono e i suicidi aumentano, Meloni e Nordio, ma anche Matteo Salvini, non vogliono sentir parlare della possibilità di dare sollievo ai penitenziari con misure d’urgenza, come quella proposta da Roberto Giachetti, di aumentare i giorni per la liberazione anticipata. Forza Italia ha provato a insistere, a mediare, ma poi ha ceduto: il decreto svuota carceri del ministro Nordio, provvedimento pensato per smentire l’inerzia del governo e ora in via di approvazione in Parlamento, resta poco più di un palliativo, una misura pressoché inutile nell’immediato. Ma serviva un segnale di attivismo, di fronte alle richieste insistenti, agli allarmi angoscianti. Ecco allora in Senato spuntare un emendamento del governo per istituire un commissario. E dare concretezza alla solita risposta della destra: più carceri, non meno detenuti. Ma è davvero una risposta concreta, tempestiva?
La risposta è nelle parole di Nordio (17 luglio, Camera dei deputati): “Il commissario avrà il compito di attuare in tempi brevissimi il piano nazionale di interventi per l’aumento di posti detentivi e per nuovi alloggi destinati al personale della polizia penitenziaria. Questo programma edilizio sarà imponente e realizzato speditamente. È un piano a medio termine se non a lungo termine”.
Tempi medi, se non lunghi. Mentre le carceri scoppiano. Abbiate pazienza, risponde il ministro e ci saranno nuovi spazi. Quando, non è dato sapere. Ma il commissario arriva subito, per carità.
(da Repubblica.it)
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Luglio 26th, 2024 Riccardo Fucile
“I REPUBBLICANI SEMBRANO IMPROVVISAMENTE E STRANAMENTE ESSERE IN RITARDO, COME SE NON PENSASSERO CHE QUESTO POTESSE ACCADERE. ORA TRUMP E IL GOP POTREBBERO PERDERE”
La partenza forte della vicepresidente sembra aver colto di sorpresa il GOP e la campagna di Trump – scrive il WSJ nel suo editoriale
I democratici sono di nuovo pieni di energia e si schierano a favore di Kamala Harris come Presidente, il che non sorprende dopo le settimane di sconforto per il Presidente Biden.
Tuttavia, i repubblicani sembrano improvvisamente e stranamente essere in ritardo, come se non pensassero che questo potesse accadere. Gli Stati Uniti hanno ora una corsa presidenziale che Donald Trump e il GOP potrebbero perdere.
La Harris sta abilmente presentando la campagna come il futuro contro il passato, una nuova generazione contro la vecchia, contrapponendo la sua relativa giovinezza all’età di 59 anni al 78enne Trump. Questo ha spesso funzionato per i democratici: ricordiamo JFK, Bill Clinton e Barack Obama. Nikki Haley aveva avvertito i repubblicani che il primo partito a scegliere un candidato della nuova generazione avrebbe avuto un vantaggio politico quest’anno, ed eccoci qui.
L’esplosione dell’entusiasmo democratico ha indotto il sondaggista di Trump, Tony Fabrizio, a pubblicare martedì una nota pubblica in cui avverte dell’imminente “luna di miele di Harris” nei sondaggi. Ha detto che si tratta di un fenomeno previsto e che non c’è da preoccuparsi.
Ma una simile ammissione è molto insolita per una campagna che non ammette mai uno svantaggio nei sondaggi. Ciò suggerisce che la campagna sa che il divario di entusiasmo che aveva favorito i repubblicani potrebbe essere svanito.
L’enigma è perché tutto questo sembra aver confuso i repubblicani. Si stanno arrampicando su linee di attacco che probabilmente non funzionano o sono controproducenti. Un argomento sbagliato è che la signora Harris è “un candidato DEI (diversity, equity, and inclusion
Un altro errore è quello di affermare che Biden dovrebbe dimettersi ora, visto che non è in corsa per la rielezione. Gli elettori sanno distinguere tra i prossimi sei mesi e i prossimi quattro anni, e in ogni caso Biden è ormai un uomo di ieri. . L’accusa alla signora Harris di essere senza figli è un’altra nota stonata.
Alcuni repubblicani pensano di poter vincere dipingendo la signora Harris come “strana”, come se la sua risata fosse squalificante. Ma questo funziona solo se il candidato si presta alla critica. Finora sul palco si sta comportando meglio di quanto abbia fatto nel 2019 o nei primi giorni da vicepresidente. Troppi repubblicani sembrano essersi bevuti le affermazioni trionfali della stampa conservatrice secondo cui la signora Harris non può vincere. L’eccesso di fiducia dei media è una delle cause delle sconfitte.
L’inciampo del GOP suggerisce che il partito non credeva che i democratici avrebbero fatto un cambio di candidato. Ma quando l’establishment democratico prende una decisione, si muove con spietata rapidità per preservare il proprio potere. Mettere da parte Biden così tardi nella campagna è stato storico, ma non è stata una sorpresa.
Una carta vincente sarà la performance dei candidati, soprattutto nei dibattiti. Trump ha sconfitto il decadente Joe Biden con una passeggiata, ma con la signora Harris non sarà così facile. L’ex presidente dovrà far valere le proprie ragioni sulla politica, piuttosto che sugli insulti personali, e questo non è il suo punto di forza. La gara è ormai competitiva.
(da “Wall Street Journal”)
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Luglio 26th, 2024 Riccardo Fucile
NELLE VECCHIE INTERVISTE ABBRACCIAVA TEORIE COMPLOTTISTE SULL’ELITE DI PERVERTITI SESSUALI CHE CONTROLLOREBBE L’AMERICA E ATTACCAVA LE COPPIE SENZA FIGLI: “IL LORO DIRITTO DI VOTO ANDREBBE LIMITATO”
Nove giorni fa, quando pronunciò alla convention repubblicana il suo discorso da candidato vicepresidente, J.D. Vance fu molto più brillante e presidenziale di Donald Trump
Il ritiro, domenica, di Biden ha cambiato tutto: con Kamala che ora potrà energizzare l’elettorato femminile, quello meno favorevole a Trump, e con la probabile scelta di un vice bianco dell’interno dell’America per aiutare i democratici a recuperare terreno tra i centristi di Stati decisivi come Pennsylvania, Wisconsin, Michigan e Arizona, l’immagine di Vance è mutata: da «Capitan futuro» a un lusso che Trump si è concesso per eccesso di sicurezza.
Un lusso che potrebbe diventare addirittura una palla al piede, viste le posizioni estreme di Vance su molti temi: quelle note, come la sua radicale opposizione non solo all’aborto ma anche al divorzio, frutto avvelenato del femminismo, con le donne invitate a non violare la sacralità del matrimonio nemmeno se vittime di un marito violento.
E quelle meno note come il video di un suo discorso del 2021 a porte chiuse al meeting di Teneo Network, un’associazione di giovani arciconservatori, pubblicato da ProPublica (e disponibile in rete): «Il demonio è una realtà, si sta diffondendo nella società americana».
E poi, «ascoltate gente non convenzionale che, però, dice la verità come Alex Jones», il cospirazionista di Infowars condannato, tra l’altro, per aver calunniato i genitori dei bimbi uccisi nella strage di Sandy Hook: attori che piangevano un massacro mai avvenuto. Con JD che sembra pensare, come Jones, che un’élite finanziaria mondiale di pervertiti sessuali controlla l’America .
“Le assicuro che se le donne senza figli e con gatti governassero davvero, questo paese sarebbe in condizioni significativamente migliori di quanto sarebbe se vincesse lei e il suo partito”: contro le dichiarazioni rilasciate nel 2021 – e riaffiorate ora – dal vice di Donald Trump, J.D. Vance, scende in campo con una lettera aperta anche Margaret Henoch, un’ex alta dirigente della Cia distintasi (e premiata) per l’analisi sugli armamenti sovietici e per essere stata l’unica nell’ agenzia a negare l’accusa che Saddam Hussein aveva armi biologiche.
Henoch contesta le parole di Vance, secondo cui Washington è gestita da donne senza figli e con gatti, infelici delle loro vite.
“Mi permetto di dissentire. Questa affermazione è spazzatura assoluta. Io lo so bene, sono a Washington da decenni e le donne hanno dovuto lottare per ogni opportunità di avanzare. E le donne che svolgono lavori importanti in generale hanno figli. Quanto ai gatti, non ne sono sicura”.
(da Il Corriere della Sera)
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Luglio 26th, 2024 Riccardo Fucile
DURANTE UN’UDIENZA ALLA COMMISSIONE GIUDIZIARIA DELLA CAMERA A WASHINGTON, HA SOSTENUTO CHE TRUMP POTREBBE ESSERE STATO COLPITO ALL’ORECCHIO DA UNA SCHEGGIA… UNA RICOSTRUZIONE CHE SMONTA LE PAROLE DEL PUZZONE CHE AVEVA RACCONTATO DI AVER SENTITO IL PROIETTILE SQUARCIARGLI LA PELLE
«Ci sono alcuni dubbi sul fatto che sia stato un proiettile o una scheggia a colpire l’orecchio di Donald Trump». A dirlo è Christopher Wray, direttore dell’Fbi. Ha sollevato la sua perplessità sul fatto che l’ex presidente sia stato effettivamente ferito da una pallottola durante il tentato assassinio
Durante un’udienza tenutasi a Washington mercoledì, davanti alla commissione giudiziaria della Camera, ha dichiarato ai legislatori che non era chiaro cosa avesse causato esattamente la ferita all’orecchio durante la sparatoria avvenuta durante il comizio elettorale di Trump a Butler, in Pennsylvania, all’inizio di questo mese. «Mentre sono seduto qui in questo momento – ha testimoniato Wray – non so se quel proiettile, oltre a causare il graffio, potrebbe anche essere atterrato da qualche altra parte».
Delle sue condizioni mediche nessun sanitario era stato autorizzato a parlare. Dopo la sparatoria, Trump stesso aveva diffuso un promemoria sulla sua guarigione, sulla medicazione operata da Ronny Jackson, ex medico della Casa Bianca e attuale rappresentante repubblicano. I professionisti sanitari, però, non hanno potuto farsi intervistare, né rilasciare dichiarazioni sulle sue condizioni.
(da La Stampa)
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