Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
LA SIGARETTA IN MANO CON DIETRO IL CARTELLO VIETATO FUMARE MENTRE ERA IN VISITA AI PENITENZIARI DI TARANTO E BRINDISI
Sarà stata colpa del social media manager anche stavolta, vai a sapere. Di sicuro la sigaretta in mano però era la sua. Piccolo caso ferragostano per il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro (Fdi).
Personaggio che in quanto a gaffe e scandali non ha nulla da invidiare a nessuno, dalla sparatoria di Capodanno alla rissa con il candidato sindaco del centrodestra nella sua Biella.
Ma comunque, ieri Delmastro è stato in visita alle case circondariali di Brindisi e Taranto, dove ha incontrato agenti della Polizia penitenziaria e dirigenti delle due strutture. Al termine del giro, ha pubblicato sul proprio profilo Instagram alcune fotografie della giornata.
In una, con dietro il cartello “vietato fumare” – com’è ovvio che sia in un qualsiasi spazio pubblico – il sottosegretario ha però una bella sigaretta accesa in mano.
Particolare che non poteva passare inosservato ed è finito su X, rilanciato dall’account @nonleggerlo. Se per un comune mortale il gesto sarebbe costato una multa salatissima, per Delmastro ovviamente nessun problema. E infatti tra i commenti si fa riferimento alla famosa battuta del marchese del Grillo interpretato da Alberto Sordi: “io so’ io e voi nun siete un ca…”
Comunque, alla fine, Delmastro ha scelto la via più facile. Non chiedere scusa o altro, ma cancellare il post social e buonanotte.
(da agenzie)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
L’ITALIA È UNO DEI TRE PAESI DELL’UE CHE NON HA COMUNICATO IL NOME DEL COMMISSARIO PRESCELTO… L’EVITA PERON DELLA GARBATELLA PUÒ TERGIVERSARE FINO AL 31 AGOSTO MA GLI EUROBUROCRATI DI BRUXELLES FANNO SPALLUCCE, SONO ORMAI ABITUATI AL MELONISMO SENZA LIMITISMO E NON NASCONDONO LA VOGLIA DI RESA DEI CONTI NEI CONFRONTI DELL’UNICO PAESE TRA I 27 DELLA UE CHE SE NE FREGA DI RATIFICARE IL MES
All’appello di Ursula von der Leyen solo tre dei 27 paesi dell’Unione Europea non hanno comunicato i nomi dei commissari prescelti. Tra i tre paesi, non poteva non brillare l’Italia dei Meloni. La proposta ricevuta da Ursula di un commissario con deleghe al Bilancio e Pnrr ha fatto rovesciare lo stomaco alla Underdog della Garbatella.
Si tratta di una delega di secondo piano, specificatamente contabile di verifica su bilanci e Pnrr degli altri paesi, che non incide sull’economia come quella ottenuta da Paolo Gentiloni.
Da par suo, la tosta Ursula ha risposte picche alla richiesta di Palazzo Chigi di un commissario “pesante” con deleghe all’Industria e Mercato Interno.
La Meloni ha tempo di tergiversare fino al 31 agosto, ma ormai a Bruxelles fanno spallucce: sono abituati al caso Meloni e non si fanno più abbindolare dalle sue smorfie con ridarella da attrice di borgata e dagli occhioni rovesciati alla Carlo Verdone. E l’euro-burocrazia non nasconde più la voglia di resa dei conti nei confronti dell’unico governo UE che non ha ratificato il Mes. E sbagliano i Giorgetti a Roma convinti di poter riconfigurare il nuovo Patto di Stabilità agganciandosi alla Francia, colpita da procedura d’infrazione al pari dell’Italia.
Intanto, Parigi ha un debito pubblico nettamente inferiore a quello “mostruoso” italiano – idem per lo spread. Secondo: Emmanuel Macron se ne fotte di un governo che presenta al suo interno un Salvini succube di Marine Le Pen. E poi il presidente francese ha altro per la testa: dar vita a un nuovo governo.
Amorale della fava: l’ex “Regina della destra europea” dovrà ingoiare un bel po’ di polvere e per ripicca quasi sicuramente lascerà al suo dicastero di Roma l’onere di sbrogliare il caos Pnrr in grave ritardo quel Raffaele Fitto tanto caro a Ursula per i suoi modi da buon democristiano – vedi come ha risolto la questione balneari, facendo incazzare metà governo.
(da Dagoreport)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
LA RILEVAZIONE NEGLI “SWINGING STATE” MOSTRA CHE LA VICEPRESIDENTE È AL 48% MENTRE IL TYCOON AL 47%
Kamala Harris è in testa, anche se di un soffio, in sette stati chiave, con Donald Trump che mantiene un vantaggio, che fino a poche settimane fa aveva in tutti gli stati quando l’avversario era ancora Joe Biden, solo in Nevada.
E’ quanto emerge dal nuovo Cook Political Report Swing State Project Survey, il sondaggio negli stati in bilico realizzato da Bsg e Gs Strategy Group, che mostra che la democratica è in testa con il 48% contro il 47% dell’ex presidente.
Si tratta quindi in pratica di testa a testa, ma i rapporti di forza appaiono nettamente cambiati dall’ultimo sondaggio del Swing State Project, pubblicato a maggio, che dava il tycoon in un vantaggio generale di 3 punti. Ora lo mantiene solo in Nevada, anche se è molto ristretto rispetto ai sei punti di vantaggio che aveva a maggio nello stato.
(da agenzie)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
LA RIFORMA AZZERA LE SENTENZE DI CASSAZIONE E CONSULTA: ESENTI DALL’IMPOSTA QUATTRO HOLDING DEL GRUPPO DI ARCORE
Un “aiutino” estivo che potrebbe servire per provare a placare i colpi di testa di Arcore. Nell’ultimo Consiglio dei ministri prima delle ferie estive il governo ha riscritto il diritto sulla tassa di successione inserendo, alla chetichella, una norma interpretativa che potrebbe favorire la famiglia Berlusconi: con il decreto legislativo che dà attuazione alla riforma fiscale, i cinque fratelli Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi potrebbero evitare di pagare il 4% su 423 dei 458 milioni che costituiscono il patrimonio netto dell’eredità del padre Silvio, morto il 12 giugno 2023. La norma si inserisce nei rapporti non proprio positivi tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la famiglia Berlusconi: il gelo è calato dopo la tassa sugli extraprofitti bancari dell’agosto 2023 e i fuori onda dell’ex compagno di Meloni, Andrea Giambruno, su Striscia La Notizia. Nelle ultime settimane, però, i figli hanno alzato la tensione: prima con un’intervista di Marina al Corriere, in cui prendeva le distanze dall’estrema destra chiedendo di essere più coraggiosi sui diritti, poi con le parole di Pier Silvio che ha fatto paventare una discesa in campo in prima persona. Mosse che non sono piaciute a Palazzo Chigi che, forse anche per provare a placare i figli, ha deciso di approvare la nuova norma nel Consiglio dei ministri del 7 agosto.
L’eventuale importo dell’imposta di successione, pari a poco meno di 12 milioni (detratti i 5 di franchigia, uno per ciascun erede) sul valore netto dell’asse ereditario calcolato dal notaio Notari di Milano, non impensierirebbe i cinque eredi. Berlusconi ha lasciato ai figli, secondo alcune analisi, asset per un valore di mercato stimato tra 4,5 e 6 miliardi. Ma a Palazzo Chigi evidentemente anche questo argent de poche è considerato utile per cercare di ristabilire relazioni meno tese con Arcore.
I problemi fiscali legati alla successione del Cavaliere erano stati identificati già il 9 luglio 2023 dal Sole 24 Ore: il Testo unico dell’imposta di successione consente un’esenzione totale se la successione riguarda, come nel caso di Berlusconi, quote di controllo di società di capitali lasciate ai propri figli in regime di comunione, sempre che gli eredi si impegnino a mantenere il controllo – e, quindi, lo stato di comunione – per almeno 5 anni. Condizione che Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi hanno accettato e fissato ufficialmente con due atti l’11 settembre scorso, entro i 3 mesi per accettare la successione senza beneficio di inventario.
Su quell’intesa però pendevano due possibili grane: l’Agenzia delle Entrate avrebbe potuto contestare agli eredi dell’impero di Arcore l’utilizzo dell’esenzione dall’imposta basandosi su due sentenze. La prima è una decisione della Corte costituzionale del 23 giugno 2020, secondo la quale non si può esercitare il beneficio d’imposta sui grandi patrimoni aziendali. La seconda è una sentenza della Cassazione del 28 febbraio 2023, secondo la quale l’esenzione non compete a chi riceve quote di partecipazione in società che non svolgono attività di impresa. Tra queste società che non esercitano attività d’impresa, che sarebbe svolta per la Cassazione “solo” dalle società partecipate, l’Agenzia delle Entrate di Monza potrebbe aver catalogato le quattro Holding Italiana del Cavaliere lasciate in eredità ai figli, che controllano il 61,21% di Fininvest, cassaforte che a sua volta ha in pancia le quote di Mediaset, Banca Mediolanum e tutto l’impero berlusconiano.
Difficile che l’Agenzia delle Entrate di Monza in questi mesi si sia lasciata scappare la possibilità di cercare di incassare l’imposta di successione su un asse di 423 milioni, in base alle norme in vigore al tempo della successione Berlusconi, vecchie di trent’anni. Ecco perché una mano amica ha riscritto ex novo, nel Decreto legislativo, il passaggio del Testo unico della successione sull’esenzione per le partecipazioni di controllo. La nuova legge non fa più distinzioni tra società che svolgono o non svolgono attività di impresa, ma riguarda tutte le quote di controllo, siano esse di società di persone o di capitali. Saltano così le obiezioni sollevate in passato dalla Cassazione a proposito delle holding non operative. Un bell’assist fiscale, l’ennesimo, regalato non solo ai cinque fratelli Berlusconi, ma a tutti gli eredi del capitalismo familiare all’italiana.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
“IN TRENO L’INCONTRO CASUALE, LEI ANDAVA A ROMA PER CURARSI, IO A BOLOGNA”
Orsago dista dodici chilometri da Conegliano. E lì bisogna andare tutti i giorni, due ore la mattina due ore il pomeriggio, all’Istituto «La Nostra Famiglia». Una terapia ungherese, dolorosa, fatta tutta di manipolazione, la chirurgia non può farci niente.
Flavio Biz è nato nel 1977 da un parto gemellare prematuro con una paresi cerebrale infantile. «Mi manca un impulso elettrico che fa muovere in maniera esatta i miei arti inferiori». Anche sua sorella gemella, Maria Teresa, ne è colpita, le serve anche oggi la sedia a rotelle ma a Flavio da bambino danno speranza; forse potrà farcela a camminare quasi normalmente. È che deve impegnarsi.
«Ma perché devo tornare domani, a farmi massacrare ancora?» si domanda continuamente, ma gli altri lo spronano, secondo lui è «l’amore» dei genitori, dei fisioterapisti. E dei libri.
Comincia ad appassionarsi da bambino, «a sette, otto anni», perché gli servono. Gli altri bambini lo prendono di mira, lo riempiono di «angherie». «I libri sono una corazza. Nei libri mi proteggevo dalle parole degli altri. Nei libri trovavo le parole per rispondere agli altri e poi ho trovato le parole per descrivere la persona che sono diventato».
È che è sempre lì, il dolore. «Non dovevo vedere la tappa del momento, ma il risultato che sarebbe arrivato dieci, dodici anni dopo. Sono stati bravi, i fisioterapisti, a darmi una motivazione rispetto all’invisibile».
Il libraio e le gambe
Flavio ce la fa. Completa il liceo classico, va a Venezia, a Cà Foscari a studiare lettere. Soprattutto, riesce a camminare. Sta in piedi, anche quindici ore, perché fa il lavapiatti, l’aiuto cuoco, per mantenersi durante gli studi. Faceva male, sì, ma era niente, rispetto a quello che aveva passato in clinica. Ancora adesso, un poco, Flavio zoppica, specie quando è più stanco.
«Ho la parte destra semiparalizzata, e la sera mi sale un dolore alla gamba. Mi ricorda sempre chi sono. Non posso andare sull’Himalaya, ma siamo in tanti a non poterci andare». Lo si vede, a Venezia, dentro la sua libreria ma anche fuori, con quella sua andatura, i baffoni, il cappellaccio nero, i libri che consiglia, sempre, e che legge, sempre. Perché insieme a Claudio Moretti e Sabina Rizzardi, Flavio è il libraio della «Marco Polo» di campo Santa Margherita: sognante, colta, militante.
L’incontro in treno
È a Venezia, ormai, ma va spesso a Orsago. «Ogni tanto con Maria Teresa vado a vedere la pallavolo a Conegliano, l’Imoco». Lo sport, sì, qualcosa che loro due non hanno potuto fare. Ma che importa. È bello vedere gli altri, emozionarsi per loro.
E poi non è vero che i libri, lo sport, siano poi così distanti; perché sempre c’è la vita, dappertutto. Le difficoltà, la speranza, l’allegria di meritarsi le cose. Gli incontri. «Saranno stati due tre anni fa».
Flavio va verso Bologna per un incontro con un gruppo di lettura. Gli hanno chiesto di parlare di un libro commuovente: «Non andartene docile in quella buona notte», un verso di Dylan Thomas preso a prestito come titolo per un romanzo dello scrittore spagnolo Ricardo Menéndez Salmón; parla della malattia e della morte del padre.
Parte in treno da Venezia e «a Mestre sale una ragazza di un metro e novanta e io mi dico guarda che stanga incredibile». Lei si siede vicino a lui, apre un libro, lui le dice che è un libraio, cominciano a chiacchierare, «io le consiglio sicuramente “Vagabondo delle Stelle” di Jack London, perché lo consiglio a tutti», lui all’inizio non la riconosce, perché lei di solito gioca con i capelli raccolti, mentre quel giorno ha «i capelli sciolti biondissimi», però poi lei gli dice che si chiama Sarah Fahr, che gioca per l’Imoco, e lui le dice che l’ha già vista dagli spalti.
Allora lei si intristisce, si arrabbia, e gli dice che sta andando a Roma perché ha avuto un infortunio, il secondo in poco tempo, «ai crociati o da qualche parte», di quelli che mettono in discussione una carriera, e lei non sa se riuscirà a giocare mai più, se tornerà quella di prima, e si commuove, e fa fatica, gli confessa che sta pensando di lasciar tutto, di smetterla con la pallavolo, che è troppo difficile.
Un racconto di coraggio
Insomma, va a finire che lui le racconta la sua storia, tutta. Tutto il dolore. Tutta la gioia. Dopo un’ora, Flavio scende a Bologna, e le dice solo: «Buona riabilitazione». Sarah Fahr è tornata a giocare, e ha dichiarato più volte che è stato Flavio, il suo racconto, a darle la forza per superare l’infortunio, a farle capire che ce la poteva fare anche lei, che altri avevano avuto sfide ben più difficili; no, lei no, proprio non poteva mollare.
Sarah Fahr, domenica, ha vinto l’oro alle Olimpiadi. Insomma la storia é questa: un libraio incontra una pallavolista che sta per ritirarsi e la convince a non cedere. O forse la storia è un’altra, ancora più profonda. «Mai sarei diventato la persona che sono senza il dolore» le ha detto Flavio, ed è una frase che tutti bisognerebbe ricordarsi, quando il dolore c’è. Flavio ogni tanto sente ancora Sarah, si scrivono. «Non ho visto la finale, perché stavo lavorando in libreria. La semifinale però l’ho vista, ho visto i muri che ha fatto. Mi sono emozionato. Mi sono detto guarda come le funzionano bene le sue gambe».
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
“GLI ITALIANI SONO DIMINUITI PERCHE’ POSSONO SPENDERE MENO E PER CHE’ I PREZZI SONO AUMENTATI”
Il 2023 è stato l’anno della definitiva ripresa del settore turistico. Complici le restrizioni della pandemia, l’estate dell’anno scorso è stata quella in cui tutti hanno voluto lasciarsi il Covid alle spalle, godendosi le ferie e le vacanze senza troppi pensieri. La situazione stavolta è già molto diversa. L’estate 2024 è quella della frenata, con cali di presenza in tutte le città e le località balneari solitamente frequentate e gettonate. Parte della colpa va ai prezzi troppo alti di ristoranti, trasporti, strutture ricettive, spiagge: i rincari si fanno sentire
Perché ci sono meno turisti in Italia
Dopo il boom del 2023, l’estate 2024 vede una frenata nelle prenotazioni e nel numero di presenze nelle località solitamente affollate, di questo periodo. A risentirne sono soprattutto il Sud, le mete balneari nello specifico. Il fenomeno invece interessa di meno le grandi città, ancora affollate e nel pieno dell’overtourism, a eccezione di una: a Napoli si calcola una perdita del 20%. I primi cali si sono visti già a luglio, poi ad agosto c’è stato il colpo di grazia.
Sono diversi i fattori da considerare in questo scenario. Da un lato le temperature: il Paese nelle ultime settimane è stato stretto in una morsa di afa e caldo che ha scoraggiato molto i turisti. Sono venuti meno soprattutto quelli italiani, che si sono spostati in modo meno massiccio a livello nazionale. I turisti provenienti dall’estero non sono riusciti a compensare del tutto le perdite. C’è poi da considerare il notevole aumento dei prezzi. I rincari dell’estate 2024 coinvolgono praticamente ogni settore: ristorazione, trasporti, alloggi, spiagge. Confindustria Alberghi ha confermato a Il Sole 24 Ore: ”Gli italiani sono diminuiti poiché possono spendere meno e poi perché i prezzi sono aumentati”.
Il settore dunque è in crisi: si spera nelle prenotazioni last minute e nella destagionalizzazione. Quest’ultima, potrebbe in realtà essere una salvezza, dopo i picchi dell’overtourism estivo toccati in alcune città, letteralmente prese d’assalto d’estate e rese invivibili, con conseguente malessere dei cittadini e malcontento dei turisti stessi, incapaci di godersi realmente la vacanza. Confindustria Alberghi ha confermato: ”Quella destagionalizzazione che abbiamo sempre sognato, sta arrivando e ciò aiuta anche ad alleviare la forte pressione turistica dell’anno passato”. Secondo l’associazione a risentirne è soprattutto la classe media, che tende a ridurre la durata della vacanza per risparmiare o addirittura a rinunciarvi.
La situazione in Italia
Gianna Mazzarella, responsabile della sezione turismo dell’Unione industriali di Napoli, segnala un -20% di presenze a Napoli nel periodo a cavallo del Ferragosto. Situazione simile anche in Sicilia, frequentata più da stranieri che italiani, concentrati soprattutto nelle mete intramontabili come Taormina, Erice, Cefalù. Ne ha spiegato i motivi Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo-Confesercenti: “Ad Agrigento possiamo stimare un calo del 25% dovuto a due fattori. Il primo: c’è chi ha rinviato la visita nella Valle dei Templi all’anno prossimo quando Agrigento sarà capitale della cultura. Il secondo: la siccità. Un calo simile si registra nella provincia di Ragusa”. E ancora: calo compreso tra il 5 e il 10% sull’anno precedente alle Isole Eolie, tra il 4 e il 6% in Liguria, del 10% in Toscana.
Veneto e Sardegna non conoscono crisi
Controtendenza in Veneto e Sardegna, che non conoscono crisi. Spiega Massimiliano Schiavon, presidente di Federalberghi Veneto: “La montagna, soprattutto nel bellunese, sta registrando numeri positivi, con clienti in arrivo da diverse parti del mondo, forse anche grazie a un effetto trascinamento delle Olimpiadi 2026”. Situazione positiva anche sull’isola come conferma Paolo Manca, presidente di Federalberghi Sardegna: “La stagione turistica è in linea con quella dello scorso anno, luglio ha chiuso con una piccola crescita e agosto segue la stessa direzione”.
(da Fanpage)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
PER GLI AUTISTI DI AUTO BIANCHE, IL VALORE FINO A 300MILA EURO DELLE LICENZE NON GIUSTIFICA DICHIARAZIONI MEDIE DI 15MILA EURO… IN SPIAGGIA CANONI MINIMI A 3.225 EURO. MA UNO STABILIMENTO PUÒ ARRIVARE A GENERARE UN MASSIMO DI 400MILA EURO DI RICAVI… IL NERO E I REDDITI REALI DIVERSI DA QUELLI UFFICIALI
I conti non tornano. Dall’incrocio delle dichiarazioni dei redditi, dei ricavi e delle spese per le categorie dei tassisti e dei balneari i numeri non pareggiano. Per questi ultimi il fatto dei bassi canoni demaniali è noto, ma meno noto è che il fatturato di uno stabilimento sul mare si può arrivare ad un utile netto di 26mila euro, fino a un massimo di 400mila euro di ricavi.
Per gli autisti di auto bianche, il valore a tre zeri delle licenze non giustifica dichiarazioni medie di poco di 15mila euro.
«La mappatura del Governo va difesa in Europa e dimostra come ci sia spazio per creare nuova imprenditoria e nuova occupazione senza sostituire le imprese del settore che godono della fiducia e del sostegno quotidiano dei propri clienti», spiega Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari, mentre il governo prepara un piano per risolvere l’emergenza di un settore che cuba 2 miliardi di valore aggiunto, dà lavoro a 50mila addetti ma dal 2006, quando fu varata la direttiva Ue “Bolkestein” sulla concorrenza, la politica non riesce a riformare. Troppi gli intrecci di interesse e la forza di una lobby che incarna nell’immaginario la vacanza all’italiana per eccellenza. Per capire quali sono gli interessi in ballo vediamo anzitutto quanto guadagnano i balneari.
I dati elaborati in esclusiva da InfoCamere sui bilanci depositati di 1.528 imprese balneari costituite nella forma giuridica più solida (società di capitali) fotografano una realtà in cui, in media, nel 2022, il valore della produzione ammonta a 405.762 euro, i costi di produzione a 381.005 euro, l’utile ante imposte a 20.093 euro e l’utile netto a 10.126 euro. Se invece allarghiamo lo sguardo a tutte le 7.244 imprese balneari censite da Unioncamere, non solo le 2.270 società di capitali che depositano i bilanci, la media nazionale dell’utile ante imposte…
Se in questo settore non si generasse un sostanzioso cuscinetto di nero e i redditi reali non fossero diversi da quelli ufficiali, non si spiegherebbero la tenacia dei balneari nel difendere con le unghie le proprie concessioni, né i prezzi delle compravendite così alti e febbrili: 6-700mila euro per un bagno standard in Liguria e Romagna e qualche milione per quelli di lusso in Versilia, Positano, Taormina.
(da Sole 24 Ore)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
L’ALTRO SEGNALE DI QUESTO SCONTRO È LO SCAZZO CONTINUO TRA GASPARRI (FI) E VANNACCI ELETTO CON LA LEGA ALL’EUROPARLAMENTO… IL PD SI INCUNEA E APRE AL DIALOGO CON FORZA ITALIA
È solo Marina Berlusconi ad essere «più vicina alla sinistra sui diritti» o tutta Forza Italia? La domanda tiene sulle spine gli alleati nella canicola d’agosto. E la sortita degli azzurri a favore di un alleggerimento delle regole sulla cittadinanza per gli stranieri nati e cresciuti in Italia apre un varco ai sospetti a destra. Perché è il Pd, con la segretaria Elly Schlein, ad avere riaperto il fronte ius soli.
E perché i forzisti si mostrano dialoganti. «Sullo ius soli no – spiega Raffaele Nevi, braccio destro di Tajani nel partito e portavoce nazionale di FI – ma noi siamo disposti a ragionare con tutti, anche col Pd, se converge verso la nostra proposta, lo ius scholae, che poi è sempre stato il pensiero di Silvio Berlusconi ed era d’accordo anche Meloni…».
Seguono frecciate all’indirizzo di Matteo Salvini: «Sostiene ogni volta di essere il più berlusconiano di tutti, ma la verità è che su certi temi la pensa all’opposto». Ma è possibile una maggioranza trasversale, su un tema come la cittadinanza agli stranieri di seconda generazione? Spiragli: «Lo ius scholae non è nel programma di governo del centrodestra – risponde ancora il portavoce di FI – e poi sui temi etici c’è sempre stata libertà di coscienza».
Lo stesso Antonio Tajani, che ieri pubblicamente ha scelto di non intervenire in prima persona, ma lo farà nelle prossime ore, ha sentito i colonnelli di San Lorenzo in Lucina, annunciando che FI sui diritti «farà la sua parte». Tanto che «a settembre apriremo un tavolo tra Camera, Senato e dipartimento Scuola del partito, per scrivere la nostra proposta di legge».
Il famoso asso però, a questo punto, è nella manica di Schlein.
Se dunque il Pd accettasse di cedere qualcosa rispetto al suo testo, chiedendo anche agli azzurri di fare lo stesso, una maggioranza alternativa si potrebbe creare, nelle Camere, se anche i rossoverdi, oltre ai centristi, saranno della partita. A votare contro resterebbero solo Lega e FdI. In realtà Giorgia Meloni non ha ancora formalizzato la linea della fiamma. Ministri come Daniela Santanché, che dello ius soli hanno sempre detto peste e corna, ora si trincerano dietro a un insolito no comment: «Mi occupo solo dei temi del mio dicastero», fa sapere la titolare del Turismo, dalle vacanze al suo Twiga. Anche Eugenia Roccella, ministra della Famiglia e solitamente loquace su questi argomenti, rimane in silenzio. Tutti i Fratelli aspettano un segnale dalla masseria di Ceglie Messapica, dov’è in villeggiatura la premier.
Nel Pd comunque l’ala riformista già fa intuire che a un compromesso si può arrivare: «Tajani e FI ci facciano capire se la loro è solo una boutade agostana o se vogliono davvero confrontarsi, in Parlamento», è la linea di Alessandro Alfieri, responsabile Riforme nella segreteria di Schlein.
Ancora più dritto il capofila dei cattolici dem Graziano Delrio, che presiede il Comitato parlamentare sull’Immigrazione: «Prontissimo a discutere su una proposta sullo ius scholae, quella di Forza Italia è un’apertura molto positiva». Ovvio, ragiona l’ex ministro dei governi Renzi e Gentiloni, oggi senatore, «si tratterebbe ancora di una soluzione intermedia, ma sarebbe comunque un passo avanti». Schlein per il momento non interviene.
(da agenzie)
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Agosto 15th, 2024 Riccardo Fucile
“CON UN SISTEMA PROCESSUALE LENTO E FARRAGINOSO A FATICA SI ARRIVA A SENTENZA”… “IL SISTEMA PENITENZIARIO AD OGGI NON CONSENTE LA RIEDUCAZIONE”
È la sera della vigilia di Ferragosto ma Nicola Gratteri è ancora nel suo ufficio, all’ottavo piano del grattacielo del Centro direzionale. Alla fine di una giornata passata tra le carte che inondano la scrivania, il cellulare che squilla, il mouse che scorre velocemente sul computer e qualche corsa su e giù per i gradini della torre, il procuratore di Napoli risponde a Repubblica su tutti i temi al centro del dibattito giudiziario.
Dalla riforma dell’abuso d’ufficio che «farà il gioco dei raccomandati», alla separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente che «crea un danno alla collettività», fino alla lotta alla camorra resa più difficile dalle lentezze del processo. E poi, il dramma del crollo nella Vela Celeste di Scampia, con le immagini della solidarietà scattata dopo la tragedia in un quartiere che, agli occhi del 66enne magistrato calabrese, «racchiude tutto il male e tutto il bene di questa città».
Procuratore Gratteri, l’abolizione dell’abuso d’ufficio è legge. A chi fa gioco questa riforma?
«Sicuramente non fa gioco alla giustizia, al buon andamento degli uffici e soprattutto alle persone oneste. Essa crea un ingiustificato vuoto normativo su aspetti che non sono coperti da altre fattispecie di reato, legalizzando, in maniera priva di ogni senso, delle prassi assolutamente illecite».
Ad esempio?
«Farà gioco ai raccomandati che, grazie all’amico membro di commissione di concorso, vincono un posto di lavoro; farà gioco a coloro i quali possono beneficiare di un permesso di costruire in zona vincolata emesso da un loro congiunto; farà gioco a tutte quelle ditte e imprese che si aggiudicano appalti senza gara, perché non è possibile applicare i delitti di turbata libertà degli incanti e di scelta del contraente; farà gioco ai pubblici ufficiali che con condotte vessatorie cagionino danni a comuni cittadini. E non si mi venga a dire che c’era la paura della firma».
§Però è quello che sindaci e amministratori sostengono da sempre.
«L’ultima versione del delitto era così restrittiva che risultava impossibile perseguire penalmente il pubblico ufficiale che faceva un errore in buona fede».
C’è ancora qualcuno che denuncia? Ha una statistica di quante inchieste o processi sono saltati a Napoli?
«Ad oggi le denunce di cittadini vessati o che assistono a scempi ci sono. Chiaramente sarà difficile dare una risposta a queste esigenze di giustizia. Quanto alle statistiche, non abbiamo ancora fatto uno screening preciso».
La separazione delle carriere che danno può arrecare alla magistratura?
«Più che danno alla magistratura, crea un danno alla collettività. In primo luogo, perché il pubblico ministero, perdendo la cultura della giurisdizione e non ragionando più da giudice, non avrà più un approccio oggettivo ai casi da trattare, ma si comporterà ragionando da poliziotto. Con questo non voglio dire che il ragionamento del poliziotto sia sbagliato; ma ci vuole qualcuno che conduca con oggettività il lavoro delle forze dell’ordine, nella fase delle indagini. Crea in secondo luogo un danno all’assetto istituzionale dell’Ordinamento, perché sarà l’anticamera della sottoposizione del pm all’esecutivo, creando un serio pregiudizio al principio di separazione dei poteri».
A Napoli la camorra non smette di uccidere nonostante arresti e processi. Cosa manca secondo lei per contrastare in maniera ancora più efficace le cosche?
«Vi sono plurimi aspetti: sociologici e culturali, che non sta a me esaminare, e giudiziari. Su questo ultimo aspetto posso affermare che la magistratura e le forze di polizia stanno profondendo il massimo impegno. Ci si scontra però con un sistema processuale lento, defatigante e farraginoso, che consente con fatica di arrivare a sentenza. Ci si scontra altresì con un sistema penitenziario che non consente la rieducazione di chi dimostra effettivamente di voler intraprendere questo percorso, che non tratta in maniera adeguata i tossicodipendenti e che non garantisce certezza della pena per gli altri detenuti. Sotto questo ultimo aspetto, in alcune carceri comandando i detenuti pericolosi, circolano i telefonini e quindi non si assicura il distacco effettivo tra costoro e l’ambiente esterno».
Una statistica dei carabinieri parla di oltre 300 parcheggiatori abusivi denunciati dall’inizio dell’anno, spesso legati alla malavita. Come si può arginare questo fenomeno?
«Questo aspetto è strettamente correlato con la domanda sulla presenza della camorra. Il fenomeno è molto diffuso, pensare di arginarlo con questo sistema processuale non è pensabile. Se già è difficile costruire una indagine per associazione mafiosa, figuriamoci per questa fattispecie».
Contro il cemento illegale istituzioni fanno tutte la loro parte?
«Il testo unico dell’edilizia, al di là delle disposizioni penali, quasi tutte contravvenzionali e quindi destinate a prescriversi, presenta tutta una serie di efficaci misure amministrative che possono contrastare il fenomeno. Ad esempio: il comune deve prescrivere la demolizione del manufatto abusivo; se l’autore non lo fa entro 90 giorni, il bene e l’area di sedime passano automaticamente nella proprietà del comune. Quanti comuni applicano questa norma interamente e incamerano effettivamente i manufatti? Ancora: le aziende non possono erogare luce, acqua e gas agli immobili abusivi. Quando vengono accertati abusi, vengono informate le aziende? E se, qualche tempo dopo, viene constatata la regolare erogazione dei servizi, si verifica con quali documenti si è stipulato il contratto o si capisce il perché?».
Senza entrare nel merito dell’indagine in corso, che cosa l’ha colpita della tragedia delle Vele di Scampia?
«Del caso giudiziario non posso parlare. Posso dire però che mi ha colpito la grande solidarietà da parte di associazioni cattoliche e laiche e da parte di tanti cittadini comuni. Sono a Napoli da dieci mesi, forse mi sbaglio, ma a me pare che Scampia sia l’emblema di questo posto, racchiude tutto il male e tutto il bene di questa città».
(da Il Corriere della Sera)
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