Settembre 26th, 2024 Riccardo Fucile
LO HA DECISO IL TRIBUNALE DI MILANO NEL PROCESSO A SUO CARICO IN MERITO A UNA SERIE DI OPERAZIONI COMMERCIALI NEL 2016 DEL VALORE DI CIRCA 10 MILIONI DI EURO… AL CENTRO DEL CASO LA COMPRAVENDITA DI TRE FERRARI GRANTURISMO CHE, PER L’ACCUSA, È SERVITA A RICICLARE PROVENTI ILLECITI
Il tribunale di Milano ha condannato a 4 anni di reclusione e 6mila euro di multa l’ex presidente della camera dei deputati, Irene Pivetti, nel processo che la vede imputata di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e autoriciclaggio per una serie di operazioni commerciali nel 2016 da circa 10 milioni di euro con il Team Racing Isolani che sarebbero servite a nascondere il denaro frutto di illeciti fiscali.
La sentenza è stata emessa dal collegio di giudici Scalise-Cecchelli-Castellabate della quarta sezione penale. L’ex terza carica dello Stato era presente in aula alla lettura del dispositivo. E’ stata disposta nei confronti di Pivetti anche la confisca di oltre 3,4 milioni di euro. Accolta la richiesta di pena del pubblico ministero di Milano, Giovanni Tarzia, che aveva chiesto di condannare Pivetti a 4 anni al termine dell’istruttoria nata dall’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza.
La pubblica accusa ha ipotizzato un ruolo di intermediazione di Only Italia, società riconducibile a Pivetti, in operazioni del Team Racing di Isolani che voleva nascondere al fisco alcuni beni, tra cui tre Ferrari Granturismo oggetto di compravendita, dopo aver accumulato debiti per 5 milioni di euro. Il termine per il deposito delle motivazioni della sentenza è stato fissato in 90 giorni.
(da agenzie)
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Settembre 26th, 2024 Riccardo Fucile
“ALLE 7 AVEVAMO LA COLAZIONE, POI LAVORAVAMO FINO ALLE 18 SENZA CIBO NÉ ACQUA. MANGIAVAMO LE CIPOLLE”… DORNAU HA TENUTO NASCOSTA IN GERMANIA LA SUA ATTIVITÀ E IL FLIRT CON IL DITTATORE LUKASHENKO: SE L’È CAVATA CON UN’AMMENDA DI NEANCHE 21 MILA EURO
Quando scoppia lo scandalo, Jörg Dornau, deputato regionale della Sassonia in forza all’ala più estremista dell’ultradestra tedesca, si mette con nonchalance a polemizzare sui social sul buco delle forze armate
Uno scandalo nello scandalo. Dornau affianca all’attività politica nell’AfD quella di imprenditore agricolo, e fin qui nulla di illecito. Senonché lo scorso aprile è emerso — grazie a un’inchiesta della Welt — che questo 53enne dagli occhi di ghiaccio è diventato il re delle cipolle nella Bielorussia di Lukashenko, con un’azienda agricola avviata lì in gran segreto quattro anni fa, proprio nei giorni della repressione delle proteste pro democrazia all’indomani delle contestate elezioni presidenziali.
La sua Zybulka-Bel, nel distretto di Lida, a nord ovest del Paese, a un passo da Lituania e Polonia, è andata avanti a rifornire la Evroopt, la più grande catena di supermercati bielorussa, mentre la Ue rinnovava e inaspriva pacchetti di sanzioni verso l’«ultimo dittatore d’Europa».
Dornau ha tenuto nascosta in patria questa sua attività: se l’è cavata con un’ammenda di neanche 21 mila euro imposta ad agosto dal parlamento della Sassonia per aver violato i suoi obblighi di denuncia
Il suo flirt con il regime è diventato ancora più imbarazzante dopo l’ultima rivelazione: Dornau sfrutterebbe i prigionieri politici come manodopera a basso costo. «Sono stato arrestato nel febbraio 2024 per aver messo “mi piace” a un post sui social media, poi ho iniziato a smistare cipolle per lui per 5 euro al giorno, è anche venuto a trovarci» ha raccontato uno di loro a Reform.news , il media indipendente di Minsk che ha diffuso per primo la notizia.
L’autore dello scoop è un reporter che non firma. «A volte uso lo pseudonimo di Alexander — racconta al Corriere via Telegram — troppo pericoloso esporsi, temo anche per la mia famiglia». Sulla paura contava probabilmente Dornau per mantenere il silenzio sui suoi affari oltreconfine
Non è stato infatti Andrey, come si fa chiamare la fonte, a rendere noto l’ affaire . «Un lettore ci ha segnalato che su un canale Telegram, degli attivisti discutevano di un imprenditore tedesco che impiega prigionieri politici nella sua azienda agricola nel distretto di Lida. Abbiamo capito che era Dornau, non è stato facile trovare testimonianze, tutti rifiutavano di parlare, solo Andrey, già al sicuro all’estero, ha risposto».
Racconta Andrey di aver accettato il lavoro per sottrarsi alle condizioni disumane del «Centro per l’isolamento dei delinquenti» di Lida. Nella tenuta di Dornau la situazione non era certo idilliaca: «Lavoravamo in un deposito sotterraneo, era febbraio, avevamo mani e piedi congelati. Alle 7 la colazione, poi lavoravamo fino alle 18 senza cibo né acqua. Mangiavamo le cipolle, sono deliziose»
L’imprenditore tedesco girava i loro «stipendi» al Centro, «una struttura che pratica regolarmente la tortura». Ha anche vinto gare d’appalto pubbliche per fornire altri servizi
(da agenzie)
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Settembre 26th, 2024 Riccardo Fucile
“HO FIDUCIA IN LEI, SE COSTRUISCE UNA FORZA ITALIA MODERATA, SENSIBILE AI DIRITTI CIVILI, POSSO ANCHE ISCRIVERMI”
“Francesca Pascale è una donna intelligente ma potrebbe anche essere vittima di un meno intelligente processo di santificazione da parte della sinistra dopo anni di demonizzazione”. Il solito copione, quindi? “Il solito. Pascale è nel solco di Veronica Lario e di Mara Carfagna.
Così parla al Foglio Vladimir Luxuria, attivista, opinionista ed ex parlamentare di Rifondazione comunista, che di Pascale, anche lei attivista, oramai opinionista ed ex politica italiana, è un’amica sincera.
Insieme hanno portato avanti le cause Lgbt.
Ma Luxuria, non c’è il rischio che questa stessa sinistra, così affettuosa, da un momento all’altro la getti via? Oggi la invita Serena Bortone a Rai Radio 2, domani la convoca Lilli Gruber a “Otto e Mezzo”, eppure un tempo la chiamavano la Calippa.
“Francesca Pascale”, ribadisce l’amica attivista, “è una donna intelligente e se viene ospitata in televisione per parlare di diritti civili è solo che un bene. Poi certo, c’è un meccanismo tipico a sinistra”. Quale? “Quello di scrivere sulla lavagna i buoni e i cattivi”. E di spostare, mano a mano, gli uni di qua, gli altri di là
Quindi, al di là dell’infantilismo di chi la demonizza e poi la venera, l’ubiquità di Pascale è un bene.
“Altroché. Anzi, oltre il progetto televisivo, l’ubiquità potrebbe nascondere persino un progetto politico. Come Marina Berlusconi e come la stessa Mara Carfagna, E’ una destra, la loro, più simile a quella inglese di David Cameron”, argomenta Luxuria, “sicché non è da escludere l’effervescenza di un forza centrista”.
“Credo che Marina e Francesca stiano portando avanti la sensibilità dell’ultimo Silvio. Pensi che quando Pascale e Berlusconi parteciparono al Gay Village, nel 2014, lui poi mi invitò ad Arcore”. E…? “Il risultato di quella cena fu la libertà di voto, per i parlamentari di Forza Italia, sulla legge relativa alle unioni civili”.
“In tanti pensavano stessi per iscrivermi a Forza Italia. E forse non avevano torto”.
Perché, davvero ci ha pensato?
“Ci ho pensato e ci penso. Sui diritti siamo fanalino di coda in Europa e i governi di sinistra, negli anni, hanno realizzato il minimo sindacale. Giusto la legge sulle unioni civili. Quindi ci penso, sì, a iscrivermi a Forza Italia. E in Francesca Pascale”, la nuova santa, “io ho fiducia”.
(da il Foglio)
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Settembre 26th, 2024 Riccardo Fucile
UNO YACHT DI TURISTI E UNA BARCA DI LAMPEDUSANI HANNO LANCIATO CIME E SALVAGENTI PER DARE APPIGLIO AI NAUFRAGHI CHE SONO STATI PORTATI A BORDO… QUESTA E’ LA LEGGE DEL MARE E DELLA CIVILTA’ IGNOTA AGLI INFAMI
A pochi metri dalla costa di Capo Ponente, a Lampedusa, 55 persone migranti sono state tratte in salvo ieri dalla Guardia costiera e dalla Guardia di finanza. Ma il primissimo intervento di soccorso è avvenuto per opera di turisti che si trovavano per caso su uno yacht passato in quel tratto di mare, e di alcuni lampedusani a bordo di un’altra barca.
Le immagini, diffuse sui social, mostrano l’imbarcazione che accoglie persone salite a bordo dopo aver ricevuto salvagenti e corde.
Secondo quanto ricostruito, i 55 si trovavano su un barchino di metallo che ha iniziato a imbarcare acqua quando mancava poco a raggiungere la costa. Due imbarcazioni civili, tra cui lo yacht da cui è stato girato il video, hanno avvistato il barchino e hanno subito lanciato l’allarme. Nel frattempo, sono intervenuti lanciando cime e altre attrezzature di sicurezza e oggetti galleggianti per offrire un appiglio ed evitare il peggio.
Dopo pochi minuti sono intervenuti i militari, per recuperare il resto delle persone finite in mare. Nel frattempo, infatti, il barchino si era definitivamente ribaltato. Le 55 persone soccorse hanno poi riferito alla Guardia costiera, dopo lo sbarco al molo Favarolo di Lampedusa, che inizialmente a bordo sarebbero stati in 58, tra cui un minorenne. Dunque sono partite le ricerche per i tre dispersi: tre motovedette hanno percorso il tratto di mare davanti a Capo Ponente, ma senza trovare nessuno.
Le persone soccorse erano originarie di Camerun, Guinea Konakry, Liberia, Mali, Senegal e Sierra Leone, secondo quanto riportato da giornali locali. C’erano anche nove minori.
L’imbarcazione sarebbe partita da Sfax, in Tunisia, due giorni fa. I passeggeri avrebbero pagato 3mila dinari a testa per essere imbarcati, rischiando la vita per attraversare il Mediterraneo. In alcuni casi la loro intenzione era di arrivare e restare in Italia, in altri di raggiungere dei parenti in Francia. Tutti sono stati trasferiti nell’hotspot dell’isola siciliana, dopo i controlli medici sul loro stato di salute. Nei prossimi giorni verrà disposto il loro spostamento in altre strutture per l’accoglienza.
(da Fanpage)
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Settembre 26th, 2024 Riccardo Fucile
AVEVA 25 ANNI, ERA TORNATO DA QUALCHE SETTIMANA PER FAR VISITA ALLA FAMIGLIA, STUDIAVA INGEGNERIA E NON AVEVA NULLA A CHE FARE CON HEZBOLLAH
Tra gli oltre 600 morti causati dai bombardamenti israeliani sulle città libanesi c’è anche uno studente di 25 anni de l’Università de L’Aquila. Hadi Zaiter, questo il suo nome, era tornato nel “Paese dei cedri” alcune settimane fa per fare visita alla sua famiglia e presto sarebbe rientrato nel capoluogo abruzzese per proseguire li studi, se non fosse stato ucciso – insieme a gran parte dei suoi cari – da un missile dell’aviazione israeliana caduto sulla sua casa. Hadi non aveva nulla a che fare con Hezbollah. Sognava invece di diventare un ingegnere.
A dare notizia della sua scomparsa l’Università degli Studi de L’Aquila con un post pubblicato sui social: “Il rettore, Edoardo Alesse, esprime, a nome di tutto l’Ateneo, sentimenti di sgomento e di profondo cordoglio per la tragica scomparsa di Hadi Zaiter, studente UnivAQ morto nei bombardamenti della città libanese di Baalbek, nell’est del Paese, nell’ambito dell’intensificarsi degli scontri tra Israele e Hezbollah”.
“Hadi – prosegue l’ateneo – aveva 25 anni ed era un nostro studente internazionale, iscritto al secondo anno della laurea magistrale in ingegneria civile. Era andato in Libano alla fine del secondo semestre per fare visita alla famiglia e sarebbe dovuto tornare all’Aquila tra qualche giorno per la ripresa delle lezioni. Era un ragazzo ben voluto da tutti, che si era ambientato molto bene sia nella nostra comunità accademica e studentesca che in città. Hadi è deceduto a casa sua, e con lui sono morti anche la madre, il padre e due dei suoi tre fratelli. Mentre piangiamo la sua morte, come Ateneo ci uniamo agli appelli della comunità internazionale affinché cessino immediatamente, in Medio Oriente, tutte le operazioni militari e si torni il prima possibile a percorrere la via del dialogo e delle soluzioni diplomatiche. Al fratello di Hadi, Ahmed, unico membro superstite della famiglia, giungano le nostre più profonde e sincere condoglianze”.
Cordoglio è stato espresso anche dal sindaco de L’Aquila Pierluigi Biondi: “Sono profondamente dispiaciuto per la tragica morte dello studente libanese iscritto alla facoltà di ingegneria dell’ateneo aquilano, vittima del conflitto che si sta consumando in Medio Oriente, insieme ai suoi familiari. Altrettanto lo sono per la comunità di Baalbek, gemellata con L’Aquila, che abbiamo avuto l’onore di ospitare, ormai qualche anno fa, in occasione della Perdonanza. La perdita di giovani vite innocenti ci lascia sgomenti. L’auspicio è che il fuoco cessi. Il drammatico scenario geopolitico che si va delineando impone alle istituzioni mondiali tutte di continuare a operare affinché ciascuno faccia un passo indietro”.
(da Fanpage)
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Settembre 26th, 2024 Riccardo Fucile
LA MAGGIORANZA PIAZZA FRANGI E MARANO, CONTE E AVS PORTANO NATALE E DI MAJO
I rinvii, le polemiche estive, il Cda “scaduto” e la riforma sollecitata dall’Europa. Al centro, l’annoso intreccio tra Rai e politica che, a prescindere delle forze che governano, fa gridare allo scandalo chi invece siede sui banchi dell’opposizione.
Nella partita per la nomina dei quattro membri parlamentari del Cda, tuttavia, la battaglia si è consumata all’interno dell’opposizione stessa. Oggi – 26 settembre -, la Camera dei deputati ha eletto consiglieri in Rai Federica Frangi, in quota Fratelli d’Italia, e Roberto Natale, proposto da Alleanza Verdi sinistra. La prima ha ricevuto 174 voti, il secondo 45. Poche schede, rispetto al numero dei deputati, e ciò è dovuto alla decisione di Partito democratico, Azione e Italia Viva di non partecipare alle votazioni.
L’Aventino, come forma di protesta per non aver proceduto al rinnovo del Cda solo dopo l’approvazione della riforma della Rai – che recepisce il Media Freedom Act -, si è ripetuto al Senato.
Qui le votazioni sono state più lente ma, senza sorprese, gli eletti sono risultati Antonio Marano, “portato” dalla Lega, e Alessandro ci Majo, considerato espressione del Movimento 5 stelle. Il primo ha ottenuto 97 voti, il secondo 27.
È Angelo Bonelli a cristallizzare in una frase quanto accaduto: «Il campo largo non esiste». Il leader verde spiega che, «sulla Rai, – i partiti del centrosinistra – hanno una valutazione diversa. Noi pensiamo che avere ottenuto la calendarizzazione del Media Freedom Act – al Senato, in commissione VIII -, sia stato un successo delle opposizioni che lo hanno chiesto fortemente. Adesso lasciare a TeleMeloni anche il controllo totale del Cda è un qualcosa che noi riteniamo non saggio».
Ieri, Open aveva già raccolto dalla riunione in commissione di Vigilanza il segnale che, in questo passaggio parlamentare, era più allineata Italia Viva al Pd di Elly Schlein che Giuseppe Conte o Avs. E oggi Maria Elena Boschi esplicita la posizione dei renziani: «Noi abbiamo condiviso la linea di Schlein, quindi non partecipiamo al voto. Se anche il M5s avesse tenuto sulla stessa linea ora la maggioranza sarebbe in difficoltà. Invece, il M5s ha preferito fare accordi col centrodestra per i posti nel Cda della Rai. Siamo abituati a queste scelte bizzarre dei grillini, spero però che smettano di dare lezioni agli altri».
Schlein attacca Conte
Carlo Calenda assume la stessa posizione: «Azione non partecipa al voto sul Cda Rai, rispettando l’accordo preso con le altre opposizioni. Riteniamo infatti prioritario arrivare ad una riforma Rai che cancelli l’influenza dei partiti e metta la tv pubblica sotto una Fondazione indipendente. Spiace che altre forze politiche di opposizione abbiano rotto il fronte per ragioni di tornaconto del proprio partito. Quanto accaduto questa settimana sul rifinanziamento delle missioni all’estero e la Rai, dimostra che il campo largo non esiste nei fatti. Se ne prenda atto e si lavori per la costruzione di un’alternativa di governo riformista ed europeista».
Persino Schlein, la segretaria che si definisce «testardamente unitaria», arriva ad accusare i (quasi) alleati: «Sulla Rai la posizione del Pd è quella di tutte le opposizioni fino a ieri. Al massimo chiedete ad altri perché hanno cambiato quella posizione. Rimaniamo coerenti con l’idea che sia sbagliato rinnovare un Cda che è fuori legge perché il Media Freedom Act è già entrato in vigore».
(da Open)
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Settembre 26th, 2024 Riccardo Fucile
L’84ENNE ABBRACCIA UN GRUPPETTO DI GIOVANI ANGELI DEL FANGO: “E’ STATO UNO DEI MOMENTI PIU’ BELLI DELLA MIA VITA, SE MUOIO ADESSO, MUOIO RIDENDO”
«Vi voglio bene, ma tanto di quel bene che non avete idea». A parlare ad un nutrito gruppetto di giovani è l’84enne Riccardo Ceroni. La voce, oltre a visibile emozione, lascia trasparire gli accenti del dialetto romagnolo, per la precisione forlivese. Tutti, lui compreso, indossano stivali fino al ginocchio e sono completamente coperti di fango. Le campagne di Modigliana, dove Ceroni vive, sono state tra le più colpite dall’ultima alluvione. E quello ripreso dal video, diventato virale con oltre 2 milioni di visualizzazioni sui social, è il momento dei ringraziamenti finali. «È stato uno dei momenti più belli della mia vecchia esistenza, mi avete dato felicità», dice rivolto agli angeli del fango. il video, realizzato dal creator Andrea Nonni, è stato ricondiviso da tantissime persone tra cui Laura Pausini.
Il messaggio ai volontari: «Se muoio adesso, muoio ridendo»
«Mi levo il cappello davanti a voi», esordisce così “Scherpa”, il soprannome di Riccardo Ceroni. Racconta che all’età di 6 anni ha perso il padre, nel 1946. E in questi giorni «quando ho visto questa solitudine di macerie, tutto sottosopra, ho detto: “Babbo, dammi una mano”. Ma lui non mi ha dato una mano, mi ha dato una foresta di mani», dice indicando i volontari che si sono rimboccati le maniche dopo il disastro della scorsa settimana. «E grazie a questa foresta di mani attaccata a corpi di giovani siamo riusciti a fare tutto questo. È stato uno dei momenti più belli della mia vecchia esistenza. Mi avete dato molto, mi avete dato felicità perché avete espresso verso di me amore. Io cerco in qualche modo di ricambiarlo, ma non ci arriverò mai al pari vostro».
E poi Riccardo ricorda di quanto sia forte l’amore: «Perché ricordatevi bene che il sentimento di amore è il più profondo, è quello che fa star bene il mondo intero. I cattivi sono pochi, la minoranza, ma hanno molto potere. Spero che la gente capisca che il sentimento che fa stare in pace non è la guerra, ma è l’amore. È volere bene a se stessi e rimandare il bene di se stessi al prossimo, qualunque esso sia». E poi chiude, dopo un lungo abbraccio di gruppo con gli angeli del fango: «Vi voglio bene, ma tanto di quel bene che non avete idea. Mi avete dato una tale dimostrazione d’amore che se io muoio adesso, muoio ridendo. Sarei felice di morire».
(da agenzie)
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Settembre 26th, 2024 Riccardo Fucile
MA SI AFFRETTA A ESCLUDERE UNA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI, PER EVITARE UNA NUOVA SCENEGGIATA DI TAJANI, SEMPRE PRONTO A SCATTARE IN DIFESA DEGLI INTERESSI DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI (MEDIOLANUM)… L’ABI APRE: “DISPONIBILI A MISURE TEMPORANEE E NON RETROATTIVE”
«Il dibattito sugli extraprofitti è solo retorica, voglio chiarire che noi chiediamo un contributo a tutti quelli che se lo possono permettere, che hanno maggiormente beneficiato di condizioni favorevoli, intendiamo cercare insieme la strada migliore per raggiungere gli obiettivi».
Durante l’incontro a Palazzo Chigi con i sindacati, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti assicura che il governo non intende colpire gli utili delle banche per portare a casa qualche soldo in più da utilizzare come copertura della manovra.
La tassa sugli extraprofitti sulle banche è stata tentata già lo scorso anno, e si rivelò un buco nell’acqua, perciò stavolta la strada imboccata dal Tesoro è quella di siglare un patto, non solo con gli istituti di credito ma con tutte le imprese che in questi ultimi anni di inflazione alle stelle e tassi alti hanno ottenuto risultati record: compagnie assicurative, grandi aziende, brand del lusso, colossi dell’energia.
Una via potrebbe essere quella di una sorta di contributo di solidarietà, magari volontario, anche se discusso prima con l’esecutivo. La nota del comitato dell’Abi, che ieri mattina si è riunito a Milano, dà una traccia: «Siamo disponibili ad approfondire eventuali misure di natura temporanea e non retroattiva che possano mettere a disposizione una maggiore liquidità per il bilancio dello Stato».
Quindi, se si esclude un incremento della tassazione, sembra complicato per il governo chiedere un aumento dell’Ires o dell’Irap, mentre potrebbe essere attuato uno slittamento del credito d’imposta sulle Dta (le attività per imposte anticipate relative alle svalutazioni dei crediti).
Un altro ragionamento sul tavolo riguarda il ruolo degli istituti di credito come sostituti di imposta per i redditi di capitale: lavorare in questa direzione potrebbe proprio essere la soluzione per mettere a disposizione dello Stato una maggiore liquidità.
Lasciando Palazzo Chigi il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri lancia una provocazione: «La disponibilità dell’Abi a un “prestito” temporaneo si chiama carità».
Bisogna ricordare che il maggior gettito straordinario potrà coprire solo le misure temporanee della legge di bilancio, mentre per rendere «strutturale» il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35 mila euro e la riforma dell’Irpef a tre aliquote – come promesso da Giorgetti e dal sottosegretario Alfredo Mantovano durante l’incontro con le parti sociali – servono entrate permanenti.
Una spending review profonda, i tagli ai ministeri e la revisione delle tax expenditures sono allo studio dei tecnici del Mef. Per finanziare il pacchetto natalità l’idea è intervenire sulle detrazioni introducendo dei tetti in base al reddito, garantendo agevolazioni superiori alle famiglie con figli.
Sulle pensioni l’intenzione dell’esecutivo è quella di confermare in blocco i provvedimenti in scadenza il 31 dicembre: Quota 103, Ape sociale e Opzione donna.
Sui contratti del pubblico c’è l’impegno a recuperare i valori dell’inflazione, ovvero circa il 2% annuo, anche se il 5,8% su tre anni è già stanziato, perciò andrebbe finanziato solo lo 0,2%. Sulla sanità c’è la conferma a tenere la spesa sopra l’1,5% del Pil.
(da la Stampa)
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Settembre 26th, 2024 Riccardo Fucile
MELONI, SALVINI E TAJANI HANNO PRODOTTO PER L’ITALIA UNA SCONFITTA, SCARSA INFLUENZA, DELEGHE MINORI, DANNI E RISCHI. FITTO PUÒ OCCUPARSI ANCHE DEL PNRR (MAL GESTITO DA MINISTRO), PERÒ INSIEME AL CONFERMATO DOMBROVSKIS, CHE INTENDE VIGILARE DA “FALCO” SUI DISASTRATI CONTI PUBBLICI ITALIANI
Le complessità dell’Unione europea avrebbero dovuto consigliare alla premier Giorgia Meloni di aspettare i fatti prima di definire un successo la designazione del suo ministro Raffaele Fitto tra i vicepresidenti di seconda fascia nella nuova Commissione europea, riaffidata alla discussa tedesca Ursula von der Leyen.
Al momento Meloni e i suoi vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani, hanno prodotto per l’Italia una sconfitta, scarsa influenza, deleghe minori, danni e rischi. La sconfitta scaturisce dal non aver ottenuto una adeguata compensazione per l’Italia sotto rappresentata nelle precedenti euro-nomine rispetto agli altri due grandi Paesi membri, Germania e Francia, che hanno guidato (e continueranno a guidare) Commissione e Banca centrale europea.
Meloni&C. avevano ereditato un maxi credito con solo Fabio Panetta nel board della Bce. La premier aveva poi peggiorato la situazione: richiamando Panetta in Bankitalia, sostituito a Francoforte dal meno esperto Piero Cipollone, e perdendo la corsa alla presidenza della banca Bei addirittura con la Spagna, che già vantava gli Esteri Ue (con Josep Borrell) e il numero due Bce (Luis de Guindos).
L’Italia poteva così puntare al vertice della Commissione. Erano emersi possibili candidati, pur con controindicazioni: l’ex presidente Bce e premier Mario Draghi, troppo gradito da lobby della grande finanza e il modesto berlusconiano Tajani, appoggiato nel suo europartito Ppe dai critici della collega Von der Leyen.
Ma Meloni, che con il suo gruppo conservatore Ecr è fuori dalla maggioranza in Europa, indicando il fido Fitto, improponibile per la presidenza, ha di fatto aiutato il bis di Ursula. In cambio chiedeva un ruolo di peso. Ma la tedesca l’ha bidonata con le vicepresidenze di prima fascia alla Spagna (la socialista Teresa Ribera) e alla Francia (il liberale Stephane Sejourné, che si aggiunge a Lagarde alla Bce).
Il Consiglio europeo era andato al portoghese Antonio Costa e gli Esteri alla estone Kaja Kallas. Meloni resta con Cipollone marginale in Bce e Fitto nella Commissione gestita in modo collegiale da 15 membri del Ppe, 4 socialisti e 5 liberali (sui 27 totali), quindi o isolato o asservito alle maggioranze pilotate da Berlino.
Le sue deleghe per Coesione e Ricerca provengono da una commissaria uscente secondaria (la portoghese Elisa Ferreira). Può occuparsi anche del piano Pnrr (mal gestito da ministro a Roma), però insieme al confermato Dombrovskis, che intende vigilare da “falco” sui disastrati conti pubblici italiani.
Meloni, inviando Fitto, si è sottomessa alla “dottrina Merkel”, imposta dalla cancelliera tedesca nella sua lunga leadership in Europa. Consiste nel nominare nell’Ue politici di basso livello, che non facciano ombra ai principali leader nazionali e ubbidiscano alle maggioranze dei governi e dei partiti.
Mediocri e a volte imbarazzanti sono risultati i presidenti merkeliani della Commissione (il portoghese José Barroso, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, Von der Leyen) e del Consiglio (il belga Herman Van Rompuy, il polacco Donald Tusk e il liberale belga Charles Michel, l’unico non del Ppe, concordato con il presidente francese Emmanuel Macron). L’apice della “dottrina Merkel” fu proprio riciclare Ursula, bruciatasi per la politica interna da ministro della Difesa in uno scandalo di consulenze.
Le conseguenze per l’Ue e per l’Italia sono risultate disastrose soprattutto nelle grandi crisi (da quella finanziaria fino alla pandemia e alle guerre in Ucraina e Palestina), che avrebbero richiesto personalità con ben altre capacità e visioni. In più Von der Leyen, scivolata sui vaccini anti-Covid, ora è comandata a ridurre la parte sana del Green deal sulla transizione ecologica per privilegiare un Bloody deal (“accordo sanguinario”), che sviluppa l’industria delle armi e la spesa militare
(da il Fatto Quotidiano)
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