Ottobre 18th, 2024 Riccardo Fucile
“HO 65 ANNI, COMINCIO A VEDERE I LATI NEGATIVI DEL PRESENTE”
Il professor Alessandro Barbero va in pensione. E sta per lasciare Vercelli, dove è arrivato nell’anno di fondazione dell’università del Piemonte Orientale come professore di storia del medioevo nel 1998.
E oggi in un’intervista a La Stampa spiega che lascia perché «mi sono accorto che il lavoro di docente è diventato inutilmente più gravoso. La burocratizzazione del nostro mestiere, il tempo passato a svolgere attività che un amministrativo farebbe molto meglio, la pretesa di trasformare studiosi e ricercatori in capi ufficio ha reso stressante un lavoro bellissimo».
Nel colloquio con Francesca Rivano aggiunge che però «magari sono io che, a 65 anni, tendo a vedere gli aspetti negativi piuttosto che i lati positivi del presente».
Barbero e Vercelli
Barbero ricorda che è arrivato a Vercelli per scelta: «Le grandi università offrono maggiori opportunità per chi voglia spendersi a livello organizzativo, curare progetti e cercare finanziamenti e agli studenti garantiscono un ventaglio di corsi maggiori. A me, però, interessa fare ricerca e insegnare. E un ateneo di medie dimensioni è decisamente la situazione ottimale. Sfianca meno per la quantità di esami da fare e di tesi da seguire e consente un rapporto più diretto con i ragazzi». Secondo lui «la qualità dei giovani, negli anni, non è cambiata. La quantità di teste, di gente appassionata è sempre la stessa. Certo, ogni generazione ha caratteristiche sue: oggi i ragazzi sono forse più fragili, più spaventati dall’incertezza del futuro e timorosi rispetto al passato».
Un grande maestro
Poi confessa «di non essere un grande maestro: lascio molta libertà agli studenti, cosa che ritengo positiva, ma non inseguo chi viene a chiedermi la tesi e poi, per qualche motivo, si perde lungo il tragitto».
Infine, risponde a chi sostiene che le giovani (e piccole) università siano nocive per la qualità del sistema formativo: «Qualche anno fa, una ricerca nazionale classificò l’Università del Piemonte Orientale al secondo posto per il numero di studenti primi laureati della loro famiglia. Al primo posto c’era l’Università della Calabria. A me è sembrata una cosa bellissima, di cui sono enormemente orgoglioso, ed è la dimostrazione che certi atenei possano fare la differenza per il loro territorio, offrendo la possibilità di laurearsi a giovani che altrimenti farebbero maggior fatica a proseguire gli studi».
(da Open)
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Ottobre 18th, 2024 Riccardo Fucile
SI PROFILA IN BRACCIO DI FERRO, IL GOVERNO SE VENISSE SMENTITO DAI GIUDICI POTREBBE DIROTTARE LA PERSECUZIONE VERSO UN NUOVO “FERMO” CONTRO “PERSONE IRREGOLARI” E TRASFERIRLI NEL CPR ALBANESE IN ATTESA DELLA NUOVA DECISIONE DEL GIUDICE DI PACE
Mentre è attesa la decisione dei giudici del tribunale di Roma sulla richiesta di trattenimento dei dodici migranti reclusi nel centro albanese di Gjader, sono state rigettate tutte le loro richieste di protezione internazionale.
Le Commissioni territoriali competenti in materia si sono riunite ieri, agendo d’urgenza, come pure consente la procedura accelerata di frontiera.
Se i giudici di Roma dovessero ora bocciare la convalida del trattenimento dei migranti – come è probabile che accada in base alla sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia europea che ridefinisce i criteri in base ai quali un Paese possa definirsi sicuro, escludendo tra gli altri proprio Egitto e Bangladesh – si aprirebbe un braccio di ferro sulla loro sorte.
Rachele Scarpa, deputata del Partito democratico che fa parte della missione di monitoraggio sui centri albanesi, commenta: “Una rapidità delle procedure inedita e forse che non vedremo più; noi resteremo qui ad aspettare la seconda decisione e a vigilare il destino di questi 12 ragazzi”.
E Maso Notarianni del Tavolo asilo e immigrazione aggiunge: “Questa fretta non è compatibile neanche con le condizioni in cui sono le persone: vengono tutti da un anno di detenzione e torture in libia, e qui non hanno trovato un ambiente amichevole. Sono provati. E c’è una scarsa professionalità rispetto alle procedure e difficoltà per queste persone a confrontarsi coi propri avvocati”.
Intanto a Roma le udienze in videoconferenza sono terminate intorno alle 11 di questa mattina, dopo due ore, alla presenza dei magistrati, degli avvocati nominati ieri a distanza e dei dodici migranti.
La mancata convalida del fermo implicherebbe anche che a loro non si possano più applicare le procedure accelerate di frontiera, ovvero le uniche previste dal protocollo Italia-Albania.
I dodici migranti dovrebbero essere quindi sottoposti alle procedure ordinarie che hanno tempi più lunghi e che andranno espletate altrove, non a Gjader. Questo perché i migranti nei centri oltre confine non possono restare né possono essere lasciati liberi su territorio albanese, su questo il protocollo è chiaro e anche il presidente Edi Rama lo ha ribadito nell’intervista rilasciata a Repubblica.
Ma le autorità italiane, alla luce della decisione delle Commissioni, potrebbero emettere un nuovo provvedimento di fermo – non per le procedure di frontiera, ma contro persone ritenute “irregolari” – che richiederebbe una nuova convalida, non più al tribunale di Roma ma presso il giudice di pace.
Così i dodici migranti invece di rientrare in Italia sarebbero trasferiti nel secondo girone della struttura detentiva albanese: dal centro di trattenimento al vero e proprio Cpr da 144 posti, di cui a oggi ne sono pronti 24. Un tentativo che eviterebbe di svuotare, al debutto, la mega struttura albanese.
(da La Repubblica)
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