Ottobre 20th, 2024 Riccardo Fucile
MATTARELLA PROMULGHERÀ IL DECRETO CHE SE NE FREGA DELLA CORTE UE?… CERCASI POI QUALCHE ANIMA PIA E SOPRATTUTTO SOBRIA CHE FACCIA PRESENTE AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CARLO NORDIO, CHE NON PUÒ PERMETTERSI DI “ESONDARE” DEFINENDO LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI ROMA “ABNORME”: NON BISOGNA ESSERE MINISTRI DELLA GIUSTIZIA PER SAPERE CHE LE LEGGI SI APPLICANO E NON SI DISCUTONO… EU IN FIAMME: SE LA DUCETTA NON DORME TRANQUILLA, URSULA HA BISOGNO DI SONNIFERI
Il nodo del Tribunale di Roma, che ha affondato il “modello Albania” by Meloni, si può sciogliere con un decreto legge, previsto per le 18 di lunedì, che fisserà l’elenco dei paesi considerati dal governo “sicuri”? La risposta è no.
No perché i magistrati del Tribunale di Roma si sono attenuti, applicandola, a una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea del 4 ottobre che non permette di dichiarare paese sicuro uno stato in cui i diritti non siano garantiti sull’intero territorio.
Se ne rende conto il governo Branca-Meloni che legiferando che l’Egitto di Al Sisi, dove la polizia segreta ha torturato e ucciso Regeni, è un “paese sicuro”, scatenerebbe un conflitto con la Corte di Bruxelles che nelle sue regole in materia di immigrazione ha fissato i paesi considerati “sicuri”? (Nemmeno a una Gran Bretagna fuori dall’UE riuscì all’allora premier Sunak, caro alla Melona, a deportare i suoi migranti in Ruanda).
Cercasi poi qualche anima pia e soprattutto sobria che faccia presente al ministro della Giustizia Carlo Nordio, che non può permettersi di “esondare” (eufemismo) definendo la sentenza del Tribunale di Roma col termine “abnorme’’: perché, non bisogna essere ministri della Giustizia per sapere che le leggi si applicano e non si discutono.
Ma il “bellum” deve ancora arrivare. Una volta licenziato dal Consiglio dei ministri, il decreto legge che se ne frega della Corte di Giustizia Ue da Palazzo Chigi atterrerà sul Quirinale per essere controfirmato dal presidente della Repubblica. Che farà Mattarella? Promulgherebbe un decreto che contenga ‘’grossolane violazioni delle regole costituzionali ed europee’’?
Per trovare la difficilissima quadra tra l’arrembante isteria della Ducetta e i magistrati che non hanno fatto altro che rispettare e applicare le leggi dell’Unione Europea, sono in corso tramite Alfredo Mantovano colloqui tra l’ufficio legislativo di Palazzo Chigi e l’omologo ufficio del Quirinale.
“In caso di dubbio, scrive Ugo Magri su ‘’La Stampa’’, ‘’come altre volte è accaduto, Mattarella potrà lasciare che sia la Consulta a scrivere la parola fine’’.
“Chi conosce bene il Capo dello Stato – scrive “Repubblica” – è convinto che Sergio Mattarella stia osservando i fatti degli ultimi giorni con una certa preoccupazione. Il presidente della Repubblica ha sempre affermato la necessità di una cooperazione tra gli organi istituzionali, sempre nel rispetto della separazione dei poteri e delle loro prerogative. Per tutte queste ragioni l’attenzione è di sicuro molto alta”.
E continua: “Altrettanto escluso che il presidente condivida le aggressioni a suon di insulti contro i giudici del Tribunale di Roma colpevoli, agli occhi della premier Giorgia Meloni, di avere colpito e affondato il «modello Albania» su cui lei tanto contava”.
E conclude: “Come pure è evidente la ragione per cui il Colle non interviene a censurare gli eccessi verbali: qualunque bacchettata, in questo preciso momento, sarebbe controproducente. Avrebbe la conseguenza di esacerbare ancora di più gli animi; equivarrebbe a gettare ulteriore benzina sul fuoco; darebbe fiato alle fanfare della propaganda che non aspetta altro per agitare le piazze. Insomma, l’esatto contrario di quanto Mattarella certamente desidera. Ragion per cui resta silenzioso e nessuno dei collaboratori si espone in pronostici”.
I vari Sechi e Cerno non perdono occasione per sottolineare gli applausi da parte della riconfermata presidente della Commissione EU Ursula von der Leyen al progetto meloniano da 800 milioni di ‘’deportare’’ i migranti nel lager d’Albania.
Non a caso la Melona, scortata nei mesi scorsi nei suoi tour africani da una Ursula a caccia di voti per la sua riconferma alla presidenza della Commissione, si è sempre riempita la boccuccia che l’immigrazione è una questione che riguarda tutta l’Europa e quindi deve essere gestita dall’Unione del 27 paesi europei, dato che gran parte dei disperati che approdano a Lampedusa e dintorni non ci pensano proprio a fermarsi in Italia e approdano in Francia e Germania, Spagna e paesi bassi.
Oggi, dopo gli schiaffi presi non solo da Macron-Scholz-Sanchez ma anche all’interno del PPE dal popolare polacco Tusk, Ursula si è pentita della sua virata destrorsa, innescata dal precario equilibrio della sua maggioranza uscita dal voto europeo del 9 giugno.
Infatti l’ex portaborsette della Merkel non dorme per niente tranquilla pensando all’esame cui verrà sottoposta nei prossimi giorni la lista dei suoi commissari (Fitto compreso) da parte di liberali-socialisti-verdi armati di coltello. Ad oggi, infatti, non c’è alcun accordo.
Per Ursula non c’è solo il casino italiano: la poverina deve riuscire a gestire anche la ferita che lacera l’Unione Europea: la Germania che da quando non fa più affari con Russia e Cina è finita in recessione e vede avanzare il ciclone para-nazi del partito AFD, un fenomeno che sta contagiando anche il resto dell’Unione. Insomma, un bordello continuo e pericolosissimo
(da Dagoreport)
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Ottobre 20th, 2024 Riccardo Fucile
SFORBICIATA ANCHE SULLE DETRAZIONI: LA PERCENTUALE MASSIMA DI SPESE DETRAIBILI NON SARA’ PIÙ CALCOLATA RISPETTO AL REDDITO, MA IN BASE AL NUMERO DI FIGLI
La frenata, dopo l’accelerazione. I dubbi, dopo le certezze sbandierate in conferenza stampa. E ora la manovra da scrivere. E da riscrivere per rendere i “sacrifici” più sostenibili. Pensieri e tormenti di Giancarlo Giorgetti.
Nelle ultime ore, il ministro dell’Economia va ripetendo che bisogna accelerare. A tutti. Ai tecnici del Dipartimento delle Finanze, chiamati a ricomporre lo schema delle detrazioni fiscali. A quelli del Tesoro, a cui tocca definire il perimetro del tetto agli stipendi dei manager delle società che ricevono contributi pubblici. Questioni tecniche. E politiche, perché l’equilibrio va trovato anche con le indicazioni che nel frattempo arrivano da Palazzo Chigi. Un effetto domino frenetico, al punto che la neo Ragioniera Daria Perrotta sarà chiamata agli straordinari per bollinare la legge di bilancio in tempi record.
Un’alternativa alla frenesia non c’è. Perché mercoledì, all’indomani del Consiglio dei ministri che ha approvato la manovra, Giorgetti ci ha messo la faccia. E la data, promettendo che il testo sarebbe stato trasmesso al Parlamento entro il lunedì seguente. Adesso che la scadenza si avvicina, nei corridoi di via XX settembre rimbomba il malumore di chi pensa che l’accelerazione in Cdm sia stato un azzardo.
Ma così ha prescritto la premier: fare il prima possibile per arrivare all’appuntamento del giudizio delle agenzie di rating con il titolo della manovra prudente. Così è stato. Solo che adesso gli annunci vanno tradotti in norme. Con la consapevolezza che la maggioranza non sta a guardare: la battaglia della Lega contro l’aumento della tassazione dei bitcoin è lì a dire che il lucchetto della manovra è fragile.
La rincorsa, dunque. La revisione delle agevolazioni fiscali ha già assunto un’altra forma. Il nuovo sistema poggerà sulle tre fasce di reddito annunciate dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo: tra 0 e 50 mila euro, tra 50 e 100 mila e sopra questo importo. Ma non saranno più le percentuali rispetto al reddito complessivo, pari rispettivamente all’8%, 6% e 4%, a rappresentare il tetto per le spese detraibili.
Al loro posto arriva un tetto base che aumenterà progressivamente in base al numero dei figli. A parità di figli, chi guadagna di meno avrà più detrazioni rispetto a una famiglia più abbiente: un parametro allineato alla regola generale del nuovo sistema per cui chi guadagna di più potrà portare meno spese in detrazione. Single, coppie con figli grandi e nonni avranno, invece, un tetto più basso.
L’altra norma da mettere a punto è il tetto agli stipendi dei manager delle società, pubbliche e private, che ricevono contributi dallo Stato. Il ragionamento iniziale aveva preso come riferimento il perimetro Istat delle pubbliche amministrazioni, escludendo solo le Casse di previdenza. Ma il numero dei soggetti coinvolti, oltre 500, ha imposto la retromarcia. Soprattutto perché dentro la lista ci sono soggetti sensibili, dalle Agenzie fiscali agli enti di ricerca, dai consorzi ai parchi.
La norma dovrebbe prendere come riferimento il trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione: a questo compenso sarà applicata una percentuale di riduzione in modo da determinare il nuovo importo massimo per i manager, pari a circa 160 mila euro lordi (80 mila euro netti), il valore dell’indennità del presidente del Consiglio e dei ministri
Il principio non è in discussione. Al punto che nel governo è stato individuato anche “un modello”: l’Aci. Sotto osservazione è finita la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il presidente Angelo Sticchi Damiani. Secondo l’accusa nel 2017 avrebbe percepito circa 100 mila euro in più rispetto a quanto dichiarato. In ogni caso il tetto attuale di 240 mila euro è ritenuto eccessivo.
(da La Repubblica)
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Ottobre 20th, 2024 Riccardo Fucile
“SE UN GIUDICE DÀ LORO TORTO VUOL DIRE CHE È COMUNISTA, FA POLITICA, ‘ESONDA’, COME HA DETTO “MEZZOLITRO NORDIO” … “IL ‘CORRIERE’ SPACCIA L’AGGRESSIONE SOVVERSIVA DEI MELONES ALLA MAGISTRATURA PER UNO ‘SCONTRO GOVERNO-TOGHE’. COME TITOLARE SULLA DONNA DI SAN SEVERO UCCISA DAL MARITO A PISTOLETTATE ‘SCONTRO FRA CONIUGI'”
Dopo 30 anni di berlusconismo con o senza B., è probabile che i clown della cosiddetta destra siano davvero convinti delle castronerie eversive che dicono. Se un giudice dà loro torto su qualunque tema dello scibile umano, vuol dire che è comunista, fa politica, “esonda” (Mezzolitro Nordio) e complotta con la Schlein (capace di cose serie come i complotti: come no).
Segue il solito armamentario di slogan berlusconiani prêt-à-porter, tipo che “i magistrati hanno solo vinto un concorso” (e che dovevano fare: perderlo?) e, “se vogliono fare politica, devono farsi eleggere” (infatti fanno indagini e sentenze, riservate per legge a chi non si fa eleggere).
Il povero Tajani spiega il diritto, ma soprattutto il rovescio, ai giudici di Roma che hanno bocciato il trattenimento dei 16 migranti in Albania: “La separazione dei poteri è uno dei principi fondamentali dello Stato di diritto”. Già, ma lui non sa cosa sia: separazione dei poteri significa che quello giudiziario è indipendente dal legislativo e dall’esecutivo, non che è ai loro ordini.
Il tapino vuole pure regalare a Elly “l’opera omnia di Montesquieu”, che lui o non ha letto o non ha capito. Poi c’è il Corriere che, come ai bei tempi di B., spaccia l’aggressione sovversiva dei melones alla magistratura per uno “scontro governo-toghe”. Come titolare sulla donna di San Severo uccisa dal marito a pistolettate “Scontro fra coniugi”.
La verità è che la campagna d’Albania, oltre a costare un occhio e servire a nulla, era già nata illegale. E lo è ancor di più dopo la sentenza della Corte di giustizia europea del 4 ottobre, che ha ristretto il concetto di “Paese sicuro” per i rimpatri. Sentenza vincolante per tutta la Ue, che nessun decreto Nordio potrà ribaltare o aggirare, a meno di uscire dall’Ue (ma neanche: la magistratura inglese ha respinto varie volte le deportazioni di migranti in Ruanda decise dal governo Sunak).
Dal 4 ottobre i giudici di tutta Italia ed Europa non fanno che bocciare i trattenimenti di migranti per rispedirli in Paesi esclusi dalla (minuscola) lista di quelli “sicuri”.
Strano che i giuristi per caso del governo non lo sapessero: sennò si sarebbero risparmiati il tragicomico viaggio di andata e ritorno dei famosi 16 in Albania. E ora, anziché annunciare inutili decreti votati al fiasco, smantellerebbero i due centri di raccolta albanesi, destinati a restare semideserti.
P.s. Giulia Bongiorno, al processo Open Arms, racconta che l’Ong nell’agosto 2019 non voleva far sbarcare i migranti, ma “far cadere Salvini. E Salvini è caduto”. Qualcuno – magari Salvini – dovrebbe informarla che il suo leader e cliente non cadde: sfiduciò il governo Conte per “andare alle elezioni anticipate a settembre” e governare con “pieni poteri”.
L’ennesimo autocomplotto.
Marco Travaglio
per “Il Fatto Quotidiano”
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Ottobre 20th, 2024 Riccardo Fucile
LAVORA IN UN BAR E NON HA ESITATO A SOCCORRERE UNA PERSONA TRASCINATA VIA DALLA FURIA DELL’ACQUA
Si chiama Angela Isaac, ha 28 anni, è nigeriana e da sei anni vive a Catania ed ha un bimbo di due anni. E’ lei l’eroina finita nel video che ha fatto il giro del web.
Da circa un anno lavora al Bar Pellegrino e parla perfettamernte italiano. Era al lavoro quando ha visto la moto trascinata via dalla corrente e subito dietro un uomo che non riusciva a vincere la furia dell’acqua. Angela non ci ha pensato due volte e ha affrontato la corrente per salvare la persona in difficoltà.
«In realtà – ha raccontato – ricordo che c’era altra gente, anche uomini, ma nessuno si muoveva per salvare il signore. Così sono andata io. Non conosco chi ha fatto il video, certo mi aspettavo che magari qualcuno venisse ad aiutarmi, ho dovuto usare tutte le mie forze, la corrente era fortissima e non è stato semplice. Solo una volta arrivati all’ingresso di un negozio sono accorse altre persone, lì ho pensato di aver fatto tutto ciò che avrei potuto. E sono tornata al lavoro. Adesso non so come sta. Non ho fatto nulla. Invece, mannaggia, ho perso il telefonino in mezzo a tutta quell’acqua».
“Gli altri guardavano perché nessuno voleva rischiare la propria vita, lui stava molto male e non riusciva ad alzarsi”, dice Angela che tra gli applausi e l’affetto dei colleghi spiega il perché del suo gesto: “Bisogna aiutare tutti, indipendentemente dal colore della pelle, essere sempre buoni e simpatici, è aiutando che insieme possiamo guardare avanti”
(da agenzie)
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Ottobre 20th, 2024 Riccardo Fucile
“SONO BASITO CHE IL MINISTRO RICORRA A QUESTA CATEGORIA DELL’ABNORMITÀ, CHE PER I TECNICI RICHIAMA A POSSIBILI RESPONSABILITÀ DISCIPLINARI”… “LA MAGISTRATURA NON HA COMPITI POLITICI MA DI RISPETTO DEI DIRITTI E DELLE GARANZIE DELLE PERSONE, SENZA OCCUPARSI DEI PROGRAMMI POLITICI DEL GOVERNO DI TURNO”
“Sono basito che il ministro della Giustizia ricorra a questa categoria dell’abnormità, che per i tecnici richiama a possibili responsabilità disciplinari. Come se il ministro avesse inteso dire ai colleghi del tribunale di Roma: ‘se non provvedete secondo i miei desiderata, quelli del governo, sono pronto a un’azione disciplinare’.
Questo significa richiamare alla categoria dell’abnormità. In questo clima accesissimo io sono fortemente preoccupato perché noto toni di aggressione al lavoro giudiziario che non hanno precedenti, faccio un appello a tutti perché si ritorni ad usare la ragione e qui la ragione è che il diritto vada applicato da tutti”. Così il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, a Skytg 24.
Anm, giudici rispettano diritti di chiunque viene in Italia
“La magistratura non ha compiti politici ma di rispetto dei diritti e delle garanzie delle persone, non solo dei cittadini ma di tutti gli individui che entrano in contatto con la nostra comunità politica e giuridica senza occuparsi dei programmi politici del governo di turno”. Così il presidente ndell’Anm, Giuseppe Santalucia, a Skytg 24.
(da agenzie)
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Ottobre 20th, 2024 Riccardo Fucile
DOPO L’ORDINE DI FAZZOLARI CI PENSANO I DIRIGENTI DI FRATELLI D’ITALIA A “USCIRE” DICHIARANDO GUERRA AI GIUDICI, CHE FINISCONO NEL MIRINO ANCHE DEI GIORNALI DI DESTRA
Attaccare i giudici. E, in primis, Silvia Albano. Colei che, da componente della Sezione Immigrazione del Tribunale di Roma, venerdì ha smontato l’accordo con l’Albania sui migranti del governo. E che, per l’entourage della premier Giorgia Meloni, non solo doveva astenersi dal decidere viste alcune sue recenti dichiarazioni in punta di diritto sulla gestione dei flussi migratori, ma soprattutto perché sarebbe una “toga rossa”.
È così che parte l’assalto di Palazzo Chigi nei confronti dei giudici di Roma. Un conflitto istituzionale che ricorda i tempi del berlusconismo e le liste di proscrizione nei confronti dei magistrati.Tutto inizia venerdì, dopo pranzo. Il comunicato del Tribunale di Roma arriva a Palazzo Chigi. Era atteso. I fedelissimi di Meloni avevano già notato alcune dichiarazioni di esponenti del Pd che avevano ipotizzato la decisione. Così parte la controffensiva.
Ci pensa il responsabile della comunicazione Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, a dare la linea. È durissimo. Nella chat interna composta da dirigenti e parlamentari di Fratelli d’Italia scrive parole feroci contro i giudici di Roma: “assurdo” che si sostituiscano “al ministero degli Esteri e a qualsiasi altro organo dello Stato” perché da ora in poi nessun Paese sarà considerato “sicuro” e quindi in grado di potersi riprendere i migranti che sbarcano in Italia. Poi l’attacco frontale: Fazzolari definisce la sentenza “illegittima” e che denotauna “supponenza e arroganza preoccupante”. È il segnale.
Dopo l’ordine di Fazzolari ci pensano i dirigenti di Fratelli d’Italia a “uscire” dichiarando guerra ai giudici: (…) Il collegamento tra Palazzo Chigi e i direttori dei quotidiani d’area sui fatti del giorno è cosa nota. E venerdì si ripete. Tant’è vero che, oltre alle critiche nei confronti della decisione, ieri sul Giornale e sul Tempo escono due articoli che prendono di mira la giudice Albano.
“La giudice anti-protocollo è il capo delle toghe rosse”, titola il quotidiano di Alessandro Sallusti facendo riferimento all’iscrizione di Albano a Magistratura Democratica. “Chi è la giudice fan della Apostolico che un anno fa disse no”, fa eco Il Tempo.
Anche la deputata Sara Kelany, responsabile immigrazione di FdI, concede un’intervista al Corriere per dire che Albano avrebbe dovuto “astenersi” dalla decisione. Articoli che vengono citati ieri mattina nel “mattinale” di FdI. Il partito cavalca la protesta anti-giudici: ieri l’ufficio studi di FdI ha anche diffuso ai parlamentari un dossier (una “nota informativa”) dal titolo emblematico: “I giudici politicizzati non convalidano il trattenimento dei migranti in Albania”.
L’attacco ai magistrati ieri ha coinvolto anche altri partiti di governo, a partire dalla Lega di Matteo Salvini che ha cavalcato la sentenza del Tribunale di Roma insieme al processo di Palermo nei confronti del leader sul caso Open Arms.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Ottobre 20th, 2024 Riccardo Fucile
L’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA PER LE REGOLE DI M5S È FUORI PERCHÉ HA GIÀ DUE MANDATI ALLE SPALLE: “ORA NON POSSO CANDIDARMI, MA SE LE COSE CAMBIERANNO, VEDREMO”… IL RICHIAMO ALL’UNITA’ DEL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, FAVORITISSIMO PER LA PRESIDENZA DELL’ANCI
Il convitato di pietra non viene praticamente mai nominato. Perché l’iniziativa organizzata da Sandro Ruotolo, “Il Sud in Europa” a Napoli non è solo una manifestazione contro Vincenzo De Luca, ma anche il tentativo di dimostrare che il tempo del presidente della Campania è già finito. “Nessuno è eterno”, ha detto Elly Schlein giovedì sera a Piazza Pulita. E anche se l’interessato per tutta risposta venerdì sera si è paragonato a Aldo Moro (nessuno gli direbbe che “è indispensabile, eterno”, ha scandito), la posizione del Nazareno sembra definitiva, nella scelta di andare oltre, di non appoggiare la sua ricandidatura.
Anche a costo di perdere la Regione. Nelle parole di Ruotolo, quando afferma che l’“invitato di pietra” sono “le mafie e la corruzione, l’uso privato del potere” sembra proprio di scorgere in filigrana lo Sceriffo, soprattutto quando affonda: “Sono stanco di aspettare l’intervento della magistratura per scoprire il marcio, la corruzione, il rapporto con le mafie”.
È il Pd dopo De Luca quello che si riunisce al Palazzo Caracciolo di Napoli. Isaia Sales venerdì pomeriggio ha fornito dei dati eloquenti: negli ultimi dieci anni in Campania sono stati sciolti per infiltrazioni della camorra 21 consigli comunali di cui 10 di centrosinistra (4 con un sindaco dem). E ieri mattina sono intervenute le varie anime dem: da Stefano Graziano (preso di mira personalmente dal presidente) a Marco Sarracino, da Roberto Speranza a Teresa Armato, da Dario Nardella (in collegamento) a Toni Ricciardi. Non pervenuta la minoranza del partito, che però certo non si sbraccia a difenderlo. Il tentativo di disegnare la traiettoria del futuro si svolge attraverso due punte.
Roberto Fico, il primo a cui a Napoli si guarda come candidato del centrosinistra, che però per le regole di M5s è fuori perché ha già due mandati alle spalle: “Ora non posso candidarmi, ma se le cose cambieranno, vedremo”, dice. Sembra proprio una disponibilità di massima da uno che “non ha mai posto veti”.
E a Napoli, il campo largo (o “il campo santo” o “il campo morto”, come scherza la Armato, consigliera comunale) esiste, con i renziani in giunta. E, infatti, l’altra punta è il sindaco, Gaetano Manfredi, favoritissimo per la presidenza dell’Anci, nonostante l’altolà di Beppe Sala, che mentre tira in ballo il malgoverno della Campania, per esempio sulla sanità, fa un richiamo all’unità
(da Il Fatto Quotidiano)
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Ottobre 20th, 2024 Riccardo Fucile
“I MAGISTRATI SONO ACCUSATI DI FARE POLITICA MA SPETTA AL GOVERNO NON ESONDARE. AL TEMPO DI BERLUSCONI LA TENSIONE ERA PARTE DEL CONFLITTO DI INTERESSI”
Sono i post e i messaggi che suggeriscono ragionamenti, spunti, distinguo. E tradiscono malessere, più spesso addirittura sgomento per l’ultima esternazione dell’esecutivo e della politica che accusa, a loro dire, senza conoscere.
Venerdì 18 ottobre, dopo l’attacco della premier Giorgia Meloni ai giudici che sull’Albania remerebbero contro, Facebook si fa tazebao: «”I magistrati — posta una giudice — dovrebbero aiutare il governo a risolvere i problemi” dice il Presidente del Consiglio. Errore gravissimo di diritto costituzionale: i magistrati non hanno il compito di collaborare all’attuazione del programma di nessun governo bensì hanno il dovere di applicare le leggi, i regolamenti e le norme sovranazionali al cui rispetto l’Italia si è obbligata. Si chiama separazione dei poteri».
Perplessi, preoccupati, quasi feriti da quelle che ritengono «sgrammaticature» istituzionali, refusi impensabili sotto il profilo del rispetto tra poteri. Legge i mal di pancia diffusi Giovanni Zaccaro, segretario di Area (la sinistra delle toghe): «Vale la pena di fare una premessa: in epoca berlusconiana lo scontro era tra una fetta di politica e i pm che indagavano sugli affari dell’allora premier. La tensione era parte del conflitto di interessi. Oggi nell’occhio del ciclone ci sono, purtroppo, giudici che applicano norme…».
Il salto di qualità è sotto gli occhi di chiunque, riflette il segretario della corrente Area Giovanni Zaccaro. La platea di magistrati avverte il timore che tocchi, prima o dopo, a loro stessi difendersi. E che non sarà cosa indolore.
La questione del rimpatrio dal centro albanese? Nelle chat tra magistrati le risposte alle accuse di certa politica. Messaggino di sabato 19 sullo stesso tema: «Dopo la sentenza della corte di giustizia (riguardo i paesi sicuri che, come ribadito dal presidente di Anm Giuseppe Santalucia, deve essere tenuta in considerazione, ndr) era ovvio che la giudice decidesse di riportare in Italia i migranti».
Esistono norme vincolanti, condivise, stringenti rispondono i togati. «I magistrati sono accusati di fare politica — sottolinea Zaccaro — mentre spetterebbe al governo non esondare».
Sospira Zaccaro: «Qui si ignora la procedura: gli ordini del questore sono simili tra loro e le decisioni del giudice sono ripetitive allo stesso modo. Quanto alla rapidità è imposta dalla procedura stabilita dal protocollo Italia-Albania».
Sorprendono i toni utilizzati soprattutto. «Toni delegittimanti», lamentano. Di nuovo Zaccaro: «I magistrati devono tutelare i diritti per dovere. È il cuore del loro lavoro. La sensazione è che la politica, non solo in Italia ma in tutto il mondo direi, vari norme bandiera, provvedimenti pensati per moltiplicare il consenso…».
Già perché al di là della questione di specie la preoccupazione di molti, tra i magistrati, è per la dimensione generale e politica dello scontro aperto dai meloniani. «In epoca berlusconiana lo scontro era tra una fetta di politica e i pm che indagavano sugli affari dell’allora premier. La tensione era parte del conflitto di interessi. Oggi nell’occhio del ciclone ci sono, purtroppo, giudici che applicano norme…», dice a Ilaria Sacchettoni Giovanni Zaccaro, segretario di Area (corrente di sinistra).
Concetti del tutto simili a quelli messi in evidenza da un altro togato assai ascoltato, Marco Patarnello: «L’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi», scrive il sostituto procuratore della Cassazione a tutti gli indirizzi della mailing list di Magistratura Democratica.
Un attacco, dunque, «molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni» rispetto a quello cui ci si era “abituati” ai tempi del fu Cavaliere. Perché? Lo spiega sempre Paternello, nella mail visionata e pubblicata stamattina dal Tempo. «Innanzitutto perché Meloni non ha inchieste giudiziarie a sua carico e quindi non si muove per interessi personali, ma per visioni politiche, e questo la rende molto più forte. E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto».
L’isolamento della magistratura e la «chiamata alle armi»
La situazione è più grave e preoccupante di quanto non lo fosse nell’era berlusconiana, spiega ancora Paternello, anche per un’altra ragione. E cioè che oggi «la magistratura è molto più divisa e debole rispetto ad allora»; di più, «è isolata nella società». Mentre, sul fronte politico, si registra il fenomeno opposto. E cioè che «la compattezza e omogeneità di questa maggioranza è molto maggiore che nel passato e la forza politica che può esprimere è enorme, e può davvero mettere in discussione un assetto costituzionale, ribaltando principi cardini che consideravamo intangibili.
Di qui l’appello ai colleghi e stringere i ranghi: «A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio. Possiamo e dobbiamo farlo. Sull’isolamento sociale non abbiamo il controllo ma sul tema della compattezza interna possiamo averlo. Non è accettabile chinare le spalle ora o che qualcuno si ritagli uno spazio politico ai danni dell’intera magistratura». Il Tempo osserva nel dare la notizia che l’esponente di spicco delle “toghe rosse” di Magistratura Democratica «sembra quasi bramare la falange politica contro il governo». In realtà Paternello nella mail distingue piuttosto chiaramente i due piani: «Non dobbiamo fare opposizione politica ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini a un giudice indipendente. Senza timidezze».
(da Open)
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Ottobre 20th, 2024 Riccardo Fucile
LA FRASE È STATA RIPETUTA DAL TYCOON IN ALMENO QUATTRO OCCASIONI DURANTE LO SCORSO ANNO E SI RIFÀ ALL’AGGHIACCIANTE RETORICA DEI SUPREMATISTI BIANCHI E AD ADOLF HITLER CHE AVEVA USATO LA STESSA ESPRESSIONE NEL “MEIN KAMPF”
Sondaggio choc negli Stati Uniti. Un americano su tre afferma che gli immigrati che entrano illegalmente nel paese oggi stanno “avvelenando il sangue del nostro paese”, un linguaggio che riecheggia la retorica dei suprematisti bianchi e di Adolf Hitler.
Perché è importante: i risultati suggeriscono che in una nazione di immigrati, molti americani hanno aderito alla retorica storicamente razzista che Donald Trump ha usato per alimentare il sentimento anti-immigrati, promettendo deportazioni di massa se fosse rieletto presidente.
Il quadro generale: il sondaggio del Public Religion Research Institute (PRRI), in collaborazione con la Brookings Institution, ha rilevato le profonde divisioni politiche della nazione.
Durante la campagna Trump ha ripetutamente usato la frase, visto che alcuni repubblicani hanno apertamente sostenuto la “teoria della sostituzione dei bianchi”. In cifre: circa il 34% degli americani afferma che gli immigrati che entrano illegalmente nel paese oggi stanno “avvelenando il sangue del nostro paese”, mentre il 63% non è d’accordo, secondo il sondaggio pubblicato questa settimana.
L’anno scorso Trump ha definito gli immigrati come “avvelenatori del sangue” della nazione almeno in quattro occasioni. Inoltre ha falsamente accusato gli immigrati di mangiare animali domestici.
La frase “avvelenare il sangue del nostro Paese” richiama al manifesto di Hitler del 1925, “Mein Kampf”, il suo progetto per una Germania “ariana pura” dopo l’espulsione degli ebrei.
(da axios.com)
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