Novembre 12th, 2024 Riccardo Fucile
ALLE ACCUSE DI TRADIMENTO DEI CONSERVATORI (IL GRUPPO DI CUI MELONI È PRESIDENTE), RISPONDE IL CAPODELEGAZIONE FDI A BRUXELLES, CARLO FIDANZA: “LE DIVERSE DELEGAZIONI NAZIONALI DEL GRUPPO ECR VALUTERANNO AUTONOMAMENTE COME ESPRIMERSI, LA DELEGAZIONE DI FRATELLI D’ITALIA SARÀ FAVOREVOLE”
Raffaele Fitto è stato messo sulla “graticola” nell’audizione per la sua candidatura come commissario e vicepresidente della Commissione Ue. E rimarrà sospeso almeno fino a domani. E i gruppi che non si ritengono soddisfatti spingono addirittura per aspettare la prossima settimana.
In particolare i gruppi Liberali, Verdi, Sinistra e S&D hanno sottolineato la sua appartenenza ad un partito politico considerato antieuropeista e neofascista. E sono stati evidenziati i voti FdI contro Ursula von der Leyen e nella scorsa legislatura il suo contro il Recovery Fund e in difesa di alcuni Paesi che violavano lo stato di diritto.
Per questo hanno chiesto di rinviare il voto. E molto probabilmente sarà uno scrutinio contemporaneo su tutti i vicepresidenti e anche sul commissario ungherese Varhelyi.
Anche se, soprattutto i socialisti, non hanno calcato la mano. Anzi il rappresentante del Pd è stato assolutamente morbido dando anche la possibilità al ministro italiano di ricordare la collaborazione con alcuni ex sindaci e presidenti di regione dem (da Bonaccini a De Caro).
Il negoziato per la sua elezione è ancora in corso ma sembra soprattutto una finzione. Il Pse si aspetta solo una rassicurazione da Ursula von der Leyen (forse una lettera) per ribadire che la maggioranza politica non cambia, senza l’Ecr di Meloni. Non è un caso che Fitto abbia insistito sull’idea che la sua vicepresidenza non è legata al partito ma al Paese.
“Voglio essere chiaro – ha ripetuto – non sono qui per rappresentare un partito politico. Non sono qui per rappresentare uno Stato membro. Sono qui oggi per affermare il mio impegno per l’Europa. Sono consapevole dei requisiti imposti ai membri della Commissione in base ai trattati e al codice di condotta. Se confermato, li rispetterò rigorosamente e agirò sempre e solo nell’interesse della nostra Unione e dei nostri cittadini”.
Fitto ha cercato di rassicurare anche sullo Stato di diritto, tema sollevato a più riprese dalla grillina Palmisano, dal liberale Gozi e da diversi esponenti dei Verdi. “Diventa difficile – è stata la sua difesa – l’esercizio di estrapolare qualche dichiarazione da un dibattito politico di qualche anno fa con il ruolo politico che ognuno di noi ha. Io oggi sono qui per un’altra questione per rappresentare la Commissione europea”.
Ad alcuni parlamentari che hanno evidenziato che nel suo discorso ha fatto riferimento solo alla sua esperienza nella Dc e non a FdI, ha risposto: “Io ho citato la Democrazia cristiana che è stato il mio primo partito nella mia lunga attività politica, che non è affatto breve, e le esperienze sono state differenti perché l’Italia ha vissuto diverse fasi. Non ho indicato tutte le altre mie esperienze politiche ma come ho detto nel mio discorso iniziale io sono qui anche perché il mio governo guidato da Giorgia Meloni mi ha proposto di questo io sono onorato e lo sottolineo”.
“Se le do l’idea di un fascista – ha quindi replicato ad una deputata verde – faccia lei, decidete voi, a me sembra che siano temi e argomenti lontanissimi da qualsiasi ipotesi reale, è una suggestione che sinceramente non riesco nemmeno a cogliere”.
I socialisti hanno dunque chiesto di far slittare la Decisione. C’è un tentativo di Renew di chiudere la partita oggi. Ma viene considerato pericoloso dal Ppe che teme la contrarietà della sua delegazione spagnola alla vicepresidente Ribera. E anche la disponibilità dei neonazisti di Afd a sostenere Fitto potrebbe diventare oggi un ostacolo per portare a termine la trattativa.
Ogni stop alla procedura infatti rischia di allungare eccessivamente i tempi di insediamento della nuova commissione. Giorgia Meloni ad esempio ha avvertito che non accetterebbe un downgrading di Fitto e non permetterebbe in quel caso la nascita dell’“Ursula bis”. E la stessa minaccia la sta brandendo Orbán con Varhelyi. Il gioco degli incastri e dei veti incrociati porterà a lasciare tutto così com’è. Con una sola variabile: il tempo.
Intanto, nel pomeriggio, arriva un segnale di Fratelli d’Italia per bocca del capodelegazione a Bruxelles, Carlo Fidanza, che annuncia il voto favorevole a Ursula von der Leyen: “Sul voto alla nuova Commissione Ue – afferma – esattamente come fu 5 anni fa le diverse delegazioni nazionali del gruppo Ecr valuteranno autonomamente come esprimersi, la delegazione di Fratelli d’Italia sarà favorevole”.
(da Repubblica)
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Novembre 12th, 2024 Riccardo Fucile
A CHE CAZZO SERVE LA SCENEGGIATA DEI 3 MIGRANTI EGIZIANI E DEI 4 DEL BANGLADESH? PERCHE’ FAR CREDERE CHE LI RIMPATRI QUANDO SAI CHE NON ESISTE ALCUN OBBLIGO PER I PAESI DI PROVENIENZA DI RIPRENDERLI, ANZI MOLTI LI RIFIUTANO? INVECE DI FARE I BULLI DEI GIARDINETTI PROVVEDETE A INTEGRARE QUESTI POVERETTI, LE AZIENDE RECLAMANO 120.000 LAVORATORI STRANIERI
Questo che pubblichiamo è il prospetto ufficiale del Viminale aggiornato a ieri sugli arrivi dei migranti in Italia nel corso del 2024, al netto di chi è sfuggito ai controlli (vedi quelli arrivati dalla rotta balcanica). Il totale ammonta a 58.504, suddiviso per le nazioni di provenienza.
Le origini: 11.652 dal Bangladesh, 10.923 dalla Siria, 7.520 dalla Tunisia, 3.776 dall’Egitto, 3.190 dalla Guinea, 2.464 dal Pakistan, 1.919 dall’Eritrea, 1.891 dal Sudan, 1.479 dal Mali, 1.415 dal Gambia, 12.275 alla voce Altri.
I rimpatri quest’anno: si attestano intorno al 10% rispetto agli arrivi, con una previsione di neanche 6.000 rispetto ai 60.000 previsti entro fine dicembre. Il 50% dei rimpatri poi riguarda migranti tunisini, gli unici che possono essere rimpatriati attraverso un accordo con il governo di Tunisi che prevede un massimo di 80 alla settimana attraverso 2 voli charter. Al massimo 320 al mese, quota che neanche riusciamo a raggiungere.
Con il Bangladesh non esiste alcun accordo concreto: rimpatriati poche decine a fronte di quasi 12.000 arrivi.
Nulla da fare per i rimpatri dei Siriani, possono essere solo su base volontaria, stante il regime dittatoriale di Assad.
L’Egitto ci vuole coraggio a dichiararlo “sicuro”, visto la fine che fanno gli oppositori e i giornalisti (un nuovo caso Regeni riguarda in questi giorni un ricercatore francese). Anche qui accordo sulla carta per pochi rimpatri al mese.
Negli altri Paesi elencati o non esistono accordi e non sono accettati o si traducono in poche unità al mese, perchè le autorità consolari non aiutano o frappongono ostacoli.
Il Viminale considera anche i rimpatri volontari (pochi, giusto qualcuno che dopo aver visto chi governa n Italia, ritiene il male minore tornare da dove era partito)
Considerazione finale: a cosa cazzo serve crea una megastruttura detentiva in Albania per 3.000 potenziali carcerati se non riesci a rimpatriare nessuno o quasi?
A che serve esibire lo scalpo di qualche essere umano del Bangladesh se hai già la certezza che puoi anche teoricamente “cacciarlo” ma non riuscirai MAI a farlo?
E allora, al netto DELLA GRANDE PRESA PER IL CULO dei contribuenti italiani (paga anche chi non vi vota) non sarebbe meglio organizzare L’INTEGRAZIONE di questi poveretti, avviandoli a centri formazione lavoro, in modo da dare risposta al mondo imprenditoriale che reclama 120.000 lavoratori stranieri nei prossimi 12 mesi?
Con il miliardo sputtanato in Albania quanti corsi formazione si sarebbero potuto avviare?
O dovete solo lisciare. con questa propaganda sulla pelle dei poveri. quei borghesi razzisti che hanno paura del buio perchè al buio il colore nero non si vede?
I veri patrioti NON DIFENDONO I CONFINI DEL RIDICOLO, i veri patrioti vogliono il benessere del proprio Paese e dato che gli immigrati contribuiscono all’8,7% del Pil italiano, pagano le tasse in Italia e non a Montecarlo, hanno gli stessi DIRITTI E DOVERI degli italiani.
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Novembre 12th, 2024 Riccardo Fucile
IN CERTI CASI FINO A 7 PERSONE CUCINANO, MANGIANO E DORMONO IN UNA SOLA STANZA. LO STESSO ACCADE IN CITTÀ COME BOSTON, ST. LOUIS E CHICAGO…
Centoventitré. Secondo l’inchiesta fatta da Emily Wayland Dinwiddie nel 1904, nel quartiere italiano di Philadelphia, in una casa di 34 stanze, vivevano 90 famiglie, comprendenti 123 persone. In certi casi fino a 7 persone cucinano, mangiano e dormono in una sola stanza. Lo stesso accade in città come Boston, St. Louis e Chicago.Scioperi. Uno dei primi scioperi di cui sono protagonisti gli italiani è quello del giugno 1909 in California. Coinvolti più di mille boscaioli che lavorano per la McCloud River Lumber Company: gli italiani sono costretti a vivere in baracchette e a pagare prezzi esorbitanti alla compagnia per l’affitto e per il cibo.
“Lavoravano come asini. Era una vitaccia”, ricorda Gianni Ricci, figlio di uno scioperante e lui stesso boscaiolo. Il 29 giugno i lavoratori entrano in sciopero contro la discriminazione subita in quanto italiani e chiedono alla compagnia di mantenere la promessa di un aumento del salario di 25 cent al giorno e di avere la libertà di fare acquisti dove vogliono.
La protesta dura 16 giorni, durante i quali la stampa americana è quasi tutta schierata con l’azienda, con articoli razzisti. Lo sciopero si conclude con una sconfitta dei lavoratori: la compagnia non accetta le loro rivendicazioni. La gran parte di loro abbandona in massa la McCloud, trovando altri lavori o ritornando in Italia.
Giornali. Espressione tipica delle Little Italies sono i giornali in lingua italiana, che si occupano da un lato di dare notizie su cosa accade in patria e in Europa, dall’altro di dare voce alle vicende della comunità italiana negli Usa.
Ci sono il Progresso Italo-Americano di New York (fondato da Carlo Barsotti nel 1880), La Voce del Popolo (1867) e L’Italia (di San Francisco, 1886), L’Opinione (di Philadelphia, 1906) e La Gazzetta del Massachusetts (1905). Non mancano giornali di stampo risorgimentale come L’Eco d’Italia, nato nel 1849 a New York su iniziativa di seguaci di Garibaldi e Mazzini
Periodici. Tra il 1850 e il 1930 si calcola che vengano pubblicati oltre mille periodici in lingua italiana, anche se molti di loro hanno una vita breve.
Censimento. Dal censimento del 1920 risulta che gli italiani si stabiliscono in particolare a New York (390.382), seguita a distanza da Philadelphia (63.723), Chicago (59.215), Boston (38.179), Newark (27.465), San Francisco (23.924), Rochestoy (19.468), Providence (19.239), Cleveland (18.288), Buffalo (16.411), Detroit (16.205), Pittsburgh (15.371), anche se altri 501.606 italiani risultano disseminati in tutto il resto del Paese, attratti dai lavori nelle miniere o nelle piantagioni e per la costruzione delle linee ferroviarie, che passano dalle 30.600 miglia del 1862 alle 254.000 miglia del 1916.
Matrimoni. Gli italiani si sposano tra di loro (fino agli anni Venti prevale l’endogamia e le percentuali di matrimoni interetnici sono inferiori al 6%) e puntano a ricreare nelle Little Italies e nelle enclavi chiuse che formano nelle città la tipica famiglia meridionale.
“La famiglia di mia madre – racconta Martin Scorsese – arrivava da Ciminna, la famiglia di mio padre da Polizzi Generosa e si sposarono solo dopo che gli anziani delle due famiglie si furono riuniti ed ebbero dato il loro assenso”.
Colonie. Il 21 giugno 1875 il New York Times rileva criticamente che gli italiani “hanno la forte tendenza a formare colonie per stare insieme e vivere come in passato”.
Mario Avagliano e Marco Palmieri – Italiani d’America. La grande emigrazione negli Stati Uniti
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Novembre 12th, 2024 Riccardo Fucile
“ODIAVO QUEL CANE. NON ERA ADDESTRABILE E VALEVA MENO DI NIENTE PER LA CACCIA”
Si vantò di aver ucciso un cucciolo di cane di 14 mesi, perché “irrequieto”. E ora, come hanno riferito due fonti ben informate alla Cnn, il presidente eletto Donald Trump la sceglierà come Segretario alla sicurezza interna della sua amministrazione.
E’ Kristi Noem, la governatrice del South Dakota che si è guadagnata una dubbia fama, con cui Trump si aggiudicherebbe una fedelissima alla guida di un’agenzia che sovrintende a tutto, dalla US Customs and Border Protection all’Immigration and Customs Enforcement, fino alla Federal Emergency Management Agency e agli US Secret Service.
Noem era stata anche nella rosa dei candidati di Trump per la carica di vicepresidente, ma a costarle il posto furono proprio le sue rivelazioni sull’uccisione del suo cane da caccia, Cricket, dopo averlo considerato non idoneo a cacciare. Un cane ”impossibile da addestrare”, aveva scritto Noem nel suo libro, ‘No Going Back: The Truth on What’s Wrong with Politics and How We Move America Forward’.
(da agenzie)
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Novembre 12th, 2024 Riccardo Fucile
E PUBBLICA LA FOTO DELL’EVENTO… PIER LUIGI, TRANQUILLO, ANCHE A DESTRA (QUELLA VERA) SI MANGIA LA PASTA AL RAGU’, SOLO QUALCHE TRADITORE CHE SI E’ VENDUTO AI POTERI FORTI PASTEGGIA OGGI A CAVIALE NEI SALOTTI BENE DELLA CAPITALE
“Cena elettorale tra compagni a Perugia. Come sempre, caviale”. A scriverlo Pier Luigi Bersani a corredo di una foto di un evento tra esponenti dem ed elettori, in vista delle elezioni regionali in Umbria del 17 e 18 novembre. Foto pubblicata sui social di Bersani.
Il riferimento è senza dubbio alle parole della premier Giorgia Meloni che nei giorni scorsi, a chi l’accusava di “svilire i diritti sindacali”, ha risposto: “So che questo governo quei diritti li difende molto meglio della sinistra al caviale”.
Venendo alle elezioni di domenica e lunedì, Bersani ha detto: “Qui in Umbria il centrosinistra si è aggregato intorno a una candidatura, quella di Stefania Proietti, che io ricordo bene, l’aiutai nel primo lancio che fece da sindaca di Assisi. La ritengo una persona validissima sia dal punto di vista amministrativo che di valori umanistici, solidali che sono la base della nostra aspirazione”.
(da agenzie)
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Novembre 12th, 2024 Riccardo Fucile
IN UN PAESE NORMALE SAREBBE GIA’ STATO PRELEVATO E PORTATO IN QUESTURA PER AMMISSIONE DI REATO E INVITATO A FORNIRE I DETTAGLI
È polemica nei confronti del leader di Alternativa popolare Stefano Bandecchi da parte di Emma Pavanelli, M5s, ed Elisabetta Piccolotti, Avs, per un post nel quale scrive tra l’altro “i voti non li elemosino di certo al massimo li compro o li prendo di prepotenza”. Scritto come replica – ieri – a un commento a un video su Instagram.
Il post recita per intero: “Che tristezza, una donna che non capisce niente, strano ma vero. Io cara lei ho sempre elemosinato solo f… E ne ho avuta tanta in dono. I voti non li elemosino di certo al massimo li compro o li prendo di prepotenza. Voi stupidi perdenti comunisti di m.. mi fate sempre più schifo”.
“Esprimo grande preoccupazione” afferma Pavanelli. “Non ho mai mancato di esprimere – aggiunge in una nota – quanto il modo di fare politica del primo cittadino di Terni si ponga all’antitesi rispetto alla mia visione, ma a tutto c’è un limite. E il confine che non può mai essere valicato è quello della legalità, soprattutto in un momento delicato come quello attuale, a pochi giorni da un voto fondamentale per l’Umbria”.
Pavanelli prosegue: “Per questo ho deciso di depositare un esposto alla Procura, affinché gli organi inquirenti possano accertare se la condotta di Bandecchi possa integrare qualche fattispecie di reato. A pochi giorni dalle elezioni, di fronte ad affermazioni del genere, riteniamo imprescindibile una ferma presa di distanza da parte della presidente Tesei che avrebbe dovuto già immediatamente dissociarsi rispetto a quanto pronunciato dal leader di un partito della sua stessa coalizione”.
“Che cosa vuole dire? C’è una campagna elettorale aperta e Bandecchi afferma di comprare i voti o peggio di prenderli con prepotenza? Significa che paga gli elettori o li minaccia?” afferma Elisabetta Piccolotti, deputata umbra di Alleanza verdi sinistra. “Anche questo – si chiede – verrà derubricato a una boutade di questo squallido personaggio? Il centrodestra e la presidente Tesei prendano le distanze da quest’uomo e lo caccino dalla loro coalizione”.
(da agenzie)
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Novembre 12th, 2024 Riccardo Fucile
LA MANCATA PARTECIPAZIONE DELLA PREMIER, CHE HA USATO LA SCUSA DI UN RITARDO DELLA RIUNIONE CON I SINDACATI, HA INNERVOSITO SALVINI E QUEL MERLUZZONE DI TAJANI
Non è un caso, ma una scelta consapevole. Giorgia Meloni evita di mettere la faccia sulla battaglia per l’Emilia Romagna. Nessuno, a Palazzo Chigi, crede nella rimonta. Nessuno prevede un clamoroso ribaltone, al massimo si punta a ridurre il divario col centrosinistra: si parte da -19%, sarebbe un successo perdere con un distacco a una cifra.
E così, la premier delude tutti — i fratelli d’Italia emiliani e romagnoli, i militanti accorsi fino all’hotel Savoia Regency, i due vicepremier — e si limita a un videocollegamento. Bisogna partire dall’unico dato incontestabile, quello dell’agenda, per sostanziare la premeditazione di quest’assenza. La lunghissima riunione con i sindacati a Palazzo Chigi finisce qualche minuto dopo le 16.
A quel punto, a Meloni basterebbero poco più di due ore per raggiungere Bologna in treno. E ci metterebbe lo stesso tempo in macchina, perché le auto di scorta possono derogare ai limiti di velocità. Ma la presidente del Consiglio decide di saltare comunque il comizio, a differenza di Matteo Salvini e Antonio Tajani. Un gesto che irrita anche Matteo Salvini e Antonio Tajani
Ufficialmente la difendono — «non ci sono ragioni politiche dietro alla sua assenza», giura il ministro degli Esteri — ma sottovoce lasciano trapelare un po’ di disagio. E d’altra parte nessuno crede davvero nella vittoria, ad eccezione di un militante con il cappellino rosso trumpiano (“make America great again”) che attira quindici telecamere senza un perché: «Chi è questo?». «Uno che ama Trump». «Ah, ok».
(da La Repubblica)
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Novembre 12th, 2024 Riccardo Fucile
PER L’AUTORITA’ ANTICORRUZIONE LE PROCEDURE NON COMPLETATE SONO OLTRE IL 60%
Oggi è il giorno di Raffaele Fitto. Il candidato italiano alla vicepresidenza della Commissione Europea sarà in audizione davanti all’Europarlamento. Ma intanto il Recovery Plan che il ministro di Giorgia Meloni ha lasciato in Italia è in difficoltà. I dati dell’Anac anticipati oggi da Il Foglio dicono che sulle gare d’appalto per gli investimenti tra 2023 e 2024 le procedure non completate sono oltre il 60%. Ovvero 98.033 su 162.480. Mentre la quota degli importi economici degli appalti non ancora affidati è il 45% del totale avviato (35,5 miliardi su 79,2). E quindi, a diciotto mesi dalla scadenza, un gran parte dei cantieri non è nemmeno partita.
La proroga
La situazione sembra irrecuperabile senza una proroga della scadenza di giugno 2026. L’Autorità Anticorruzione di Giuseppe Busia spiega che da questo perimetro sono esclusi gli affidamenti diretti senza gara. Ma questi numeri hanno importi molto bassi. Escluse anche le procedure andate deserte dopo il bando. Poi c’è da fare una distinzione tra 2023 e 2024: «Dai dati risulta che per gli appalti avviati nel 2023 è arrivato all’affidamento il 74% del valore appaltato mentre quelli avviati nel 2024 sono solo il 5 per cento». Dentro queste gare ci sono le revisioni dell’Ue che risalgono all’8 dicembre 2023. Questo è il motivo dei ritardi dell’ultimo anno. La quota di “non affidati” rispetto al biennio 2023-2024 è infatti per i lavori del 39 per cento, quindi addirittura più bassa della media complessiva. Molto più alta la quota degli appalti ancora fermi per le forniture in termini di numero di gare (74%) e per i servizi in termini di importi economici (65%), spiega Il Foglio.
(da Il Foglio)
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Novembre 12th, 2024 Riccardo Fucile
I RISULTATI DELLA CAMPAGNA DI CONTROLLI DEI CARABINIERI DEL NAS: AI BAMBINI VIENE DATO CIBO SCADENTE E CONTAMINATO, SENZA CONTROLLARE NEMMENO LA PRESENZA DI ALLERGENI
Carenze igienico-strutturali , come la presenza di insetti e di escrementi di roditori. Ma anche mancanza di autorizzazioni , pasti carenti per quantità e qualità, assenza di tracciabilità degli alimenti e omessa presenza di eventuali allergeni, essenziale per prevenire possibili reazioni allergiche specialmente nei bambini in quanto soggetti più fragili. Sono le irregolarità riscontrate dai Nas in una mensa scolastica su quattro.
Si tratta dei primi risultati della campagna di controlli a livello nazionale avviata con l’inizio del nuovo anno scolastico dal Comando Carabinieri per la Tutela della Salute d’intesa con il Ministero della Salute per verificare il rispetto dei requisiti previsti dalla normativa di riferimento nel settore della ristorazione all’interno degli istituti scolastici.
Sinora cotrollate oltre 700 mense scolastiche di ogni ordine e grado sia pubbliche che private, dalle scuole dell’infanzia agli istituti superiori ed universitari.
(da agenzie)
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