Novembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
ANCHE IL TRIBUNALE DI ROMA DISAPPLICA IL DECRETO E RINVIA ALLA CORTE UE IL CASO DI UNO DEI 12 TRATTENUTI A SUO TEMPO IN ALBANIA
Mentre sta per iniziare l’assemblea di Anm a Bologna convocata dai giudici del Tribunale di Bologna criticati dal governo perché hanno inviato alla Corte di giustizia europea il caso di un migrante del Bangladesh affinché la corte si esprimesse sulla condizione di Paese sicuro, arrivano nella sala delle colonne due importanti notizie.
Una dal tribunale di Catania che ha stoppato il rimpatrio di alcuni migranti in Egitto perché non lo considera Paese sicuro. Una decisione presa in autonomia, senza neppure rivolgersi alla Corte europea.
L’altra notizia arriva dal tribunale di Roma e riguarda uno dei 12 migranti del centro in Albania: i giudici romani hanno inviato alla corte di giustizia europea la richiesta di intervenire su Bangladesh come Paese sicuro, partendo dal presupposto che non è ritenuto tale.
Una lista di paesi sicuri «non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità» di tale «designazione con il diritto dell’Unione europea» e «in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani» che «investono le libertà di un ordinamento democratico».
Lo scrive il Tribunale di Catania nel provvedimento con cui non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un migrante arrivato dall’Egitto, che a Pozzallo ha chiesto lo status di rifugiato. «È la prima pronuncia di questo tipo dopo il decreto legge sui paesi sicuri», commenta il legale del migrante, l’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro
L’Egitto rientra nell’elenco dei 19 Paesi che in base all’ultimo decreto varato dal governo Meloni è considerato «sicuro»: questo. nelle intenzioni del legislatore dovrebbe consentire l’espulsione «per direttissima» del migrante, senza esaminare la domanda di protezione. Ma questa norma, come era già stato fatto notare da un provvedimento del tribunale di Bologna di pochi giorni fa contrasta con una sentenza della Corte di giustizia Ue e di una direttiva comunitaria
Intanto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia prima di aprire i lavori interviene con i cronisti sullo scontro tra magistrati e governo: «C’è clima di tensione che va stemperato. Lo scontro deve cessare. Le ultime parole del mondo politico e ti certa stampa sono intollerabili. Non si tratta di essere toghe rosse, ma di accettare la giustizia europea. Il potere giudiziario è indipendente dal governo. I magistrati non devono essere consonanti del governo. Assemblea aperta a tutti cittadini perché il tema della democrazia riguarda tutti. La Corte dei conti potrebbe indagare sui conti del centro in Albania. Noi abbiamo un altro compito: abbiamo diritto e dovere di lavorare in modo indipendente e non sottoposto a certa stampa. Se la serenità non ci arriva da fuori ce la diamo da soli. Una volta erano toghe rosse delle procure ad essere attaccati (periodo Berlusconi) ora sono i giudici. Oggi attacchi a tutta la giurisdizione
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
IL MOTIVO PRINCIPALE? IL COSTO DELLA VITA CHE È DIVENTATO INSOSTENIBILE PER MOLTI, UN FENOMENO CHE RIGUARDA MOLTE GRANDI CITTÀ IN TUTTO IL MONDO
Parigi perde abitanti, come conferma l’ultimo rapporto dell’Insee (l’equivalente francese dell’Istat): rispetto al precedente censimento del 2021 gli abitanti in meno sono 45 mila 500, per arrivare a un totale di due milioni e 87 mila persone. La capitale francese continua ad attrarre giovani dall’estero e dal resto della Francia, ma i nuovi arrivi non riescono a compensare l’esodo di chi, in molti casi, non riesce più a sostenere uno stile di vita estremamente costoso, in particolare quanto all’alloggio. È un fenomeno che riguarda molte grandi città in tutto il mondo, anche Milano.
Tra le tante fratture della società francese, negli ultimi anni si è approfondita quella tra Parigi e la provincia, Parigi ha fama di essere unica, un mondo a parte rispetto alla Francia. Qui si vota diversamente che altrove (Marine Le Pen prende pochi voti) e cambia persino il modo di andare al cinema: certi film che nel resto del Paese hanno un successo clamoroso — per esempio la commedia per famiglie «Un p’tit truc en plus» — a Parigi è stata distribuita in pochissime sale, mentre il 60% dei film in lingua originale di tutta la Francia sono proiettati a Parigi.
La «ville lumière» è la città degli iper-diplomati e degli alti redditi, ma se continua così nel 2050 passerà sotto la soglia dei due milioni di abitanti, meno che a fine Ottocento.
(da il Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
L’ENNESIMA VERGOGNOSA SPECULAZIONE A DANNO DEGLI STUDENTI FUORI SEDE
“Ecco qua: tavolo ribaltabile, taac, sedia rotante, taac, posto per commensali che non ci sono, taac…”. Ricordate il mini appartamento di Renato Pozzetto nel film “Il ragazzo di campagna” (1984), quando il protagonista – Artemio – si trasferisce a Milano? Ebbene, l’annuncio apparso in rete pochi giorni riguardante un monolocale a Bologna lo ricorda molto. L’immobile affaccia sul cortile di un palazzo storico, ha una superficie di appena otto metri quadri e un prezzo inquietante: 600 euro al mese. Non poco per vivere praticamente “tombati”, soprattutto se si considera che con quella somma fino a pochi anni fa si poteva ottenere un piccolo appartamento “normale”, e non invece una sorta di loculo.
Al “micro-locale” si accede tramite una piccola (ovviamente) scala a chiocciola e all’interno dell’ambiente, dotato di una finestra simile per dimensioni a quelle di una rimessa, in una manciata di metri si possono trovare la cucina, il bagno e un letto da una piazza, che è parzialmente coperto dal piano cottura. L’armadio è un pensile riadattato con qualche appendiabiti e la “scrivania” ha le dimensioni di una mensola.
L’annuncio immobiliare è stato publicato su un noto sito da un’agenzia che propone anche case “normali” e che, a onor del vero, avvisa il potenziale affittuario delle dimensioni ridottissime, mettendolo in guardia sulla vivibilità della sistemazione, ma aggiungendo anche che il prezzo è in linea con le quote di mercato di altre città, per esempio Milano.
La federazione degli agenti immobiliari: “No alle speculazioni”
La Fiaip di Bologna, federazione italiana agenti immobiliari professionali, ha commentato il caso dell’annuncio di affitto nel capoluogo emiliano: “L’importanza di un codice deontologico per una associazione e sindacato di categoria è la dimostrazione del grande lavoro che essa opera per avere agenti immobiliari sempre più professionali e corretti con i clienti. La trasparenza deve portare anche al rifiuto di lavorare su immobili ‘improponibili'”. L’associazione prende le distanze “da queste pratiche di locazione che paiono sfruttare la delicata situazione del mercato abitativo, sfiorando una possibile speculazione sull’emergenza abitativa”. “Riteniamo – afferma il presidente Massimiliano Bonini – che il ruolo degli operatori immobiliari sia essenziale non solo per facilitare le transazioni, ma anche per contribuire a un mercato più equo e sostenibile. Invitiamo pertanto tutti i professionisti del settore ad evitare operazioni che possano configurarsi come speculazioni a danno dei consumatori, aggravando ulteriormente le difficoltà di chi già affronta l’emergenza abitativa”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
UNDICI AGENTI DELLAPOLIZIA PENITENZIARIA A GJADER, CON LORO 4 CANI E UNA TARTARUGA… LA NAVE LIBRA PRONTA AI TRASBORDI E I COSTI RISCHIANO DI ESPLODERE
La nave Libra pronta a pattugliare i mari e a salpare per Gjader e Shengjin. E la Corte dei Conti che indaga per eventuale danno alle casse erariali. La partita dei Cpr in Albania ricomincia mentre le Organizzazioni Non Governative e le opposizioni parlano di un costo pari a 20 mila euro a migrante.
Smentendo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che aveva dato cifre diverse in Parlamento. Tutto parte da quanto accaduto a metà ottobre: i 16 naufraghi portati nel centro di permanenza e di rimpatrio e poi in Italia dopo la sentenza del tribunale di Roma. Quattro di loro perché vulnerabili. Gli altri per il conflitto con la normativa europea e la sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue. Ma sulle strutture pende anche il rinvio pregiudiziale di Bologna.
I soldi e i migranti
All’attenzione dei magistrati contabili ci sono due esposti presentati da parlamentari di Italia Viva e Movimento 5 Stelle. Che verranno integrati in caso di nuovi trasferimenti. «Portare in Albania migranti provenienti da paesi non sicuri secondo quanto stabilito dalla sentenza della corte di giustizia europea ci farebbe trovare per una seconda volta di fronte ad un comportamento illegittimo del governo che configurerebbe un danno erariale», dice il capogruppo M5s in Commissione Affari Costituzionali Alfonso Colucci.
La nave Libra intanto è salpata già sabato. Nonostante i tecnici sostengano che il decreto paesi sicuri non cambi le cose più di tanto dal punto di vista giuridico. Mentre per la risposta della Cgue si dovranno attendere i primi mesi del 2025. In base a quanto riferito dal ministero dell’Interno lo stanziamento previsto, che secondo il ministro Piantedosi «potrà rivelarsi anche superiore ai costi effettivi», è riferito all’arco di cinque anni con un budget di 134 milioni all’anno
La spesa complessiva
La spesa complessiva si aggirerebbe sui 670 milioni. Una stima per difetto, secondo le opposizioni. Mentre per il governo si tratta di «un investimento» che consentirà di abbassare le spese per la gestione della prima accoglienza straordinaria. Che oggi sono pari a circa un miliardo e 700 milioni all’anno. Nove milioni di euro sono stanziati per il vitto e l’alloggio delle forze di polizia italiane, ovvero circa 300 persone. In particolare per le strutture alberghiere a Shengjin, dove è presente l’hotspot, con alloggio in camere singole, ristorazione e connessi servizi per un costo giornaliero per ogni singolo agente di 80 euro. Secondo le opposizioni invece la spesa arriverà a un miliardo di euro.
I cani e la tartaruga
Intanto a Gjader, spiega Repubblica, ci sono undici agenti della polizia penitenziaria. Insieme a loro tre cani adulti, un cucciolo e una tartaruga di terra. I cani da poco hanno anche un recinto e una cuccia coperta ciascuno. Il centro è costato 33 milioni di euro. I moduli vengono sorvegliati 24 ore su 24 con il personale che si alterna su tre turni. Non c’è ancora nessuno. Ma questo per ora è un dettaglio.
Il Corriere dice che, secondo indiscrezioni, si punta a un massimo di 30-40 persone. Per motivi di sicurezza, innanzitutto: perché la Libra è una nave militare con poco spazio, non attrezzata per i trasbordi. E per la nazionalità: i tunisini potrebbero rivelarsi poco gestibili perché sanno di avere più chance di essere rimpatriati, dati gli accordi vigenti tra Roma e Tunisi.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
SE LO “SCERIFFO” CORRE DA SOLO FARA’ UN FAVORE AI SOVRANISTI… ERA L’ORA CHE QUALCUNO FINALMENTE RISTABILISSE LE REGOLE NEL PD
Spera con “una preferenza netta” che in Usa vinca Kamala Harris, la segretaria del Pd Elly Schlein. E attacca il governo su “una manovra recessiva” e sulla sanità, tema su cui “da settimane Giorgia Meloni dà i numeri”, “non per un caso ma per un disegno: la destra vuole una sanità a misura del portafoglio delle persone”.
Ospite di ‘Che tempo che fa’ sul Nove la segretaria dem tiene ecumenicamente il punto sull’unità del centrosinistra. “Abbiamo fatto bene a continuare a costruire testardamente l’unità, perché il nostro avversario è la destra, il Pd ha doppiato Fi e cresce perché non perde tempo in polemiche con le altre opposizioni e in un dibattito politicista sul perimetro di quali siano le sigle migliori”.
Qualche minuto invece la Schlein lo spende per bloccare in modo netto il progetto di Vincenzo De Luca di un terzo mandato in Campania. “Il Pd ha una posizione chiarissima: siamo contrari al terzo mandato. Per noi vale la legge nazionale che prevede il limite a 2 mandati. Possono votare tutte le leggi regionali che vogliono ma il Pd non sosterrà presidenti uscenti per un terzo mandato”.
Di più. Una terza corsa sarebbe stata sostenuta “con piacere” anche per Decaro e Bonaccini. “Ma le regole valgono per tutti e se qualcuno non è abituato perché prima funzionava diversamente, adesso è bene che si abitui al cambiamento perché io sono stata eletta esattamente per fare questo”.
Certo si discuterà con il partito in Campania, ma in questo perimetro. Dunque sguardo alle regionali e campagna elettorale a tappeto nelle regioni al voto tra due settimane, Umbria ed Emilia-Romagna, dove l’assetto della coalizione resta invariato e “dove stiamo provando a riportare a votare quelli che non ci credono più”.
L’ottimismo della segretaria non è di maniera. Dopo la battuta d’arresto per il centrosinistra in Liguria e i paletti del M5s – che non vuole nessuna alleanza a priori con i dem ma convergenze su temi e programmi in Parlamento e sui territori – la leader del Pd spegne le scintille tra i leader e persegue la prospettiva unitaria. “Se non ti vuoi alleare con il Pd – dice rivolta al M5s – con chi ti allei? Dall’altra parte c’è la destra. ci sono le differenze, ma si possono comporre. Se pensi di farcela da solo saranno gli elettori a non aspettare te”.
La vittoria è un risultato, dice però oggi Matteo Renzi, impossibile da raggiungere senza i centristi. “Senza di noi il centrosinistra perde, ormai è chiaro a tutti”, ammonisce il leader di Iv dopo la sconfitta di Orlando
“Non è questione solo ligure – spiega però -. Parliamoci chiaro: Giorgia Meloni non è forte come vuol fare credere. È la leader politica italiana uscita peggio dalla prova alle Europee. Berlusconi nel 2009 aveva preso il 35%, io nel 2014 il 41%, Salvini nel 2019 il 33%. Meloni è sotto il 30%: se ha la maggioranza del Paese è grazie alle divisioni del centrosinistra”. Ottimista, almeno per le sfide imminenti, anche il presidente Pd Stefano Bonaccini.
“In Umbria il centrosinistra è fiducioso di tornare a vincere – dice da Perugia -. Qui la coalizione è unita come lo è in Emilia Romagna”. Ma “è comunque importante nel centrosinistra evitare di mettere veti a chiunque quando non tanto i leader ma il programma è condiviso”.
“Ognuno tessa la sua tela, esprima le sue potenzialità, conquisti i suoi consensi. Lo faccia aggredendo l’enorme pozzo nero dell’astensionismo. Non i potenziali alleati. Immagino la costruzione di un’alleanza elettorale a maglie larghe, che progressivamente si stringa attorno a un contratto elettorale da sottoporre agli elettori”, afferma l’ascoltato dirigente del Pd Goffredo Bettini, augurandosi che la Schlein “prosegua sulla strada scelta”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
FITTO, PRIMA DI TRASLOCARE A BRUXELLES, TENTA UN PIANO D’EMERGENZA: SPOSTARE FINO A 6 MILIARDI DAI PROGETTI PIÙ LENTI A QUELLI VICINI AL TRAGUARDO, IN BILICO ALCUNI LOTTI DELLA LINEA FERROVIARIA SALERNO-REGGIO CALABRIA
Il governo smonta e rimonta il Pnrr. Per la terza volta in due anni. E deve ammettere, di nuovo, che una parte dei progetti e delle riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza non vedrà mai la luce. Ritardi, troppi. Tempo, poco. Ecco perché Raffaele Fitto sta mettendo a punto il piano d’emergenza.
Una revisione tecnica che sposterà tra 3 e 6 miliardi, dalle misure che non vanno a quelle che sono in grado di assorbire più risorse. Il saldo totale non cambierà: l’Italia si impegna a spendere tutti i 194,4 miliardi del suo Piano, è la rassicurazione data alla Commissione europea dal ministro che a dicembre lascerà incarico e deleghe per entrare nella squadra di Ursula von der Leyen.
Per questo il fedelissimo di Giorgia Meloni punta a chiudere la revisione tecnica entro la fine dell’anno. E per questo, la settimana scorsa, a valle della visita dei funzionari della Commissione a Roma, ha deciso l’accelerazione. La task force della sua Struttura di missione, a Palazzo Chigi, dovrà trovare la quadra sulle modifiche con i tecnici dei ministeri. Tutti, nessuno escluso.
Sotto osservazione sono finiti i fondi di Transizione 5.0, gestiti dal ministero delle Imprese di Adolfo Urso. I crediti d’imposta per le imprese sono legati alla transizione energetica. Il problema nasce proprio qui: da una prima analisi, il tiraggio è basso, tra il 60% e il 70%.
A fare i conti con la revisione sarà anche Matteo Salvini. Sotto l’egida del ministero delle Infrastrutture ci sono i 23,7 miliardi gestiti da Rfi per i lavori sulle ferrovie. La tabella di marcia procede spedita, ma serviranno modifiche ad alcune linee: la riflessione riguarda alcuni lotti della Salerno-Reggio Calabria. Potrebbero perdere risorse a vantaggio di altre tratte.
I soldi potrebbero traslocare altrove, su altri capitoli di spesa. È quello che potrebbe accadere a un parte del finanziamento destinato alla realizzazione di 60 mila nuovi posti letto per gli studenti universitari. La ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha fatto già sapere a Fitto che non intendere rinunciare neppure a un posto.
Ecco perché ha messo a punto alcune soluzioni per provare a mantenere intatto il target finale: dall’eliminazione del vincolo del 70% per i posti singoli all’anticipo del 20% del contributo per i gestori delle residenze. Le proposte sono finite sul tavolo di Fitto e su quello di Bruxelles, ma la mediazione è in salita.
Ecco perché la ministra ha proposto al collega di chiedere all’Ue una proroga della scadenza del 30 giugno 2026, la deadline del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un terreno delicato, che Fitto non vuole violare. Soprattutto a ridosso dei passaggi finali per la sua nomina a commissario.
Al massimo mini-proroghe per chi è vicino al raggiungimento dell’obiettivo, sempre che Bruxelles dica sì. E soprattutto, è la regola di Fitto, deve essere il soggetto attuatore ad assumersi la responsabilità del mancato rispetto dei tempi.
Aggiustamenti che il futuro commissario prova a incassare prima di trasferirsi a Bruxelles. Ma sono anche nodi che lascia al successore. Perché anche questo implica la revisione del Pnrr: un ministro ad hoc. Giorgia Meloni pensava di affidare le deleghe del Recovery ai suoi sottosegretari a Palazzo Chigi. Convinta che il Pnrr può andare in autogestione. La sesta rata in arrivo, oltre la metà delle dieci tappe. Ma gli aggiustamenti impongono un nuovo regista. La ricerca è iniziata.
(da la Repubblica)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
IL LEADER DI “ALTERNATIVA POPOLARE” PUNTA A FAR VINCERE LA CANDIDATA DEL CENTRODESTRA DONATELLA TESEI PER POI PASSARE ALL’INCASSO
«Un mese fa ho fatto il baciamano a Donatella Tesei fino a sdilinquirmi quasi ai suoi piedi», confessa Stefano Bandecchi, 63 anni, il sindaco di Terni, alleato col centrodestra in Umbria alle prossime regionali del 17-18 novembre.
Lui è il leader di Alternativa popolare, nome ambizioso ma di fatto un partito dello zero virgola quasi ovunque, se si eccettua la sua performance nel maggio 2023, quando al ballottaggio contro il candidato di FdI Orlando Masselli per conquistare Palazzo Spada, vinse con quasi 20 mila voti. Centrodestra stracciato.
Ventimila voti non sono mica pochi: costituiscono un tesoretto personale che Bandecchi tra due settimane vorrebbe dirottare in blocco sulla governatrice della Lega per garantirle la riconferma.
Perciò — bisogna dirlo — un po’ già si sente «lo Scajola dell’Umbria», capace cioè di portare a Tesei quegli stessi voti decisivi che l’ex ministro azzurro e sindaco di Imperia, Claudio Scajola, una settimana fa ha convogliato sull’ex sindaco di Genova Marco Bucci, promuovendolo sul campo governatore.
Ma Bandecchi come al solito poi esonda, tra proclami e sputacchi: «Senza di noi in Liguria Marco Bucci non avrebbe vinto», addirittura ebbe il coraggio di dire lunedì scorso, a spoglio ultimato. Dove per «noi» s’intenda sempre Alternativa popolare, che in Liguria però ha preso appena 1.929 voti (Bandecchi da solo 202) cioè lo 0,4% .
Comunque, l’ex parà della Folgore, fondatore dell’università telematica Niccolò Cusano ed ex presidente della Ternana calcio, con la Finanza da anni alle calcagna (22 milioni di euro sequestrati sui conti dell’università) e la Procura di Roma che indaga per evasione fiscale, non si stanca di correre.
Al centro fiere di Bastia Umbra, il 5 ottobre, il giorno del baciamano e dell’inchino alla governatrice, Bandecchi si presentò con 7 pullman, a bordo tutta la squadra della Ternana calcio femminile, che ancora presiede. L’altro giorno si è fatto immortalare con una mannaia in mano, «adesso cominciamo la campagna», diceva nel video presto diventato virale.
«Ma era il giorno di Halloween, volevo un po’ giocare», si schermisce ora. Sbruffone, guascone, lui è fatto così: prendere o lasciare. Tra gli alleati (e non solo) in tanti inorridiscono davanti ai suoi comportamenti o restano basiti per le battute sessiste, ma poi sono usciti i sondaggi e hanno capito che bisognava chiamarlo, allearsi con lui.
Stefania Proietti, la sindaca di Assisi, candidata del centrosinistra, va fortissimo e Bandecchi lo sa. Perciò l’attacca: «Si è tolta finalmente l’abito della pecora e ha mostrato il lupo che ha dentro. Ha strappato in piazza l’altro giorno il programma della Tesei. Una vera fascio-comunista. Chieda scusa». Detto da lui fa ridere…
(da Il Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
I GRANDI CLASSICI COME “RISIKO”, “CLUEDO”, “MONOPOLI”, “SCARABEO” CONTINUANO VENDERE MA NEGLI ULTIMI ANNI SONO SPUNTATI MOLTISSIMI TITOLI, CHE HANNO SPOSTATO IN AVANTI L’ASTICELLA DI COMPLESSITA’, COINVOLGIMENTO E DIVERTIMENTO
Scegliere con cura tra le scatole impilate una sull’altra, dispiegare il tabellone consumato dalle troppe partite, posizionare minuziosamente, un pezzo per volta, pedine, gettoni, dadi. È forse questa ritualità profana a rendere intramontabili i giochi da tavolo.
Il mercato globale dei board game è di tutto rispetto: circa 14 miliardi di dollari. E nel 2032 potrebbe superare i 30. Se da un lato i classici come Cluedo e Scarabeo continuano a collezionare record di vendite, a trainare questa avanzata sono i concept più innovativi e quelli che ibridano digitale e tradizione.
I veri patiti sono i «kidult», adulti nostalgici e non troppo cresciuti, riportandoli alla ribalta dopo l’esplosione degli anni ‘90. Non a caso quasi il 40 per cento degli acquisti ricade sugli strategici come Risiko, seguiti dagli sci-fi e dal fantasy, con il gioco di ruolo Dungeons & Dragons ai primi posti.
«C’è bisogno di aggregazione e distacco dalla quotidianità, per questo il fantasy riscuote molto successo — nota Maurizio Cutrino, direttore generale di Assogiocattoli –. Si cercano tanto anche le illustrazioni e il vintage. Ma l’offerta è molto vitale».
La crescita è costante — dai due ai cinque punti percentuali l’anno — e il settore vale oggi all’incirca 150 milioni di euro, il 10 per cento di tutta la categoria giocattoli, secondo dati Circana. Trovare un’idea originale, però, diventa sempre più complicato e non è nemmeno una garanzia di successo. Sempre più indipendenti e piccoli editori entrano nel mercato sfruttando piattaforme di crowdfunding come Kickstarter, dove i giochi da tavolo sono i progetti più finanziati: due miliardi e mezzo di dollari totali. L’effetto è una moltiplicazione di titoli che dimezza i tempi di permanenza sugli scaffali.
Notizia positiva per gli acquirenti, che ogni anno si trovano davanti a migliaia di giochi inediti tra cui scegliere, un po’ meno per gli autori. Leo Colovini, veneziano, 60 anni, gestisce la società Studiogiochi e è uno di quei pochi autori italiani che vivono solo di questo. Ma oggi «il contratto medio che si riesce a strappare a un editore è del 6-7 per cento sul fatturato. Così se un gioco viene venduto al pubblico a 40 euro, l’editore solitamente ne guadagna 12, l’autore 72 centesimi». E piuttosto che investire su prodotti nuovi, sempre più spesso si preferisce andare sul sicuro, facendo indossare ai bestseller le vesti della serie tv o del film del momento.
«Nel mercato del gioco oltre il 30 per cento è composto da prodotti a licenza, Disney soprattutto», riferisce il direttore di Assogiocattoli. E così di Monopoly, che l’anno prossimo compie 90 anni, esistono centinaia di versioni diverse, da quella dei Simpson a Star Wars. Ma è anche il progresso tecnologico a dettare la linea. È vero che i videogiochi non costituiscono dei diretti rivali, perché «come per il cinema e il libro, gli investimenti e i pubblici sono diversi», sostiene Colovini. Eppure i giochi da tavolo sono ormai degli ibridi, che da anni ricorrono a app o siti web per rendere l’esperienza più ricca e immersiva.«L’aspetto tattile è ancora centrale, ma il digitale può dare un aggiunta al mondo fisico », dice Davide Garofalo, ceo di Xplored, società di Rapallo, e ideatore di Teburu, un nuovo sistema di gaming. Il prodotto è una console simile a un tabellone, in grado di tenere traccia dei vari componenti del gioco, dai dadi alle miniature, e collegata a un’app.
«Non sarà più necessario che un giocatore legga un manuale lungo decine di pagine e poi spieghi le regole agli altri, perché si verrà guidati passo passo — illustra Garofalo — E per i giochi complessi sarà l’app a tenere traccia di punteggi, bonus e malus. Tutto diventa più accessibile». Una rivoluzione più vicina di quanto si pensi.
(da La Repubblica)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
IL VICEMINISTRO DEGLI ESTERI, FEDELISSIMO DELLA MELONI (E PRIMA DI LOLLOBRIGIDA) E’ IL NOME PER LE REGIONALI… NEL FRATTEMPO HA SISTEMATO IL FIGLIO NELLO STAFF DELL’EURODEPUTATO AMICO E LA COMPAGNA E’ DIVENTATA DIRIGENTE AL MINISTERO DELLA SALUTE
Da buon uomo di destra, per Edmondo Cirielli la famiglia è importante. Non a caso, appena è stato nominato viceministro degli Esteri nel governo Meloni, ha detto: «Dedico alla mia famiglia questo traguardo», elencando i vari componenti del nucleo.
Ed essere componente del nucleo familiare di Cirielli, uno dei fedelissimi di Giorgia Meloni, porta quantomeno bene. Sono da esempio i casi del figlio, Italo Cirielli, oggi nello staff dell’europarlamentare di FdI e amico del viceministro, Alberico Gambino, e della compagna attuale di Cirielli, Maria Rosaria Campitiello, nominata pochi mesi fa a capo dipartimento prevenzione del ministero della Sanità, guidato da Orazio Schillaci.
L’occhio sul Piano Mattei
Da generale dei carabinieri, seppure in aspettativa, Cirielli è inflessibile nella sua lealtà. Ha sempre fatto da scudiero sul territorio al partito erede della fiamma, seguendo ogni mossa di Meloni. Ha cementato nel tempo un ottimo rapporto con Francesco Lollobrigida, ma senza legarsi mani e piedi all’ex compagno di Arianna Meloni. Ora che si è appannata la stella del ministro dell’Agricoltura, Cirielli resta comunque in auge.
Negli anni del governo Meloni si è trasformato nell’eroe dei due mondi di Fratelli d’Italia. Ha un piede ben saldo sul Piano Mattei, che guarda allo sviluppo in Africa, come chiede la presidente del Consiglio. È il deus ex machina del grande progetto meloniano, sfruttando la postazione della Farnesina al fianco di Antonio Tajani, che marca a uomo per intestare a FdI gli eventuali meriti del Piano Mattei. C’è insomma da sbrogliare la matassa di progetto funzionale alla narrazione propagandistica della destra, che finora è stato più l’emblema della fumosità.
Ma l’altro piede di Cirielli è ben piantato nella terra natia, la sua Campania. Parte dal comune natio di Nocera Superiore, nell’agro nocerino-sarnese, fino a estendere la sfera di influenza al capoluogo di provincia, Salerno, oggi feudo di Vincenzo De Luca, di cui vorrebbe diventare l’erede alla presidenza della regione Campania (lo scontro nel Pd tra Elly Schlein che vuole un altro candidato al posto di don Enzo e i deluchiani che hanno appena votato in consiglio regionale la possibilità di un terzo mandato è cronaca delle ultime ore). Un modo per rinverdire i fasti della presidenza della provincia di Salerno, conquistata nel 2009.
La questione sembra più spicciola rispetto al rilancio dell’Africa, ma fa gola. Cirielli ha ripetuto in varie occasioni private che vorrebbe correre per diventare il futuro governatore, schivando il fuoco amico di Forza Italia, che punta sul suo eurodeputato Fulvio Martusciello, leader campano dei berlusconiani, come candidato.
Cirielli sta lavorando, insieme ai colonnelli sul territorio, per aggregare le forze politiche ed essere indicato come candidato. L’alternativa, tra qualche mese, può essere la poltrona da ministro del Sud ora che Raffaele Fitto lascerà vuota la casella per dirigersi in Europa da commissario. Solo che Meloni in quel caso preferirebbe tenere Cirielli a guardia del Piano Mattei.
Il rampollo di famiglia
Il suo grande sodale sul territorio è Alberico Gambino, eletto eurodeputato a giugno. Il rapporto è quasi simbiotico tra i due. Gambino, più volte sindaco di Pagani (Salerno) è stato capo segreteria del viceministro (con una retribuzione di 55mila euro lordi all’anno) dall’inizio della legislatura fino al salto in Europa. Cirielli si è speso in ogni momento della campagna elettorale. Il risultato ha avuto risvolti positivi anche in famiglia, valore archetipico per molti esponenti della destra italiana.
Nell’eurostaff di Gambino, come assistente locale, figura Italo Cirielli, figlio del viceministro. La politica è una passione comune: da giovanissimo è stato eletto consigliere comunale a Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno. Gambino a Domani ha motivato la scelta già qualche settimana fa: «Italo Cirielli è laureato con lode alla Luiss. La sua figura è importante per le relazioni con il territorio».
Quello del rampollo di casa Cirielli non è l’unico caso in famiglia, o ex tale, con un ruolo. Un esempio lampante è stata la scalata di Carmela Rescigno, attuale consigliera regionale in Campania ed ex compagna del viceministro degli Esteri.
Rescigno, medica di professione e con un importante curriculum in ambito sanitario, ha fatto un salto in avanti in concomitanza del rapporto iniziato con Cirielli in una carriera politica iniziata a fari spenti: era stata candidata con FdI nel 2013 al Senato per spirito di servizio. Lo sbocco successivo è stato un posto nelle liste di Fratelli d’Italia alle europee del 2019, con ben altre ambizioni. Ha ottenuto infatti un buon risultato (sebbene non sufficiente all’elezione): oltre 43mila preferenze anche grazie alla pedissequa presenza al suo fianco di Cirielli durante la campagna elettorale.
Rescigno, nonostante la rottura personale con il leader salernitano del partito, ha tirato dritto facendosi valere e presentandosi alle regionali 2020: è stata la prima delle non elette con i meloniani. Solo successivamente è scattato il seggio (per la sospensione di Marco Nonno). Di lì a qualche anno si è incrinata pure l’intesa con il partito.
Rescigno, forte della presenza in consiglio regionale e di un’attività che l’ha messa in risalto nell’opposizione a De Luca, ambiva a una candidatura alle politiche del 2022.
Nelle liste non c’era. Così è passata nella Lega per avere una maggiore valorizzazione.
Nel frattempo Cirielli ha scalato gerarchie. Da deputato questore alla Camera, ruolo tra i più ambiti perché garantisce la gestione del bilancio di Montecitorio, è approdato alla Farnesina.
Sulla sua strada ha trovato una nuova compagna di vita, Mara Campitiello. Anche lei proviene dal mondo della sanità, è esperta in ginecologia. E ha avuto una fulminante ascesa, dall’Asl di Salerno al ministero di Lungotevere Ripa, a Roma, con il sigillo di una nomina approvata in consiglio dei ministri.
L’ascesa di Campitiello
Campitiello è entrata prima nello staff del ministro Schillaci, come capo segreteria tecnica, e poi è stata nominata dal governo alla guida del dipartimento prevenzione. Cirielli, alle malelingue che adombravano sospetti di familismo, ha spiegato che non c’entrava nulla: è tutto legato al merito. I titoli ci sono, ma anche gli altri competitor per quel ruolo erano sicuri di averli.
Non c’è solo la famiglia nella vita di Cirielli, nella sua rete ci sono varie figure di riferimento. Il senatore di FdI, Antonio Iannone, è un altro pezzo del puzzle politico campano del viceministro. Nel 2012 ha raccolto la guida, ad interim, della provincia di Salerno dopo che Cirielli era decaduto (in concomitanza dell’elezione alla Camera). Iannone non ha abbandonato la nave di FdI, restando scudiero di Cirielli, anche quando alle elezioni comunali di Salerno del 2016 ha ottenuto l’1,5 per cento con il simbolo della fiamma. La lealtà è stata ripagata nel 2018, quando grazie a un posizionamento buono in lista Iannone è approdato al Senato. Ora è il suo grande sponsor.
La ramificazione del nocerino Cirielli ha raggiunto nel tempo la città di Avellino, dove è nato un grande sodalizio politico con Ines Fruncillo, una vita di militanza a destra, che si è consacrata prima come presidente di FdI in Irpinia e poi ha conquistato un seggio nell’europarlamento. A Napoli il punto di riferimento è invece Sergio Rastrelli, deputato e “figlio d’arte”: il padre Antonio Rastrelli è stato leader campano degli eredi della fiamma, diventando anche presidente della regione dal 1995 al 1999.
La missione-candidatura per Cirielli è più agevole dopo che il principale competitor interno, l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, è stato travolto dal caso-Boccia. Addirittura Gennaro Salvatore, uomo di fiducia di Stefano Caldoro, in passato vicino alla galassia di Forza Italia, si è spinto a dire: «Cirielli è il candidato naturale».
Uno sgarbo a Martusciello, che è musica per le orecchie del viceministro degli Esteri «Buon per la sinistra se sarà Cirielli il candidato a destra», è il mood che circola negli ambienti campani di FI, che vorrebbero il loro eurodeputato. Il fedelissimo di Meloni in Campania non vuole però arretrare. Benché nelle ultime settimane si parli di un indebolimento nelle gerarchie per la candidatura. Mentre lo sguardo è rivolto alla regione natia, c’è l’attualità da curare: deve controllare a vista le mosse del ministro Tajani con cui i rapporti «non propriamente sono idilliaci», racconta una fonte della Farnesina.
(da editorialedomani.it)
argomento: Politica | Commenta »