Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
VI SEMBRA CHE GLI ITALIANI DELL’EPOCA POTESSERO ACCETTARE QUESTA IDEA? E CHE LA ACCETTINO I “FASCISTI” DI OGGI? POPOLO ANARCOIDE, INDIVIDUALISTA, DOVE I “FURBI” SI ADDESTRANO A PREVALERE SUI “FESSI”, ERAVAMO E SIAMO SEMPRE IN CERCA DELL’UOMO (O DELLA DONNA) FORTE CHE TOLGA PER TUTTI LE CASTAGNE DAL FUOCO PER POI PORGERCELE AMABILMENTE”
Mi fa piacere che Francesco Merlo e i suoi lettori di ‘’Repubblica’’ si stiano appassionando al mio nuovo libro “Io, Benito”. Dove ribadisco più volte che l’amore per l’”uomo forte”, per il “salvatore della patria” fa parte del carattere italiano da secoli e secoli: un’”attitudine dell’anima”, come scrive la lettrice Luciana Raffo Tatafiore; meglio, un vizio del carattere, direi io. Merlo, invece, non è convinto della mia definizione dei “fascisti” di oggi come “fascisti immaginari”, e sbaglia.
Sbaglia perché non sanno, quasi sempre non lo si sapeva neanche durante il ventennio, quale fosse la radice profonda del fascismo, che stava nell’idealismo di Giovanni Gentile, nell’uomo che “al di fuori dello Stato non conta niente perché lo Stato è tutto”.
VI sembra che gli italiani dell’epoca potessero accettare questa idea? E che la accettino i “fascisti” di oggi?”. Popolo anarcoide, individualista, dove i “furbi” si addestrano a prevalere sui “fessi”, eravamo e siamo sempre in cerca dell’uomo – o della donna – forte che ci tolga dai guai, che tolga per tutti le castagne dal fuoco per poi porgercele amabilmente.
Per questo parlo di fascisti immaginari, compresi i “neofascisti”. Quanto agli antifascisti, ormai d’ordinanza, li chiamerei piuttosto “neoantifascisti”, per distinguerli dagli antifascisti dell’epoca, che rischiavano la galera, invece dell’applauso rituale che rischiano oggi. Anch’io, libertario, non ho nessuna difficoltà a proclamarmi neoantifascista. Mi chiedo, se lo chiedano tutti, se sarebbero stati capaci di esserlo allora.
(da Dagoreport)
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Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
GLI ESTREMISTI DI DESTRA AVEVANO PIANIFICATO DI “PRENDERE IL CONTROLLO DELLA SASSONIA E DI ALTRE REGIONI DELLA GERMANIA ORIENTALE”…GLI ARRESTATI AVEVANO CONDOTTO UN ADDESTRAMENTO PARAMILITARE CON UN FOCUS SU “GUERRIGLIA URBANA”
Volevano “conquistare con la forza” parti della Germania orientale dopo il “crollo” del Paese: otto giovani sospettati di appartenere a un gruppo paramilitare neonazista sono stati arrestati dalla polizia tedesca in un’operazione che si è estesa a Polonia e Austria.
Centinaia di poliziotti hanno fatto irruzione prima dell’alba in 20 località collegate al gruppo militante “Separatisti sassoni” nell’ex Germania est e nella vicina Polonia, con sedi perquisite anche in Austria.
I procuratori federali hanno detto che l’operazione aveva come obiettivo “un gruppo militante di 15-20 individui la cui ideologia è caratterizzata da idee razziste, antisemite e parzialmente apocalittiche”.
I procuratori hanno detto che i membri del gruppo, per lo più giovani uomini, rifiutavano fermamente l’ordine liberaldemocratico della Germania e credevano che il governo fosse vicino al “crollo” in un imprecisato “Giorno X”. In previsione di quel giorno, i militanti avevano pianificato di prendere il controllo di parti del loro stato della Sassonia e potenzialmente di altre regioni della Germania orientale.
Il loro piano era “di stabilire strutture governative e sociali ispirate al nazionalsocialismo” che avrebbero cercato di colpire “gruppi indesiderati di persone… tramite la pulizia etnica”.
Avevano condotto un addestramento paramilitare in equipaggiamento da combattimento, con un focus su “guerriglia urbana e uso di armi da fuoco” così come pattugliamento. I sospettati, tutti cittadini tedeschi, sono stati arrestati nelle città di Lipsia e Dresda e nei dintorni e nelle aree vicine, con un 23enne detenuto in Polonia.
Le incursioni hanno anche preso di mira i locali di individui non considerati sospettati in Austria, inclusa la capitale Vienna. I procuratori hanno affermato che il gruppo è stato fondato circa quattro anni fa e da allora ha fatto “preparativi continui per un violento cambio di governo”. Il gruppo si era procurato tute mimetiche, caschi da combattimento, maschere antigas e giubbotti antiproiettile.
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE GIMBE, NINO CARTABELLOTTA: “CIÒ COSTRINGERÀ ANCHE LE REGIONI PIÙ VIRTUOSE A TAGLIARE I SERVIZI O AD AUMENTARE LE IMPOSTE” – L’ALLARME DI BANKITALIA: “NEI PROSSIMI 10 ANNI SERVIRA’ IL 30% DI MEDICI IN PIÙ”
Nel prossimo decennio il turnover del personale sanitario e il potenziamento dell’assistenza territoriale previsto dal Pnrr genereranno un fabbisogno, in termini di incidenza sull’organico alla fine del 2022, per i medici (compresi di base e pediatri) pari al 30% e per gli infermieri al 14. Queste dinamiche sono ancora più pronunciate nel Mezzogiorno. Sono i dati riportati da Bankitalia nell’audizione sulla manovra.
A legislazione vigente, spiega Via Nazionale, tutto il personale con almeno 60 anni alla fine del 2022 cesserà di lavorare nell’arco dei prossimi dieci anni: ciò corrisponde a più di 27.000 medici, oltre 24.000 infermieri e altrettanti addetti del ruolo tecnico e a 28.000 fra medici e pediatri di base. La missione 6 del Pnrr sul potenziamento dell’assistenza territoriale richiederà almeno 19.600 infermieri e 6.300 operatori socio sanitari, prevalentemente in aggiunta rispetto alla dotazione attuale.
ALLA SANITÀ MANCANO RISORSE PER 19 MILIARDI
La manovra sanità non copre l’aumento fisiologico della spesa per cure e assistenza, che secondo l’Ocse sarà del 2,6% l’anno per effetto del costo crescente dell’innovazione tecnologica e farmaceutica, dell’invecchiamento della popolazione e dell’inflazione.
Tanto che già nel 2030 il gap rispetto a quanto stanziato in finanziaria sarà di 12 miliardi. Ma anche le misure, come il piano assunzioni di medici e infermieri o l’aumento delle loro indennità di specificità professionale sono scritte sull’acqua «perché calcolatrice alla mano per il periodo 2025-2030 hanno un impatto complessivo per 29 miliardi di euro, mentre le risorse stanziate ammontano a circa 10,2 miliardi».
Come dire che mancano all’appello altri 19 miliardi di euro «e ciò costringerà anche le Regioni più virtuose a tagliare i servizi o ad aumentare le imposte». A vedere nero per il futuro della nostra sanità è il Presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, che ieri ha aperto la girandola di audizioni parlamentari su capitolo sanitario della finanziaria.
«Le risorse per il piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri sono state ridotte al lumicino, passando da 10 mila a 6 mila posti, insufficienti anche a coprire il turn over generato da pensionamenti e fughe dal servizio pubblico», afferma l’Anaao nel documento presentato alle commissioni competenti di Camera e Senato.
In più, sottolinea sempre il principale sindacato dei medici ospedalieri, «le liste di attesa rimangono esse stesse “in attesa di tempi migliori”, mancando risorse aggiuntive», mentre i futuri contratti recupereranno forse solo l’inflazione attesa.
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
LA STRONCATURA DEL “CONTRIBUTO” DELLE BANCHE AL POSTO DELLA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI: “TRATTANDOSI DI UN ANTICIPO DI IMPOSTA, UN EFFETTO PIÙ CONSISTENTE DI INCASSO NEL PROSSIMO BIENNIO SI RIFLETTEREBBE IN UNA PERDITA DI GETTITO ANCORA PIÙ PRONUNCIATA A PARTIRE DAL 2027”
La manovra, rispetto a quanto previsto nel Piano strutturale in tema di potenziamento del sistema sanitario nazionale, “sembra intervenire solo su alcuni dei punti in esso indicati”: se si prevedono risorse per garantire, dopo la conclusione del Pnrr, il completamento degli investimenti per il potenziamento dell’assistenza territoriale e l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza, “mancano indicazioni importanti in tema di programmazione delle assunzioni di personale sanitario, di sviluppo e riordino per la sanità integrativa, di rafforzamento e di revisione degli strumenti di monitoraggio della spesa”.
Lo scrive la Corte dei Conti nel testo dell’audizione alle commissioni riunite Bilancio sulla manovra. “Certamente, nell’ambito dei ristretti margini consentiti dal percorso di risanamento intrapreso, riservare al settore risorse aggiuntive di rilievo (soprattutto dal 2026) consente di interrompere il profilo discendente evidenziato nel quadro tendenziale”, scrive la Corte. Tuttavia, “si tratta di somme in buona parte a destinazione vincolata relative solo ad alcune delle aree su cui è necessario intervenire mentre resta difficile trarre indicazioni chiare su quella che sarà la risposta (non necessariamente solo finanziaria) che si intende dare ad altre criticità che rischiano di compromettere la funzionalità del sistema”.
“Considerando la fase positiva degli utili registrati dalle imprese bancarie nell’ultimo biennio è plausibile che il contributo per il 2025 e 2026 possa essere più consistente di quello ipotizzato nella Relazione Tecnica”. “Va peraltro sottolineato – scrive la Corte – che, trattandosi in via generale di un puro anticipo di imposta, un effetto più consistente di incasso nel prossimo biennio si rifletterebbe in una perdita di gettito ancora più pronunciata a partire dal 2027”.
Il quadro dei conti pubblici della manovra nel biennio 2026-27 stabilizza la spesa sanitaria “al 6,4% del Prodotto, un livello pari a quello registrato prima della crisi (era il 6,41 per cento nel 2019)”.
La manovra, nella riduzione del cuneo fiscale, è “sicuramente positiva” nel trasformare “lo sgravio contributivo in una misura di sostegno del reddito di natura fiscale. La soluzione adottata finisce per introdurre nel nostro ordinamento una sorta di imposta negativa, anche in questo caso spesso prefigurata ma ancora mai prevista con una così ampia base di riferimento”.
Lo scrive la Corte dei conti nel testo dell’audizione sulla manovra. “Si tratta – aggiunge tuttavia la Corte – di misure non prive di elementi che richiedono un’attenta riflessione: infatti, esse finiscono per acuire la penalizzazione dei nuclei familiari mono reddito, complicare ancora la gestione degli adempimenti tributari; ampliare ulteriormente l’area dei soggetti che risultano sostanzialmente esentati dal contribuire al finanziamento dell’apparato pubblico, con una ulteriore riduzione della manovrabilità della leva fiscale”.
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
PIKACU E’ IL PIU’ NOTO DEI POKEMON, I MOSTRICCIATOLI ARRIVATI IN OCCIDENTE GRAZIE AI VIDEOGIOCHI DI SATOSHI TAJIRI: CHE SENSO HA DEDICARGLI UN FRANCOBOLLO NELLA SERIE TEMATICA “IL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE ITALIANO?
Il francobollo non è nemmeno malaccio. In primo piano c’è un Pikachu sorridente con una zampa alzata. Il design è semplice, probabilmente arriva da qualche vecchio artwork. Contorno blu e sotto una scritta: Giornata della Filatelia. Il 30 ottobre il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha emesso un francobollo della serie tematica Il Patrimonio artistico e culturale italiano. Nulla di strano, succede tutti gli anni. Ad essere curiosa è la scelta del soggetto.
Cosa c’entra Pikachu con il Patrimonio artistico e culturale italiano? Non è dato saperlo. O quasi. Il francobollo infatti è stato presentato in occasione del Lucca Comics, una delle fiere più importanti in Europa per fumetti e videogiochi. Poste Italiane, come già successo altre volte, ha partecipato all’evento presentando proprio qui il suo francobollo.
Non è la prima volta. Nel 2019, sempre al Lucca Comics, Poste Italiane aveva presentato un francobollo alto quasi due metri dedicato agli 85 anni di Paperino. Date le dimensioni il francobollo di Paperino, stampato in sei copie, era entrato anche a fare parte del Guinness World Record. Certo. Non è dato sapere per cose sia stato utilizzato.
Ora. Scegliere Paperino come protagonista di un francobollo italiano ha senso: nel nostro Paese c’è una lunga tradizione di disegnatori Disney. Per Pikachu invece è naturale avere qualche dubbio in più, proprio perché il suo francobollo è inquadrato nella serie sul Patrimonio artistico e culturale italiano. Forse è tutto un po’ fuoriluogo. Pokémon è un franchise nato in Giappone, anche se in un leak recente sono emersi piani per ambientare prossime serie in Italia. Eppure questo non è il primo tentativo di Poste Italiane di innestare il mondo degli anime.
Cercando negli archivi ci sono diversi set a tema Naruto, Ufo Robot, Jeeg robot d’acciaio, Holly&Benj e Lady Oscar. Una strategia che secondo Giovanni Marchetti, responsabile del settore Filatelia di Poste Italiane, dovrebbe servire a raggiungere i giovani: “È un modo per avvicinare le nuove generazioni al collezionismo filatelico”. In ogni caso il francobollo dei Pokémon non sarà un pezzo raro: verrà stampato in 500.024 esemplari. Il costo sul sito di Poste Italiane è di 1,25 euro. Al momento però il prodotto risulta già terminato.
(da Fanpage)
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Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
“IL TAGLIO DELLE DETRAZIONI ANNULLA GLI EFFETTI DEL CUNEO FISCALE”
Poche luci e molte ombre. L’audizione del direttore generale di Confindustria Maurizio Tarquini alle commissioni Bilancio di Camera e Senato non risparmia critiche al governo sulla prossima legge di Bilancio, mentre la soddisfazione si limita a qualche punto della manovra dove comunque rimangono delle preoccupazioni di fondo. Per Tarquini la manovra così pensata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti «non offre risposte adeguate ai problemi e ai rischi segnalati soprattutto perché non appare in grado di invertire quella tendenza a livelli di crescita da zero virgola». La paura degli industriali consiste nel «perdere base produttiva». E al governo si rivolge l’accusa di essere poco coraggioso.
Tarquini: «Siamo a un bivio»
«Il Paese è di fronte a un bivio. L’economia italiana è in sostanziale stallo», spiega il direttore generale Tarquini. Nella manovra Confindustria ritiene che siano «sostanzialmente assenti il sostegno agli investimenti e alle imprese». L’auspicio «era, e rimane, di una manovra incisiva, con una visione di politica industriale e un impulso deciso sugli investimenti, per non disperdere, ma anzi consolidare, quello slancio che l’economia italiana ha saputo mostrare in anni recenti», continua Tarquini. Ma la delusione traspare dalle sue parole soprattutto se si tiene conto delle ansie per la convergenza economica in corso: «Preoccupa soprattutto l’andamento della produzione industriale, che è caduta di un -7,4% negli ultimi 24 mesi. Per l’Italia, ma anche per il resto dell’Ue, preoccupa soprattutto la crisi tedesca».
La mancanza di sostegni e investimenti per le imprese
Sono due i fattori, spiega Tarquini, che confermerebbero l’assenza di sostegni e investimenti per le imprese: «L’abrogazione dell’Ace avvenuta lo scorso anno, cioè del principale strumento di sostegno alla patrimonializzazione delle imprese e il lento avvio del Piano 5.0, anche per via di stringenti regolamentazioni europee, pur destinato a specifiche forme di investimento». Le uniche note positive in questo quadro, per il dg, sono gli interventi di proroga e rifinanziamento «del credito d’imposta per gli investimenti nella Zes Unica, cui si affiancano il rinnovo del credito d’imposta per la quotazione delle Pmi e il rifinanziamento della Nuova Sabatini».
A rischio gli effetti del cuneo fiscale
Note di merito vengono da Confindustria «per la riduzione strutturale dell’imposizione fiscale per i redditi di lavoro dipendente fino a 40 mila euro», ha dichiarato davanti ai parlamentari Tarquini. Tuttavia, l’intento della misura sarebbe a rischio e «di essere vanificato dal parallelo riordino degli oneri detraibili, previsto per i contribuenti con reddito complessivo superiore a 75 mila euro». In sostanza il taglio delle detrazioni potrebbe rendere nulli gli effetti della misura sul cuneo fiscale.
I consigli di Confindustria: Ires premiale e accorpamento scaglioni Irpef
L’audizione del dg offre anche delle soluzioni al governo. Tarquini, nell’ottica di «rendere più attrattivo il Paese», rilancia «un meccanismo di Ires premiale». Poi spiega che i vincoli di bilancio possono essere rispettati con «una diversa e più produttiva, composizione degli interventi»: per esempio «l’accorpamento da quattro a tre degli scaglioni di reddito rilevanti a fini Irpef e il taglio delle detrazioni per i redditi superiori a 75 mila euro annui».
Sui tagli ai ministeri: quelli al Mimit «pesano sulle imprese»
All’interno della legge di Bilancio, il governo pensa di recuperare alcuni miliardi tagliando le spese dai ministeri. Ma il risparmio avrebbe un effetto negativo sul comparto industriale: «Quello di competenza del Mimit ammonta a circa 1,3 miliardi di euro nel prossimo triennio: in gran parte, si tratta di risorse poste a copertura di misure per la competitività delle imprese, che rischiano di venir meno», spiega il dg Tarquini. Come se non bastasse, a ciò andrebbe sommato «quello del cosiddetto fondo automotive per gli anni 2025/2030», una riduzione per circa 4,6 miliardi, «senza alcun confronto preventivo con gli operatori del settore».
Manovra troppo intrusiva nella governance delle imprese
L’ultima stilettata da Confindustria riguarda l’assetto di tutta la manovra: «Non possiamo non rilevare come essa, in alcuni passaggi, appaia troppo intrusiva nelle dinamiche d’impresa», spiega Tarquini. Che chiarisce: «Ci riferiamo soprattutto alle disposizioni che introducono per società, enti, organismi e fondazioni che ricevono contributi a carico dello Stato l’obbligo di integrare la composizione del collegio di revisione o sindacale con un rappresentante del Mef. In sede di prima applicazione, la soglia di significatività dei ‘contributi’ è fissata in 100 mila euro annui». Inoltre, critiche arrivano per «il tetto ai compensi degli amministratori pari al 50% di quello che spetta al primo presidente della Corte di Cassazione». Per Confindustria «l’imposizione di un sindaco o revisore di nomina ministeriale all’interno delle imprese presenta almeno due ordini di problemi: è una misura del tutto sproporzionata e che denota un’eccessiva diffidenza verso le imprese; non considera che le principali norme di incentivazione sono già soggette a forme di monitoraggio, che spesso comportano oneri molto significativi a carico delle imprese stesse». Per Tarquini la misura va quindi eliminata.
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
“LA COSTITUZIONE SANCISCE IL PRIMATO DEL DIRITTO EUROPEO”
Il costituzionalista Michele Ainis dice che con il decreto paesi sicuri il governo «pensava di uscire da questa situazione con un esercizio muscolare, ma non sapeva di avere i muscoli sgonfi: è una soluzione che non sta in piedi».
In un’intervista al Fatto Quotidiano il professore emerito spiega che due articoli della Costituzione, l’11 e il 117, «sanciscono il primato del diritto europeo sulle nostre leggi. Poi c’è la Corte di giustizia dell’Ue, che ha il compito di assicurare un’interpretazione omogenea delle sue norme in tutti gli Stati. La somma di questi tre fondamentali è chiara: le leggi interne contrastanti con le regole comunitarie sono scritte sull’acqua».
Tre possibilità
Secondo Ainis la scelta di ribadire la lista con un decreto legge «è bizzarra e non ha spostato di un millimetro la realtà dei fatti». Il costituzionalista spiega che i giudici avevano di fronte tre possibilità: «La prima era interpellare la Corte di giustizia europea, come ha fatto il Tribunale di Bologna. La seconda strada è quella appena seguita a Catania: poiché il giudice ha l’obbligo di disapplicare una norma di diritto interno che contrasta con il diritto europeo, il magistrato ha deciso di fare come se il decreto legge non esistesse. Ci sarebbe una terza possibilità e penso che verrà esplorata anche questa: sollevare la questione di legittimità costituzionale del decreto».
E questo perché «la politica è diventata una forma di spettacolo: non conta tanto l’effetto giuridico, ma l’effetto politico sull’opinione pubblica. Prenda i decreti Sicurezza: un campionario di nuovi reati e aumento delle pene, un’esibizione muscolare che non risolve nulla».
Giudici comunisti
E conclude nel colloquio con Tommaso Rodano: «C’è un cimitero di leggi disapplicate. Massimo Severo Giannini, un ex ministro che era un ottimo professore di Diritto amministrativo, le definiva “grida in forma di legge”. Come dicevo prima: si fanno leggi solo per mostrarle all’opinione pubblica. E le leggi non producono alcun effetto. A parte l’intossicazione del clima istituzionale. Per cui se un magistrato si permette di applicare la Costituzione italiana diventa “un giudice comunista”».
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
“IL FATTO QUOTIDIANO” AVEVA SBERTUCCIATO FRATELLI D’ITALIA PER LA NOMINA DEL DEPUTATO PISTOLERO NELLA BUFERA PER LO SPARO ALLA FESTA DI CAPODANNO. IL CAPOGRUPPO MELONIANO FOTI HA COMUNICATO LA SOSTITUZIONE DI POZZOLO CON GIANLUCA VINCI
Il capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti ha scritto stamattina al presidente della commissione Difesa della Camera Nino Minardo per comunicare un cambio tra i componenti del partito: via Emanuele Pozzolo, il deputato al centro delle polemiche per lo sparo alla festa di Capodanno presente il sottosegretario Andrea Delmastro.
Inizialmente il partito aveva messo ai margini Pozzolo, poi sopito l’effetto delle polemiche per la vicenda di Capodanno, il deputato è stato riammesso in pieno. Così, dopo la sospensione decisa nei giorni successivi alla notizia dello sparo che ha ferito di striscio un ragazzo che era alla festa, figlio del capo sorta di Delmastro, Pozzolo era rientrato in FdI e indicato per l’organismo presieduto dal leghista Minardo.
Pozzolo è rientrato ma, a quanto pare. le tensioni nel partito sono rimaste e alcuni deputati avrebbero protestato con il capogruppo Tommaso Foti. Anche a palazzo Chigi non avrebbero gradito la scelta di far tornare Pozzolo in una commissione così delicata come quella della Difesa.
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
NELLA PRIMA GIORNATA DI AUDIZIONI IN PARLAMENTO SCATTA L’ALLARME SULLA CRESCITA ECONOMICA: DIFFICILE ADDIRITTURA ARRIVARE ALLO 0,8%
Il debutto della manovra alla Camera è stato un lungo elenco di cose che non vanno. Dall’edilizia al volontariato, è stato un coro di lamentele snocciolato nella sala del mappamondo di Montecitorio. Con la Cgil che ha messo il dito nella piaga delle pensioni. «È scomparso dall’orizzonte il superamento, promesso in campagna elettorale, della legge Monti/Fornero», ha attaccato il sindacato di Corso d’Italia, definendo la legge di Bilancio: «La fiera dei tagli ai servizi».
Sullo sfondo c’è poi una questione tutta politica: l’apertura del fronte «sovietico» di Forza Italia, con Antonio Tajani in prima linea che ha riportato alla vecchia Urss alcune norme del testo. «Siamo contrari all’obbligo di imporre un sindaco del Mef alle imprese che ricevono contributi statali», ha ribadito Maurizio Casasco, deputato di FI e mente economica del partito berlusconiano, promettendo di voler cambiare la norma nel corso dell’iter parlamentare. Mentre la Lega ha sventolato una vecchia bandiera di Matteo Salvini: la riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro. «Presenteremo un emendamento», hanno annunciato i deputati leghisti. Un affronto ancora una volta a Forza Italia, che ha bocciato l’idea.
Supplizio audizioni
Durante il calvario delle audizioni, la bacchettata più dolorosa per il governo è arrivata dalla fondazione Gimbe che ha fatto i conti sulla sanità: per il prossimo quinquennio «mancano 19 miliardi di euro». «Le misure previste dalla manovra per il periodo 2025-2030 hanno un impatto complessivo di oltre 29 miliardi di euro, mentre le risorse stanziate ammontano a circa 10,2 miliardi di euro», ha spiegato Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe. Parole che hanno dato fiato alle richieste delle opposizioni. «È il colpo di grazia al servizio sanitario nazionale», ha attaccato la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Viene meno la narrazione meloniana del «governo che ha messo il record di investimenti in sanità». A mettere il carico ci ha pensato il sindacato dei medici, Anaao-Assomed: un aumento di «15 euro netti al mese per i medici, ancora poi da discutere in un contratto che non c’è e non so se firmeremo. Sono stanziate briciole», ha denunciato il segretario dell’organizzazione Pierino Di Silverio. Da qui l’idea di uno sciopero probabilmente il 20 novembre.
E se sulla salute era comunque prevedibile l’alta tensione, sono tanti altri i casi di malcontenti di vari settori. Compresi quelli che hanno posizioni di apertura, se non di benevolenza, verso l’esecutivo.
Le aziende edili guardano con preoccupazione al contenuto della manovra, che ha usato la scure sui bonus, punto fermo del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. «Fissare una percentuale di agevolazione inferiore al 50 per cento, come quelle previste al 36 per cento e al 30 per cento, rischia di dare impulso al lavoro in nero, innescando un circolo vizioso a danno della sicurezza dei lavoratori, dell’efficacia degli interventi e anche delle stesse entrate erariali», ha osservato la presidente dell’Associazione nazionale costruttore edili (Ance), Federica Brancaccio.
Il combinato disposto con il «caro materiale» può rivelarsi poi micidiale causando «il blocco di migliaia di cantieri» nel 2025. Una beffa per chi si professa il «governo del fare». I problemi dell’edilizia si fanno sentire a cascata. Confcommercio ha parlato di congiuntura in «forte rallentamento». La previsione del Pil per l’anno in corso è dello 0,8 per cento, un dato più basso dell’1 per cento stimato dal governo, ma «con rischi orientati al ribasso», ha affermato il segretario generale, Luigi Taranto.
Una visione affine a Confindustria, che ritiene difficile addirittura il raggiungimento del +0,8 per cento. «L’economia è in stallo. Preoccupa soprattutto l’andamento della produzione industriale, caduta del 7,4 per cento negli ultimi 24 mesi», ha detto il dg di viale dell’Astronomia, Maurizio Tarquini, che ha sfatato il mito del taglio al cuneo fiscale come panacea di tutti i mali: «Gli effetti possono essere annullati dal taglio delle detrazioni»
Volontari abbandonati
La frenata della crescita richiederebbe un robusto potenziamento degli ammortizzatori sociali. Anzi si va nella direzione opposta. Confprofessioni, con il presidente Gaetano Stella, ha messo in risalto la mancanza di «copertura per il potenziamento delle misure di welfare riconosciute ai professionisti e in particolare a quelli iscritti alla gestione separata dell’Inps, già deficitarie». Per i professionisti non sono previsti paracadute.
La manovra di Meloni è riuscita a mettere d’accordo mondi distanti. Dal volontariato viene lanciato un ulteriore allarme: «Il sistema di welfare nel Paese si sta indebolendo. Se da una parte è prevista una misura di sostegno al reddito del ceto medio, dall’altro si riducono i servizi ai cittadini, attraverso i tagli a ministeri, regioni e comuni», ha denunciato la presidente del Forum terzo settore, Vanessa Pallucchi.I cahiers de doléances sono destinati a far crescere i malumori dentro la maggioranza, che potrebbero quietarsi solo di fronte all’ennesima sanatoria, un concordato preventivo bis. Che per la Uil è «l’esempio di una misura pensata per far cassa, ma che va sempre incontro agli evasori».
(da editorialedomani.it)
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