Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
LA MOSTRUOSA METAMORFOSI DELLE DESTRE OCCIDENTALI, INCAPACI DI SCEGLIERSI UN LEADER DECENTE
Trump è il capo patologico di un elettorato per metà incapace di accorgersene, per metà entusiasta di votarlo perché è patologico a sua volta. Se ai fiumi di parole spese negli ultimi anni per analizzare la mediocrità della sinistra, la sua crisi, la sua debolezza, la sua incoerenza, avesse corrisposto uno sforzo almeno pari per capire la mostruosa (aggettivo scelto con cura) metamorfosi delle destre occidentali, forse potremmo capire un po’ meglio come sia possibile che un figuro siffatto minacci di diventare, per la seconda volta, presidente degli Stati Uniti.
Ma non mi sembra sia accaduto. Trump, il populismo, il bullismo nazionalista che in ogni paese, compreso il nostro, sprizza odio e ignoranza, vengono sistematicamente “spiegati” come il risultato dei famosi errori della sinistra, delle sue mancanze, dei suoi tradimenti, delle sue incertezze. Va bene, ma la destra? Questa destra? È il mero effetto dei fallimenti del Welfare, della globalizzazione, della democrazia? Possibile che non abbia un’anima attiva, una sua propria storia, responsabilità autonome? Possibile che la sua madornale rozzezza, il suo disprezzo per le regole, il suo fanatismo siano sistematicamente addebitabili alle “colpe della sinistra”?
Senso di colpa altissimo a sinistra, senso di colpa zero a destra? Glielo ha ordinato il dottore, a quelli di destra, di votare per gli autocrati, i miliardari, i paranoici? Non potevano scegliersi una leadership decente? Gli acuti analisti che giustificano Trump come conseguenza del fallimento delle élites democratiche, hanno mai pensato che Trump e i suoi elettori sarebbero ciò che sono, e penserebbero ciò che pensano, anche motu proprio?
(da La Repubblica)
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Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
“UN’ALLEGORIA, IL FATTO NON SUSSISTE, NEANCHE DAL PUNTO DI VISTA LINGUISTICO”
Il Tribunale di Ravenna ha assolto Pier Luigi Bersani dall’accusa di avere diffamato il generale Roberto Vannacci, in seguito eletto europarlamentare con la Lega, con l’epiteto “coglione” proferito durante una intervista dal palco della Festa dell’Unità di Ravenna l’1 settembre 2023.
L’assoluzione è stata pronunciata “perché il fatto non sussiste”. “Lo apprendo dalla stampa” il commento di Bersani in un post sui social dove riporta la decisione del giudice di Ravenna.
Sulla questione, come riportato dal Resto del Carlino, dopo la querela di Vannacci, il 27 febbraio la Procura ravennate aveva chiesto per Bersani un decreto penale di condanna per 450 euro di multa per diffamazione aggravata dal mezzo (oltre che davanti a centinaia di persone, l’intervista era stata trasmessa in diretta streaming sul canale YouTube del Pd), in quanto poteva “dirsi provata la penale responsabilità sulla base delle documentazioni audio-video” acquisite dalla Digos ravennate.
Il Gip Corrado Schiaretti, dopo una disamina giuridico-grammaticale, ha invece concluso che la richiesta del Pm non può “essere accolta per insussistenza giuridica e prima ancora linguistica”.
In particolare Bersani, in relazione al bestseller di Vannacci “Il mondo al contrario”, aveva ambientato il suo ragionamento in un ipotetico ‘bar Italia’ e, intervistato da una giornalista, aveva posto questa domanda: “Ma se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile anche dare del coglione a un generale?”.
Nello specifico secondo il giudice, le parole di Bersani “non possono essere qualificate come metaforiche”, ma è accaduto piuttosto che “il querelante abbia confuso la figura della metafora con quella della allegoria”.
Ovvero Bersani “descrive un luogo inesistente dove sarebbero leciti linguaggi in netto contrasto con la sensibilità civile”. È cioè evidente che, “essendo nota la storia personale e l’ironia di cui Bersani ha fatto sfoggio in decenni di carriera politica, la frase incriminata appare all’ascoltatore non credibile: un artificio retorico volto all’ironia politica nei confronti della destra italiana”.
In definitiva l’ex segretario Pd aveva “voluto evidenziare che, come è sbagliato dare dell’anormale a un omosessuale, è altrettanto sbagliato dare del coglione a un generale”.
Lo stesso Gip nel 2021 aveva archiviato la posizione di alcuni agenti della scorta del leader della Lega Matteo Salvini accusati di peculato e violenza privata in relazione a un giro con una moto d’acqua della polizia al figlio dell’allora ministro degli Interni al bagno Papeete di Milano Marittima, sul litorale ravennate.
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
UNA RACCOMANDATA PER ESIGERE IL PAGAMENTO DI 40.97 EURO PER AVERLA SOCCORSA
Non contano dolore, sofferenza e anni trascorsi, la burocrazia non si ferma davanti a nulla e presenta sempre il suo conto. La riprova arriva dall’Abruzzo dove, a distanza di oltre sette anni dalla tragedia di Rigopiano, la mamma di una delle 29 vittime della valanga si è vista recapitare una ingiunzione di pagamento dall’Asl per il soccorso ricevuto quando è svenuta sapendo del figlio.
Il caso vede come protagonista suo malgrado la madre di Marco Tanda, il 25enne pilota di aerei morto con la fidanzata Jessica Tinari nel disastro di Farindola. A lei infatti l’Asl di Pescara nei giorni scorsi ha inviato una raccomandata con una diffida di Pagamento per una somma totale di 40,97 euro, comprensiva di ticket sanitario più spese postali.
L’avviso dell’ufficio recupero crediti dell’Asl si riferisce a una prestazione sanitaria effettuata il 19 gennaio del 2017, esattamente il giorno dopo la tragedia di Rigopiano quando i primi soccorsi giunti sul posto e l’Italia intera scoprirono la dimensione del disastro. Quel giorno la mamma di Marco Tanda fu soccorsa al pronto soccorso dell’ospedale di Penne dopo essersi sentita male ed essere svenuta mentre attendeva notizie del figlio.
In quel momento infatti la donna, accorsa appositamente in Abruzzo, aveva appena appreso dai servizi di emergenza che il figlio era stato sommerso dalla valanga nell’hotel Rigopiano dove stava trascorrendo una breve vacanza con la fidanzata. Momenti che la signora ha rivissuto nei giorni scorsi quando si è trovata davanti la lettera dell’Asl abruzzese nella sua casa di Roma.
“Siamo rimasti scioccati, quando mamma ha preso la raccomandata le tremava la mano e aveva gli occhi lucidi, ha ripensato a quei momenti” ha raccontato al Messaggero l’altro figlio della donna, ricostruendo quel malore: “Quel giorno non sapevamo nulla di certo sulle sorti di Marco. Eravamo in attesa in una sala accanto al pronto soccorso di Penne. Poi a mia madre è stato chiesto di riempire un questionario con l’altezza, i segni particolari come tatuaggi e altri dettagli del figlio. Di fronte a quelle richieste si è sentita male”.
La donna, oggi 71enne, era stata portata nei locali del pronto soccorso ma l’intervento fu classificato come codice bianco e così per lei è scattata la richiesta di pagamento del ticket. “È un atto dovuto” ha dichiarato il direttore generale della Asl di Pescara, Vero Michetelli, spiegando che è una procedura amministrativa vincolante per l’Azienda sanitaria, dicendosi però disposto a pagare a titolo personale il ticket per chiudere la vicenda.
(da agenzie)
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Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
L’AGGRESSIONE A UN CAPOTRENO A GENOVA E QUELLO CHE IL GOVERNO NASCONDE: GLI AGENTI PROMESSI SUI TRENI, I VIGILANTI PRIVATI MAI ARRIVATI, LA POLFER SMANTELLATA, IL MINISTERO DEI TRASPORTI CHE NON TUTELA I PROPRI DIPENDENTI
Oggi a Genova è stato aggredito e ferito da una coltellata un capotreno che aveva fatto scendere una coppia di passeggeri sprovvisti di biglietto. Sulla banchina la ragazza avrebbe sputato e schiaffeggiato il ferroviere e di fronte alla sua reazione il fidanzato avrebbe accoltellato il capotreno che fortunatamente in serata è stato dimesso con 15 gg di prognosi.
La coppia era egiziana, informiamo Salvini, non genericamente “nordafricana”, Ma risparmiamo a chi ne sarebbe affranto quanti altri casi simili di violenza sui treni è avvenuta ad opera di ariani, padani e baby gang assortite di giovani delinquenti.
Non ci interessano le nazionalità ma le responsabilità.
Allora poniamo domande precise (come hanno fatto anche i sindacati del settore).
1) E’ vero o non è vero che i sindacati di categorie avevano da anni chiesto la presenza della Polfer (polizia ferroviaria) sui certi treni giudicati a rischio?
2) E’ vero o non è vero che il Viminale non ha mai provveduto in merito?
3) E’ vero o non è vero che sui treni regionali liguri i sindacati avevano chiesto alla Regione Liguria e a Toti la presenza di Guardie di Vigilanza privata? Che era stato promesso dalla Regione un intervento in merito senza però poi adempiere a questo impegno? Perchè il Ministero dei Trasporti non è intervenuto a tutela dei propri dipendenti?
4) Chi ha smantellato la presenza nelle stazioni la presenza della Polizia Ferroviaria? Se fosse presente la soluzione non metterebbe a rischio alcun capotreno per una semplice ragione: non spetterebbe a lui intervenire, ma solo prendere atto di chi è senza biglietto e non intende fornire documenti per la multa. Non sarebbe necessario dire nulla, alla prima fermata i soggetti si troverebbero due poliziotti che salgono sul treno e li fanno scendere con le conseguenze amministrative del caso.
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Novembre 5th, 2024 Riccardo Fucile
IL PAESINO SI È SVUOTATO NEGLI ULTIMI ANNI, CON I GIOVANI CHE SI SONO TRASFERITI IN CITTÀ PER AVERE MAGGIORI OPPORTUNITÀ DI STUDIO E LAVORO, E HA REGISTRATO UNA SOLA NASCITA NEGLI ULTIMI 20 ANNI
In un angolo remoto del Giappone, il piccolo villaggio di Ichinono sta vivendo una sfida demografica sempre più comune nel Paese: il drammatico calo della popolazione. Con meno di 60 abitanti rimasti, questa comunità rurale a nord di Osaka ha trovato un modo insolito per combattere il senso di solitudine: popolare il villaggio di bambole a grandezza naturale. […] Le si vede appese sulle altalene, in sella a biciclette, intente a raccogliere legna o persino a “salutare” i passanti.
AFP ha intervistato una donna del posto, l’88enne Hisayo Yamazaki, una delle più anziane residenti di Ichinono «Probabilmente siamo in inferiorità numerica rispetto ai burattini» ha raccontato al giornalista.
Come accade in molte aree rurali del Giappone, anche gli abitanti di Ichinono hanno spinto i propri figli a trasferirsi in città per garantire loro maggiori opportunità di studio e lavoro. «Avevamo paura che i nostri figli non potessero sposarsi se fossero rimasti bloccati in un posto remoto come questo, così li abbiamo incoraggiati a frequentare i college cittadini…» afferma Yamazaki, «ma ora ne stiamo pagando il prezzo».
La storia di Ichinono riflette una crisi che si estende su tutto il Paese. Il Giappone sta affrontando una delle situazioni demografiche più critiche al mondo, con un tasso di natalità sceso a un record storico di 1,2 nascite per donna e un’aspettativa di vita tra le più alte, che porta a una popolazione sempre più anziana. Secondo un rapporto dell’ufficio statistico giapponese, pubblicato in occasione della Giornata del rispetto per gli anziani il 15 settembre, il 29,3 percento della popolazione ha ormai 65 anni o più, il tasso più alto al mondo.
L’ex ministro della Salute, Keizo Takemi, ha definito la situazione «estremamente critica», avvertendo che il Giappone ha tempo solo fino al 2030 per invertire la tendenza.
«Se il villaggio resterà così com’è ora, l’unica cosa che ci attende sarà l’estinzione» si lamenta Ichiro Sawayama, capo del villaggio di Ichinono, guardando con apprensione al futuro della sua comunità. Ciononostante, un barlume di speranza sembra brillare proprio tra le strade del villaggio.
Kuranosuke, un bambino di appena 2 anni, è diventato il primo neonato a popolare il villaggio dopo oltre due decenni. La sua presenza rappresenta una rinascita simbolica per la comunità, che ha trovato in lui un motivo di gioia condivisa. «Tutti noi vogliamo amare Kuranosuke» dichiara emozionato Sawayama. «Ora abbiamo qualcuno da amare, e questo è il tipo di momento in cui le persone provano più felicità».
I genitori di Kuranosuke, Rie, un’ostetrica, e Toshiki, un consulente informatico, hanno deciso di trasferirsi a Ichinono all’inizio della pandemia di COVID-19 nel 2020. La coppia, proveniente dalla città, ha visto nella vita rurale un’opportunità per riscoprire un ritmo di vita più autentico e meno stressante.
(da agenzie)
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