Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
IL SUO RUOLO RICHIEDE UN’ASSOLUTA TERZIETÀ. PINELLI NON È NUOVO A CREARE OCCASIONI DI POLEMICHE
Si svolgerà senza la presenza del Presidente Mattarella, in viaggio verso la Cina, la seduta del Csm nella quale potrebbe essere messo in discussione l’incontro a Palazzo Chigi della premier Meloni col vicepresidente dell’organo di autogoverno della magistratura Pinelli, a sorpresa emerso dal confronto con la premier di cui solo all’ultimo aveva avvertito il Quirinale.
Pinelli non è nuovo a creare occasioni di polemiche: a inizio d’anno in una conferenza stampa dedicata a illustrare l’attività del Csm, attaccò il suo predecessore, Ermini, e i componenti della precedente consiliatura, non accorgendosi di commettere una gaffe nei confronti del Presidente, che era stato, ed era, Mattarella. Più di recente si era pronunciato su una circolare che riguardava l’organizzazione delle procure su cui sempre Mattarella aveva raccomandato attenzione.
L’attuale vicepresidente, in sostanza, sembra non preoccuparsi di rispondere politicamente al destra centro, lo schieramento politico da cui proviene, quando invece il suo ruolo richiederebbe un’assoluta terzietà.
Specie in un momento in cui lo scontro tra il governo e la magistratura si va facendo sempre più duro e potrebbe seguitare ad esserlo a partire dal rifiuto, manifestato ormai in tre casi, di convalidare il trattenimento di migranti nei nuovi centri di permanenza costruiti in Albania. Il governo non è affatto disposto ad accettare una pausa in attesa del responso della Corte di giustizia europea sulle caratteristiche dei Paesi cosiddetti «sicuri».
Dopo il primo round con i giudici, che si richiamavano appunto a precedenti pronunce della magistratura europea, il consiglio dei ministri ha approvato un decreto che affida all’Italia il compito di stilare un elenco dei Paesi in cui i migranti irregolari possono essere rispediti in base a criteri di sicurezza valutati dallo stesso governo.
E in Parlamento la riforma sulla separazione delle carriere tra pm e giudicanti marcia verso una spedita approvazione. Ecco perché lo scontro non può che continuare.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
I DUE, UNO DEL SENEGAL E L’ALTRO DEL GHANA, ERANO TRATTENUTI A PORTO EMPEDOCLE
La sezione migranti del tribunale di Palermo ha sospeso il giudizio di convalida del trattenimento di due migranti disposto, in applicazione dei cosiddetti decreti Cutro in materia di procedura accelerata in frontiera, dal questore di Agrigento, e ha chiesto alla Corte di Giustizia Europea di chiarire se il diritto UE debba essere interpretato nel senso che un Paese terzo non possa essere definito sicuro «qualora vi siano categorie di persone per le quali esso non soddisfa le condizioni sostanziali di tale designazione, enunciate nelle direttive Ue». In attesa della decisione è stata disposta la liberazione dei due migranti.
I due migranti, uno del Senegal e l’altro del Ghana, erano trattenuti a Porto Empedocle (Agrigento). Quella dei giudici di Palermo è la prima pronuncia in cui si chiede il parere della Corte di giustizia dell’Ue in merito alla procedura di trattenimento alla frontiera dopo il decreto legge del 23 ottobre contenente la nuova lista dei paesi considerati sicuri. Una normativa che aveva fatto seguito alla decisione del tribunale di Roma del 18 ottobre di ordinare la liberazione e il trasferimento in Italia dei primi 12 richiedenti asilo, cittadini di Egitto e Bangladesh, detenuti in Albania, e di negare la convalida del loro trattenimento. I magistrati motivarono «il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi, equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane» con l’impossibilità di riconoscere come Paesi sicuri gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal Protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia.
Sulla complessa vicenda e dopo il decreto sui paesi sicuri nei giorni scorsi si è pronunciato il Tribunale di Catania che ha disapplicato la normativa italiana non convalidando i trattenimenti e scrivendo che una lista di ‘paesi sicuri’ «non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità» di questa «designazione con il diritto dell’Unione europea» e «in Egitto, paese di provenienza del migrante, ci sono gravi violazioni dei diritti umani» che «investono le libertà di un ordinamento democratico». Nei giorni scorsi, infine, il tribunale di Bologna ha rinviato alla Corte Ue il caso di un cittadino del Bangladesh che aveva richiesto la protezione internazionale. Il giudice emiliano ha chiesto ai giudici europei quale sia il parametro su cui individuare i cosiddetti paesi sicuri.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
SONO MILITARI DI GUARDIA DI FINANZA E CAPITANERIA DI PORTO ACCUSATI DI NAUFRAGIO COLPOSO E OMICIDIO PLURIMO COLPOSO
La procura di Crotone ha chiesto il rinvio a giudizio per i sei militari — quattro della Guardia di finanza e due della Capitaneria di porto — accusati di aver contribuito a provocare il naufragio del caicco “Summer Love”, affondato il 26 febbraio 2023 davanti alle coste di Steccato di Cutro provocando la morte di 94 migranti e una decina di dispersi.
Lo scrive la Gazzetta del Sud. La richiesta avanzata dal pm Pasquale Festa, riporta l’articolo, è stata depositata nella cancelleria del gup del Tribunale di Crotone davanti al quale gli accusati dovranno comparire per l’udienza preliminare.
A rischiare il processo, con l’accusa di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo, sono Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa della Guardia di finanza di Crotone e del Reparto operativo aeronavale di Vibo Valentia; Alberto Lippolis, comandante del Roan di Vibo Valentia; Antonino Lopresti, ufficiale di comando e controllo tattico del Roan; Nicolino Vardaro, comandante del Gruppo aeronavale di Taranto; Nicola Nania, ufficiale di ispezione in servizio al Centro nazionale di coordinamento di soccorso marittimo della Guardia costiera di Roma e Francesca Perfido, ufficiale di ispezione della Capitaneria di porto di Reggio Calabria. L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo, avrebbe fatto luce sulle presunte «inerzie» e «omissioni» compiute nella notte fra il 25 e il 26 febbraio 2023 che avrebbero causato la strage in mare.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
MENTRE VA IN ONDA L’ENNESIMA SCENEGGIATA USO BEONI, NE SONO ARRIVATI OLTRE 800 A LAMPEDUSA
Il Protocollo firmato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni con l’Albania prosegue. E la nave Libra raggiungerà il porto di Shengjin domani, 7 novembre, dove sbarcherà 8 persone migranti intercettate due giorni fa a sud di Lampedusa.
I richiedenti asilo verranno poi trasferiti al centro di Gjader. Sempre che non emergano vulnerabilità o ci siano minorenni, come è successo nel primo viaggio.
Il riferimento è al primo, e per ora unico, tentativo di trasporto dei migranti in Albania. Da 16 persone migranti il totale di coloro che avevano superato l’hotspot di Shengjin era sceso a 12: due si erano dichiarati minorenni e altri due avevano problemi di salute, quindi avevano fatto ritorno in Italia. Tra appelli alla Corte di giustizia Ue e decreti di non trattenimento, il piano della premier potrebbe subire un nuovo stop. E anche questa volta il decreto leg Sbarcati 71 migranti nella notte, in 813 nell’hotspot Lampedusa
Sono 71 i migranti arrivati, durante la notte a Lampedusa, dove ieri con 16 approdi sono giunte 700 persone. Durante la notte i carabinieri hanno rintracciato in contrada Imbriacola – mentre si dirigevano autonomamente verso l’hotspot – 4 tunisini, fra cui una donna.
I migranti hanno riferito che lo skipper, un tunisino, dopo averli sbarcati ha ripreso il largo con lo stesso natante. Le motovedette della guardia di finanza hanno agganciato due barche con a bordo 14 tunisini e 52 gambiani, ivoriani, malesi e senegalesi che hanno riferito di essere salpati rispettivamente da Djerba e Sfax pagando circa 1.200 dinari tunisini a testa. Tutti sono stati portati all’hotspot dove, al momento, ci sono 813 ospiti. Per la tarda mattinata, la prefettura di Agrigento ha disposto il trasferimento di 302 persone con il traghetto Sansovino che giungerà in serata a Porto Empedocle.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
LA UIL: “UNA MEDIA DI 300 AGGRESSIONI ALL’ANNO, IN POCHI DENUNCIANO”
Almeno 300 aggressioni all’anno per un equivalente di una al giorno: sono questi i numeri relativi alle violenze ai danni del personale ferroviario denunciati dal Segretario del sindacato Uiltrasporti, Roberto Napoleoni. Nel 2024, però, le aggressioni denunciate, secondo il report di Fs Security, sono diminuite del 19% rispetto a quelle segnalate nel 2023.
“Il dato fornito dall’azienda è riferito a tutti quei casi denunciati ufficialmente – ha spiegato Napoleoni -. Chiedersi se siano diminuite le denunce o le violenze è decisamente importante, sarebbe bellissimo rispondere. È vero che il dato parla di un -19% delle denunce, ma è anche vero che noi facciamo fronte ad almeno 300 casi all’anno, circa uno al giorno. Molti non vengono denunciati per paura o perché vengono sottovalutati, spesso parliamo anche di minacce e aggressioni verbali”.
Secondo quanto spiega a Fanpage.it Napoleoni, negli ultimi 5 anni la media delle aggressioni nei confronti del personale ferroviario si mantiene su un caso al giorno. “Sono state messe in atto delle azioni per contrastare le aggressioni sui treni e nelle stazioni, anche la nascita di Fs Security dimostra che c’è stato un tentativo di far fronte a questo tema. Ovviamente non basta, l’effetto di deterrenza non so quanto ci sia stato se consideriamo che il numero di violenze nei confronti del personale ferroviario è rimasto negli anni pressoché invariato”. Il Segretario di Uiltrasporti ha sottolineato che il grado di violenza è aumentato dal 2020, anno della pandemia di Covid-19.
“Da allora, quando si verificano questo genere di aggressioni, sono molto più violente. Il numero è più o meno in linea con quello degli anni precedenti, ma sono molto più cruente e i motivi alla base decisamente futili. L’aggressione del capotreno di Genova, per esempio, ha suscitato grande sgomento nei colleghi soprattutto perché spropositata. Alla base vi era una richiesta del tutto legittima di un lavoratore che stava svolgendo la sua funzione”.
Per far fronte a queste aggressioni, secondo Napoleoni, bisognerebbe affrontare l’argomento “in maniera sistemica”. “Servirebbe un maggior controllo da parte delle forze dell’ordine ma soprattutto una comunicazione efficace, una ‘guerra’ sul piano dell’educazione e della cultura perché un ragazzo di 20 anni che aggredisce un lavoratore con un coltello è un problema culturale decisamente inquietante”.
Ogni giorno il sindacato raccoglie decine di segnalazioni relative ad aggressioni e violenze durante il turno di lavoro. “Ci sono tantissimi lavoratori che raccontano esperienze simili a quelle del capotreno di Genova. Questo episodio ha segnato molto la coscienza della categoria e la paura dei dipendenti del settore. Aggressioni fisiche ce ne sono ogni giorno, dallo spintone al morso perfino, ma questa è stata davvero violenta e gratuita. C’è molta reticenza a parlarne, ma ogni giorno raccogliamo moltissime storie simili”.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
ELLY SCHLEIN PRONTA A FAR FUORI TUTTI I CONSIGLIERI CHE HANNO DISATTESO LA LINEA DEL PARTITO: PERDERA’ VOTI IN CAMPANIA MA LI AUMENTERA’ IN ITALIA DIMOSTRANDOSI UNA LEADER CHE NON ACCETTA RICATTI
È notoriamente scaramantico, Vincenzo De Luca. Il «corniciello» lo ha in tasca anche questa volta. Nella giornata in cui incassa la norma sul terzo mandato e spacca (come se ce ne fosse bisogno) il Pd, il governatore, il «cacicco più cacicco di tutti», tiene un contegno inaspettatamente sobrio.
Tranne quando il capogruppo renziano, Tommaso Pellegrino, nella sua dichiarazione di voto in un empito di esaltazione dice: «Oggi non dobbiamo decidere per il candidato alla Regione, ma il nostro è Vincenzo De Luca». Ghigno d’ordinanza, brandisce il cornetto di corallo. Un gesto apotropaico che la dice lunga sulle sue intenzioni: andare avanti, of course.
In consiglio regionale non ci sono neanche i capannelli di sempre. E la maggioranza deluchiana va anche oltre le più rosee aspettative: 34 voti a favore, anche uno dell’opposizione vota per lui. Tra i fedelissimi tira un’aria rilassata. Tra i consiglieri dem, in pieno psicodramma, è, invece, una corsa a spiegare, cavillare, mettere toppe: è un atto tecnico, non politico, dicono. Intanto De Luca si potrà candidare. Il risultato è questo. Ed è quello che il Nazareno avrebbe voluto evitare. «È finita l’epoca di un piede a Roma e uno a Salerno», tradotto, con ogni probabilità in molti non saranno ricandidati.
«Non dobbiamo rompere i perpendicoli ai nostri concittadini», dice De Luca nell’unico momento in cui prende la parola in consiglio regionale. Lo dice riferendosi al dibattito sull’Autonomia differenziata in corso. E anche in questo caso incassa l’ok dell’aula per la proposta di modifica della legge Calderoli.
La guerra tra il Nazareno e Palazzo Santa Lucia sinora era come una partita a scacchi. Lunga. Tattica e anatemi. Ora? Il quadro politico è molto più chiaro almeno sulla carta: De Luca non è più un problema di Schlein e viceversa. I vertici del Pd nazionale hanno detto che il candidato del centrosinistra non sarà il presidente uscente. L’ex sindaco che da mesi va ribadendo che «mi candiderò a prescindere, perché sono indispensabile, senza di me qua crolla tutto», non può certo invece tirarsi indietro. E allora serra le truppe, fedele all’assioma che l’ha fatto stravincere nella sua Salerno: meglio un partito personale che uno tradizionale.
Allora eccole le sue liste civiche pronte a intercettare il voto trasversale di destra, di centro e di sinistra si vedrà. Nel 2020 il Pd risultò primo partito in Campania con il 16,9% dei consensi, ma De Luca presidente, la sua listona, s’attestò al secondo posto con il 13,3 per cento. Campania libera, altro serbatoio deluchiano, al 5,2. Iv ebbe addirittura il risultato migliore d’Italia (7,4 per cento).
I giochi in Campania sono cominciati. In casa dem si lavora al dopo De Luca. Nelle stanze di De Luca, invece, si lavora contro il Pd. «Non ho cominciato io la guerra», ricorda il governatore. Ma qualcuno, però, la perderà.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
NEL 2023 ALTRE 90.000 PARTENZE… IL 47% DI CHI SI E’ TRASFERITO HA TRA I 30 E 40 ANNI
“L’unica Italia che continua a crescere è soltanto quella che ha scelto l’estero per vivere”. A dirlo sono i dati del “Rapporto italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes pubblicato oggi. Dal 2020 infatti l’Italia ha perso 652 mila residenti e nello stesso periodo il numero di persone che hanno lasciato il Paese è cresciuto dell’11,8%: un trend che ha ripreso a crescere dopo lo stop obbligato dovuto al Covid.
Chi lascia l’Italia
Oggi gli italiani che abitano oltre confine sono 6 milioni e 134 mila (nel nostro Paese vivono come residenti 58 milioni e 990 mila persone, dati Istat). La maggior parte, il 45,8%, proviene dal Sud. In testa alle classifiche c’è la Sicilia, che conta da sola 826 mila persone iscritte all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero. Circa 2,3 milioni di persone sono originarie del Nord, Lombardia e Veneto in particolare, con rispettivamente 641 mila e 563 mila emigrati. Il 15,7% dei cittadini espatriati proviene invece dal Centro.
A essere interessati dal fenomeno sono quindi tutti i territori, ma con importanti ripercussioni per quelli “già provati da criticità, quali lo spopolamento e la depressione economica” si legge nel rapporto. I motivi per lasciare il Paese sono i più disparati: “dalle famiglie che si spostano, alla mobilità per studio, dagli spostamenti per lavoro ai trasferimenti per ricongiungimento familiare”.
A trasferirsi sono sempre più le persone over 40, mentre si calano i numeri che riguardano i giovani sotto i 30 anni. Il 47% di chi si trasferisce ha tra i 30 e i 40 anni. Nel 2023 si sono iscritti all’Aire per espatrio quasi 90 mila persone: il 54,8% è maschio, quasi il 67% non è sposato.
I motivi per rientrare
E per chi sceglie di tornare a vivere in Italia? Le agevolazioni statali dal 2024 sono state viste al ribasso, con un impatto, spiega il report, “prevalentemente sui più giovani, ai quali non conviene più trasferirsi sacrificando retribuzioni medie più elevate e prospettive di carriera, e sulle famiglie con figli minori (la fascia 30-40), che hanno visto azzerare il potenziamento delle agevolazioni legate al radicamento e alla natalità”.
I giovani quindi non sarebbero incentivati a rientrare, con effetti sulla crescita della popolazione e “proprio mentre il Paese è alle prese (da anni) con sfide quali la denatalità e l’inverno demografico”. Le previsioni del gruppo Controesodo per quest’anno sono cupe: “È pressoché certo che il 2024 vedrà un collasso dei rientri, a causa dell’abrogazione del regime agevolativo per i lavoratori del settore privato”.
La questione della cittadinanza
Anche sulla questione dell’emigrazione dall’Italia all’estero ha un peso il tema della cittadinanza per chi ha scelto il nostro Paese per vivere, studiare e lavorare. “La cittadinanza – spiega il report – è vista in una sorta di gironi concentrici: nel primo ci sono i cittadini comunitari, i cui diritti sono regolati secondo il principio della reciprocità; nel secondo i cittadini non comunitari, dove valgono accordi bilaterali, convenzioni, patti coloniali; nel terzo ci sono i rifugiati, i richiedenti asilo, gli apolidi, fino a arrivare agli irregolari. In questo senso qualcuno ha parlato di ‘cittadinanze’ più che di cittadinanza”.
Una situazione complessa, una società in cui si intrecciano storie e diritti differenti che rendono particolarmente importanti percorsi di formazione e inclusione. La stessa Fondazione Migrantes ha evidenziato in Commissione bilancio alla Camera i problemi delle famiglie di immigrati in Italia: la lunghezza dei tempi per ricevere i permessi di soggiorno o l’esclusione delle mamme richiedenti asilo dai bonus per la natalità.
1 ora fa
Io spero solo che chi parte e non paga più di conseguenza le tasse in Italia non abbia poi la sfacciataggine di lamentarsi per lo stato della sanità pubblica quando i loro genitori saranno vecchi invalidi e toccherà a me ed a altri che non saranno scappati mantenere dei vecchi che staranno male in ospedale ma che fino al giorno prima si saranno pure vantati dei loro figli che sono scappati all’estero. Che non ci provino. Io tutta sta glorificazione della fuga non la comprendo. Sanno solo scappare. Anche se l’Italia non è una meraviglia di sicuro comunque è il paese dove si è cresciuti e magari se i politici non sono granchè comunque non sono piovuti dal cielo ma sono stati votati anche da quelli che poi scappano dicendo peste e corna del loro paese. Siete proprio sicuri di non avere alcuna colpa e che all’estero sia tutta questa meraviglia?
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
MCGRANT HA DIFESO LA CORTE DI GIUSTIZIA UE, CHE LA DUCETTA HA DECISO DI “SCAVALCARE” SUL TEMA DEI MIGRANTI E DEI PAESI SICURI
“Possiamo intraprendere procedure di infrazioni, l’abbiamo fatto e continueremo a farlo, contro chi viola la Carta. Sul tema delle coppie dello stesso sesso, c’è un fascicolo aperto. Io credo che un bambino non deve patire conseguenze se si trasferisce in un Paese o un altro, deve essere tutelato. La tutela del diritto all’aborto non è citata nella lettera di Ursula von der Leyen, ma sono disposto a lavorare con il Parlamento”
Lo ha detto il commissario designato alla Giustizia e allo stato di diritto, il liberale irlandese Michael McGrath, durante la sua audizione al Parlamento europeo. McGrath difende la Corte di Giustizia Ue, è arbitro ultimo
“E’ molto importante rispettare le leggi del diritto europeo: saremo guardiani dei Trattati e l’interpretazione del diritto europeo tocca alla Corte di Giustizia, ha un ruolo preponderante a tutela del diritto europeo, è l’arbitro ultimo”. Lo ha detto il Commissario designato alla Giustizia e allo stato di diritto, il liberale irlandese Michael McGrath, durante la sua audizione al parlamento europeo a chi gli chiedeva se si “sottometterà alle decisioni della Corte di Giustizia, anche quelle contro i governi eletti”. Una risposta, quella del commissario designato, accolta dall’applauso di una buona parte dell’emiciclo.
“Mi impegno sul fatto che la relazione sullo stato di diritto includerà una parte sul mercato unico: ci sono delle barriere che sono imputabili a questioni legare allo stato di diritto”.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
“IL NEGAZIONISTA E’ COME CHI RALLENTA I VIGILI DEL FUOCO DANDO LORO INDICAZIONI SBAGLIATE SULLA STRADA DA FAREPER RAGGIUNGERE IL LUOGO DELL’INCENDIO”
Il filosofo Giancarlo Pellegrino propone che il negazionismo climatico diventi reato. In un editoriale su Domani. Pellegrino parte dal comportamento del presidente della Generalitat Valenciana Carlos Mazón in occasione dell’alluvione dell’Andalusia. E dice che il negazionismo di chi influenza i comportamenti delle masse «non è lo scetticismo sano degli scienziati». Chi si impegna in questo tipo di negazionismo, secondo il filosofo, «è come chi rallenta i pompieri dando loro indicazioni sbagliate sulla strada da fare per arrivare al luogo dell’incendio. E si macchia di una colpa aggiuntiva, e odiosa, rispetto alla colpa di chi non fa abbastanza per ridurre le emissioni e per finanziare gli adattamenti necessari al clima che cambia».
Chi rallenta i pompieri?
Il negazionismo dei politici, dei giornalisti e degli uffici stampa, dice Pellegrino, «non è molto differente da un reato. Il comportamento di Carlos Mazón ha provocato morti. Nelle nostre società, quando la condotta di qualcuno procura danni così seri come la morte di vittime innocenti, viene punito con sanzioni giuridiche. Si punisce il procurato allarme. Si punisce chi diffonde false notizie. Lo si fa quando il nesso causale fra l’informazione rassicurante o la mancata informazione è evidente». E «non ci sono dubbi che, ove il legame sia accertato, chi parla a vanvera vada punito. È assurdo impegnarsi in un gigantesco cambiamento dell’economia, degli stili di vita, dei modelli di sviluppo, quando poi una serie di persone influenti lanciano messaggi contrari».
(da agenzie)
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