Novembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
IN 24 ORE ELON MUSK HA VISTO AUMENTARE IL PROPRIO PATRIMONIO DI 26,5 MILIARDI. MA SI SONO ARRICCHITI ANCHE JEFF BEZOS CHE HA GUADAGNATO SETTE MILIARDI ARRIVANDO A QUASI 230 MILIARDI, E LARRY ELLISON DI ORACLE QUASI 10 MILIARDI PER UN TOTALE DI 193 MILIARDI… SICURAMENTE LI DONERANNO AGLI INDIGENTI
La vittoria di Donald Trump ha arricchito i 10 più ricchi del mondo di quasi 64 miliardi di dollari solo mercoledì, in quello che è stato il maggior aumento in un giorno dal 2012.
La fortuna di Elon Musk, secondo il Bloomberg Billionaires Index, è aumentata di 26,5 miliardi a 290 miliardi. Ma si sono arricchiti anche Jeff Bezos che ha guadagnato sette miliardi arrivando a quasi 230 miliardi, e Larry Ellison di Oracle quasi 10 miliardi per un totale di 193 miliardi.
Se bastasse il verdetto dei mercati, “l’età dell’oro” annunciata a Palm Beach dal tronfio Mister Fix It col ciuffo arancione sarebbe già cominciata. Le Borse, il dollaro, i Bitcoin: vola tutto, nel radioso day after del Trump vincitore, che promette di aggiustare le crepe di questa America arrabbiata e impaurita.
Ancora una volta, “it’s the economy, stupid”, come ai tempi di Bill Clinton. Oppure, follow the money, come ai tempi della Gola Profonda del Watergate. Segui i soldi, e capirai le ragioni delle vittorie e delle sconfitte.
Sul suo denaro The Donald non è stato un Re Mida, avendo fallito più volte nelle sue strambe e spregiudicate avventure imprenditoriali. Ma su quello degli altri non si è sbagliato quasi mai.
La dottrina concepita dal Dottor Stranamore di Mar-a-Lago è semplice. Da un lato, riduzione delle tasse sui redditi più alti e sulle grandi imprese, abbattimento al 15% dell’aliquota fiscale societaria per le aziende che producono negli States, poi detassazione dei benefici della Social Security e abolizione del prelievo sulle mance. Dall’altro lato, aumento esponenziale dei dazi sui beni di consumo in arrivo dall’estero.
Trump Trades, la chiamano. La gente non pensa che pagherà un prezzo, per l’aumento delle tariffe doganali sui prodotti cinesi ed europei. E si sbaglia, perché questi rincari, traslati sui prezzi al consumo, peseranno per 2.600 dollari all’anno sui portafogli di ciascuna famiglia americana. Grosso modo, 200 dollari in più ogni mese. Non proprio una bazzecola. E in ogni caso, con meno entrate fiscali e più balzelli sull’ import/export l’economia rallenterà, e il deficit federale esploderà.
Le stime vanno dai 6 ai 9 trilioni di dollari nei prossimi dieci anni. Un macigno colossale, per l’America, per il mondo e soprattutto per l’Europa, che pagherà il conto più salato a questa strampalata Trumponomics. Forse, in cuor suo, ne è consapevole anche il neo-rieletto presidente: non a caso, temendo gli effetti nefasti della sua politica economica, ha già fatto capire che li compenserà con la politica monetaria, portando la Federal Reserve sotto il suo controllo (come ha già fatto con la Corte Suprema, tanto per far capire qual è la sua idea di democrazia liberale).
Certo, per i ricchi comincia un’altra pacchia. Con lui vince il Grande Capitale, che gli ha foraggiato la campagna elettorale con quasi 2 miliardi di dollari. Ma soprattutto con lui vincono i Capitalisti della Sorveglianza: su tutti l’ineffabile Musk, il “Goebbels digitale” che gli ha fatto da cheerleader durante i suoi comiziacci fascistoidi, gli ha messo a disposizione i cinguetti dell’ex Twitter, ed è stato ripagato dall’amico Donald con un inquietante tributo d’immagine, tipo “a star is born, Elon super-genius”.
Poi Jeff Bezos, boss di Amazon e patron del Washington Post, che da editore ha debitamente silenziato prima del voto, proprio per non disturbare l’ascesa del Manovratore, a costo di mandare in fumo in tre giorni più di 200 mila abbonamenti al leggendario quotidiano che scoperchiò lo scandalo elettorale e fece saltare Richard Nixon.
Questi titani dell’infosfera globale non hanno solo le mani in pasta sul Web, non sono solo i custodi assoluti dei dati, non solo i pionieri dell’auto elettrica e della logistica, ma producono anche missili, satelliti, Tecnologia Neurale e Intelligenza Artificiale. Un perimetro di business che valgono come il Prodotto Lordo di uno Stato dell’Ocse.
Un pozzo senza fondo di finanziamenti, contributi, concessioni, da scambiare con la Casa Bianca e il Congresso, in un traffico in cui non sai più se la politica comanda o ubbidisce. Come ha detto Robert Kagan, «il Capitalismo non ha più bisogno della democrazia per fare profitti». E anche questo, in fondo, è un capolavoro di Trump, che a quel capitalismo si è inchinato e poi consegnato. Fosse vivo Carl Schmitt, gli toccherebbe riscrivere il principio dell’egemonia: sovrano non è più chi decide sullo Stato d’eccezione, ma chi dispone delle informazioni in rete.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
UN ARTICOLO DEL 1976 LO COLLEGA AL MOVIMENTO NEOFASCISTA “ORDINE NUOVO”, OGGI E’ APPPOGGIATO DA FRATELLI D’ITALIA (CHE TRISTE FINE) … COLABIANCHI È INDAGATO PER ABUSO D’UFFICIO, TRUFFA E FALSO (NEL CENTRODESTRA E’ SEMPRE UN’OTTIMA CREDENZIALE)
La nomina del prossimo sovrintendente del Teatro La Fenice diventa un caso politico carico di polemiche. Se l’attuale Felice Ortombina ha già incontrato i lavoratori del Teatro La Scala dove sarà operativo ufficialmente dal prossimo gennaio 2025, a Venezia c’è ancora il vuoto su chi guiderà l’istituzione veneziana.
Negli ultimi giorni è però riemersa l’ipotesi di Nicola Colabianchi, sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari di area meloniana, voluto nel 2020 dal sindaco di Fratelli d’Italia Paolo Truzzu.
Non si sa ancora se sarà lui a essere nominato dal ministro della Cultura Alessandro Giuli, ma è certo che – come riportato su più organi di stampa – il suo nome è al centro di un’indagine della Procura di Cagliari per abuso di ufficio, truffa e falso, ma non solo. La gestione del Teatro di Cagliari ha creato una spaccatura interna tra i sindacati rendendo il clima tra i lavoratori molto difficile
Inoltre, in questi giorni è riaffiorato un vecchio articolo de L’Unità, datato 15 giugno 1976, in cui si racconta dell’appartenenza a Ordine Nuovo del giovanissimo Colabianchi che, a 17 anni, insieme ad altri tre studenti, teneva una fitta corrispondenza con i terroristi fascisti Giancarlo Rognoni e Umberto Balestrieri.
Episodi che possono apparire scollegati, ma che hanno indignato la deputata Rachele Scarpa e la segretaria Monica Sambo, entrambe del Pd e il consigliere comunale Marco Gasparinetti di Terra e Acqua. Scarpa, in accordo con Sambo, ieri ha depositato un’interrogazione parlamentare al ministro della Cultura Giuli chiedendo se la nomina sia detto opportuna al contesto veneziano, al passato politico ambiguo di Colabianchi e al fatto che risulti indagato.
«Abbiamo chiesto se si ritenga che i risultati fin qui ottenuti dal maestro Colabianchi siano adeguati per aspirare a ricoprire un ruolo così prestigioso al Teatro La Fenice – spiega Sambo – Considerato anche il passato politico ambiguo di Colabianchi, legato alle organizzazioni neofasciste eversive negli anni Settanta».
Il malumore era già stato espresso qualche giorno fa da Gasparinetti in un’interrogazione depositata in Comune. «Il suo curriculum vitae appare gonfiato rispetto agli incarichi ricoperti – ha detto il consigliere comunale –. Anche se i riferimenti della sua appartenenza politica sono lontani nel tempo si riferiscono comunque a un momento buio della storia. Rispetto al prestigio della Fenice è un profilo inadeguato e fonte di imbarazzo».
La prossima settimana il sindaco Luigi Brugnaro incontrerà il ministro Giuli e sembra che dall’incontro potrà uscire il nome del futuro soprintendente del Teatro La Fenice.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
LA 20ENNE, CHE VUOLE CAMBIARE COGNOME PER ROMPERE OGNI LEGAME COL PADRE, SI È SFOGATA SU THREADS: “NON VEDO IL MIO FUTURO NEGLI USA”
La figlia di Elon Musk ha giurato di lasciare gli Stati Uniti dopo la storica vittoria del presidente Donald Trump
Vivian Jenna Wilson, 20 anni, ha tagliato i ponti con il padre nel 2022, quando ha presentato una richiesta per cambiare nome e genere, sperando di recidere ogni legame tra lei e il padre biologico. Ora, vuole tagliare i legami con gli Stati Uniti dopo la rielezione di Trump.
«Ci pensavo da un po’, ma ieri ne ho avuto la conferma. Non vedo il mio futuro negli Stati Uniti – ha scritto Wilson su Threads mercoledì dopo la vittoria di Trump – Anche se restasse in carica solo per 4 anni, anche se le normative anti-trans non venissero magicamente approvate, le persone che hanno votato volontariamente per lui non se ne andranno da nessuna parte tanto presto».
Wilson in precedenza aveva accusato il padre di essere un genitore assente che non accettava la sua transizione.
Musk ha attribuito la colpa del suo rapporto di estraneità con la figlia ai “neo-marxisti” delle scuole e università private d’élite.
In una conversazione con il biografo Walter Isaacson, Musk ha detto che la Crossroads School for Arts & Sciences di Santa Monica aveva infettato la mente della figlia con il “virus woke”. Musk ha aggiunto che la frattura con Wilson lo ha addolorato più della morte del suo primogenito, Nevada. «Le ho fatto molte proposte, ma lei non vuole passare del tempo con me» ha affermato Musk. E adesso le possibilità si saranno azzerate visto che Musk è stato uno dei più grandi sostenitori della campagna di Trump.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
“LE POLITICHE DEL NEO-PRESIDENTE USA PREVEDONO L’ADOZIONE DI DAZI SU VASTA SCALA. QUESTO POTREBBE PORTARE A UN AUMENTO DELLE ASPETTATIVE DI INFLAZIONE E A EFFETTI NEGATIVI SULL’EXPORT DEI PAESI EUROPEI E LA MELONI FAREBBE BENE A PREOCCUPARSI”
Follow the money, segui il denaro, suggeriva la mitica Gola Profonda ai due reporter del Washington Post che indagavano sullo scandalo del Watergate che avrebbe portato alle dimissioni del presidente americano Richard Nixon. E senti la pancia, degli americani.
I soldi, dove vanno e per quali motivi, bisogna seguirli per capire che effetti ci saranno sull’economia mondiale e sui mercati finanziari quando alla Casa Bianca siederà per la seconda volta il repubblicano Donald Trump, al suo secondo mandato dopo tre campagne elettorali, un record storico.
L’America ha scelto lui e si può dire che il primo voto gli sia arrivato da Wall Street, come ha titolato MF-Milano Finanza del 6 novembre, che è subito salita confermando un trend rialzista, così come il Bitcoin, Tesla dell’amico Elon Musk e gli stessi titoli di Trump Media e di tutta la galassia big tech. Difficile sbagliarsi: al di là delle dichiarazioni pacificatorie della notte elettorale la Trumpeconomics avrà una stella polare: America First and Europe Last.
Le politiche di Trump, uno che non pare avere rimpianti ma solo solide certezze, prevedono in concreto una riduzione delle tasse, una maggiore deregolamentazione, norme di immigrazione più restrittive e l’adozione di dazi su vasta scala.
Questo potrebbe portare a un aumento delle aspettative di inflazione e ad effetti negativi sull’export dei Paesi europei e su questo dovremmo preoccuparci, in primis il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il suo vice Antonio Tajani: noi italiani siamo al quarto posto nel mondo per il saldo della bilancia commerciale pur non essendo la quarta economia del pianeta.
Il nodo sicurezza
Premesso che Trump è un irregolare che diventa regola nell’America profonda e spesso predica male razzolando bene, sono tre gli interrogativi che si porta nello studio ovale e per riflesso in giro per il mondo il settantottenne comandante in capo.
Il primo è che ne sarà delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente e cosa accadrà ai rapporti tra Usa, Nato e Alleanza Atlantica per il sostengo a Kiev. Taceranno le armi o Trump imporrà davvero ai Paesi europei di aumentare al 2% le spese militari pena la fine di ogni intesa geopolitica? A vedere i corsi di borsa e l’indice dei titoli della difesa a partire da Leonardo c’è qualcuno che spera nella guerra a oltranza. Va detto senza ipocrisie e anticipando per una volta l’unico che lo rimarca di continuo, Papa Bergoglio.
Gli interrogativi sull’automotiv
Il secondo quesito da sciogliere è capire in che modo le politiche di Trump impatteranno non tanto sulla finanza, che ha festeggiato anzitempo avendo capito che nulla di male le verrà fatto, quanto all’economia reale.
Cosa accadrà al settore dell’automotive se il nuovo presidente deciderà di aumentare il sostegno dell’Inflation Reduction Act in favore delle quattroruote made in Usa a fronte della catastrofe che si sta verificando – anche a causa del New Green Deal – nei conti e nelle vendite delle grandi case europee, da Volkswagen a Stellantis?
Andremo tutti a piedi o saliremo su vetture cinesi peraltro già colpite dai dazi della Commissione e in odore di ritorsioni da parte anche di Trump? Il nostro modello di sviluppo europeo è in pericolo perché non siamo i soli abitanti del pianeta ma pretendiamo di governarlo con norme ambientali che rispettiamo solo noi.
Il vero ruolo di Musk
Il terzo interrogativo che più deve inquietare è il reale ruolo di Elon Musk e delle sue aziende nella presidenza Trump che ha appoggiato, sovvenzionato e supportato a livelli mai visti. Quanto peserà il più ricco miliardario del mondo sui programmi di difesa, spaziali e di incentivazione tecnologica della Casa Bianca? Se è vero che gli Stati Uniti non sono più gli sceriffi del globo occorre ricordare che possono usare la forza dell’Intelligenza Artificiale e delle big tech per soverchiare e condizionare il resto del mondo, imponendo il loro linguaggio dopo averlo fatto per due secoli col dollaro e il fucile. Costa meno, non fa morti ed è più facile perché non ci si sposta da casa.
(da Milano Finanza)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
IL FINANCIAL TIMES CITA FONTI AUTOREVOLI SUI MILITARI ASIATICI DISPIEGATI DA MOSCA
I soldati della Nord Corea inviati di Kim Jong-un in Ucraina per combattere al fianco dell’esercito russo dell’amico Vladimir Putin avrebbero trovato un insolito alleato al fronte: Internet senza restrizioni. O meglio, con meno restrizioni rispetto al proprio Paese.
Secondo Gideon Rachman, capo analisti del Financial Times, questo ha significato una ricerca spasmodica e continua di siti e materiale pornografico, una possibilità altrimenti negata in Corea del Nord.
«Una fonte affidabile mi dice che i soldati nordcoreani che sono stati dispiegati in Russia non hanno mai avuto accesso illimitato a Internet prima. Di conseguenza, si stanno abbuffando di pornografia», scrive il giornalista.
Un conforto speciale per i circa 12mila militari asiatici spediti lontano da casa per combattere una guerra in Europa. Alcuni di loro, hanno annunciato le autorità di Kiev, sono già venuti allo scontro con le truppe ucraina nella regione del Kursk.
Sollecitato sull’indiscrezione di Rachman, il Pentagono però non ha potuto confermare. Impossibile verificare «alcune abitudini internet nordcoreane o “attività extracurriculari” virtuali», ha detto a Politico il portavoce del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, il maggiore Charlie Dietz, «per quanto riguarda l’accesso a Internet, è una domanda che è meglio rivolgere a Mosca. Al momento, la nostra attenzione rimane sul supporto all’Ucraina e sulla risoluzione delle preoccupazioni più significative per la sicurezza regionale».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
“SONO ILLIBERALI E NON ACCETTANO CRITICHE”… “MI TELEFONO’ PER INVITARMI AD ATREJU: FIGURIAMOCI SE CI VADO”
L’opinione di Francesco Guccini conta sempre e quando parla il cantautore di Pavana, oggi 84enne, la cosa non passa mai inosservata. Nell’ultima intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, Guccini si è raccontato in occasione dell’uscita del suo ultimo libro, chiamato evidentemente esprimersi sulla contemporaneità, i fatti legati alla politica, di casa nostra e americana, poche ore dopo le parole di Vasco Rossi sul ritorno del fascismo
Le parole di Guccini sul governo
“Da lui non me lo aspettavo”, ha detto Guccini parlando di Vasco Rossi e ricordando il loro unico incontro: “Entrambi abbiamo avuto i padri internati, il mio era nel campo di concentramento con Guareschi. Ha avuto coraggio, mi è piaciuto e ha detto cose vere. Infatti il regime lo ha subito attaccato”. Proprio sulla parola regime si concentra Guccini, alludendo al governo in carica guidato da Giorgia Meloni: “Vogliono far sottostare tutti i poteri (a partire dalla magistratura) a quello esecutivo (cioè il governo). Proveranno a limare la Costituzione: non dico modificarla, non ne sarebbero capaci, ma limarla sì. Meloni neanche concede interviste, a meno che non sia da Vespa, dove fa delle figuracce come quella della calcolatrice. Sono illiberali e non accettano critiche”.
“Meloni mi telefonò per invitarmi ad Atreju”
Un’opinione su Meloni che certamente deluderà la premier, la quale in passato aveva avuto manifestazioni di stima nei confronti di Guccini: “Non è colpa mia se delle mie canzoni non ha capito nulla. Una volta mi telefonò per invitarmi ad Atreju: ma figuriamoci! Stanno provando a sostituire ‘l’egemonia culturale di sinistra’ piazzando cinque sfigati alla Cultura, ma non hanno niente”.
Il riassetto culturale è, in effetti, un aspetto che sta molto a cuore all’attuale maggioranza, ma Guccini è radicale sulla questione: “Nessun cantautore di qualità di destra. Non è che io, De André e Vecchioni c’e eravamo messi in testa di ‘divulgare la cultura di sinistra’: semplicemente non puoi non avere una sensibilità di sinistra per scrivere certe canzoni”.
(da agenzia)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
“LE DUE MOSSE AL MOMENTO POTRANNO FAVORIRE L’ECONOMIA AMERICANA MA SARANNO UNA SCONFITTA SONORA E DIFFICILMENTE RECUPERABILE IN QUELLO CHE È IL VERO GRANDE TEMA DELLA NOSTRA EPOCA, LO SCONTRO FRA ORIENTE E OCCIDENTE PER IL PREDOMINIO NEL MONDO”
La democrazia ha vinto. Indifferente, anzi ostile, agli allarmi che da ogni lato la stampa democratica lanciava contro Trump e la sua politica, il popolo americano ha scelto lui, e non di poco, attribuendogli un potere immenso con il contorno di Camera, Senato, Corte costituzionale.
We the people of United States – come recita il meraviglioso inizio della costituzione americana – ha deciso, voluto, imposto Trump.
La democrazia ha perso. Quell’uomo, tutto teso all’economia e all’egoismo dello stato che da 80 anni guida le sorti del mondo, è pericoloso. E’ una scelta che giustamente allarma i democratici e i progressisti di tutto il pianeta.
La democrazia ha perso perché ha coscientemente affidato la pistola carica nelle mani di un bambino prepotente che la strappa all’altro, “è mia, è mia!”.
Ha perso perché, indifferenti a tutto il resto – Capitol Hill, valga per tutto il resto – gli americani hanno badato solo a quello che sembra il loro interesse: “America first”, abbassando una saracinesca fra loro e il resto del mondo, ignari della mitica farfalla che, muovendo le ali a Tokyo, provoca un uragano in Florida
Trump alzerà i dazi doganali e smetterà di fornire aiuti all’Ucraina, indebolendo l’Europa e dandola vinta a Putin. Con entrambe le mosse metterà in gravissima difficoltà il principale alleato degli Stati Uniti (e dei suoi abitanti).
Le due mosse al momento potranno favorire l’economia americana ma saranno una sconfitta sonora e difficilmente recuperabile in quello che è il vero grande tema della nostra epoca, lo scontro fra Oriente e Occidente per il predominio nel mondo.
Così gli americani hanno dimostrato di avere in testa soltanto una visione breve, politicamente e geograficamente. La stragrande maggioranza di loro non ha il passaporto e non è interessata a averlo.
Musk ha guadagnato di colpo 13 miliari di dollari con la vittoria di Trump? Bene, pensa Wearethepeople, è in gamba e glieli abbiamo dati noi, vuol dire che sarà un’ottima guida, accanto al presidente, ora farà stare meglio anche noi. Gli immigrati, i poveri, il clima? Peggio per loro, We, solo We, are the people of United States.
La democrazia ha perso perché ha riposto la fiducia in un uomo che – mostrando i muscoli – ha proclamato di essere quello forte, che risolverà i problemi quotidiani di tutti, senza badare alle conseguenze sul futuro e sul mondo
L’uomo forte e salvifico che pensa per tutta la tribù e per tutti fa, costi quel che costi: è la malattia genetica che ha guidato l’umanità dalla notte dei tempi e che, ingenuamente, si credeva di avere superato nel giro di poche generazioni.
Giordano Bruno Guerri
per Dagospia
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
LA NAVE “LIBRA” DELLA MARINA MILITARE FA DA TAXI VERSO GJADER PER SOLO OTTO MIGRANTI… SI PREPARA UNA GRANDE MANIFESTAZIONE DI PROTESTA AI PRIMI DI DICEMBRE A TIRANA
Il numero dei migranti trasferiti si dimezza. Il centro di Gjader, invece, raddoppia. Mentre torna in Albania la nave Libra — l’arrivo è previsto tra oggi e domani — con soli otto naufraghi intercettati nelle acque internazionali al largo della Sicilia, il centro di permanenza italiano nel Paese delle Aquile si prepara a raddoppiare i suoi posti.
Sono già al lavoro gli operai della ditta Camuna prefabbricati di Pisogne, in provincia di Brescia, che ha già realizzato i primi 400 moduli. Ma bisognerà arrivare a mille, in prima battuta, e poi a tremila posti, secondo i piani previsti dall’accordo tra Italia e Albania siglato esattamente un anno fa.
Di spazio intorno all’ex base dell’aeronautica militare ce n’è, tra le colline dove sono ancora visibili le aperture dei tunnel costruiti durante il comunismo e oggi murati. Ma la struttura appena realizzata appare spropositata, rispetto alle presenze: a un mese dall’apertura il bunker che esternalizza su suolo straniero i flussi migratori diretti verso l’Italia è rimasto vuoto per la maggior parte del tempo, accogliendo, per due giorni, un numero di ospiti pari al 4 per cento della capienza.
Con i nuovi arrivi la percentuale scende al 2. Ma intanto camion e betoniere continuano incessantemente il loro via vai per ampliare ancora di più, nonostante le polemiche sui costi — calcolati intorno ai 900 milioni di euro — del “modello Albania”.
L’operazione è stata capace di stimolare la nascita di un network internazionale di contestazione ai centri di permanenza che si è dato un primo appuntamento ieri a Tirana e ha in programma una “carovana” a dicembre, coinvolgendo i leader italiani dell’opposizione, già contattati.
«È un accordo mostruoso e disumano», accusa Detjon Begaj, consigliere comunale a Bologna, di origine albanese.
«Siamo alle comiche», dice per esempio Riccardo Magi di +Europa, mentre per Alfonso Colucci del M5S è «una presa in giro». Piantedosi si appiglia però all’effetto “deterrenza” che il nuovo sistema starebbe provocando in chi si imbarca dal Nord Africa per raggiungere l’Europa.
Il “modello Albania”, però, sta spingendo diversi collettivi che già contestavano i centri di permanenza e rimpatrio a organizzarsi a livello internazionale. Si incontrano in un parco nel centro di Tirana, brandendo cartelli nei quali chiedono “libertà di movimento per tutti”.
“Centinaia di attivisti da tutta Italia e dall’estero hanno dato vita a Network against migrant detention – annuncia Igor Zecchini, della Rete “Mai più lager” di Milano – vogliamo combattere l’infamia della detenzione amministrativa e l’istituzionalizzazione del razzismo. C’è un forte salto repressivo del governo e dell’Europa. E noi vogliamo dare una risposta. Partiamo da qui oggi in Albania”. In prima fila c’è Kristina Millona, giornalista e ricercatrice albanese e attivista di Other Europe: “La nostra nazione è stata scelta come laboratorio per esternalizzare la gestione dei flussi migratori per un tempo molto lungo. Ma proprio gli albanesi sono tra i popoli che più continuano a subire le deportazioni. E non ci sentiamo in debito nei confronti dell’Italia, come dice il nostro presidente Edi Rama per giustificare l’accordo. Non dimentichiamo, semmai, che l’Italia ha imprigionato migliaia di rifugiati albanesi nello stadio di Bari, lasciandoli lì per giorni senza acqua né cibo. Non dimentichiamo la tragedia del canale di Otranto, quando l’affondamento della nave Katr I Rades causato dalla marina militare italiana causò la morte di 81 persone. Non dimentichiamo le nostre sorelle rapite in pieno giorno, spinte su gommoni e portate in Italia, dove sono state sottoposte a ogni forma di abuso e sfruttamento. Ora Rama vuole trasformare proprio l’Albania in un grande campo di concentramento per migranti? Noi non lo permetteremo”.
La mobilitazione
Altri militanti hanno preso il volo da Treviso. Arriva da Bologna, invece, Damiano Borin: “Se le sbarre hanno i colori dell’Unione europea è compito degli europei distruggere quelle sbarre”. Begaj punta il dito contro lo spreco di denaro “mentre non ci sono mai soldi per intervenire in soccorso dei minorenni, anche albanesi, non accompagnati”. E anticipano il prossimo incontro proprio qui, nella capitale albanese l’1 e il 2 dicembre: “Sarà una grande mobilitazione dal basso”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
“SVEGLIAMOCI, NOI EUROPEI DOBBIAMO SCRIVERE LA STORIA, ABBIAMO SISTEMI DI DIFESA SOFISTICATI, NESSUN MERCATO È UNITO DAI NOSTRI VALORI COME IL NOSTRO”… “IL NOSTRO MODELLO DI DEMOCRAZIA APERTO È SFRUTTATO DA CHI CI VUOLE DIVIDERE CON VARI ATTACCHI IBRIDI. IL MONDO È FATTO DI CARNIVORI ED ERBIVORI, SE RESTIAMO ERBIVORI I CARNIVORI CI MANGERANNO”
Rispetto all’elezione di Donald Trump “dobbiamo essere preparati. Dobbiamo scrivere noi la storia, abbiamo sistemi di difesa sofisticati, abbiamo sistemi tecnologici. Se decidiamo di essere consapevoli di quello che siamo, noi siamo una potenza enorme, nessun mercato è unito dai nostri valori come il nostro. Se ci svegliamo, difendiamo i nostri interessi, gli interessi europei”. Lo ha detto il presidente della Francia Emmanuel Macron rivolgendosi ai circa 40 leader della Comunità Politica europea.
“Abbiamo due blocchi, gli Usa e la Cina, che inseguono i propri interessi. Il nostro ruolo non è commentare le elezioni americane, Trump è stato eletto dal popolo americano e difenderà gli interessi del popolo americano. E’ legittimo che lo faccia”, ha sottolineato Macron.
“L’unica questione è che noi dobbiamo pensare agli interessi del popolo europeo. Siamo in un momento storico che è decisivo per gli europei. Vogliamo leggere una storia scritta da altri, da Putin, dalle elezioni americane, dalle scelte cinesi, o vogliamo scriverla noi la storia, e penso che si possa scrivere la storia”, ha ancora spiegato il presidente francese.
“Dobbiamo essere lucidi: il nostro modello di democrazia aperto è sfruttato da chi ci vuole dividere con vari attacchi ibridi. Dobbiamo difendere la nostra democrazia, la nostra opinione pubblica, senza subire la propaganda dall’esterno. O le democrazie liberali saranno messe a repentaglio”.. “Il mondo è fatto di carnivori ed erbivori, se decidiamo di restare erbivori i carnivori ci mangeranno. Dobbiamo almeno essere onnivori…”, ha sottolineato. “In questa sala esistono sensibilità diverse ma c’è un interesse comune che abbiamo tutti, che la Russia non vinca”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »