Novembre 8th, 2024 Riccardo Fucile
UN QUINTO IMPUTATO SI È BECCATO 6 ANNI E 4 MESI, IL SESTO 4 ANNI E 8 MESI…L’UNICO MINORENNE ERA STATO CONDANNATO DAL GUP DEI MINORI A 8 ANNI E 8 MESI
Il tribunale di Palermo ha condannato a 7 anni di carcere quattro dei sei ragazzi accusati dello stupro di gruppo di una 19enne violentata in un cantiere abbandonato del capoluogo a luglio del 2023. Un quinto imputato ha avuto 6 anni e 4 mesi; il sesto 4 anni e 8 mesi.
Per la violenza è già stato condannato dal gup dei minori, a 8 anni e 8 mesi, l’unico del «branco» che al momento dei fatti non aveva ancora compiuto 18 anni.
Queste le pene: Angelo Flores 7 anni, Gabriele Di Trapani 7 anni Christian Maronia 7 anni, Cristian Barone 6 anni e 4 mesi, Elio Arnao 7 anni, Samuele La Grassa 4 anni.
La Procura aveva chiesto pene comprese fra dieci anni e 8 mesi e 12 anni. Le condanne tengono conto della riduzione di un terzo per la scelta del rito abbreviato.
(da agenzie)
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Novembre 8th, 2024 Riccardo Fucile
LA REPLICA DI ELLY: “NON LO MANGIO, LAVORATORI PURGATI CON L’OLIO DI RICINO, MELONI SI OCCUPI DI SALARIO MINIMO CHE HA NEGATO A OLTRE 3 MILIONI DI LAVORATORI”
Botta e risposta tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein sui diritti sindacali. Questa mattina, prima di partecipare al summit europeo a Budapest, la premier è tornata sul suo sms letto ieri in diretta al programma di Radio 1 Un giorno da pecora. Meloni, rispondendo al deputato di FdI Osnato, aveva scritto di non stare bene ma “non avendo particolari diritti sindacali sono a Budapest per il Consiglio europeo a fare il mio lavoro”.
Una frase che ha riscosso più di una critica, con l’accusa alla premier di svilire i diritti sindacali. Con Meloni che ha commentato: “Mi dispiace che si riesca a fare una polemica su una cosa completamente inutile, non so cosa si intenda per svilire i diritti sindacali che questo governo difende molto meglio della sinistra al caviale”.
Pronta la replica della segretaria del Pd Schlein: “Io di caviale non ne ho mai mangiato, ma nemmeno posso sopportare che i lavoratori vengano purgati con olio di ricino; quindi continueremo a stare al loro fianco”. La leader dem ha aggiunto: “Meloni si occupi, invece, del salario minimo che ha negato a 3 milioni e mezzo di lavoratori e lavoratrici che non ce la fanno più e non arrivano a fine mese anche se lavorano”.
(da agenzie)
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Novembre 8th, 2024 Riccardo Fucile
LA PRIMA USCITA E’ UN INSULTO
Aspettavo con ansia la prima dichiarazione politica del neoministro trumpiano con delega alle galassie Elon Musk. Eccola: «Olaf ist ein Narr». «Olaf è uno scemo». Scritta su X, il social di sua proprietà. Non si è preso nemmeno la briga di specificare che l’Olaf spernacchiato in tedesco era Scholz. E quando un utente gli ha chiesto se si riferisse proprio al cancelliere di Berlino, si è limitato a rispondere: «100%», con il corredo di un’emoji ridanciana.
Per esprimere la sua opinione sul leader di un paese alleato, Musk ha dunque fatto ricorso a sole quattro parole, tra cui un insulto. Poi, in un secondo momento più riflessivo, ha aggiunto un numeretto e una faccina.
Non dubito che l’uomo sia un «Super Genius», come lo ha definito Trump in ben undici lettere. Ma mettetevi nei panni di quelli della mia generazione, cresciuti con politici che per dare dello scemo a qualcuno impiegavano undici pagine, e poi non era mai un dargli dello scemo in modo diretto, ma un «non possiamo non prendere in considerazione l’ipotesi che il cancelliere non sia del tutto in grado di non affermare qualcosa di non sensato».
Loro esageravano nell’altro senso, lo riconosco. Però il salto è troppo forte, anche perché non possiamo non prendere in considerazione l’ipotesi che tutti ormai si esprimano come Musk. E che presto le quattro parole diventino tre, poi due, poi una (l’insulto).
Finché non sparirà anche quello e resterà solo la faccina: il geroglifico digitale del faraone Super Genius I.
(da corriere.it)
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Novembre 8th, 2024 Riccardo Fucile
“MIO FRATELLO ROBERT HA APPOGGIATO TRUMP? GLI VOGLIO BENE MA DICE POI CHE LE PERSONE TRANSGENDER SONO STATE AVVELENATE DAL SISTEMA IDRICO.NON VOGLIO CHE SIA A CAPO DELLA SANITÀ PUBBLICA AMERICANA”
«È ancora presto per dire cosa è andato storto per i democratici e per Kamala Harris. Penso che questo debba essere il momento delle valutazioni», spiega al Corriere della Sera Kerry Kennedy, figlia di Bobby, ucciso nel 1968 mentre rincorreva la presidenza.
«Dobbiamo capire perché le nostre proposte non hanno toccato gli elettori e cosa non ha funzionato nel modo di trasmettere il nostro messaggio. Bernie Sanders ha detto che abbiamo perso il contatto con i lavoratori americani. Altri dicono che non abbiamo parlato abbastanza dell’inflazione. Qualcuno pensa che sia a causa dell’immigrazione. Dobbiamo restare uniti e capire cosa è accaduto».
Pensa che la misoginia abbia avuto un ruolo nella sconfitta di Harris?
«Sicuramente, così come il razzismo. Ma se pensiamo che la sconfitta sia dovuta solo a questo, non ci faremo domande più profonde sul nostro messaggio e sul modo di trasmetterlo. E sarebbe un disastro. Abbiamo perso di così tanti voti che non può essere solo misoginia o razzismo. Penso che le persone nel nostro Paese soffrano, abbiano paura, credano che il sistema sia contro di loro».
Si è parlato a lungo di quanto andasse bene l’economia, ma intanto i prezzi al supermercato sono raddoppiati.
«Questa elezione si è giocata molto sull’inflazione, ma gli stipendi sono aumentati più dell’inflazione. Certo, è scioccante vedere che dodici uova costano 7 dollari e 50, e tu ti ricordi quando ne costavano 4. La gente sente di non fare passi avanti, teme che i figli faranno ancora peggio. È in difficoltà, vuole cambiamento. E vede in Trump qualcuno che farà saltare il sistema».
Cosa si aspetta da lui ora?
«Farà quello che ha promesso. Ha detto che sarà un dittatore nel suo primo giorno, che chiuderà il confine, che inseguirà i nemici con il fisco e con l’esercito, se necessario. E poi inonderà i tribunali di giudici ultraconservatori, implementerà un altro “muslim ban”: otto anni fa fu costretto dai tribunali a ridimensionarlo, stavolta non ne avrà bisogno. E ha promesso di cacciare gli immigrati irregolari: mi aspetto enormi violazioni dei diritti umani».
Pensa che mandare i migranti nelle città democratiche come hanno fatto alcuni governatori repubblicani degli Stati di confine abbia avuto un impatto elettorale?
«Certo. I governatori repubblicani hanno preso persone poverissime, che fuggono dai loro Paesi, dalla guerra, dal terrorismo, e li hanno usati come armi politiche nel modo più cinico e disumano possibile».
Suo fratello ha tradito il vostro clan democratico e ha appoggiato Trump. Quando ci ha parlato per l’ultima volta?
«Due settimane fa. E mercoledì gli ho mandato un messaggio di congratulazioni».
Cosa farà nell’amministrazione Trump?
«I tuoi familiari devi amarli, ma non ti devono piacere per forza. Voglio molto bene a Bobby eppure sono in disaccordo con quasi tutto quello che dice, perché colpirebbe le persone più vulnerabili: sospendere i vaccini per i bambini avrebbe un impatto enorme nel mio Paese. Dice poi che le persone transgender sono state avvelenate dal sistema idrico, che l’autismo è causato dai vaccini. Non voglio che sia a capo della sanità pubblica americana».
(da Il Corriere della Sera)
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Novembre 8th, 2024 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEL GRUPPO PER I DIRITTI UMANI “NATIONAL ASSOCIATION FOR THE ADVANCEMENT OF COLORED PEOPLE”: “ELEGGERE UN PRESIDENTE CHE HA ABBRACCIATO E INCORAGGIATO L’ODIO PORTA A QUESTO”
Il gruppo americano per i diritti umani National Association for the Advancement of Colored People (Naacp), ha condannato i “messaggi razzisti” che sarebbero stati inviati ai neri americani in tutto il Paese dopo la vittoria di Donald Trump in diversi stati tra cui North Carolina, Virginia, Alabama e Pennsylvania.
Secondo l’associazione, i messaggi inviati da un mittente sconosciuto invitavano i neri a “spostarsi in una piantagione per raccogliere cotone”. “La realtà è che eleggere un presidente che, storicamente, ha abbracciato e, a volte, incoraggiato l’odio, porta a questo”, ha affermato Derrick Johnson, il capo del gruppo per i diritti civili.
L’Fbi ha affermato di essere “a conoscenza” dei “messaggi razzisti”, ma non ha precisato se ha avviato un’indagine
(da agenzie)
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Novembre 8th, 2024 Riccardo Fucile
BANDIERA PALESTINESE STRAPPATA, AGGRESSIONE A UN TAXISTA, CORI INNEGGIANTI ALL’ECCIDIO DI BAMBINI PALESTINESI, RIFIUTO A OSSERVARE UN MINUTO DI SILENZIO PER LE VITTIME DELL’ALLUVIONE DI VALENCIA… LA REAZIONE DEI TIFOSI OLANDESI CON LA CACCIA ALL’UOMO, DIVERSI TIFOSI ISRAELIANI FERITI… A FORZA DI SEMINARE ODIO SI RACCOGLIE TEMPESTA
Amsterdam è stato teatro di durissimi scontri prima, durante e dopo la partita di Europa League tra Ajax e Maccabi Tel Aviv. Circa 62 arresti totali e disordini in diversi punti della città nelle 24 ore di follia vissute nella capitale dei Paesi Bassi. C’era già da tempo preoccupazione per questa partita in vista dell’arrivo dei sostenitori israeliani ad Amsterdam e delle contemporanee manifestazioni pro Palestina. E di fatto la tensione era già nell’aria la sera prima della sfida alla Johan Cruijff Arena. Secondo quanto dichiarato dai media olandesi tutto sarebbe iniziato proprio la notte precedente alla partita. I sostenitori del Maccabi Tel Aviv avrebbero iniziato i disordini strappando una bandiera palestinese da un palazzo. Poi il tutto è proseguito con la distruzione dell’auto di un tassista picchiandolo e scaturendo la furia di altri tassisti che hanno cercato lo scontro in un casinò.
I cori che hanno fatto inorridire il pubblico olandese
Alcuni tifosi del Maccabi, inoltre, sarebbero stati visti armati di catene di metallo, pronti ad attaccare. Un caos che si è prolungato poi prima della partita per via di una manifestazione autorizzata di filo-palestinesi attorno allo stadio. Manifestazione poi spostata a un chilometro di distanza per motivi di sicurezza. Nonostante ciò i manifestanti filo-palestinesi e i tifosi del club israeliano alla fine sono riusciti a ritrovarsi attorno all’Arena. Tutto è poi degenerato anche durante la sfida quando i tifosi israeliani si sono rifiutati di osservare un minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione di Valencia. Hanno persino acceso fuochi d’artificio illegali intonando cori contro la Palestina che hanno fatto inorridire lo stadio: “Non ci sono scuole a Gaza perché non ci sono più bambini”.
Il rapporto della polizia durante la notte di scontri ad Amsterdam
Tutto questo ha poi provocato scontri anche al triplice fischio della sfida vinta dall’Ajax. All’esterno dello stadio il Jerusalem Post ha parlato di un’autentica caccia all’israeliano con tifosi del Maccabi picchiati, minacciati con coltelli e con automobilisti che hanno cercato di investirli. Un portavoce della polizia ha spiegato invece a RTL News che l’Unità Mobile è intervenuta a causa degli scontri in città. “Ci sono stati disordini, anche in piazza Dam – ha spiegato -. Non possiamo indicare chi siano, i gruppi non sono facilmente distinguibili tra loro, quasi tutti indossano abiti scuri”.
La maggior parte degli arresti sono avvenuti per disturbo dell’ordine pubblico o per aver acceso fuochi d’artificio. Un agente ha inoltre riportato danni all’udito. Il canale AT5 di Amsterdam ha successivamente riferito che ieri sera la polizia, dopo la partita, è riuscita solo sul tardi a portare in salvo i tifosi del Maccabi Tel Aviv. Nel frattempo l’ambasciata israeliana negli Stati Uniti aveva condiviso su X le immagini degli incidenti avvenuti ad Amsterdam invitando gli israeliani che avessero bisogno di aiuto a contattare l’ambasciata.
Nella giornata di oggi poi la polizia di Amsterdam attraverso diversi post su X ha fatto il punto della situazione: “La polizia ha avviato un’importante indagine su molteplici episodi di violenza. Finora, si sa che cinque persone sono state portate in ospedale e 62 individui sono stati arrestati. La polizia è a conoscenza di segnalazioni riguardanti una possibile situazione di ostaggi e persone scomparse, e di fatto alcuni sono stati ritrovati. Anche questo aspetto è sotto inchiesta”.
(da Fanpage)
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Novembre 8th, 2024 Riccardo Fucile
NE FAREMO TESORO, NULLA SARA’ COME PRIMA, IN TUTTI I SENSI
La vittoria è un salvacondotto, la volontà popolare assolve ogni cosa.
Ovviamente mi riferisco alla vittoria di Trump, che per le destre di tutto l’orbe terracqueo risplende come un faro e genera un entusiasmo che nemmeno l’avessero fatta loro (ogni riferimento a ministri di vostra conoscenza è da ritenersi puramente casuale).
Bene, e dal momento che se oggi esprimi anche solo scetticismo ti saltano addosso, nemmeno fossi Capitol Hill, voglio cercare di essere, come si dice, “costruttiva”. E quindi mi chiedo, mettendo da parte ogni pregiudiziale ideologica (o anche solo logica): cosa m’insegna la vittoria di Trump? Vediamo.
La vittoria di Donald Trump m’insegna che anche gli imputati (4 processi penali) e i condannati (due cause civili, con pesanti pene pecuniarie) per cose abbastanza gravi possono vincere e comandare nazioni.
La vittoria di Donald Trump m’insegna che la verità di ciò che si dice non ha questo gran valore, anzi non ne ha affatto: in campagna elettorale gli abbiamo sentito dire praticamente qualsiasi cosa, in una gamma che va dall’esagerazione becera alla minchiata spettacolare.
Cito soprattutto un grande cavallo di battaglia: le “elezioni rubate” del 2020, cosa ripetuta in infinite varianti, e malgrado ogni tipo di pronunciamento, controllo e verifica. Una cosa che forse avrebbe ripetuto pure stavolta, se avesse perso, anzi che aveva cominciato a insinuare il giorno stesso del voto, per Philadelphia e Detroit.
E poi, gli immigrati che “portano geni cattivi”, e si mangiano pure cani e gatti; i dem che sono per l’aborto oltre il nono mese (e qui siamo fuori pure dalla biologia, ma tant’è); l’inflazione “quasi al 50 per cento” sotto Biden; il “milione di posti di lavoro di nativi americani” dati agli immigrati; i fondi sottratti alla protezione civile – questa dopo le devastazioni dell’uragano Helene – “per darli ai clandestini”; il “cambiamento climatico” che è una bufala (“sentite che freddo?”).
E non considero nemmeno le fanfaronate semplici, tipo: “Ci fossi stato io, Putin non avrebbe invaso l’Ucraina” (che fa il paio con: “Farò cessare tutte le guerre”. E viene in mente, per esempio per la Palestina, Tacito: “Hanno fatto il deserto, e lo chiamano pace”…). Una cosa per cui nel mio dialetto esiste una deliziosa definizione: “bummacaro”. La vittoria di Trump m’insegna che il bummacaro piace, e vince. E quindi non solo è legittimato a esserlo, ma ha ragione e fa bene.
La vittoria di Trump m’insegna che ostentare rabbia, deridere, insultare (dell’avversaria ha più che altro detto cose come: “è cattiva, è stupida”, “ha un basso QI”, “ha problemi mentali”) è bello e viene premiato.
La vittoria di Trump m’insegna che lo sberleffo in luogo della dialettica, la smorfia e il balletto in luogo del discorso stesso sono buoni e giusti.
La vittoria di Trump m’insegna che l’intolleranza è un valore e merita rispetto, anzi diventa base della costruzione politica.
La vittoria di Trump m’insegna che la chiusura verso l’esterno, il muro difeso con la forza sono le risposte a tutto (anche ai problemi che hai causato tu stesso, in quanto élite finanziaria che i tuoi sostenitori pure odiano, con un doppio salto mortale della logica). E che nel tuo fienile non devi lasciare entrare nessuno, perché chiunque altro ha “i geni cattivi”
Certo, ci fosse stato sempre un Trump, da quelle parti, a sigillare le frontiere, oggi il presidente si chiamerebbe Toro Seduto, e i Trump farebbero ancora i barbieri in Renania, ma poco importa.
Il Paese così fiero del suo sogno collettivo, forgiato da innumerevoli mani di innumerevoli provenienze (e, ricordiamolo sempre, su territori e con risorse sottratti ai nativi, con schiavi razziati in altri continenti), ha una memoria spaventosamente corta (ma le dimensioni, si sa, non contano).
Insomma, tutte quelle cose nelle quali mi è sempre stato detto che bisogna credere e che si dovrebbero premiare – ovvero coerenza, onestà, correttezza, logica, competenza, preparazione, memoria del passato, compassione, empatia, solidarietà e tanta altra roba desueta – non solo non servono, ma sono persino sbagliate e condannabili.
Quindi anch’io dovrei unirmi al coro: grazie, presidente Trump, delle tantissime cose che ci ha insegnato.
Ne faremo tesoro, nello spaventoso mondo che verrà.
(da Huffingtonpost)
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Novembre 8th, 2024 Riccardo Fucile
IL PROPRIETARIO DEL GIORNALE, JEFF BEZOS, DOPO AVER FATTO INCAZZARE LA REDAZIONE PER NON AVER DATO L’APPOGGIO A KAMALA HARRIS, SI È SUBITO CONGRATULATO CON IL TYCOON PER LO “STRAORDINARIO RITORNO”
Via alla “resistenza” per fronteggiare Donald Trump. E’ l’appello del Washington Post dopo la vittoria del candidato repubblicano delle elezioni americane 2024 contro Kamala Harris. L’ex presidente torna alla Casa Bianca e per il quotidiano “un movimento con elementi fascisti sarà presto al potere nel Paese. Siate allarmati, e iniziate ad agire di conseguenza. Accogliere Donald Trump sarebbe un errore immenso.
La storia è piena di esempi di leader e partiti autocratici che arrivano al potere in modo legittimo, anche con una vittoria alle elezioni, ma adottano comunque in seguito, una volta insediati, politiche orribili”, scrive il columnist Perry Bacon, sollecitando “un’altra resistenza per affrontarlo sin da ora”. “Dobbiamo resistere, ancora”, sottolinea il quotidiano che, per controversa decisione del suo editore, Jeff Bezos non ha il suo endorsement a uno dei candidati.
“Giornalisti, attivisti, esponenti del mondo no profit, funzionari moderati e l’americano medio devono tornare alla postura che hanno mantenuto fra il 2017 e il 2020, seguendo con attenzione ogni azione del Presidente e della sua amministrazione per essere pronti a contestarla in modo aggressivo”, scrive ancora. “La priorità è quella di assicurarci che le persone minacciate direttamente da Trump come gli immigrati che hanno vissuto anni negli Usa e non hanno fatto nulla di sbagliato non siano trattati in modo disumano”.
I toni del quotidiano non coincidono con quelli usati dal proprietario del giornale. Bezos si è congratulato con Trump parlando di “straordinario ritorno politico e vittoria decisiva”. Su ‘X’, Bezos ha scritto che ”nessuna nazione ha opportunità di grandi” e ha ”augurato a Donald Trump tutto il successo nel guidare e unire l’America che tutti amiamo”.
Bezos è stato criticato per essersi rifiutato di fare endorsement presidenziali tramite il Washington Post.
L’imprenditore miliardario, che ha acquisito il giornale nel 2013, ha parlato di tentativo di combattere la percezione di parzialità dei media e ripristinare la fiducia dei lettori.
(da agenzie)
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Novembre 8th, 2024 Riccardo Fucile
MOLTO ATTIVO RENZI CHE AVREBBE SONDATO IL TERRENO CON ALCUNI DIRIGENTI APICALI DI FININVEST
Più diventa irrilevante sulla scena politica, più Matteo Renzi non demorde dall’obiettivo di occupare lo spazio tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Se nel 2013, quando Silvio Berlusconi fu interdetto dai pubblici uffici, sognava di mettere le mani su Forza Italia, oggi il senatore “saudita-blairiano’’, si accontenterebbe di sciogliere quel poco o niente che resta di Italia Viva nel partito di Marina e Pier Silvio.
Ovviamente il vispo Matteonzo sa bene che la Famiglia di Arcore è insofferente di essere intruppata in un governo di destra con poco centro, tra il sovranismo anti europeo di Salvini e il camaleontismo di Meloni.
Il loro obiettivo è quello di ridare vita a un ‘’centro di gravità permanente’’ con una leadership che faccia diventare Forza Italia una nuova Democrazia Cristiana capace di attirare il voto della maggioranza silenziosa del paese
E’ altrettanto noto che i due fratelli sono insoddisfatti della guida dell’inetto Antonio Tajani, ormai intortato dalla Melona con la promessa-bufala di farlo diventare il successore di Sergio Mattarella nel 2029.
L’idea di proporsi, con la sua nota abilità manovriera, come guida di Forza Italia ha spinto l’ex premier di Rignano sull’Arno a contattare alcuni dirigenti apicali di Fininvest vicino a Marina Berlusconi.
Intanto, c’è in atto un lavorio di mezzo partito berluscone che non disdegna l’ipotesi, alle prossime politiche del 2027, di abbandonare al suo destino la destra a egemonia meloniana per un processo politico che possa dar vita a un centro-sinistra Forza Italia-Partito Democratico.
(da Dagoreport)
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