Novembre 9th, 2024 Riccardo Fucile
L’ESPOSTO SOSTIENE CHE GLI UNDICI COLLABORATORI DI MEDUSEI IN REALTA’ NON HANNO MAI MESSO PIEDE IN REGIONE
La squadra mobile della polizia della Spezia si è presentata negli uffici della Regione Liguria su mandato della procura spezzina per un’indagine relativa a undici contratti di consulenza per lo staff del presidente uscente del consiglio regionale della Liguria, Gianmarco Medusei.
Il politico, ex Lega, è recentemente passato a Fratelli d’Italia ed è stato rieletto in consiglio regionale con il miglior risultato nella circoscrizione Levante.
L’esposto che ha fatto partire l’inchiesta è arrivato pochi giorni prima delle consultazioni elettorali per la Regione.
La polizia ha acquisito faldoni e documenti relativi a undici collaborazioni pagate fra i 400 e gli 800 euro al mese per lavorare nello staff del presidente uscente.
“Tutte queste persone non hanno mai lavorato per l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Liguria, non si sono mai viste in Regione – era scritto nell’esposto anonimo – ma hanno solo svolto funzioni di campagna elettorale e procacciato voti durante le campagne elettorali del dottor Gianmarco Medusei e le somme a loro versate sono esclusivamente compensi elettorali”.
Nell’esposto è contenuta una tabella delle retribuzioni erogate e un elenco contenente gli undici nominativi con tanto di presunto “contributo in termini di voti” ricevuto dall’ex presidente.
(da agenzie)
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Novembre 9th, 2024 Riccardo Fucile
ISRAELE EVITI DI MANDARE ALL’ESTERO SQUADRISTI PROVOCATORI CHE INSULTANO I BAMBINI PALESTINESI ASSASSINATI A GAZA E NON RISPETTANO NEANCHE LE VITTIME DI VALENCIA
Partiamo da un presupposto: quello che è accaduto a Amsterdam questa notte non dovrebbe accadere. Non dovrebbe accadere che attorno a una partita di calcio si consumino violenze in strada. È successo e non è la prima volta, e i primi responsabili sono la UEFA, il governo olandese e le autorità cittadine.
A questo aggiungiamo subito un altro fatto: non c’è stato nessun pogrom. Con la parola pogrom si indicano sanguinose e tragiche sollevazioni anti ebraiche, avvenute soprattutto in Russia a cavallo tra Ottocento e Novecento. Per estensione il termine è arrivato a coprire le azioni violente e persecutorie, spesso con un carattere spontaneo e uno scoppio subitaneo, contro minoranze etniche e religiose.
A Amsterdam è invece successo che i tifosi del Maccabi Tel Aviv, squadra con una tifoseria nota per le sue posizioni di estrema destra, sono arrivati in città segnando la loro presenza con atteggiamenti violenti e minacciosi.
Slogan contro gli arabi e di sostegno all’esercito israeliano, cori contro i musulmani e contro la popolazione di Gaza, furto e incendio di bandiere palestinesi, un’aggressione (almeno) a un tassista di nazionalità marocchina. Tutto questo sotto l’occhio vigile e distaccato delle forze dell’ordine.
Il risultato è stato che dopo la partita si è scatenata la reazione con pestaggi e aggressioni. Deplorevole? Deplorevole. Ma in questo contesto suonerebbe quanto meno ipocrita non sottolineare come la squadra di casa, l’Ajax, ha un rapporto da sempre molto stretto con la comunità ebraica locale e con le stesse istituzioni israeliane, tanto da essere accolta spesso in giro per l’Europa da cori antisemiti e violenze di matrice razzista. Non risulta che andare in giro con una sciarpa dell’Ajax a Amsterdam comporti qualsiasi tipo di rischio però.
Quella che si è scatenata è stata la caccia ai tifosi del Maccabi, portata avanti anche da cittadini di origine araba (spesso seconde o terze generazioni), per ovvie ragioni sensibili al genocidio in corso a Gaza.
È stato dunque uno scontro politico, tutto al più identitario, scatenato da delle chiarissime provocazioni tollerate dalle istituzioni.
Niente di meno quanto già visto in giro per l’Europa negli ultimi trent’anni, quando le vicende del calcio e del mondo ultras si intrecciano alla politica e ai conflitti etnici e religiosi. Questo non vuol dire che, come spesso accade in dinamiche di questo tipo, non si siano espressi anche sentimenti antisemiti sopiti o a malcelati.
Possiamo dire, rimanendo certi di rimanere nell’alveo del senso comune, che non vanno bene le aggressioni contro i tifosi del Maccabi e non vanno per niente bene anche le aggressioni contro i cittadini olandesi che sostengono la causa palestinese, quanto gli slogan razzisti contro gli arabi. Eliminare però il comportamento squadrista dei cittadini israeliani atterrati a Amsterdam non è raccontare come sono andate le cose.
Ma il governo israeliano ha subito alzato l’asticella, mobilitandosi per riportare a casa i propri tifosi, parlando di quanto accaduto come di una “caccia all’ebreo”. Di solito quando i tifosi del proprio paese vanno in giro a provocare incidenti non li si riporta a casa come eroi, segniamo per il futuro.
E alla destra di Benjamin Netanyahu si è subito accodata la destra europea.
Alle tante immagini che abbiamo visto in queste ore ne voglio aggiungere una che mi ha particolarmente colpito. È un video postato da Yanis Tirawi, un giornalista palestinese che documenta quotidianamente le azioni dell’esercito israeliano a Gaza, tramite i video e le fote diffusi dagli stessi soldati. Questa mattina hanno fatto esplodere delle abitazioni civili a Gaza, per poi postarla sui social così: “Dedichiamo questa esplosione a tutti i tifosi del Maccabi Tel Aviv. Raggiungeremo tutti voi, figli di …”
(da Fanpage)
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Novembre 9th, 2024 Riccardo Fucile
IL DEPUTATO REGIONALE AVREBBE SFRUTTATO SOCIETA’ FITTIZIE PER OTTENERE FONDI STATALI
Il deputato siciliano Carlo Auteri ha comunicato oggi la decisione di autosospendersi da Fratelli d’Italia in seguito alle accuse sollevate da un servizio televisivo trasmesso giovedì 7 novembre da Piazza Pulita su La7. Al centro della vicenda ci sono i finanziamenti della Regione Siciliana destinati all’associazione culturale Progetto Teatrando. Che avrebbe sede legale nell’abitazione della madre di Auteri a Sortino, in provincia di Siracusa. E le registrazioni in cui Auteri minaccia «di buttare di sotto» il collega ed ex Iena Ismaele La Vardera. «In queste ore, a seguito della vicenda che mi ha coinvolto, ho deciso di autosospendermi dal partito per tutelare il buon nome della mia comunità e della politica che rappresento», ha dichiarato Auteri.
Il caso non sarebbe limitato a una singola società o a un singolo finanziamento. Secondo le ipotesi di reato e delle ricostruzioni citate di fronte all’assemblea di Palazzo dei Normanni, dove ha sede il parlamento siciliano, dal giornalista e deputato dell’ASR Ismaele La Vardera sarebbero stati diversi i contributi pubblici giunti a società fittizie intestate a parenti e conniventi di Auteri.
Tra questi, ci sono 100 mila euro destinati a un’associazione che sarebbe legata ad Auteri per la realizzazione di iniziative culturali al Teatro Musco di Catania. A Piazza Pulita sono andate in onda alcune registrazioni in cui il meloniano Auteri si rivolge a La Vardera in seguito alla denuncia: «Non ti permettere di dire ai colleghi “ha dato soldi alla madre”. Perché io ti affogo là dentro, tu a me non mi conosci».
(da agenzie)
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Novembre 9th, 2024 Riccardo Fucile
I TEMI CHE SARANNO VOTATI ALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE
Da “eliminare il riferimento statutario all’insindacabilità del suo giudizio“, ad “attribuire alla carica di garante un ruolo esclusivamente onorifico“. Tra i temi più importanti discussi dai 360 nel confronto deliberativo del Movimento 5 stelle, c’è sicuramente (come anticipato dal Fatto quotidiano) quello che riguarda i poteri di Beppe Grillo, oltre al limite dei due mandanti e la modifica di simbolo e nome.
Dopo il confronto il M5s ha così pubblicato l’elenco dei temi che saranno votati e presentati all’Assemblea costituente: “Abbiamo iniziato ad agosto con i vostri 22 mila contributi e i 145 quaderni degli attori, poi la parola è passata ai 360 tra iscritti, non iscritti e giovanissimi estratti a sorte in rappresentanza della nostra comunità, che hanno realizzato un confronto deliberativo con oltre 22 ore di discussione”, si legge sul sito del Movimento.
I temi del report – Per quanto riguarda i temi si va dalla Riforma del Sistema sanitario, alla crescita economica inclusiva e lavoro dignitoso. Dal contrasto all’evasione fiscale ed etica nell’impresa, alla politica di pace ed Europa. Ma è – indubbiamente – sulla revisione dello Statuto per discutere dei ruoli del Presidente e del Garante, il punto centrale per il futuro politico dei 5 stelle. Soprattutto quello legato alla carica nata con e ricoperta da Beppe Grillo.
La figura del Garante – “Nel complesso – si legge nel report -, i partecipanti hanno riconosciuto la presenza di meccanismi farraginosi e a volte caratterizzati da elementi di incongruenza. È emerso un clima di diffidenza attorno alle figure apicali del Movimento; tale diffidenza non appare indirizzata alle singole personalità che ricoprono le cariche – precisa il documento -, ma sembra invece generata da taluni poteri e funzioni attribuiti a specifici ruoli interni”. E se per il presidente le proposte riformative si limitano a ridefinirne alcuni poteri e requisiti (come l’eventuale incompatibilità con altri incarichi istituzionali), per la figura del Garante si va dall’eliminare il riferimento statutario all’insindacabilità del suo giudizio, all’attribuzione di un ruolo esclusivamente onorifico. Gli iscritti, tramite la consultazione in rete, dovranno inoltre esprimersi sulle modifiche delle modalità di nomina del Garante, modificarne il mandato rendendolo a tempo determinato e prevedendone un numero massimo di mandati consecutivi al pari degli altri ruoli interni. Ma la possibile scure annovera tra le possibilità anche l’eliminazione della figura con diverse varianti: “Non riassegnare le sue funzioni a nessun altro soggetto; riassegnare le sue funzioni al Comitato di Garanzia; riassegnare le sue funzioni a un organo collegiale democraticamente eletto e con un mandato a tempo determinato“.
Simbolo e nome – Tra i temi posti all’attenzione dei 360 del confronto deliberativo nella fase costituente del Movimento 5 stelle, c’è anche la questione simbolo. Dal report pubblicato le proposte sono diverse. Per quanto riguarda la modifica, le varianti sono “modificare integralmente il simbolo”, “eliminare dal simbolo esistente la dicitura ilblogdellestelle.it“, “apportare al simbolo modifiche che riflettano battaglie politiche attuali, e adattarlo a campagne di comunicazione differenti”. Per la semplificazione, invece, della procedura per modificarlo, si potrebbe fare “su iniziativa degli organi decisionali salvo approvazione dell’Assemblea degli iscritti”, o “modificare il simbolo su iniziativa di un organo competente in materia di comunicazione (da costituire)”. Per quanto riguarda il nome del Movimento 5 stelle, la proposta è solo una, quella di “modificare il nome, in quanto non più rappresentativo delle caratteristiche attuali del Movimento“.
Limite dei due mandati – Quanto al limite dei due mandati, le proposte venute fuori dal confronto deliberativo del processo costituente del Movimento 5 stelle puntano a diverse soluzioni. La prima è quella di “eliminare il limite dei due mandati, anche per le cariche interne del Movimento”. Poi c’è l’idea di “modificare la regola sul limite dei due mandati, con diverse varianti” come l’”abbassamento a uno del numero massimo di mandati”, “nessun limite per le cariche di presidente di regione e sindaco (salvo quelli previsti dalla legge, massimo due mandati consecutivi)”, “aumento a tre del numero massimo di mandati complessivi nei livelli regionale, nazionale o europeo”, “due mandati per ciascun livello amministrativo“, “introduzione dell’obbligo di una pausa di 5 o 10 anni al termine del secondo mandato, decorso il quale sia possibile ricandidarsi”, “calcolo dei mandati svolti solo per i mandati portati a termine“, “possibilità di deroghe al limite dei due mandati, che siano proposte dai vertici o dal basso e ratificate con una votazione dell’Assemblea degli iscritti, oppure con una votazione tra rappresentanti dei Gruppi territoriali“, “con l’introduzione di un limite al numero di eletti su cui è possibile determinare una deroga”; “con la verifica dell’assenza di candidati più meritevoli del portavoce uscente come ragione per una deroga”, “con l’introduzione, al termine di ogni mandato, di una valutazione del lavoro svolto dall’eletto/a, in modo da ammettere o meno la ricandidatura” e infine “eliminazione del limite per il livello comunale“.
I quesiti e il voto degli iscritti – Il prossimo appuntamento – si legge sul sito – sarà la pubblicazione dei quesiti che saranno posti al voto dell’assemblea degli iscritti tramite consultazione in rete. “Dalla prossima settima ci saranno ulteriori spazi di dibattito pubblico in cui tutti voi potrete ulteriormente intervenire, una vera e propria maratona che ci accompagnerà all’evento conclusivo ‘Nova’ nella splendida cornice del Palazzo dei congressi di Roma il 23 e 24 novembre“, conclude il M5s.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Novembre 9th, 2024 Riccardo Fucile
MUSK E’ L’ESEMPIO DELLA DEGENERAZIONE DEL CAPITALISMO
Non per vantarmi (anzi, proprio per vantarmi) ma io lo scrivo da anni, che Musk è pericoloso e ridicolo. Ridicolo, perché tutto ciò che è iperbolico, smisurato, gonfio, prepotente, si presta alla satira quasi naturalmente: basta dire “l’uomo più ricco del mondo” perché scatti (tranne che nei repressi e negli invidiosi) il meccanismo comico. Pericoloso perché tutto ciò che è iperbolico, smisurato, gonfio, prepotente mette a repentaglio la libertà di tutti: basta dire “l’uomo più ricco del mondo” perché scatti l’allarme politico. Se il denaro è potere, come possiamo accettare che una sola persona possieda quanto uno Stato?
Dunque la notizia che Musk, non avendone alcun titolo, abbia partecipato a un colloquio tra Trump e Zelensky, non solo non stupisce, ma rientra nel quadro appena tracciato: uno così la politica la compera e la possiede.
Uno così sembra fatto apposta per farci considerare, anzi ri-considerare, il capitalismo come una degenerazione di se stesso, incapace di calmierare e indirizzare il suo percorso, darsi dei limiti, porsi la questione della democrazia come questione, se non dell’uguaglianza, per lo meno dell’equilibrio tra i poteri e – ancora più importante – dell’equilibrio tra gli esseri umani.
(da La Repubblica)
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Novembre 9th, 2024 Riccardo Fucile
“CERCHERA’ DI USARE IL SISTEMA GIUDIZIARIO PER PUNIRE I NEMICI”
«Trump alla Casa Bianca accelererà la progressiva dissoluzione della democrazia liberale, e altri governi populisti europei come quello italiano lo seguiranno». Secondo lo studioso di Stanford Francis Fukuyama la storia accelera, ma nella direzione sbagliata. Apre la porta a minacce come l’invasione di Taiwan, aggressioni russe in Europa, conflitto Usa-Iran, guerre commerciali, fine della stabilità che l’ordine basato sulle regole emerso dopo la Seconda guerra mondiale ci ha garantito finora
Perché gli americani sono tornati a Trump?
«Un simile terremoto sociale ha cause complesse, ma due in particolare hanno determinato il risultato delle elezioni. I partiti si sono scambiati posto e la classe lavoratrice è passata dai democratici ai repubblicani. Il processo era in corso da trent’anni, ma ha accelerato con Trump. I democratici sono visti come il partito dell’elite, che ha perso contatto con la classe media e lavoratrice. Professionisti istruiti che si preoccupano delle minacce alla democrazia, ma non dell’inflazione, e sul piano culturale hanno abbracciato tematiche woke che li allontanano dal popolo. A ciò si è aggiunta la questione del genere. I democratici hanno scommesso sulle donne pensando di vincere grazie all’aborto, ma così hanno perso gli uomini, in particolare i giovani».
Gli americani non credono più al liberalismo classico?
«No, ma rifiutano le sue distorsioni. Tipo il neoliberismo, che spingendo la globalizzazione ha devastato la classe lavoratrice, e le politiche dell’identità, dove razza, genere e orientamento sessuale ti definiscono prima di giudicarti come persona».
Sta accadendo anche in Europa?
«Certo, guardate gli ex comunisti italiani che votano Meloni. È lo stesso fenomeno: la sinistra ha perso contatto con la classe lavoratrice. La sua agenda, ad esempio, è stata costruita intorno ai partiti verdi, spazzati via nelle ultime elezioni europee».
Meloni seguirà Trump?
«Assolutamente. Vedere la più grande e antica democrazia che si muove verso il populismo sarà un’enorme ispirazione per questi partiti, e un pericolo per tutti gli altri».
Alcuni hanno denunciato il rischio di derive fasciste negli Usa.
«Vedo un progressivo deterioramento della democrazia liberale, come Orbán in Ungheria, più che Hitler. Trump è ossessionato dalla vendetta e potrebbe cercare di usare il sistema giudiziario per perseguitare quelli che considera nemici interni».
Minaccia la libertà di espressione, lo stato di diritto, il sistema democratico in generale?
«Ha detto che vuole togliere le licenze ai media critici verso di lui. Potrebbe usare mezzi come il fisco per perseguitare giornalisti, ceo, organizzazioni, ed erodere lo stato di diritto».
È stato accusato di essere “fascista nell’animo”.
«È probabile un deterioramento della democrazia liberale, più di un collasso. A meno che non esageri su iniziative come le tariffe, che avrebbero un effetto devastante sull’economia, o l’epurazione dei nemici e i rastrellamenti degli immigrati, che potrebbero generare una forte reazione elettorale nel 2026».
Perché i dazi sono sbagliati?
«Agli americani non piace l’inflazione, ma le tariffe la scateneranno, facendo salire i prezzi. Poi dovremo aspettarci ritorsioni dai partner commerciali, come negli anni Trenta, quando le guerre commerciali avevano inasprito la Grande depressione».
L’Unione Europea dovrà reagire con misure simili?
«Non vuole la guerra commerciale, ma non vedo come possa accettare dazi unilaterali americani che la danneggiano profondamente».
Le tariffe non sono lo strumento principale contro Pechino?
«Sì, e lo stesso Biden le ha lasciate in vigore. Ma la Cina compra molti beni da noi, come i prodotti agricoli, e se Trump lancerà un’escalation ha il potere di scatenare rappresaglie dolorose».
Difenderà Taiwan?
«Non si è mai impegnato come Biden, suggerendo che Taipei non paga per la protezione. Se Pechino vuole invadere, sa che non deve aspettarsi una reazione forte da Trump, perché non ha alcuna intenzione di coinvolgere l’America nel conflitto internazionale più grande delle nostre vite. Ciò rende l’attacco più probabile».
Cosa si aspetta in Ucraina?
«Kiev sarà la grande perdente. È già in difficoltà per mancanza di uomini e i limiti imposti da Biden all’uso delle armi. Il vice Vance ha proposto il piano di pace di Putin. L’unica maniera di ottenere un cessate il fuoco sarebbe dare all’Ucraina le garanzie della Nato, ma Trump non lo farà mai, lasciandola vulnerabile».
Trump uscirà dall’Alleanza Atlantica?
«Abbandonarla formalmente richiederebbe troppo lavoro. È più facile che indichi la volontà di non onorare l’Articolo V».
Putin si sentirebbe incoraggiato ad attaccare altri Paesi europei?
«Certo, è interamente possibile. Sta già facendo molto per destabilizzare Moldova e Georgia. I baltici sono più protetti, ma se Trump rinnega l’Articolo V Putin sarà tentato di attaccarli».
In Medio Oriente darà mano libera a Netanyahu, o cercherà di allargare gli Accordi di Abramo all’Arabia Saudita?
«Ci proverà, ma non credo che andrà lontano, perché i sauditi non sono interessati. Se invece darà mano libera a Netanyahu rischiamo una guerra con l’Iran, che trascinerà dentro anche gli Usa».
L’ordine globale nato dalla Seconda guerra mondiale è finito?
«Temo di sì. Gli elettori americani hanno votato Trump per altre ragioni, inflazione e immigrazione, ma l’impegno per la difesa dei valori di quel sistema è indebolito».
Esistono ancora “guardrail” che possono contenerlo?
«Forse i tribunali, o le elezioni Midterm del 2026. Non tutto è perduto».
(da agenzie)
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Novembre 9th, 2024 Riccardo Fucile
VIAGGIO NELLE LOCALITA’ DELL’ACCORDO ITALIA-ALBANIA: “IL NOSTRO E’ UN PAESE CORROTTO, LO SANNO TUTTI, E’ PIENO DI CRIMINALI”
“Qui la gente si ammazza per strada, costruiscono con i soldi della droga ed è pieno di criminali: l’Albania non è un posto sicuro”. Nel paese delle aquile serpeggia un dissenso che non trova spazio nella narrazione ufficiale, quella di una nazione in forte crescita, spesso e volentieri esaltata dal governo di Rama.
“La scorsa settimana – così un albanese nato nel comune di Alessio e che vive in Italia dal 1991 – ne hanno ammazzati quattro. Hanno esploso quasi 90 colpi di pistola su una macchina. Ma come si può dire a queste persone che vengono portate qui che l’Albania è un posto sicuro?”.
“Sono arrivati gli africani?”
Quelle persone sono i migranti che l’Italia, attraverso l’accordo firmato il 6 novembre del 2023, ha fatto sbarcare nel porto di Shengjin, nell’idea di trattenerli nel centro di rimpatrio di Gjader. “Mi dispiace per loro perché, quando partono dall’Africa – continua M. (nome di fantasia per garantire la richiesta di anonimato) -, non sanno che verranno portati qui”. L’Africa rappresenta nell’immaginario collettivo albanese il luogo di partenza di tutti i migranti. A dirlo sono le persone sedute ai tavolini dei caffè della zona del porto di Shengjin. “Allora sono arrivati gli africani?” chiede un signore sulla settantina.
I resort di lusso di Shengjin
Fino a non più di trent’anni fa questo angolo di Albania, nel racconto di chi ci è nato, era un paradiso. “C’era la spiaggia, dietro gli alberi, era tutto verde. Oggi invece avete visto che disastro che hanno fatto, ci sono solo alberghi e resort – continua M. -, io non capisco con quali soldi riescono a costruire questi grattacieli, non è normale”. Durante l’alta stagione gli alberghi di Shengjin possono ospitare decine di migliaia di turisti. “Novantamila – sempre M. -, almeno così dicono, ma è tutto pieno”
“Chissà da dove provengono tutti questi soldi”
Il tema di fondo, anche e soprattutto per il dissenso, rimane la devastazione urbanistica di una cittadina, dove la selva di resort di lusso – almeno sulla carta – crea un contrasto sociale dagli effetti incalcolabili. “Qui arrivano persone sconosciute, con tanti soldi che chissà da dove provengono – ancora M. – e costruiscono alberghi che spuntano come funghi”. Sono in molti, anche se non lo dicono apertamente, a credere che tutto ruoti attorno alla corruzione e ad un sistema criminale, che legherebbe a doppio filo una certa classe dirigente agli investimenti immobiliari, con il beneplacito della politica.
La golden age in salsa albanese
“La Meloni ha fatto divorziare Edi Rama” scherza un altro residente, seduto al tavolino di un caffè sulla via principale di Shengjin. La battuta non ha una utilità particolare nel dibattito sull’accordo tra Roma e Tirana, ma compone parte di quel dissenso, mischiato ad una generale e rassegnata indifferenza, che sopravvive soprattutto tra le persone di mezza età. La preoccupazione non sembra investire l’operazione migranti – “mi dispiace per loro, perché pensano di andare in Italia o in Germania e poi si ritrovano in Albania”, così M. -, bensì la sbornia da golden age in salsa albanese.
“Questo non è un paese sicuro”
“Vanno via tutti – racconta un altro residente -, ormai questo paese non arriva neanche a tre milioni di abitanti”. Una diaspora che affonda le radici nel passato dell’Albania e che potrà esprimere il proprio punto di vista politico anche da fuori dei confini, attraverso il voto dei residenti all’estero. “Vincerà di nuovo lui (Rama nda) – afferma M. -, non cambierà assolutamente nulla, le persone continueranno ad ammazzarsi per strada, perché questo non è un paese sicuro”.
(da Trieste)
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Novembre 9th, 2024 Riccardo Fucile
LA FARSA CONTINUA, IL “VULNERABILE” RISALE SULLA LIBRA PER ESSERE SBARCATO A BRINDISI, TANTO PAGANO GLI ITALIANI… LA NOSTRA MARINA TRASFORMATA IN SERVIZIO TAXI DA PIANTEDOSI
Rimangono in 7 i richiedenti asilo portati oggi in Albania dalla Libra. Uno degli 8 selezionati per la procedura accelerata di frontiera – 3 egiziani e 5 bengalesi – si è infatti scoperto essere vulnerabile per problemi sanitari durante lo screening medico approfondito fatto all’arrivo stamattina nel porto di Shengjin.
Sarà quindi trasferito a Brindisi a bordo della stessa nave della Marina Militare. I suoi compagni di viaggio rimarranno invece nel centro di Gjader, in attesa della decisione dei giudici romani sulla convalida del trattenimento. Il verdetto entro 48 ore.
Dopo le polemiche delle ultime settimane il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, auspica che «la giurisdizione possa lavorare serenamente. I magistrati fanno il loro mestiere e non c’è nessuna invasione di campo». Anche la seconda puntata dell’operazione albanese messa in piedi dal governo, dunque, non parte col piede giusto.
Nel primo viaggio la Libra portò lo scorso 16 ottobre a Shengjin 16 migranti. In quattro non superarono lo screening (2 vulnerabili e due minorenni) e presero subito la via dell’Italia. Gli altri 12 vennero liberati due giorni dopo dai magistrati della sezione immigrazione del tribunale di Roma.
Sul pattugliatore sono stati sottoposti ad un pre-screening per verificare che avessero i requisiti previsti dalle norme: maschi maggiorenni, non vulnerabili e provenienti da uno dei 19 Paesi sicuri. Sono rimasti sulla nave ben 5 giorni prima di arrivare a Schengjin.
Il gruppo è sceso in mattinata dal pattugliatore italiano. Tutti in tuta nera con fascia viola sul petto fornita a bordo, infradito e buste di plastica con i loro pochi averi in mano. Prima tappa l’hotspot allestito al porto, dove l’equipe medica italiana ha svolto esami sugli stranieri che hanno fatto emergere vulnerabilità in uno di loro tali da sconsigliare la sua permanenza in territorio albanese.
Sul posto è presente una delegazione parlamentare italiana e rappresentanti delle associazioni del Tavolo asilo e immigrazione in missione di monitoraggio per verificare le condizioni dei centri: spazi abitativi, servizi igienici, accesso agli spazi aperti, il rispetto delle procedure legali e internazionali, inclusa la possibilità per i migranti di scegliere un difensore e ricevere informazioni nella propria lingua, la legittimità del processo di selezione e trattenimento.
L’attesa è per la Cassazione che il 4 dicembre deciderà su un interpello avanzato proprio dai giudici romani per decidere se possono mantenere una certa discrezionalità nella valutazione di un Paese sicuro o dovranno semplicemente attenersi alla lista del ministero degli Esteri (ora in quella contenuta nel nuovo decreto legge dello scorsi 21 ottobre).
(da agenzie)
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Novembre 9th, 2024 Riccardo Fucile
CONCORSO IN INDUZIONE A DARE O PROMETTERE UTILITA’
Nell’ambito di un’inchiesta sulla sanità lucana, il gup di Potenza Francesco Valente ha rinviato a giudizio il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi (FI) con l’accusa di concorso in induzione a dare o promettere utilità. Il 7 ottobre 2022 l’inchiesta portò a 2 arresti: in carcere finì il capogruppo di FI in Consiglio regionale, Francesco Piro, ai domiciliari l’ex sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio.
Eletto per la prima volta nel 2019, Bardi è stato riconfermato governatore nello scorso aprile.
Rinviati a giudizio anche tre assessori della Giunta in carica all’epoca dei fatti contestati. Sono il senatore Gianni Rosa (FdI), all’epoca dei fatti assessore all’ambiente della giunta di centrodestra, Francesco Cupparo (FI), attuale assessore regionale alle Attività produttive, e Francesco Fanelli (Lega), attualmente consigliere regionale.
Prima udienza il 20 gennaio 2025.
(da agenzie)
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