Novembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
LO STRISCIONE ESPOSTO: “L’UNICA SICUREZZA È QUESTO CLIMA DI MERDA”
Questa mattina, un centinaio di persone attivisti di Extinction Rebellion, hanno occuato in tenda la piazza del Viminale, sede del Ministero dell’Interno, a Roma dopo aver scaricato 5 quintali di letame davanti all’ingresso.
“L’unica sicurezza è questo clima di merda”, si legge su uno degli striscioni. Nel frattempo, fanno sapere gli attivisti, sono intervenute le forze dell’ordine. Alcune persone sono state fermate e portate via mentre stavano provando ad arrampicarsi su degli alberi della piazza per esporre uno striscione.
“Le persone entrate nelle tende sono state trascinate fuori, le tende distrutte e sequestrate, mentre altre persone hanno praticato resistenza passiva e si sono sedute a terra, circondate da un cordone delle forze dell’ordine. Una protesta dai toni forti, ma colorati e rigorosamente nonviolenti, che arriva dopo un anno di politiche governative che hanno portato all’aumento degli investimenti in combustibili fossili e alla promozione di nuove pene per chi protesta, in un momento in cui l’Italia e il mondo intero sono colpiti da eventi climatici estremi sempre più intensi”, fanno sapere gli attivisti.
(da agenzie)
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Novembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
UN DECRETO AUTORIZZA IL PRESIDENTE USA A INTERVENIRE SULLE SENTENZE PER LIBERARE MILITARI E ALLEATI
La Corte Penale Internazionale non ha una polizia e non può eseguire mandati di arresto. Quindi anche se Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, insieme a Mohamed Deif di Hamas, sono accusati di crimini contro l’umanità non è detto che vengano mai arrestati.
A meno che non vadano in uno dei 124 paesi che ne riconoscono l’autorità (tra cui l’Italia). In quel caso, come ha confermato il ministro della Difesa Guido Crosetto, Roma dovrebbe applicare quella che ritiene una sentenza sbagliata. Ma mentre Donald Trump va verso l’insediamento alla Casa Bianca, se la situazione dovesse precipitare Bibi potrebbe chiedere aiuto agli Usa. Perché un decreto autorizza il presidente americano a «ordinare tutte le misure necessarie ed appropriate» per liberare militari statunitensi o alleati detenuti su mandato della Cpi.
Cosa succede adesso
La Corte Penale Internazionale è stata creata nel 2002 e la sua sede è la città olandese de L’Aia. La Cpi può intentare cause contro individui per crimini di guerra e deve garantire alle vittime l’accesso alla giustizia. Non dispone però di forze di polizia per far rispettare i suoi mandati.
E quindi dipende dagli Stati membri per l’esecuzione degli ordini. Israele non ha mai firmato lo Statuto di Roma del 1998 che ha istituito il tribunale. Quindi non ne riconosce la giurisdizione e ritiene nulli i suoi atti.
Negli Stati Uniti il presidente Joe Biden ha criticato la sentenza mentre il nuovo leader dei repubblicani al Senato John Thune ha proposto una legge che sanzioni la Cpi. La Camera dei rappresentanti ha già votato misure contro i funzionari dell’Aia. Mentre l’Unione Europea con Josep Borrell ha ribadito che tutte le nazioni dell’Europa a 27 sono obbligate a rispettare la sentenza.
Chi si ribella
Ungheria e Slovacchia hanno fatto sapere che non rispetteranno l’ordine, così come l’Argentina del presidente Javier Milei. Il Paraguay ha fatto sapere che ritiene compromessa la legittimità della Corte. Il Regno Unito ha fatto sapere che rispetta l’indipendenza della Cpi. I giudici accusano Netanyahu e Gallant di aver affamato la popolazione civile palestinese nella Striscia di Gaza come metodo di guerra. E poi di omicidio, persecuzioni e altri atti disumani considerati crimini contro l’umanità. La Camera preliminare ha inoltre riscontrato fondati motivi per ritenerli entrambi responsabili di aver preso intenzionalmente di mira i civili a Gaza. Tutte accuse che l’esercito israeliano ha smentito.
Il possibile intervento Usa
Il Corriere della Sera però spiega che contro “l’invasione dell’Aia” gli Stati Uniti possono intervenire. Il decreto parla di militari statunitensi detenuti o arrestati su mandato della Corte, ma può essere applicato in tutti i paesi che aderiscono ed estende la sua protezione agli alleati. Quindi anche a Netanyahu. Per questo Bibi si sta rivolgendo agli Usa per nullificare i mandati.
(da Open)
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Novembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
QUEL PESCE LESSO DI TAJANI È PIU’ PRUDENTE: “SOSTENIAMO LA CPI, MA VALUTEREMO INSIEME AGLI ALLEATI COSA FARE”… SALVINI OVVIAMENTE STA CON IL CRIMINALE: “SE NETANYAHU VENISSE IN ITALIA SAREBBE IL BENVENUTO”
Cautela. Giorgia Meloni preferisce la prudenza di Antonio Tajani allo scatto in avanti di Guido Crosetto. Il governo italiano, è quanto trapela a fine giornata, si riconosce nelle frasi del ministro degli Esteri più che in quelle del titolare della Difesa. «Noi sosteniamo la Cpi ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico – dice Tajani -: valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione e come comportarci insieme su questa vicenda». Diversa la posizione di Crosetto, che parla di «sentenza sbagliata», mentre la Lega di pronuncia «filo-islamica».
Da Parigi, impegnato nel Business forum trilaterale, Tajani invita a non correre e ricorda che Hamas «è un’organizzazione terroristica». L’oculatezza del ministro degli Esteri non piace ai Cinquestelle, che ci vedono «la conferma del disprezzo del governo Meloni per il diritto internazionale». Di segno opposto le critiche che arrivano dalla Lega di Matteo Salvini. Il Carroccio la definisce «una sentenza assurda, politica, filo-islamica, che allontana una pace necessaria».
Ha tutto un altro sapore il ragionamento di Crosetto che, pur contestando politicamente la decisione, avverte: «Ritengo che la sentenza della Corte penale internazionale sia sbagliata», ma se Netanyahu e Gallant «venissero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale».
Il Pd, dal suo canto, ricorda che gli Stati membri dell’Unione europea sono vincolati a eseguire la sentenza della Corte. «La Cpi è un’acquisizione fondamentale della giustizia internazionale, fondata sullo Statuto di Roma – osserva il responsabile esteri del partito Peppe Provenzano -: l’Italia ha il dovere di rispettarla ma anche quello di adeguarsi alle sue decisioni».
(da La Stampa)
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Novembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
FABIO RAMPELLI, EX “PADRINO” POLITICO DELLA DUCETTA, SMENTISCE LA LINEA DELLA PREMIER: “IL NUCLEARE IN ITALIA NON SI FARÀ MAI PIÙ”. E RICORDA LA STORICA POSIZIONE ANTI-ATOMO DEL MOVIMENTO SOCIALE
“Il nucleare in Italia non si farà mai più”. Il vicepresidente della Camera, nonché esponente di peso di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli, si è espresso con nettezza a margine degli Stati generali dell’Ambiente dell’energia del suo partito in corso a Sabaudia. “A me piace molto essere concreto – ha detto Rampelli alla Staffetta – non credo che il nucleare da fissione, quindi i reattori tradizionali, possano mai più essere installati in Italia, in qualunque forma, medi, piccoli. Abbiamo difficoltà anche a collocare sul territorio i depositi di rifiuti sanitari, figurarsi quando qualcuno dovesse decidersi a mettere sul territorio i reattori nucleari”
Rampelli ricorda anche il referendum del 1987, quando la sua area politica si era dichiarata del tutto contro il nucleare: “Ha avuto un plebiscito in senso contrario e le centrali italiane si sono dovute chiudere”. Ancora: “Faccio una considerazione ancora più pragmatica, saremmo gli ultimi in classifica, per carità, c’è chi opera all’estero, anche Eni, Enel, ma il governo Meloni si sta prodigando per investire sulla fusione”.
Intanto il ministro Gilberto Picchetto Fratin sta preparando un decreto legislativo ad hoc: “Il presidente del consiglio Meloni ha parlato di fusione nucleare. Per carità, la ricerca vada avanti, faccia quello che desidera, ma mi permetto di sottolineare che sarà difficile collocare questi mini reattori sul territorio, perché non è assolutamente gradita”.
(da Staffettaonline)
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Novembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
URSULA È APPESA AI 24 EURODEPUTATI DI FRATELLI D’ITALIA E AGLI ALTRI CONSERVATORI. BASTERANNO?… PER NOMINARE IL DEMOCRISTIANO FITTO ALLA VICEPRESIDENZA UE, LA SORA GIORGIA HA POTUTO CONTARE SULL’ASSIST DEL “PARTITO DELLE ISTITUZIONI”: MATTARELLA, PRODI E MONTI HANNO INVOCATO L’UNITÀ NAZIONALE PER IL BENE DELL’ITALIA
Non si può dire che la Commissione Von der Leyen nasca sotto buoni auspici. È fragile, incrinata da una frattura a malapena ricomposta tra Popolari, da un lato, e Socialisti e Liberali, dall’altro. E ci sono pochi dubbi che l’asse politico si sia curvato verso destra. La nomina di Fitto è destinata a lasciare qualche traccia nei nostri equilibri intern
In ogni caso, all’origine della convergenza del Pd, che ha condiviso la nomina con la destra, c’è quello che possiamo definire il “partito delle istituzioni”. È stato il presidente della Repubblica a esercitare una discreta ma sensibile pressione a favore di Raffaele Fitto.
Giorgia Meloni non è mai stata così vicina al confine di tale maggioranza, a conclusione di un percorso politico volto a ritagliare uno spazio a Fratelli d’Italia (e a una parte dei Conservatori europei) accanto all’ala destra dei Popolari.
Il “partito delle istituzioni” non è interessato a questa evoluzione della premier, ma ha sostenuto la soluzione Fitto per la buona ragione che non sarebbe logico, anzi sarebbe un atto di autolesionismo, privare l’Italia di una posizione di rilievo nella Commissione, conforme al tradizionale status del nostro Paese in Europa.
Dunque Mattarella si è esposto. Prima e dopo di lui hanno fatto lo stesso alcune figure di rilievo (“consolari” si sarebbe detto un tempo) . Ecco allora gli interventi di Mario Monti e Romano Prodi. Il “partito delle istituzioni” appunto. E in sintonia con loro alcuni rappresentanti della politica: da Pier Ferdinando Casini a Matteo Renzi e pochi altri.
Il Pd di Elly Schlein non poteva non condividere il richiamo al realismo, nel momento in cui giungeva dal Quirinale. Il prezzo pagato è un’ulteriore frattura con i 5S di Conte, quasi alla vigilia della costituente che dovrà archiviare la stagione di Grillo e dar vita a un nuovo partito.
Abbiamo così una doppia simmetria. Da una parte Conte e Salvini, i due antichi sodali nel governo giallo-verde, entrambi contrari all’intesa Von der Leyen-Fitto-Ribera (la spagnola che è stata l’altro motivo del contendere). Dall’altra parte Meloni, Tajani e, non senza sofferenza e distinguo, il Pd.
(da agenzie)
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Novembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
IN TRENT’ANNI, FINO AL 2020, UNO STIPENDIO MEDIO ITALIANO HA PERSO MILLE EURO (-3%), FRANCESI E TEDESCHI NE HANNO AGGIUNTI 10 MILA (+30%)… “SE NON SI ALZANO ORA I SALARI, CON 52 MILIARDI DI DIVIDENDI DATI NEGLI ULTIMI DUE ANNI, QUANDO?”
Salari bassi, spinti giù da inflazione e precarietà. E da un governo che «rifiuta la concertazione, firma intese separate con sindacati di comodo, impone ai dipendenti pubblici un aumento del 6% contro una perdita di potere d’acquisto del 17%». Per questo, dice Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, «la questione salariale è politica». E sarà al centro dello sciopero generale del 29 novembre con la Uil. Landini in piazza a Bologna. Pierpaolo Bombardieri a Napoli.
«Facciamo un referendum tra i lavoratori pubblici e vediamo se sono d’accordo», insiste Landini. Il leader Cgil accusa Palazzo Chigi di «programmare una riduzione strutturale delle retribuzioni pubbliche». Teme che quell’intesa – ottenuta senza la firma di Cgil e Uil – faccia da modello ad altri comparti pubblici. E anche privati, dove si fa fatica. Ci sono 29 contratti scaduti con 6,9 milioni di lavoratori in attesa. Serve un aiuto dello Stato: «Ogni risorsa mettiamola per defiscalizzare i rinnovi e non sul secondo livello, poco diffuso», chiede Landini.
Poi affonda: «Siamo passati dai 150 contratti nazionali del 1995 ai quasi mille di oggi. Eppure non abbiamo ancora una legge sulla rappresentanza. E ai tavoli col governo ci troviamo con altre 17 sigle». Ne ha anche per Confindustria: «Dopo il caffè estivo, nessun altro contatto». E poi giù contro un paio di ministri, Trasporti e Sanità. Salvini parla di sciopero selvaggio? «Non so cosa intenda per “selvaggio”, forse una citazione autobiografica. Rispettiamo la legge».
Sui salari Landini mostra le slide della Fondazione Di Vittorio. In trent’anni, fino al 2020, uno stipendio medio italiano ha perso mille euro (-3%), francesi e tedeschi ne hanno aggiunti 10 mila (+30%). Peggio nel 2021-2024: giù di altri 8 mila euro, (5 mila per chi ha il taglio del cuneo). La perdita poi si cumula. Diventa una voragine da 25 mila euro entro il 2029 (15 mila col taglio). «Se non si alzano ora i salari, con 52 miliardi di dividendi dati negli ultimi due anni, quando?», si chiede Landini.
(da la Repubblica)
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Novembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
LA PANCHINA SIMBOLO MONDIALE DEI FEMMINICIDI E’ ROSSA PER IL SANGUE DELLE SUE VITTIME, NON E’ NECESSARIO FARLA DIVENTARE TRICOLORE
Prendiamo naturalmente per buona la spiegazione di Ignazio La Russa. La spennellata di tricolore sulla panchina rossa installata nei giardini del Senato non intende affatto suggerire che in Italia le donne vengono uccise quasi esclusivamente dai migranti clandestini (i famigerati Filippalì Turettah e Im-Paghna-Thiel-Loh).
Il senso di quel bianco e verde aggiunti al rosso, cito il presidente del Senato, è che «la questione deve appartenere a tutta l’Italia».
Ma perché, fino a ieri la panchina simbolo mondiale dei femminicidi apparteneva solo a una parte d’Italia? E a quale, di grazia? Le donne, i comunisti, i daltonici?
Capisco che La Russa, appena vede qualcosa di rosso, parte alla carica come un toro. Ma nel caso specifico la panchina rossa non rimanda alla bandiera omonima, ma al sangue versato dalle vittime e indica il vuoto lasciato dalla donna uccisa nella comunità.
Non è una panchina di sinistra, non ci si siedono sopra gli iscritti del Pd, i partigiani dell’Anpi e i sindacalisti della Cgil.
Ma soprattutto non è una panchina italiana. La si può trovare, altrettanto rossa, in Estremo Oriente come in America Latina. La politica, per una volta, non c’entra niente.
E invece è proprio il tricolore che ce la fa rientrare, perché pianta una bandierina su una campagna universale, trasformandola in una rivendicazione nazionale che a qualcuno, La Russa lo perdoni, sembrerà addirittura sovranista.
(da corriere.it)
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Novembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
RESTA L’INCOGNITA GRILLO: SE VUOLE SFASCIARE IL MOVIMENTO DICA PER CONTO DI CHI LO STA FACENDO
Il sospiro di sollievo accomuna Pd e Avs nella consapevolezza però che Beppe Grillo, il cui arrivo a Roma prende l’aspetto di un giallo, potrebbe soffocarlo. Il voto degli iscritti è appena iniziato quando Giuseppe Conte lancia un messaggio ai naviganti collocandosi saldamente nel campo progressista tanto da dire, in un’intervista a Repubblica, che se la scelta «venisse messa in discussione, il Movimento dovrebbe trovarsi un altro leader». Una posizione molto netta che traccia una strada incompatibile con quella intrapresa dal garante. Grillo nei suoi continui richiami all’origine, e a un Movimento né di destra né di sinistra, vuol sottrarre il partito alla morsa dei dem.
Le opposizioni guardano con interesse a quanto sta succedendo dentro il M5s, a questo processo costituente che si concluderà domenica pomeriggio. Il quesito sulle alleanze è dirimente per il futuro del campo progressista. Igor Taruffi, responsabile dell’organizzazione del Pd, sottolinea che «non ci sono dubbi» sul fatto che «le parole di Conte, che indicano una chiara scelta di campo, siano un segnale positivo e importante». Anche perché «noi continuiamo ad essere convinti che la ricerca dell’unità delle forze progressiste sia la strada migliore per costruire l’alternativa alla destra».
Italia viva, su cui Conte ha messo un irrevocabile veto nelle elezioni in Liguria, tace. Nessuna reazione, i renziani si chiudono in un silenzio che non passa inosservato, preferiscono non commentare l’intesa che si rinnova. Del resto, il leader 5s non ha cambiato idea sul partito di Matteo Renzi.
Anche Nicola Fratoianni, che con Angelo Bonelli guida l’alleanza verdi e sinistra, considera «importanti e condivisibili le parole di Conte che peraltro confermano una scelta che in questi mesi ha contribuito a dare forma alla stragrande maggioranza delle proposte politiche ed elettorali», come il salario minimo e la riduzione dell’orario di lavoro. Ma anche la battaglia contro l’autonomia differenziata, il premierato e i tagli alla sanità.
Ma è proprio sul tema delle alleanze che l’ex premier Conte, a urne pentastellate aperte, riesce a incassare un risultato politico nei confronti della minoranza interna. Chiara Appendino nei giorni scorsi aveva parlato di un Movimento «che rischia di farsi fagocitare» dai dem. Conte la rassicura: «Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico». L’ex sindaca di Torino gli replica con una sorta di mediazione: «Votare è importante. E io sto nell’area progressista».
Musica per le orecchie dei contiani che vedono come il peggior incubo il mancato raggiungimento del quorum. Se così fosse l’intero percorso costituente andrebbe vanificato. Ed è l’obiettivo a cui mira Grillo, che – secondo l’agenzia Agi – sarebbe arrivato a Roma ieri sera. Il suo entourage smentisce, di certo però sta limando la sua strategia e contando le truppe insieme ai fedelissimi come Virginia Raggi, Danilo Toninelli e il tesoriere M5s Claudio Cominardi. «È il garante, è ovvio che può partecipare alla costituente. Avrà il microfono e ci mancherebbe», dice Conte. Ma il fondatore ci sta ancora pensando, teme i fischi della platea ma nello stesso tempo è forte la tentazione di andare in scena con un suo show.
(da repubblica.it)
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Novembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
IL PASSATO NON PUO’ ESSERE UNA PERENNE ATTENUANTE PER COMPIERE CRIMINI CONTRO L’UMANITA’
Netanyahu che si paragona a Dreyfus e dichiara “antisemita” la richiesta di arresto della Corte penale dell’Aia, dovrebbe anche dirci se considera “islamofoba”, alla stessa maniera, la contemporanea richiesta di arresto del capo di Hamas, per altro difficilmente arrestabile perché già defunto.
Dovrebbe dirci se il giudice (qualunque giudice) deve considerare quanto è agli atti (la carneficina di innocenti orchestrata da Hamas, la carneficina di innocenti, decuplicata, messa in atto da Israele) oppure deve torcere il collo al passato, considerandolo un’attenuante così potente da annullare ogni colpa del presente, lavando ogni coscienza.
Perché se no non se ne esce, e non se ne uscirà mai. E la responsabilità dei propri atti, di ciò che ognuno fa qui e ora, svanisce, si stempera in un eterno rimando a qualcos’altro.
A un precedente torto, a colpe pregresse, alla catena delle generazioni, come se a sollevare la mano contro l’altro non fossimo noi viventi, uno per uno, persona per persona, ma ognuno di noi fosse solo un pezzetto impotente della Macchina del Tempo.
La richiesta di arresto bilaterale, esattamente come la richiesta di arresto di Putin, rimarrà solo sulla carta, come tutti o quasi i pronunciamenti fondati sulle regole (travolte, stravolte) del diritto internazionale.
Ha un valore quasi solamente simbolico. Sarà considerata pilatesca dai due massicci e furibondi schieramenti contrapposti, per i quali il torto dell’altro trasforma in ragione ogni proprio colpo. Sembra equa a chi non riesce a vedere, nel conflitto in corso, che una tragica somma di torti.
(da repubblica.it)
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