Dicembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
FITTO È L’ULTIMO DELL’ORDINE GERARCHICO TRA I SEI VICE DI URSULA. E GLI ITALIANI VENGONO PRATICAMENTE ESCLUSI ANCHE DALLA PARTITA DEI CAPI DI GABINETTO: ROMA NE OTTIENE SOLO UNO SU VENTISETTE (I TEDESCHI NE HANNO QUATTRO)
«Raffaele!». Quando Ursula von der Leyen ha fatto il giro del tavolo per salutare uno a uno i suoi nuovi commissari alla prima riunione ufficiale, si è avvicinata a Fitto per un doppio bacio sulle guance.
Poi il neovicepresidente, abito scuro e la consueta cravatta azzurrina, si è seduto al suo posto tra l’Alto Rappresentante Kaja Kallas e l’inossidabile Valdis Dombrovskis, con il quale dovrà condividere il dossier del Recovery Fund.
Con un’importante novità che è stata certificata alla riunione di ieri mattina: l’ex ministro del governo Meloni conserverà le deleghe alle politiche di Coesione e alle Riforme, ma – a differenza della portoghese Elsa Ferreira che lo ha preceduto in quel ruolo –, perderà la guida della direzione generale per le Riforme, destinata a diventare sempre più cruciale in vista della possibile riforma del bilancio che punta a legare la distribuzione dei fondi Ue all’effettiva realizzazione delle riforme da parte dei singoli Stati.
La struttura per la quale lavoravano circa 200 funzionari (e che fino a marzo aveva come direttore generale un italiano: l’ex presidente della Consob, Mario Nava) verrà infatti affiancata alla task force Recovery e inglobata nel segretario generale della Commissione. Dunque, finirà sotto il diretto controllo di von der Leyen.
Nella contesa con il Parlamento europeo, la presidente della Commissione aveva difeso a spada tratta la nomina di Fitto a vicepresidente esecutivo, ma ora che l’esecutivo si è ufficialmente insediato, iniziano a emergere con chiarezza gli equilibri interni a Palazzo Berlaymont.
Anche quelli tra i sei vicepresidenti. Von der Leyen ha messo nero su bianco l’ordine gerarchico, che servirà per esempio a stabilire chi avrà il compito di presiedere le sedute in caso di assenza della tedesca: la prima in grado è la spagnola Teresa Ribera, seguita nell’ordine dalla finlandese Henne Virkkunen, dal francese Stéphane Séjourné, dall’estone Kaja Kallas e dalla romena Roxana Minzatu, mentre Fitto risulta essere l’ultimo della lista.
Un altro importante metro per misurare l’influenza di un Paese all’interno del collegio dei commissari è quello della presenza di connazionali nei gabinetti e in particolare di quelli che hanno il grado di capo di gabinetto o di vice.
Sono infatti loro a preparare le riunioni settimanali del collegio e a negoziare sui testi dei singoli provvedimenti: avere più funzionari del proprio Paese al tavolo aiuta indubbiamente a esercitare la propria influenza. Così come è fondamentale avere dei connazionali all’interno di quei gabinetti che lavorano ai provvedimenti più importanti. Ma i risultati dicono che per l’Italia non è andata benissimo, specialmente se si fa il confronto con la Germania e la Francia che confermano il loro dominio nei posti-chiave.
Ogni Paese aveva una lista di funzionari da sponsorizzare, ma a quanto risulta per l’Italia gli elenchi erano almeno tre. Diverse fonti al corrente dei negoziati confermano che, accanto alla lista ufficiale della rappresentanza, ce n’era anche una di Palazzo Chigi gestita dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari e pure una con i funzionari “storici” più vicini al Pd. Il risultato è il minimo sindacale: ci sarà un solo capo di gabinetto italiano su ventisette. Si tratta di Vincenzo Matano, apprezzato funzionario di lungo corso al Parlamento europeo, che guiderà il team di Raffaele Fitto, con il quale aveva già lavorato proprio all’Eurocamera nel gruppo dei Conservatori.
Dopodiché l’Italia è riuscita a piazzare solo due vicecapi di gabinetto da due commissari che tra l’altro ricadono già sotto la supervisione di Fitto: Pierpaolo Settembri lavorerà con il greco Apostolos Tzitzikostas (Trasporti) e Francesca Arena con il cipriota Costas Kadis (Pesca e Oceani). In totale sono circa una decina gli italiani sparsi negli uffici dei commissari, ma a oggi non ce n’è neanche uno nella squadra della vicepresidente Ribera […] e nemmeno in quello del francese Séjourné
La Germania ha ben quattro capi di gabinetto (che guideranno i team di von der Leyen, Dombrovskis, Sefcovic e Zaharieva) e cinque vice, mentre la Francia – nonostante un governo traballante – ha un solo capo di gabinetto, ma ben sette vice (tra cui quelli della presidente von der Leyen e dell’Alto Rappresentante Kallas).
(da La Stampa)
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Dicembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
NEL PROMO EMERGE LA DIZIONE DA “QUATTRO SARDI IN PADELLA” DI SECHI
La Rai è di tutti. Ma di qualche categoria, un po’ di più. E tra queste, un ruolo speciale è quello del portavoce di Palazzo Chigi. Una volta che gli onori e gli oneri del ruolo di grande comunicatore del premier sono svaniti, infatti, resta il servizio pubblico, come strumento per suonare la propria grancassa.
Fu così per Rocco Casalino che, nel 2021, appena perduto il posto da consigliori di Giuseppe Conte, girovagò come un dannato tra le tv per presentare il suo libercolo, “Il portavoce”, appunto. Su di lui, allora, si scatenò una gragnuola di insulti perché, a detta di alcuni, sfruttava la posizione appena perduta per ottenere visibilità e forse un futuro – poi mai avuto – nella Tv pubblica.
Gli stessi corifei che si stracciavano le vesti per “Ta-Rocco”, oggi non hanno nulla da dire su Mario Sechi, ex portavoce di Meloni – quest’ultima ancora in carica a Palazzo Chigi – approdato finanche al timone di un programma di RaiStoria, presentato peraltro con una dizione discutibile,… diciamo da “quattro sardi in padella”. Nessuno ha niente da eccepire di fronte a Sechi? Dove sono gli indignados de’ destra che si scandalizzavano per Casalino?
(da Dagoreport)
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Dicembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
KEN YAGER, 77 ANNI, È STATO FERMATO IN UN PARCHEGGIO, DOVE ERA INCIAMPATO E CADUTO… IL SUO ALITO PUZZAVA DI ALCOL, E MENTRE VENIVA SOTTOPOSTO ALL’ETILOMETRO SI È FATTO LA PIPÌ NEI PANTALONI … IL POLITICO PROVA INUTILMENTE A CAMMINARE DRITTO, MA SBARELLA
Il senatore repubblicano del Tennessee, Kenneth Yager, è stato arrestato martedì in Georgia con l’accusa di guida in stato di ebbrezza, omissione di soccorso e mancato rispetto di uno stop, come confermato dalle autorità.
Yager, che ricopre la carica di presidente del Tennessee Senate Republican Caucus, è stato registrato nel Glynn County Detention Center martedì dopo essere stato arrestato dalla Georgia State Patrol di Jekyll Island.
“Ieri sera è accaduto uno sfortunato incidente”, ha dichiarato Yager in un comunicato relativo al suo arresto mentre era in vacanza in Georgia. “Su consiglio del mio avvocato, non posso parlare dei dettagli in questo momento. Sono e continuerò a collaborare pienamente con le autorità per portare questo incidente a una conclusione appropriata”.
Secondo le indagini preliminari della Georgia State Patrol, una Ford Edge con targa del Tennessee è stata presumibilmente coinvolta in un’omissione di soccorso a Jekyll Island alle 17:01 di martedì.
Gli agenti hanno individuato la Ford Edge nel parcheggio del Jekyll Market, un negozio di alimentari di Jekyll Island, una località balneare e una popolare destinazione turistica. Secondo la polizia, i servizi medici di emergenza erano già sul posto per valutare Yager, che era inciampato e caduto
Gli agenti hanno identificato Yager come il conducente della Ford Edge e hanno notato “un netto odore di alcol nell’alito”, si legge nei dettagli preliminari. Yager ha dichiarato di aver bevuto “un paio di bicchieri di vino in precedenza” e ha acconsentito a eseguire il Field Sobriety Test e a sottoporsi all’etilometro.
Ha detto agli agenti di essere stato coinvolto in un incidente in precedenza, ma “ha dichiarato di pensare che tutti stessero bene, di aver parlato con l’altro conducente e di aver deciso di andarsene non sapendo che la polizia era in arrivo”, secondo il rapporto dell’incidente della Georgia State Patrol.
Yager ha rifiutato l’esame del sangue dopo essere stato arrestato.
Yager, 77 anni, ha pagato una cauzione di 2.117,70 dollari ed è stato rilasciato mercoledì, secondo il Centro di detenzione della contea di Glynn.
Yager rappresenta le contee di Campbell, Clay, Fentress, Macon, Morgan, Overton, Pickett, Roane e Scott ed è in carica al Senato del Tennessee dal 2006. Secondo il suo sito web, è stato eletto per la prima volta presidente del Caucus Repubblicano del Senato nel 2018. Il suo attuale mandato scade nel novembre 2028.
(da agenzie)
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Dicembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
MA CHI POTREBBE FARLO? GLI UNICI DAVVERO INTERESSATI POTREBBERO ESSERE MEDIASET E DISCOVERY. IL BISCIONE AVREBBE LA STRUTTURA TECNICA E I POSSIBILI CONDUTTORI (MARIA DE FILIPPI E GERRY SCOTTI), E GLI AMERICANI DI WARNERBROS HANNO GIÀ INGAGGIATO AMADEUS, CHE HA GUIDATO LE ULTIME CINQUE EDIZIONI…
L’ultima certezza per la Rai è il Carlo IV (nel senso di Conti). Quando, nella notte del 15 febbraio, sarà calato il sipario sulla 75ª edizione del Festival, il futuro della kermesse dovrà essere ripensato da zero. Il Tar della Liguria ha giudicato illegittima l’assegnazione per via diretta della gara canora a Viale Mazzini da parte del Comune di Sanremo. Dovrà essere una gara europea a stabilire chi, dal 2026, organizzerà l’evento.
Il Tribunale ha infatti accolto il ricorso della società Just Entertainment di Sergio Cerruti, ex presidente e attuale commissario per gli affari legali e istituzionali dell’Afi (Associazione Fonografici Italiani).
Il pronunciamento del Tar salva il Sanremo 2025, quello con i 30 big scelti da Carlo Conti (11 dei quali della Warner, altri 15 di Universal e Sony, solo 4 indipendenti). Poi, il presepe del business mediatico-musicale andrà ridisegnato.
“Il Tar ha giudicato irregolari soltanto le delibere con cui il Comune di Sanremo ha concesso in uso esclusivo a Rai il marchio ‘Festival della canzone italiana’, ma non la convenzione per il 2025, né la titolarità in capo a Rai del format televisivo da anni adottato per l’organizzazione del Festival. Nessun rischio che la manifestazione canora della sua veste attuale possa essere organizzata da terzi”, sostiene una nota di Viale Mazzini.
Il marchio “Festival della canzone italiana”, infatti, appartiene al Comune rivierasco: dopo dieci anni di “regno” del sindaco Alberto Biancheri, ora primo cittadino è Alessandro Mager (Lista Civica). Ma sullo sfondo c’è la figura ingombrante di Claudio Scajola, sindaco di Imperia e ras del potere locale.
Da sempre la Rai si è vista assegnare in automatico l’allestimento del Festival, attraverso una convenzione biennale con la città da 5 milioni e rotti l’anno. C’è poi l’affitto dell’Ariston, di proprietà della famiglia Vacchino: qui i soldi (più di 2 milioni) sembrerebbero sborsati dalla municipalità.
Viale Mazzini però sottolinea che, al di là del marchio, il format televisivo – ovvero la gara canora in diretta televisiva con ospiti organizzata su 5 serate – appartenga alla tv pubblica dalla fine degli anni Ottanta. Insomma, la Rai può anche perdere il brand, ma il format sarebbe suo. E su questo si baserà il ricorso al Consiglio di Stato
Il Festival è l’evento televisivo più importante della stagione televisiva. L’edizione 2024 (con la serata finale vista da quasi 15 milioni di telespettatori e uno share del 64,7%) ha generato un volume di affari di 205 milioni, con oltre 80 milioni incassati dalla pubblicità e dagli sponsor, a fronte di un investimento di 20 milioni. Una quarantina di milioni di ricavi che rappresentano una grande boccata d’ossigeno per le casse dell’azienda, soprattutto adesso che l’incertezza sulle risorse regna sovrana, con il balletto sul canone da 90 a 70 euro su cui sta litigando la maggioranza di governo.
“Il muro è caduto”, esulta Cerruti. Che aggiunge: “Noi non siamo anti-Rai, ma neppure valletti e reggicoda di questo sistema. Certi dirigenti andrebbero cacciati. Avevamo chiesto un incontro con Giampaolo Rossi nel luglio scorso, ci fece sapere di non avere tempo
Se la Rai dovesse fare a sua volta ricorso, solleveremo la questione in sede comunitaria”.
(da agenzie)
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Dicembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
DALLA LETTERINA DI NATALE ALLE LETTERE DI LICENZIAMENTO
Elly Schlein è andata questa mattina in visita a Pomigliano d’Arco, dai lavoratori Stellantis. Il capo del Pd, in un intervento all’esterno dello stabilimento, ha sottolineato la sua solidarietà nei confronti dei lavoratori e ha rimarcato la sua contrarietà verso la gestione della situazione Stellantis del Governo Meloni.
Queste le sue parole: «Non si possono lasciare per strada 400 lavoratori. Dobbiamo fare la battaglia per tutti perché ci sono persone che stanno in situazioni ancora più precarie. Questo governo ha liberalizzato la somministrazione in modo che un’azienda possa prendere il 100% dei lavoratori somministrati».
«Bisogna bloccare la procedura di Trasnova. Bisogna puntare alla somministrazione della commessa com’è stata sempre fatta o comunque di non lasciare per strada questi 400 lavoratori ed è una battaglia che, vi garantisco, stiamo portando avanti in questi giorni. Bisogna inoltre chiedere al governo di trovare una soluzione perché il settore è in crisi e a pagarne non possono essere i lavoratori. Hanno spostato 4.6 miliardi di fondo per l’automotive e lo hanno spostato sulle armi. Noi vogliamo il lavoro»
(da agenzie)
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Dicembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
I SOCIAL SONO UNA DISCARICA LEGALE
Finalmente i social sono una discarica legale. Quando si scrivevano certe cose da far accapponare la pelle a un elefante, si era almeno attraversati dal sospetto di compiere un reato. Adesso non più, e lo dobbiamo all’intuizione di un magistrato, Roberto Furlan, che ha chiesto di archiviare la denuncia presentata da Cristina Seymandi, co-protagonista di quel video dell’estate 2023 in cui il promesso sposo la accusava davanti agli amici di averlo tradito.
La donna fu travolta da una tale quantità di commenti sessisti e beceraggini rastrellate nei bassifondi dell’animo umano che al confronto una curva di ultrà sembra una sala da tè.
Coltivando la bizzarra convinzione che ciò che è vietato nel mondo reale dovrebbe esserlo anche in quello virtuale (non foss’altro perché per molti il virtuale è la nuova dimensione del reale), mi sarei aspettato una punizione esemplare.
Invece il pm ha affermato nero su bianco che «il luogo dove le offese sono pronunciate conta eccome» e «non pare più esigibile che la critica ai fatti privati delle persone si esprima sempre con toni misurati ed eleganti».
Tralasciando qualsiasi considerazione sulla resa dello Stato (il pensiero va agli adolescenti vittime di gogne social), mi viene in mente che tra i «toni misurati ed eleganti» e le schifezze vomitate sui profili della signora Seymandi deve pur esserci una via di mezzo. Mi vengono in mente anche tante altre cose, né misurate né eleganti, che mi costerebbero una querela. Le scriverò sui social.
(da corriere.it)
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Dicembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
IL SEGRETEARIO DEL PS, OLIVIER FAURE, SARÀ RICEVUTO A MEZZOGIORNO ALL’ELISEO, E APRE ALLA NASCITA DI UN GOVERNO DI UNITÀ NAZIONALE SULLA BASE DI “UN CONTRATTO A DURATA DETERMINATA”… PER L’INCARICO DI PREMIER GIRANO I NOMI DI CAZENEUVE E BAYROU. GLI UOMINI DELLA “TRATTATIVA” SONO HOLLANDE E ATTAL
Il Partito socialista francese si è detto pronto a discutere oggi con la coalizione macroniana e la destra sulla base di “reciproche concessioni” in vista della formazione di un nuovo governo, dopo la caduta – due giorni fa – di quello di Michel Barnier. Il segretario del Ps, Olivier Faure, che sarà ricevuto a mezzogiorno all’Eliseo, ha precisato ai microfoni di France Info che tale governo nascerebbe sulla base di “un contratto a durata determinata”.
Nella giornata di oggi, Macron riceverà diversi leader politici oltre ai socialisti. All’Eliseo si avvicenderanno rappresentanti della destra e anche della coalizione macroniana. Il tutto, in vista del varo di quello che nel discorso di ieri sera in tv ha definito “un governo di interesse generale”.
Non sono stati convocati all’Eliseo né il Rassemblement National di Marine Le Pen (RN), né l’estrema sinistra de La France Insoumise (LFI), né ecologisti e comunisti. Macron ha parlato ieri sera di annuncio del nuovo premier “nei prossimi giorni”, si parla del fine settimana – dove però sono in programma le celebrazioni per la riapertura di Notre-Dame – o addirittura lunedì.
Andare veloce per evitare che la tensione politica “galleggi” nell’aria troppo a lungo, come suggerisce Yaël Braun-Pivet, la presidente macronista dell’Assemblea nazionale, ricevuta ieri all’Eliseo insieme al presidente del Senato, Gérard Larcher. Oppure rallentare come chiedono dietro le quinte alcuni esponenti della gauche, che hanno bisogno di tempo per emanciparsi dal Nouveau Front Populaire, il cartello elettorale dove resta egemonica la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon.
«Macron deve aspettare, prendiamoci il tempo di costruire un governo di larghe intese» spiega Laurence Rossignol, senatrice socialista. Il Ps ha inviato una lettera a Emmanuel Macron per chiedere di essere consultato sull’ipotesi di un “governo di non sfiducia”, così definito dal capogruppo dei deputati Boris Vallaud, poi anche dal segretario del partito, Olivier Faure.
Dopo lo shock della mozione di sfiducia, l’obiettivo è doppio: liberarsi dall’ipoteca di Marine Le Pen e sganciare la gauche più riformista e responsabile dall’alleanza barricadera con Jean-Luc Mélenchon.
Operazione incerta e piena di insidie. Ma le manovre sono in corso perché sembra l’unica strada per evitare che un nuovo premier finisca nella stessa trappola di Barnier. Vedere tra qualche mese, o peggio qualche settimana, cadere il prossimo governo francese sarebbe un colpo fatale. La Francia scivolerebbe dalla crisi politica a una crisi di regime che potrebbe portare fino alle dimissioni di Macron.
Uno dei primi sponsor politici del dialogo con centristi e destra moderata è François Hollande. L’ex Presidente ha votato la sfiducia ma ora non vuole precipitare un’elezione presidenziale anticipata come martellano i mélenchonisti. Dopo un lungo silenzio, è tornato in campo anche Raphaël Glucksmann. Il leader di Place Publique che aveva rivitalizzato la sinistra riformista nel voto per le europee chiede di aprire una «piattaforma minima» tra i leader del “fronte repubblicano” che hanno fatto sbarramento all’estrema destra alle legislative anticipate. «Lavoriamo insieme» rilancia anche la leader dei Verdi, Marine Tondelier, in una lettera aperta ai partiti.
La soluzione potrebbe essere François Bayrou, il leader del partito centrista Modem, abile democristiano che ha relazioni a destra e a sinistra. Più volte candidato alla presidenziale e ministro, orgoglioso sindaco di Pau, nei Pirenei, il centrista è favorito nel totopremier ed è stato ricevuto ieri da Macron. Si pensava che fosse il segnale di un annuncio imminente della sua nomina. Invece era solo una tappa nella grande trattativa che si è aperta. Bayrou ha incontrato l’ex premier socialista Bernard Cazeneuve, per cominciare a sondare un’eventuale partecipazione al governo.
L’ex premier Gabriel Attal, capogruppo dei deputati macronisti, guida i negoziati. Un tempo militante del Ps, era già stato in prima linea quando a luglio bisognava negoziare con il Ps e i Verdi per gli accordi di desistenza.
Attal è convinto che bisogna imparare dal drammatico epilogo dopo la giravolta di Le Pen che a settembre aveva promesso all’Eliseo una non sfiducia: «È una bugiarda patentata, non si possono fare accordi con lei» commenta l’ex ministro della destra, Bertrand. I Républicains, a cui brucia l’umiliazione inflitta al loro peso massimo Barnier, potrebbero sostenere la nascita di un «governo d’interesse nazionale», come ha detto Macron. Con un doppio cordone sanitario: all’estrema destra e all’estrema sinistra.
(da agenzie)
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Dicembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
TALE LA MALAFEDE DI CHI L’HA ATTACCATA CHE NON HANNO MAI FATTO RICORSO CONTRO IL SUO PROVVEDIMENTO, CONFERMATO POI DA ALTRI GIUDICI
Iolanda Apostolico non ha maturato la pensione. Ma ha dato lo stesso le dimissioni dalla magistratura. Per stoppare processi politici e via social. 60 anni, la giudice di Catania si è dimessa un anno dopo gli attacchi di Matteo Salvini. A causa della sua decisione del 30 settembre 2023. Ovvero quella di non convalidare i trattenimenti di quattro cittadini tunisini nel Cpr di Pozzallo. Ritenendo incostituzionale e contrario alle norme Ue il decreto Cutro. Pochi giorni dopo il leader della Lega ha postato il frame di un video che la ritraeva a un sit in sul diritto d’asilo.
«La sottoscritta chiede di poter rassegnare le proprie dimissioni volontarie a far data dal 15 dicembre», ha scritto al Csm il 3 ottobre. Il plenum ha approvato. Mentre alcuni amici, riporta Repubblica, dicono che «si sentiva schiacciata, non era più serena, aveva timore di ridiventare un bersaglio». Perché Apostolico è «una persona sensibile che già molti anni fa aveva pensato a dimettersi, dopo stress e pressioni fisiologiche dell’ambito del penale». E che adesso può realizzare «un vecchio sogno, un fazzoletto di terra da coltivare».
L’indipendente Roberto Fontana spiega che «il Csm ha perso un’occasione sul caso Apostolico. La proposta di pratica a tutela, che pure la collega Miele aveva depositato da diversi mesi, era stata rinviata sine die, c’era un disegno.
Dall’altro lato, la politica che ha bersagliato una magistrata per un suo provvedimento non ha avuto mai il tempo di impugnarlo, chissà perché».
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Dicembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
LA LORO IDEOLOGIA E COME SI ORGANIZZANO
Nella giornata di ieri le forze dell’ordine hanno arrestato dodici persone, in tutto sono venticinque quelle indagate a vario titolo dalla Procura di Bologna per i reati di associazione con finalità di terrorismo, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa e detenzione illegale di arma da fuoco. Nelle chat parlavano anche di colpire Giorgia Meloni.
Il gruppo Telegram attraverso il quale propagandavano i loro messaggi era denominato Werwolf Division, da un gruppo di irriducibili fedelissimi di Hitler ancora attivo dopo il 1945. Un’altra chat organizzata sempre dal gruppo era invece chiamata Movimento Nuova Alba.
Qui avevano anche cominciato a costruire un’iconografia propria: rune, croci celtiche, simboli nazisti. E poi citazioni di discorsi di gerarchi del Terzo Reich e di figure di spicco del neofascismo e del neonazismo. L’inchiesta che ieri ha portato agli arresti è una gemmazione di un’analoga indagine della Procura di Napoli, contro quello che si era autonominato “Ordine di Hagal”. Il copione era identico: propaganda neonazista su internet, progetti di atti violenti ed eversivi discussi online. Alcuni giorni fa sono arrivate quattro condanne, ed è caduta l’accusa di terrorismo per i quattro neonazisti.
Chi erano i neonazisti di Werwolf Division e come erano organizzati
I nazisti di Telegram si erano organizzati gerarchicamente. C’era chi era responsabile della propaganda, chi dell’addestramento, mentre discutevano e si adoperavano per acquistare armi attraverso il dark web. Nelle discussioni si parlava anche di colpire Giorgia Meloni, “la fascista che perseguita i fascisti”, e definita tra le altre cose “concubina dei sionisti” per il suo sostegno al governo di Israele.
Il profilo degli indagati è vario, sia per età che profilo sociale. Quel che è certo è che quasi tutti non erano militanti politici già noti alle forze dell’ordine. E questo non deve stupire: questo tipo di radicalizzazione politica che viaggia soprattutto online, tra forum, manifesti suprematisti autoprodotti in una ressa di citazioni che rimanda l’uno all’altro, è composta per la maggior parte da persone che non hanno una vita politica pubblica.
Qualche nome già noto però nella valanga dell’estremismo c’è. È il caso della sessantaduenne Simonetta Cesari, che nel 2015 diventa segretaria del partitino neofascista Fronte Nazionale. E poi il più noto Fabio Tuiach, triestino già militante di Forza Nuova, poi tra le file della Lega, noto soprattutto per aver animato le proteste No Vax di Trieste, tra le più significative di tutta Italia.
Ci sono poi figure al limite del folkloristico, come Salvatore Nicotra. Il 44enne di lavoro fa la guardia giurata in una filiale di Unicredit di Bologna, per questo del gruppo è quello che dovrebbe insegnare agli altri ad usare le armi da fuoco. Scrittore per diletto (solo romanzi ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale con i nazisti come protagonisti), già comparso in programmi tv come “La Corrida” con Carlo Conti (qui ha cantato una canzone di Loredana Berté) e “Avanti un altro” di Paolo Bonolis.
Di singolare interesse appare anche un altro degli indagati, Joe Fallisi, al secolo Giuseppe Fallisi. È un tenore, già anarchico e amico di Giuseppe Pinelli. Sono sue le parole della canzone La ballata del Pinelli, che racconta dell’arresto e della morte nella Questura di Milano del ferroviere anarchico ingiustamente accusato della Strage di Piazza Fontana. Negli ultimi anni Fallisi aveva fatto una corsa ideologica dall’estrema sinistra all’estrema destra, passando per il sostegno ai regimi arabi contro il sionismo e Israele.
La radicalizzazione online dei neonazisti è veloce e difficile da intercettare
Viene il dubbio lecito, sia politicamente che dal punto di vista giuridico, che si tratti di chiacchiere da bar. Perché l’attività di un gruppo come quello individuato dagli inquirenti può in effetti apparire apparentemente innocua dal punto di vista della sicurezza, e dell’effettiva capacità di mettere in pratica i propositi espressi. Che dalla propaganda dunque i soggetti indagati non sarebbero mai passati ai fatti. Ma la realtà ci insegna che non è così.
Il terrorismo di estrema destra in questi anni si è caratterizzato per avere come protagonisti soggetti che si sono radicalizzati in tempi ristrettissimi, e che hanno avuto il loro apprendistato politico online, tramite la corrispondenza con gruppi di questo tipo, attivi in chat e canali di discussioni. Insomma se rimane il dubbio se l’organizzazione avrebbe mai agito in quanto tale, è credibilissimo che un singolo aderente che frequenti anche solo per pochi mesi questo brodo di cultura, dove i miti sono gli stragisti neonazisti Andres Breivick e Brenton Tarrant, possa passare all’azione. Magari non mettendo in atto un piano particolarmente elaborato, ma armandosi e cominciando a sparare contro quelli che considera nemici: “non bianchi”, omosessuali, attivisti di sinistra o credenti di religione non cristiane.
Negli ultimi anni gli apparati di sicurezza italiani sembrano aver preso sul serio la minaccia rappresentata da questo tipo di radicalizzazione neonazista e suprematista, molto diversa dal terrorismo che ha conosciuto il nostro paese e anche dalle classiche organizzazioni estremiste che Digos e apparati di intelligence sono abituate a monitorare.
Questa svolta è arrivata dopo anni in cui il fenomeno è stato decisamente sottovalutato. Quando il 3 febbraio del 2018 Luca Traini è passato all’azione, sparando contro gli immigrati che incontrava per strada a Macerata, il suo gesto è stato fortemente spoliticizzato dai media e nel dibattito pubblico. Lo stesso era accaduto nel 2011 quando il neofascista Gianluca Casseri decide di sparare Samb Modou, 40 anni, e Diop Mor, 54 anni, a Firenze. Anche lui, pur frequentando alcuni gruppi politici di destra ed estrema destra, passa all’azione con la modalità del lupo solitario.
Ma qual’è l’ideologia che muove questi gruppi? Anche nell’informativa di oltre 400 pagine che ha accompagnata gli arresti, gli inquirenti fanno esplicito riferimento ad alcuni concetti.
L’accellerazionismo di destra
Il primo di questi è l’accellerazionismo di destra e il riferimento a gruppi come l’Atomwaffen Division, una sigla già messa fuori legge in diversi paesi a cominciare della Gran Bretagna. L’accellerazionismo di destra teorizza che, per vedere nascere un nuovo stato e un nuovo ordine basato su criteri di purezza razziale e ispirato al nazionalsocialismo, è necessario lavorare per portare il più velocemente possibile al collasso dell’ordine vigente. Per farlo la violenza è un elemento indispensabile e quasi ovvio. In questa visione apocalittica la società democratica e multiculturale dell’occidente, è ormai troppo corretta per poter essere cambiata o riformata, e visto che è già destinata a collassare, il compito dei militanti neonazisti è quello di lavorare perché ciò accada il più velocemente possibile così da poter rifondare un nuovo ordine.
Cos’è la Siege Culture e cosa significa
Strettamente connessa all’idea di un’accellerazionismo di destra c’è poi quella che gli inquirenti definiscono come Siege Culture, che secondo l’inglese Centre for research on security threats si può descrivere così: “I sostenitori della Siege Culture hanno una visione del mondo antidemocratica, anti-illuminista, razzista e suprematista bianca. Credono di essere ariani, un gruppo specifico e superiore al vertice di una gerarchia razziale. Sono ostili verso i non bianchi, i non eterosessuali, gli ebrei e il governo. Siege Culture include l’idea del “Sistema”, una cospirazione del governo, degli ebrei, dei capitalisti e di tutte le altre forze che agiscono contro gli interessi ariani”.
Il terrorismo suprematista e neonazista della “White Jihad”
L’universo del terrorismo suprematista e neonazista si autonomina spesso come White Jihad. L’idea è quella di prendere non solo tecniche dei terroristi islamisti, ma soprattuto di mutuarne il fervore ideologico, la convinzione di essere immersi in una lotta per la sopravvivenza della propria razza. Nell’idea della necessità di una guerra razziale contribuiscono idee e teorie del complotto come “la grande sostituzione”, il “genocidio dei bianchi” che ormai sono diventate mainstream grazie all’affermazione di partiti di estrema destra e populisti di destra che ne hanno fatto un largo uso nella loro propaganda.
I punti di riferimento degli aspiranti terroristi
Oltre agli attentatori e gli stragisti di Utoya e Christchurch, i già citati Brevick e Tarrant, il gruppo di aspiranti terroristi italiani aveva altri punti di riferimento oltre alle citazioni di Hitler, Himmler, Degrelle, Evola etc. Tra questi non si può non citare la bibbia di tutti i terroristi di estrema destra, ovvero i Diari di Turner, di Andrew Macdonald, pseudonimo del neonazista William Luther Pierce leader della Arian Nation. Nel libro un’organizzazione clandestina americana conduce una rivoluzione contro che si traduce in un’orgia di sangue ai danni di chi non è bianco, degli ebrei e dei bianchi che non condividono le loro idee, e poi un una guerra atomica che crea un nuovo ordine mondiale. Il romanzo ha anche ispirato le azioni di veri terroristi: l’attentatore di Oklahoma City, nel quale nel 1995 il giovane reduce Timothy McVeigh fece 168 facendo saltare in aria con un ordigno rudimentale un edificio federale, aveva letto proprio i Diari. C’è poi James Nolan Mason, che con due ex membri del gruppo di Charles Manson fonderà l’Universal Order e poi il Fronte di Liberazione Nazionalsocialista. I suoi testi, che invitano al terrorismo e alla violenza dei lupi solitari da mettere in atto subito contro i nemici della razza, conoscono ancora oggi un’intensa circolazione.
(da Fanpage)
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