Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
IL VIMINALE INCAPACE DI TUTELARE UN CORAGGIOSO PARLAMENTARE CHE DENUNCIA L’ILLEGALITA’, FIGURIAMOCI SE PUO’ GARANTIRE LA SICUREZZA DI UN COMUNE CITTADINO… E QUESTA SAREBBE LA DESTRA CHE PARLA DI LEGALITA’?
Lo hanno aggredito durante una diretta social a Sant’Arcangelo a Baiano, nel quartiere di Forcella a Napoli. Il deputato Avs Francesco Emilio Borrelli è stato preso a pugni e sputi, un colpo gli ha rotto gli occhiali. Borrelli era lì per documentare con un video una delle sue battaglie contro il fenomeno dei parcheggiatori abusivi: piccoli locali fronte strada che però gestiscono anche la sosta di auto lasciate in mezzo alla strada.
Il parlamentare è stato vittima di una vera e propria aggressione collettiva di personaggi vicini ai gestori del parcheggio ‘Spaccanapoli’, che Borrelli ritiene collegati alla camorra, come ha più volte ripetuto durante il video.
La scorta e decine di agenti di polizia intervenuti durante il trambusto hanno scongiurato conseguenze peggiori, ma la tensione è durata a lungo. L’arrivo di un’ambulanza, chiamata per soccorrere un giovane che sembrava essersi sentito male, ha riacceso gli animi. Quel giovane è poi sceso dalla vettura e si è scagliato contro Borrelli colpendolo nuovamente. Il parlamentare è stato poi portato via e messo in sicurezza dagli agenti che pure sono rimasti feriti. Anche gli operatori del 118 sono stati picchiati e aggrediti.
“E’ la rivolta della camorra – ha dichiarato Borrelli, che ha postato una foto con le lesioni subìte – tentano di cacciare lo stato e le forze dell’ordine da un territorio che considerano di loro proprietà”. Nel comunicato, Borrelli ha sottolineato che l’appropriazione della strada sarebbe avvenuta nel tempo anche “minacciando i concorrenti, come testimoniato in una denuncia formulata dagli altri esercizi commerciali esattamente un anno fa”.
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
ELLY E’ IN SALITA NELLA CLASSIFICA DEI LEADER GRADITI, E’ AL 31,1%
Secondo l’ultimo sondaggio Dire-Tecnè, con interviste effettuate tra il 5 e il 6 dicembre 2024, il primo partito è ancora Fratelli d’Italia, con il 28,9%. Ma il partito di Meloni risulta in calo dello 0,2%, rispetto a una settimana, fa e dello 0,6% in un mese.
Al secondo posto della classifica troviamo il Pd, che insegue con il 23,6%, recuperando un +0,2% sulla settimana e un +0,8% sul mese. Completa il podio in terza posizione Forza Italia all’11,3% (-0,1 sulla settimana e stabile sul mese).
Per quanto riguarda gli altri partiti, il Movimento 5 Stelle si attesta al 10,8%, (+0,1 sulla settimana e sul mese).
La Lega è all’8,5% (-0,1% sulla settimana e sul mese).
Alleanza Verdi e Sinistra ha il 6,2% dei consensi, con un +0,1% rispetto alla scorsa settimana e al mese precedente. Azione è al 2,4%, con un -0,1% sulla settimana e sul mese.
Più indietro trobiamo poi Italia Viva, al 2,3%, un +0,1% rispetto a sette giorni e -0,1% rispetto allo scorso mese. +Europa raccoglie il 2%, con un -0,1% sulla settimana e una variazione nulla sul mese. Gli altri partiti nel loro complesso assommano un 4%.
Schlein sale nella classifica dei leader più graditi
Giorgia Meloni e Antonio Tajani sono i leader politici più graditi agli italiani, con il consenso per la premier al 43,9%, in discesa di uno 0,1% rispetto a una settimana fa e di 0,2% al mese scorso, e quello per il leader di Fi al 37,6% che resta stabile sulla settimana e sale dello 0,1% sul mese.
La segretaria del Pd Elly Schlein è al 31,1%, sempre in terza posizione, con un +0,2% nell’ultima settimana e +0,7% sul mese. A seguire troviamo poi Giuseppe Conte, forte di un 29,7% dei consensi con un +0,1% sulla settimana e un +0,2% sul mese. Alle sue spalle Matteo Salvini con il 26,4%, stabile sulla settimana, +0,1 sul mese. Emma Bonino è al 20,4% con un -0,1% sulla settimana e sul mese. Carlo Calenda è al 18,7% perdendo lo 0,1% sulla settimana e lo 0,5% sul mese. Angelo Bonelli insegue con il 16,5%, registrando un +0,1% sulla settimana, stabile sul mese. Nicola Fratoianni ha il 16,3% dei consensi, -0,1% sulla settimana e sul mese. Chiude la lista Matteo Renzi che ha la fiducia del 14,3%, stabile sulla settimana e -0,3% sul mese.
In calo la fiducia degli italiani nel governo
Questa settimana segno negativo nel consenso degli italiani al governo. La quota di chi ha fiducia nell’esecutivo, infatti, scende al 40,5%, perdendo lo 0,3 sulla settimana scorsa e lo 0,4% sul mese. Oltre la metà degli italiani -51,8%, invece, non ha fiducia nel governo Meloni (+0,1% rispetto a sette giorni fa e -0,1% sul mese). La quota di chi ‘non sa’ è al 7,7%, in aumento dello 0,2% rispetto a 7 giorni fa e dello 0,5% sul mese.
(da Fanpage)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
“SE TU RACCONTI QUALCOSA DI ESTREMAMENTE POSITIVO CHE POI NON TROVA RISCONTRO NELLA REALTÀ E UNO SI METTE LA MANO IN TASCA E NON TROVA PIÙ NIENTE, ALLORA QUELLO COME MINIMO È UN VOTO PERSO IN ASSOLUTO E POTREBBE ANCHE DAR LUOGO A DEI FENOMENI DI TIPO EVERSIVO. SI PARLA DI UNA RIDUZIONE DEL REDDITO LORDO PRO CAPITE NEGLI ULTIMI 20 ANNI DEL 7%, UNA RIDUZIONE DELLA RICCHEZZA NETTA NEGLI ULTIMI 10 ANNI DEL 5,5%. QUINDI, PIÙ CHE GALLEGGIARE, STIAMO ARRETRANDO”
Gruber: “Oggi il rapporto del Censis fotografa un’Italia che non cresce ma galleggia, senza più spinte al cambiamento. Ora, siccome la presidente del consiglio Giorgia Meloni continua a ripetere che l’Italia è tornata a correre e a essere protagonista, le due cose possono stare insieme oppure è una contraddizione in termini?”
Caracciolo: “Basta che la signora Meloni non legga il rapporto del Censis e ci si mette d’accordo. Comunque quello che ci dice il rapporto del Censis è effettivamente impressionante perché si parla di una riduzione del reddito lordo pro capite negli ultimi 20 anni del 7%, una riduzione della ricchezza netta negli ultimi 10 anni del 5,5%. Quindi, più che galleggiare, stiamo arretrando.
Ma soprattutto ci sono dei dati che riguardano il clima culturale di questo paese: ‘non c’è possibilità di scalare socialmente’ per l’85%, ‘l’unione europea se non cambia muore’, ‘l’occidente è più o meno imperialista’, per 70%, siamo parte dell’occidente quindi siamo imperialisti pure noi, e siamo anche ‘responsabili delle guerre’ per il 66% degli intervistati, e ‘la democrazia non funziona’ per il 68%.
Quindi insomma, non è un quadro estremamente gratificante. Sta nascendo anche in Italia la sacca dei ‘dimenticati’, quelli che hanno votato Trump in America no? Cioè quelli che hanno perso a causa della globalizzazione il posto di lavoro che si trovano completamente spaesati”
Gruber: “Quelli votano già a destra, no?”
Caracciolo: “Si, forse, ma adesso che le cose tenderanno ad aggravarsi diventerà un po’ un problema. E qui c’è anche un problema di comunicazione da parte del governo. Questo vale per questo come per gli altri governi. Se tu racconti qualcosa di estremamente positivo che poi non trova riscontro nella realtà e uno si mette la mano in tasca e non trova più niente, allora quello come minimo è un voto perso in assoluto e potrebbe anche dar luogo a dei fenomeni di tipo eversivo.
Piccola parentesi: si parla delle famiglie, ma le famiglie non ci sono quasi più. Secondo questo rapporto Censis, il 65%, cioè due terzi degli italiani, è single. Quindi stiamo veramente in un altro universo e non ce ne rendiamo conto.”
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
POI, SU PRESSIONE DI COLDIRETTI E CONFRAGRICOLTURA, LA SORA GIORGIA HA CAMBIATO IDEA E SI E’ SCHIERATA CON FRANCIA E POLONIA CONTRO L’ACCORDO… URSULA E’ FURIOSA: SE LA MELONI AFFOSSA L’INTESA UE-MERCOSUR, LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE È PRONTA ALLA VENDETTA
Sergio Mattarella è sempre più indispettito per le acrobazie politiche di Giorgia Meloni. L’ultima a scuotergli la cofana è l’improvvisa contrarietà del governo italiano sull’accordo di libero scambio Ue-Mercosur siglato da Ursula Von der Leyen con i presidenti di Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay.
Quando a metà luglio volò in Brasile, il presidente della Repubblica incontrò il suo omologo Lula (uno dei maggiori sponsor dell’intesa) e si espresse favorevolmente all’iniziativa: Mattarella si espose in prima persona con parole inequivocabili. Come scrivono Ilario Lombardo e Marco Bresolin su “la Stampa” di oggi, “il presidente della Repubblica italiano definisce l’accordo «indispensabile e doveroso per tutti». Mattarella ragiona anche in una logica geopolitica […] considera la formalizzazione di queste relazioni con Mercosur un’opportunità […]”.
Una posizione, quella di Mattarella, non estemporanea ma – come precisano Lombardo e Bresolin – arriva “dopo una piena interlocuzione con Palazzo Chigi”. “Quello che si può supporre – prosegue “la Stampa” – è che Mattarella in quelle ore pensa di muoversi in sintonia con Giorgia Meloni. Dunque, è comprensibile che sia rimasto sorpreso qualche mese dopo, a metà novembre, quando è toccato alla premier volare in Brasile, a Rio de Janeiro, per il G20, dove di fatto è maturato l’asse con Macron contro il Mercosur”.
In buona sostanza anche la Ducetta era favorevole all’accordo Ue-Mercosur ma alla fine, su pressione di Coldiretti e Confagricoltura, ha cambiato idea, schierandosi con Macron e i polacchi. E se Mattarella è sorpreso per il voltafaccia, Ursula è incazzata come una biscia: sa che al Consiglio Europeo, che dovrà approvare il trattato, l’Italia sarà l’ago della bilancia. Se Giorgia Meloni non cambia idea e affossa l’intesa Ue-Mercosur, Ursula è pronta ad affilare gli artigli per consumare la sua vendetta. Una tremenda vendetta.
(da Dagoreport)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
MISTERO SULLA SORTE DEL CRIMINALE AL-ASSAD, SARA’ GIA’ FUGGITO
I ribelli jihadisti in Siria continuano ad avanzare e sono ormai entrati a Damasco. Lo hanno confermato in giornata un comandante dei ribelli, attivisti dell’opposizione e anche l’Osservatorio siriano per i diritti umani, riferendo di un ingresso per lo meno nei sobborghi della capitale di Maadamiyah, Jaramana e Daraya.
Da diverse zone della Siria giungono immagini di giubilo, con almeno una statua dell’ex presidente Hafez al-Assad abbattuta.
«Damasco vi aspetta», ha dichiarato Abu Mohammed al-Jawlani, leader del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), esortando i suoi combattenti a rovesciare il regime. E un altro comandante delle forze jihadiste, Hassan Abdul-Ghani, ha scritto su Telegram che i ribelli stanno circondando la capitale in quella che è a tutti gli effetti «la fase finale» dell’offensiva.
La caduta del regime decennale del dittatore Bashar al-Assad pare insomma «dietro l’angolo», dicono gli stessi ribelli: con il suo esercito in ritirata, si rincorrono le voci su una sua possibile resa. S’era diffusa la notizia di un discorso alla nazione ore 20 locali: cosa mai avvenuta. Al contrario, secondo la Cnn, Assad sarebbe ora «introvabile».
Nessuna traccia di lui al palazzo presidenziale, come indica l’assenza del presidio di guardia. Il segno che il dittatore che ha represso nel sangue la rivoluzione dello scorso decennio ha già lasciato il Paese? Voci, indiscrezioni tutte da confermare, mentre ufficialmente il governo siriano fa sapere per bocca del ministro dell’Interno Mohammed al-Rahmoun che le forze di sicurezza hanno imposto «un cordone di sicurezza impenetrabile» attorno alla capitale. Ma tutto lascia pensare l’opposto.
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
IL LEGALE DI SANGIULIANO: “CI AVEVA AVVERTITI MOLTO PRIMA. MA LUI ERA PRESO DALLA RELAZIONE”
«Arianna Meloni aveva avvertito molto prima Sangiuliano di stare attento a questa persona», ovvero Maria Rosaria Boccia. A dirlo è Silverio Sica, il legale dell’ex ministro della Cultura, durante una conversazione con il giornalista di Report Luca Bertazzoni, che sarà mandata in onda su Rai 3 domenica 8 dicembre.
Secondo l’avvocato – che non sapeva di essere registrato – la sorella della premier avrebbe messo in guardia l’ex ministro «perché c’erano delle voci che giravano» sull’imprenditrice di Pompei «e aveva ragione», dice Sica. Ma «lui – continua – era preso dalla relazione. Questo molto prima».
Raggiunta dal giornalista della trasmissione di Sigfrido Ranucci per chiedere chiarimenti sul presunto ruolo nell’affaire Boccia-Sangiuliano, Arianna Meloni cerca di sviare inizialmente le domande di Bertazzoni. «Mi sembra che stia diventando un po’ un’ossessione, perché vi trovo sempre qui sotto a via della Scrofa. Io non so quanto agli italiani possono interessare», dice Meloni. «Non è una questione di gossip, ci risulta che sia stata lei ad avvertire Sangiuliano della pericolosità della frequentazione con la dottoressa Boccia», replica il giornalista. Ma la sorella della presidente del Consiglio ribadisce: «Ma lei dice davvero che agli italiani interessa questo? Io sono persona che sta a posto con la sua coscienza perché io sono una persona che quello che fa lo fa perché ci crede davvero», precisa. Dopo aver provato a cambiare argomento, Meloni esclude infine il coinvolgimento. «Non le risulta che sia stata Arianna Meloni a dirgli di bloccare la nomina?», chiede Bertazzoni. «No assolutamente, questo lo escludo nella maniera più assoluta», conclude Meloni.
Stando a quanto riporta Dagospia, Meloni avrebbe incontrato Sangiuliano il 29 luglio scorso per avvisarlo delle perplessità sulla nomina di Boccia.
«Ma il ministro – spiega il giornale online – avrebbe tenuto il punto perché la sorella della premier sarebbe in credito con lo stesso ex ministro dopo la nomina di Fabio Tagliaferri alla presidenza di Ales, società del ministero della Cultura».
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
“SOGNO DI PARTIRE PER IL MALI E SCOPRIRE LE MIE ORIGINI, NON LE SENTO TANTO PERCHÉ SONO STATA ADOTTATA CHE AVEVO TRE MESI”
«Sono caduta a terra quando ho sentito il mio nome». Mimì Caruso ha l’irruenza e la spontaneità dei suoi 17 anni. Ha vinto «X Factor 2024». Era favorita, ma non se l’aspettava. «Siamo diventati una famiglia (lei e gli altri finalisti, Les Votives, i Patagarri e Lorenzo Salvetti, ndr ) e abbiamo festeggiato tutti insieme».
Un ricordo di infanzia?
«I cenoni di Natale con la mia famiglia, una famiglia molto grande e caciarona. Mio padre ha quattro fratelli e sorelle. Siamo sempre almeno una trentina».
Sente forte il legame con tutta questa grande famiglia?
«Sì, i miei genitori mi hanno sempre dato il senso della famiglia e mi hanno insegnato a volerci bene e sostenerci».
Lei frequenta le superiori (scuola di fotografia e cinematografia). Che cos’è stata e cos’è la scuola per lei?
«Un luogo anche di divertimento. A parte le medie dove ho subìto del bullismo, però poi cambiando scuola è andata meglio».
Bullismo legato al colore della sua pelle?
«Sì, sul colore della pelle e su altro. Ci sono tanti sbruffoni in giro».
L’ha ferita molto?
«Allora ci rimanevo male, ma ora l’ho superato».
Ora è più forte?
«Sì, ora so che le teste di c… esistono. Ma tutto ciò mi ha reso consapevole delle mie radici. Mi ha fortificato e mi ha insegnato a farmi rispettare».
Lei viene dal Mali: sente forti le sue radici africane?
«Non le sento tanto perché sono stata adottata che avevo tre mesi. Però con altre amiche, anche loro adottate, sogniamo di partire per il Mali e stare lì un po’ di tempo per scoprire le nostre origini. Sarà un bellissimo viaggio».
Quando è entrata la musica nella sua vita?
«Quando a otto anni ho cominciato a frequentare un coro di voci bianche per bambini. Ma soltanto un anno fa mi sono concentrata sul fatto che potevo vivere di musica».
Che futuro musicale si immagina?
«Vorrei portare l’hip hop e il soul in Italia, non con un copia incolla, ma creando cose divertenti»
Ha tanti amici?
«Sono un po’ un lupo solitario, però ora alle superiori ho legato con un gruppetto e sono molto felice dei miei nuovi amici e di divertirmi con loro: mi amano per ciò che sono».
Anche «X Factor» le ha regalato nuovi amici?
«Sì, siamo una piccola famiglia».
Nel programma, il suo Maestro è stato Manuel Agnelli. Che rapporto avete creato
«Un rapporto molto figo, non me lo sarei aspettata. Ci siamo divertiti tanto, lui è una persona super empatica, simpatica e sicura di sé, ma non intimorisce gli altri».
Ha delle battaglie nelle quali crede?
«Vorrei un’Italia migliore, diversa, più propensa ai cambiamenti: cool e colorata».
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
GIORGIA MELONI LO HA CHIAMATO PER UN BEL CAZZIATONE E IL POVERO LEO HA PROVATO A SCARICARE LA RESPONSABILITA’ DEL TONO DELLA PEC SULL’AGENZIA DELL’ENTRATE… LE OPPOSTE VISIONI DI SALVINI E DEL VICEMINISTRO: IL PRIMO PROPONE LE ROTTAMAZIONI (UN FAVORE AGLI EVASORI FISCALI), IL SECONDO SPINGE PER CONVINCERE CHI NON PAGA LE TASSE A “CONVERTIRSI”… NOI SIAMO PER LA TERZA VIA: INDIVIDUARE GLI EVASORI E MANDARLI IN GALERA
In un governo che fa del suo essere «politico» la propria cifra, il guaio di Maurizio Leo è il fatto di essere un «tecnico» e soprattutto che si muove sempre come tale, trascurando cioè gli effetti delle sue mosse sugli equilibri della coalizione e le reazioni dell’elettorato di centrodestra. E così talvolta scivola, talaltra provoca scossoni nella maggioranza e sempre deve alla fine intervenire Palazzo Chigi per rimettere le cose a posto.
Perché il professor Leo sarà pure un tecnico, ma nel governo ha un ruolo molto importante: è il viceministro dell’Economia, messo lì da Giorgia Meloni, un po’ per marcare il ministro leghista Giancarlo Giorgetti e soprattutto per fare la riforma del fisco.
Solo che adesso la preoccupazione e l’irritazione della premier, che due giorni fa ha avuto una lunga telefonata con lo stesso viceministro proprio per avere chiarimenti su che cosa stesse accadendo, sta diventando palpabile, perché il nuovo caso — le Pec spedite a milioni di partite Iva per convincerle (minacciandole, secondo i leghisti) ad aderire al concordato preventivo biennale — scoppia in un momento in cui i leader della Lega, Matteo Salvini, e di Forza italia, Antonio Tajani, non perdono occasione per incrociare le lame, dai trasporti alle banche al canone Rai.
Ieri, un primo atto per chiudere l’incidente è stato affidato allo stesso Leo, che in una dichiarazione declassa le Pec inviate dall’Agenzia delle Entrate a «ordinaria attività di comunicazione». Ma, a ben vedere, la nota contiene anche un preciso messaggio politico. E il destinatario è facilmente intuibile: la Lega. Afferma infatti il viceministro: «Noi abbiamo cambiato la logica dell’accertamento, agendo ex ante anziché ex post».
Tradotto: vogliamo ridurre l’evasione inducendo chi è abituato a non pagare le tasse a non farlo più, offrendogli strumenti, come appunto il concordato, per far emergere la base imponibile, mentre la Lega insiste con le rottamazioni (ha appena presentato una proposta per la quinta), cioè le sanatorie a buon mercato una volta che all’evasore siano arrivate le cartelle. Due filosofie opposte: la prima premia gli evasori una volta scoperti, la seconda coloro che, prima di essere scoperti, accettano di diventare via via contribuenti onesti.
Sul successo del concordato Leo è pronto a scommettere, ma lo scetticismo, nella maggioranza, e perfino nel governo, aumenta. Giorgetti finora ha coperto Leo, ma lo attende al varco degli incassi da concordato: finora 1,3 miliardi contro i 2 necessari.
Nella nota del viceministro c’è anche un secondo messaggio, probabilmente indirizzato all’Agenzia e al suo direttore, Ernesto Ruffini. «La corretta informazione è alla base del “fisco amico”», sottolinea Leo. Che sapeva delle Pec «ma non è che poi si è messo a controllare parola per parola», dicono i suoi collaboratori, facendo capire che la raccomandazione che sarebbe arrivata dallo stesso viceministro di «non creare allarme» poteva essere seguita meglio, mentre secondo fonti vicine all’Agenzia quest’ultima avrebbe sconsigliato l’invio della seconda ondata di Pec.
Versioni diverse che nascondono tensioni. Già emerse lo scorso maggio sul Redditometro, «resuscitato» da Leo, che poi dovette rimangiarselo per la bufera nella maggioranza. Stavolta non c’è alcun provvedimento da rimangiarsi: sul concordato c’è tempo fino al 12 dicembre per aderire e le Pec sono arrivate.
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
INTERVISTA AL GIUDICE ROSSELLA MARRO. “RISCHIO CHE LE INDAGINI FINISCANO SOTTO IL CONTROLLO DEL GOVERNO”
La riforma costituzionale della giustizia che la commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato nei giorni scorsi non contiene solo la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, ma anche un riordinamento dell’assetto della magistratura: due Csm con componenti estratti a sorte, una nuova Alta corte per i provvedimenti disciplinari, un tentativo di ‘equilibrare’ i poteri e che invece potrebbe sbilanciarli. La riforma è ancora nelle prime fasi, ma secondo il ministro della Giustizia Nordio dovrebbe essere approvata (prima di un eventuale referendum) entro l’inizio dell’estate. Si tratta di un’operazione che “rischia di danneggiare i cittadini”, secondo Rossella Marro, presidente di Unità per la costituzione (Unicost, corrente centrista delle toghe) e presidente di sezione penale al Tribunale di Napoli Nord, intervistata da Fanpage.it.
Il disegno della riforma “avrà degli effetti peggiorativi sotto il profilo della tutela dei diritti e dell’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge”. E rischia di portarci verso un sistema in cui ci sono meno protezioni nei confronti di “soggetti forti”. I casi negli ultimi anni non mancano: il caso Regeni, il caso Cucchi, e ancora prima le indagini sul G8 e sui depistaggi per le stragi di mafia. Tutte inchieste in cui i cittadini partivano ‘svantaggiati’ nei confronti di autorità o istituzioni, ma su cui la magistratura è riuscita a portare luce. “Dobbiamo chiederci: tutto questo sarebbe possibile nel sistema verso cui stiamo andando?”
Perché il governo vuole separare le carriere di giudici e pm
Per spiegare la riforma bisogna partire dall’intervento che le dà il nome, ovvero la separazione delle carriere. In sostanza, chi inizia la propria carriera come giudice non potrà mai diventare un pubblico ministero (i magistrati che coordinano le indagini e fanno la funzione della ‘accusa’ nei processi), e viceversa. Un fenomeno che a dire la verità non è così diffuso: negli ultimi cinque anni risulta che solo lo 0,83% dei pm abbia deciso di diventare giudice, e solo lo 0,21% dei giudici abbia fatto il percorso inverso.
“I cambiamenti di carriera sono molto rari, perché con una serie di riforme è stato reso più difficile effettuarli”, ha spiegato Marro. L’ultima è stata la riforma Cartabia del 2021, che ha permesso un solo cambio in tutta la carriera, e solamente nei primi dieci anni di attività.
Ma se riguarda una percentuale così bassa di magistrati, perché il governo Meloni ha insistito così tanto sulla riforma? “”Ufficialmente, si dice che il giudice deve essere separato dal pubblico ministero perché attualmente il giudice non è terzo ed imparziale rispetto al pubblico ministero”, ha detto Marro. “La separazione garantirebbe l’imparzialità e la parità tra difesa e accusa”. Il problema è che questa idea parte da presupposti sbagliati.
Intanto si suggerisce che “il giudice non sia imparziale”. Invece, “per dimostrare l’opposto basta verificare l’alta percentuale di assoluzioni: i giudici non si ‘appiattiscono’ affatto sulle posizioni dei pm, anzi”. L’altro presupposto sbagliato è che “l’avvocato è il pubblico ministero ricoprano lo stesso identico ruolo, ma su posizioni opposte”.
Questo è semplicemente sbagliato: “Il pubblico ministero ha lo stesso obiettivo del giudice: ricercare la verità. Deve raccogliere anche gli elementi anche a favore dell’imputato, in una percentuale altissima dei casi chiede l’archiviazione, e all’esito dell’istruttoria, se non si è raggiunta la prova, chiede l’assoluzione. Viene definito per questo parte imparziale”. Diverso è il ruolo del difensore, “che giustamente deve difendere l’imputato sia che sia colpevole sia che sia innocente”.
Cosa cambia con due Csm invece di uno
Una delle conseguenze di separare del tutto le carriere è che nascerebbe un secondo Consiglio superiore della magistratura. Non ce ne sarebbe solo uno, incaricato della gestione di tutti i magistrati, ma due: uno per i giudici e uno per i pm. E a differenza di quanto avviene oggi, i Csm non si occuperebbero delle questioni disciplinari, che sarebbero affidate a un altro organo del tutto nuovo, l’Alta corte.
Ma facciamo un passo alla volta. Al di là dei tecnicismi, ci sono alcune differenze sostanziali con due Csm invece di uno. Innanzitutto, “i pubblici ministeri nel Csm di oggi sono in proporzione nettamente inferiore ai giudici. Ci sono 15 giudici e 5 pubblici ministeri”. Invece con la riforma avremo “due Csm separati, con un numero uguale di giudici da una parte e di pubblici ministeri dall’altro”. Di fatto, perciò, “la riforma indebolisce il giudice rispetto al pubblico ministero”.
E questo cosa importa? Il fatto è che così le eventuali tensioni processuali tra pm e giudici, che possono emergere, rischiano di portare a scontri istituzionali tra i due organi di autogoverno. “Il fatto che i pubblici ministeri e giudici vadano sempre d’accordo e una favola: a livello processuale, ci sono dei momenti di tensione tra le parti”, ma questi poi “si compongono all’interno del processo, o nell’ambito dell’organo di governo autonomo comune ad entrambe le componenti”, cioè appunto il Csm. Con la riforma invece è “prevedibile” che “i due Consigli superiori probabilmente entreranno in conflitto”. Per di più i pubblici ministeri ” hanno alle loro dipendenze la polizia giudiziaria, hanno normalmente più rapporti con la stampa rispetto ai giudici… Insomma, il giudice non sarà rafforzato, ma indebolito”.
A cosa serve la nuova Alta corte
Come detto, con la separazione in due Csm nascerebbe anche una nuova Alta corte, che si prenderebbe la gestione di tutte le questioni disciplinari. Una novità “pericolosa”, secondo la giudice. E che sa di “punizione, perché è assolutamente irragionevole” che solo i magistrati ordinari debbano sottostare a una corte del genere (mentre non cambierebbe nulla per quelli contabili e quelli amministrativi).
Per di più le impugnazioni delle decisioni dell’Alta corte finirebbero di nuovo davanti all’Alta corte, ma in composizione diversa, e non alla Cassazione come avviene normalmente. “Un altro aspetto discriminatorio e ingiustificato”. Marro ha anche in questo caso smentito l’idea alla base del provvedimento, cioè che “le sezioni disciplinari del Csm siano troppo indulgenti”. Infatti, “ogni anni in media l’1,7% dei magistrati è sottoposto a un procedimento disciplinare. Quindi ogni dieci anni si parla del 17% dei magistrati: quasi uno su cinque, nell’arco di un decennio”.
Il sorteggio per togliere ‘potere’ alle correnti dei magistrati
Una questione delicata, quando si parla di magistratura, è quella delle correnti. È un dato di fatto che la magistratura si divida in correnti. E spesso la politica ha criticato questa tendenza, affermando che vada a danneggiare l’imparzialità dei giudici. Va anche in questo senso un aspetto della nuova riforma: i componenti dei Csm dovrebbero essere scelti per sorteggio, e non per elezione, per cercare di dare meno peso alle correnti di appartenenza.
Il fatto, come ha chiarito Marro (presidente della corrente Unicost), è che “il Csm non si occupa soltanto di questioni meramente tecniche. Si occupa anche di pareri sulle riforme, pratiche a tutela dei magistrati, e altri interventi che chiaramente implicano visioni e sensibilità molto diverse rispetto a quali siano la funzione, i compiti e il ruolo del magistrato”. E, come è normale, “non si può negare che ci siano delle forti differenze su questo all’interno della magistratura”. Si tratta di differenze che “dobbiamo trovare rappresentate all’interno del Consiglio superiore, dove il pluralismo è fonte di ricchezza”.
La questione del sorteggio, poi, non è per forza lineare e trasparente come sembra. Per i magistrati infatti si tratta di un “sorteggio puro, tra tutti quelli che hanno dato la disponibilità”. Invece per i laici “il sorteggio avviene all’interno di una rosa scelta dal Parlamento”. È facile vedere un possibile inghippo: “Il Parlamento potrebbe scegliere un numero di candidati uguale o quasi uguale al numero di posti disponibili, così avremo i consiglieri laici legittimati fortemente – perché sostenuti da una scelta parlamentare – e i togati invece delegittimati, perché scelti a sorte”.
Il pericolo che il governo voglia dei pm ‘sottoposti’
L’espressione “obbligatorietà dell’azione penale” può sembrare complessa, ma in realtà è un concetto semplice. La Costituzione all’articolo 112 recita: “Il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale”. Ovvero, se c’è un possibile reato che viene segnalato, il pm deve aprire le indagini, e non può scegliere per sua discrezione di non farlo. Anche questo però potrebbe essere messo in discussione dalla riforma.
È una regola “legata al principio di uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge. Dare al pubblico ministero la possibilità di scegliere chi perseguire e chi no, chiaramente, minerebbe questo principio”, ha detto Marro. Invece “attribuire al Parlamento l’individuazione di criteri di priorità”, come previsto già dalla riforma Cartabia, “non sarebbe problematico”.
I problemi potrebbero sorgere, però, mettendo in fila tutti gli elementi descritti finora. “Rischiamo di andare verso una situazione in cui la separazione delle carriere”, con “la creazione di un ordine autonomo dei pubblici ministeri”, porti poi alla “sottoposizione dei pm all’esecutivo”. Infatti, “se separiamo le carriere, il pubblico ministero sarà molto forte e, una volta sottratto all’unico ordine giudiziario, inevitabilmente non potrà avere un’autonomia assoluta”.
Perciò, con la separazione delle carriere come è strutturata nella riforma, il “passaggio immediatamente successivo” sarebbe sottoporre i pm alle volontà del governo. Cosa che minerebbe l’indipendenza delle indagini, come detto. In questo quadro si va a “intervenire sulla obbligatorietà” dell’azione penale. In questo modo, “è evidente che c’è il rischio di condizionare l’attività investigativa. Il principio fondante fondante della nostra Costituzione, secondo cui tutti i cittadi
Cosa rischiano i cittadini
I timori di Marro sono proprio questi: che nel nuovo sistema creato dal governo Meloni con la riforma, la magistratura sia indebolita (i giudici) oppure sottoposta di fatto alle decisioni del governo (i pm). A quel punto, rischierebbero di saltare molte tutele per la popolazione. “Nel momento in cui il cittadino si trova in una situazione di debolezza di fronte a una prevaricazione di un potere forte, che sia economico o politico, che tipo di tutela avrà rispetto ad amministratori o a politici, in un sistema del genere?”
Gli esempi concreti abbondano: “Pensiamo all’attività investigativa sul caso Regeni, alle indagini sui depistaggi sulle stragi di mafia, al caso Cucchi, ai disordini del G8 e tutto quello che ne conseguì a Genova: in tutti questi casi erano coinvolti soggetti ‘forti'”, spesso proprio politici o comunque istituzionali. “Soggetti rispetto a cui il cittadino era in una situazione di inferiorità. In tutti questi casi la magistratura, con questo nostro ordinamento giuridico, è riuscita a fare luce”.
Ma adesso “dobbiamo chiederci: tutto questo sarebbe possibile in un sistema in cui c’è separazione dei poteri, sottoposizione all’esecutivo, eliminazione del principio di obbligatorietà dell’azione penale? Il sistema verso cui stiamo andando consentirebbe di fare luce su tutti questi casi allo stesso modo?”.
(da Fanpage)
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