Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
«I TENTACOLI DI MOSCA HANNO CREATO IL CONSENSO»
Sono due gli scenari messi in luce dai documenti dell’intelligence romena declassificati nei giorni scorsi su richiesta del presidente uscente: il primo che l’avanzata di Calin Georgescu non è stata «un risultato naturale», non è spiegabile soltanto con la scelta anti sistema dei tanti romeni delusi dai partiti tradizionali, ma C’è poco di nuovo per Victor Ilie, l’autore di una serie di inchieste giornalistiche che hanno identificato la pioggia di finanziamenti russi a siti, giornali e influencer romeni ancora prima delle rivelazioni emerse dai documenti dei servizi segreti appena desecretati. «Interessante la notizia del gruppo su TikTok, che era rimasto largamente inattivo dal suo lancio nel 2016, ed è poi stato attivato due settimane prima delle elezioni» dice
Le persone coinvolte, reclutate e coordinate attraverso un canale Telegram, hanno utilizzato metodi tipici di un «operatore statale», ha osservato l’agenzia nazionale di intelligence Sri. In particolare viene identificato un account TikTok che avrebbe effettuato pagamenti per 381.000 dollari in un solo mese dal 24 ottobre, a utenti che promuovevano Georgescu.
Il reporter investigativo segue la pista dei finanziamenti russi a media e siti romeni da due anni. «Ho avuto la prima soffiata nel 2022: ho avuto accesso a documenti sui copiosi versamenti russi che arrivavano regolarmente a una tv romena che però non pagava i dipendenti. I soldi venivano versati da AdNow, una società di pubblicità digitale legata al Cremlino». […] Dopo aver pubblicato la prima puntata della sua inchiesta sulla rivista Snoop è stato minacciato di morte. «Non capisci che sappiamo tutto di te?» gli ha intimato un boss dell’organizzazione «Tracia Unita» che sostiene Georgescu. Ilie ha scoperto che almeno due milioni di euro sono stati indirizzati tra il 2016 e il 2024 da AdNow ai siti web di reti televisive come RTV e Realitatea Plus, ma anche a influencer cospiratori e pubblicazioni di estrema destra.
AdNow ha il suo quartier generale a Londra nello stesso palazzo che ospita la società di un cugino di Vladimir Putin e altre società legate al Cremlino. Inclusa Bunelu Ltd che ha poi aperto una filiale in Romania e coordina una rete di aziende attraverso un responsabile dell’organizzazione Tracia Unita, quella che ha minacciato Ilie. I suoi membri frequentano l’ambasciata russa, invitano Georgescu ai dibattiti ed erano candidati nelle liste del partito di estrema destra SOS per il Parlamento o un possibile governo.
(da Corriere della Sera)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
SONO STATI SEGNALATI 85 MILA TENTATIVI DI HACKERAGGIO DEI DATI ELETTORALI, CON TENTATIVI DI MODIFICARNE I CONTENUTI ANCHE IL GIORNO DELLE ELEZIONI… LA PIOGGIA DI FINANZIAMENTI RUSSI A SITI, GIORNALI E INFLUENCER ROMENI – UN GRUPPO SU TIKTOK HA EFFETTUATO PAGAMENTI PER 381 MILA DOLLARI IN UN SOLO MESE, A UTENTI CHE PROMUOVEVANO IL CANDIDATO FILO-RUSSO GEORGESCU
Tacciono le strade di Bucarest la sera del nuovo clamoroso colpo di scena della maratona politica romena. A due giorni dal ballottaggio per le presidenziali, è arrivato lo stop della Corte costituzionale: il voto di fine novembre, vinto dal sovranista Calin Georgescu, è annullato. Quindi domani seggi chiusi, tutto da rifare. Tra i sospetti di interferenze russe, i giudici hanno deciso di cancellare «in base all’articolo 146, lettera f, della Costituzione l’intero processo elettorale per la selezione del futuro presidente della Romania» per «garantire la validità e la legalità» spiega la Corte in un comunicato.
Una decisione inaspettata e senza precedenti, arrivata dopo che documenti dell’intelligence romena resi noti questa settimana hanno indicato che Mosca ha coordinato attacchi ibridi per minare le elezioni dell’ex Paese sovietico poi entrato nell’Ue e nella Nato.
Georgescu ha annunciato che farà ricorso: «Ovviamente andremo in Alta Corte. Conosciamo la posizione della Corte, se su 19 milioni decidono 9 persone, è già chiaro. […]». Parla di «colpo di Stato» George Simion, leader del partito di ultradestra Aur: «Nove giudici nominati politicamente hanno deciso di annullare la volontà dei romeni, temendo che un candidato esterno al sistema avesse tutte le possibilità di diventare presidente della Romania». Di affronto alla democrazia parla anche la candidata centrista Elena Lasconi, giunta al ballottaggio per una manciata di voti davanti al premier Marcel Ciolacu […] ha definito questo dietrofront «illegale»
Il presidente uscente, l’europeista Klaus Iohannis, ha già annunciato che rimarrà in carica fino a quando non verrà eletto il suo successore […] Iohannis ha […] riferito di aver ricevuto segnalazioni dai servizi segreti di possibili interferenze già subito dopo il voto, e di aver ordinato un’approfondita verifica; «un candidato (Georgescu, ndr ) ha beneficiato illegalmente di una promozione massiccia» in violazione della legge elettorale.
Ora è tutto da rifare, senza però avere certezze sulle date
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
IL PD CHIEDE A NORDIO DI RITIRARLO: “È VIOLENTO E MACHISTA, RAPPRESENTA LE CARCERI COME ESCLUSIVO TEATRO DI CONFLITTO E VIOLENZA. SI RISCHIA DI LEGITTIMARE APPROCCI REPRESSIVI”
Il carcere dovrebbe essere luogo di riscatto. E gli agenti i custodi di quel luogo così complesso dove quest’anno 86 detenuti si sono tolti la vita. Eppure il calendario 2025 della polizia penitenziaria è un susseguirsi di foto che fanno sfoggio di forza e muscoli. Dodici scatti con manganelli in pugno, pistole spianate e scudi antisommossa, tecniche per immobilizzare una persona a terra e azioni di contenimento, agenti al poligono e con il volto coperto o giubbotti antiproiettile.
«È violento e machista», tuonano dal Partito Democratico. «Chiediamo al governo il ritiro immediato». I messaggi che trasmette, sottolineano, «rappresentano le carceri come esclusivo teatro di conflitto e violenza». Così «si rischia di legittimare approcci repressivi, in netto contrasto con il ruolo che il sistema penitenziario dovrebbe svolgere: favorire il reinserimento sociale delle persone detenute e garantire il rispetto della loro dignità».
Il gruppo parlamentare del Pd annuncia un’interrogazione a prima firma della deputata Michela Di Biase e sottoscritta dalla responsabile giustizia Debora Serracchiani: «Invitiamo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a cui chiediamo se ha visto e condiviso il video e il calendario prima della loro pubblicazione, a riferire con urgenza in Parlamento».
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
IL CAPO DEI RIBELLI CHE VUOLE CACCIARE IL RAISS DA DAMASCO
Bin Laden è morto ma tutto continua. La guerra continua, anzi è appena cominciata. Buttare un corpo in mare come immondizia, per evitare pellegrinaggi, non è servito a nulla. Far sparire un corpo non significa far sparire quello che quel corpo rappresenta. Se sia meglio o peggio, dipende. Ed eccolo qua l’ultimo nipotino dello sceicco Osama, la reincarnazione forse più brillante e fortunata, Abu Mohammed al-Joulani, emiro di Siria anzi per esser precisi del “Levante’’: concetto geografico-teologico che si presta a evidenti e prossime dilatazioni. Ha sveltamente purificato Aleppo e Hama, la culla della rivoluzione fallita del 2011, dagli eretici sciiti di Bashar al-Assad, marcia ormai verso Homs e Damasco. La sua onerosa biografia precedente comincia già a sfumare sotto la luce abbagliante del successo, è diventato da terrorista con annessa taglia milionaria un protagonista del Grande Gioco forse non solo del Vicino Oriente, di questa epoca di rivolte, guerre, insolenze. Occorre parlarne dei suoi ventiquattro anni furibondi e spietati, gli anni iracheni, le epopee sanguinarie di Al-Qaeda, di Al-Nusra, di Al-Sham? Direi di sì per evitare pericolose illusioni e non dimenticare che per strapparsi di dosso la jihad totalitario bisognerebbe strapparsi di dosso la pelle. Non bastano alcune astute interviste.
Allora ecco a voi l’identikit di un perfetto jihadista, di un professionista della rivoluzione islamista: siriano di ottima famiglia del Golan, il padre ingegnere petrolifero, (una caratteristiche di molti fanatici di dio) ma è nato a Riad per evitare le attenzioni feroci di Assad primo, il debutto nell’Iraq americano a fianco del micidiale Al-Zarqawi che ha fatto piangere i marine, di Al-Zahawiri, dell’ambizioso aAl-Baghdadi che studia già da califfo. Anni di ferro degli untorelli del terrore planetario e dell’agguato fai da te. Si dividono la guerra di dio, questi due antemarcia dell’islamismo trionfante, a te l’Iraq a me la Siria, le terre dell’acqua e del petrolio, e non litighiamo, c’è spazio per tutti. Insieme passano nel 2006 per la dura scuola di Camp Bucca, cinque anni di istruttivo inferno americano. I fatti sono assoluti in sé stessi e in tutte le loro peripezie. Plasmano. Modellano. Deformano. Ma il Califfo di Mosul che puntava addirittura alla palingenesi dell’Umma finisce sconfitto. Al-Joulani, invece, prepara ad Idlib, con pazienza la sua autoctona vittoria siriana, amministrando quattro milioni di sudditi tra sharia implacabile e aperture a misura delle nostre intorpidite sensibilità umanitarie.
Noi occidentali crediamo che se qualcosa non viene mostrato su uno schermo non è davvero accaduto. L’islam radicale che rifiuta di rappresentare volti e corpi invece pensa che il reale non ha bisogno di esser mostrato in tv o sui media per esistere. Al-Joulani, quando era solo un terrorista di successo, si faceva intervistare da al Jazeera con il volto coperto. Come il califfo dell’Isis: incombente ma misterioso, reale ma nascosto, gli arcani del potere. Adesso che sta per agguantare la Siria e rilascia per sedurre interviste al latte e miele, va in giro nelle città liberate a fare la star dei selfie. Non ha dimenticato neppure il vecchio trucco della morte e della miracolosa resurrezione, un classico di Al-Baghdadi: è stato ucciso da un bombardamento russo… requiem e coccodrilli. E lui ricompare il giorno dopo.
Non perdete tempo a studiare i cammini di teologici distinguo abiure moderate modernismi tranquillizzanti che sono, nel fanatismo, impossibili. È e resta semplicemente un jihadista che ha capito tutto, uno che applica la strategia che per vincere bisogna anche ingannare, illudere, indossare il vello di pecora sopra quello del lupo. Ci vuole immaginazione per passare da luogotenente di Al-Zahawiri a star della Cnn! C’è una specie di godimento intellettuale nella passione occidentale di andare alla ricerca del jihadista moderato, del killer di dio con cui si può ragionare: certo che è un criminale fanatico ma è un realista per cui il potere val bene una predica… Da quando Abu Mohammad è balzato sulle prime pagine spunta la solita visione fast food del cambiamento, la presunta modalità Ikea per l’islam democratico e illuminato, il fagiolo della fiaba che sboccia in una notte. Siamo sempre in attesa di qualcuno, di qualcosa, di un miracolo che ci assomigli e ci tolga dal dovere di affrontare i guai.
Siamo incollati all’istante puro, capaci solo di consumarci lentamente mentre quelli come Al-Joulani sono certi di essere a tu per tu con l’eternità, gente per cui in Siria e altrove tutto sta cominciando mentre per noi tutto sta finendo. Al-Joulani è un professionista della guerra santa che sa usare gli inganni della comunicazione. Il suo socio Al- Baghdadi aveva un settore propaganda che si rivolgeva, con copioni feroci, solo ai musulmani, esemplificando a furia di sgozzamenti di infedeli e apostati il giudizio universale. AlJoulani ha capito che i più disposti a farsi ingannare siamo noi, e propone una sit-com con baldi guerrieri sorridenti che distribuiscono dolcetti alle popolazioni liberate dalla “rivoluzione’’. Purtroppo questa non è la seconda puntata della primavera siriana, i ragazzi e i protagonisti di quella rivoluzione povera e laica sono morti o sono diventati jihadisti per necessità. Hanno capito tutto le decine di migliaia di profughi che scappano dalle zone liberate, sopravvissuti al massacro che non credono alle ciucche parolaie del nuovo emiro e ne prevedono le fameliche patologie.
Avevamo appena iniziato, in Europa e nei paesi arabi, a trovare Bashar al-Assad accettabile e già lo abbandoniamo. Perché ha perso: dai, un tiranno che non ha capito niente, ha mandato a casa i soldati sicuro di aver vinto come Mussolini che in piena guerra pensando che la Germania avesse vinto spedì mezzo esercito a completare la vendemmia. Adesso dobbiamo fare i conti con un jihadista che sarebbe stato convertito da Erdogan, che avrebbe barattato il fascismo verde con la rivoluzione libertaria. Maometto profetizzava che i musulmani si sarebbero divisi in settantadue sette, di cui settantuno avrebbero seguito una dottrina sbagliata e sarebbero finite all’inferno. Una sola avrebbe imboccato la retta via. Al-Joulani: l’ultimo arrivato nella lunga lista di coloro che sono certi di guidare la settantaduesima setta.
(da La Stampa)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
QUANDO UN GOVERNO ABBANDONA I LAVORATORI AL LORO DESTINO SENZA COMPRENDERE I DRAMMI UMANI CHE SI NASCONDONO DIETRO LA PERDITA DEL SALARIO
“Caro papà, quest’anno non voglio nessun regalo. Ti vedo sempre triste. Perché piangi? A Natale voglio solo una cosa: che tu ritorni ad essere il mio papà sorridente. Qualsiasi cosa accadrà io ti vorrò sempre bene”.
È la letterina straziante della figlia di un operaio della Trasnova di Pomigliano d’Arco, società dell’indotto Stellantis. Questa mattina sono partite le lettere di licenziamento collettivo per 97 operai di Trasnova considerati in esubero. Una decisione motivata dalla società a seguito della “volontà di Stellantis di cessare tutti i contratti in essere”. Dal 31 dicembre, perderanno il posto. Di questi, 54 lavoratori sono impiegati negli stabilimenti Stellantis di Pomigliano d’Arco (Napoli). Gli altri tra Mirafiori, Piedimonte San Germano e Melfi.
I lavoratori sono scesi in protesta e da 5 giorni sono in picchetto davanti ai cancelli della Stellantis, nel comune vesuviano. Oggi la segretaria Pd, Elly Schlein si è recata sul posto per dare la propria solidarietà e tutto il supporto necessario. La lettera della bimba è stata legata ad un piccolo albero di Natale, nei pressi della fabbrica
Il testo della lettera della bimba al suo papà operaio
A straziare i cuori, una letterina di una bimba, figlia di un operaio Trasnova, che recita: «Caro papà, quest’anno non voglio nessun regalo. Ti vedo sempre triste e mi sono accorta che nel bagno piangi, lo so che sta succedendo qualcosa di brutto perché tu sei sempre allegro e divertente. Anzi papà, io voglio un solo regalo che tu ritorni ad essere il mio papà sorridente. Qualsiasi cosa accadrà io ti vorrò sempre bene».
La lettera è stata pubblicata dal consigliere comunale Vito Fiacco: “Dietro i 90 lavoratori della Trasnova Pomigliano – dice – ci sono 90 famiglie, molte con bambini e bambine.Nessuno merita tutto questo. Nessun bambino o bambina merita di subire questo dolore. Oggi quinto giorno di picchetto davanti ai cancelli di Stellantis, sosteniamo i compagni e le compagne operaie, sosteniamo le loro famiglie”.
Crisi Stellantis-Trasnova Fiom Cgil: “Governo intervenga”
In una nota congiunta Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità e Ciro D’Alessio, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil, spiegano:
Mentre i lavoratori della Trasnova presidiavano per il quinto giorno consecutivo i cancelli dello stabilimento Stellantis di Pomigliano D’Arco, sono arrivate le lettere di licenziamento per tutti i dipendenti. Oltre a Pomigliano, le lettere di licenziamento sono arrivate anche ai lavoratori di Melfi, Cassino e Torino
A questo punto diventa fondamentale non solo la presenza di Stellantis al tavolo al Mimit previsto per il 10 dicembre prossimo, ma c’è bisogno di una concreta disponibilità a rivedere le scelte fatte e trovare soluzioni per dare continuità lavorativa al lavorativa di Trasnova.
Quella di Trasnova è solo una delle tante aziende della filiera della componentistica che rischiano di chiudere se il Governo non interviene in maniera decisa e imponga a Stellantis di rivedere le proprie strategie per l’Italia. Sono necessari investimenti in ricerca e sviluppo, nuovi modelli per rilanciare gli stabilimenti e occorre tutelare l’occupazione dei lavoratori diretti e della filiera e componentistica.
(da Fanpage)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
IL DOCENTE DI LETTERE DEL LICEO BECCARIA. MORTO A 39 ANNI, AMATO DAI SUOI STUDENTI: “CI SONO PROFESSORI CHE TI PRENDONO PER MANO, TI APRONO LA MENTE E TI TOCCANO IL CUORE”
Se entri in classe e sorridi, anche quando non ne hai voglia.
Se sai essere severo, quando è necessario, e magnanimo quando se lo meritano, come quella volta che uno di loro azzeccò la coniugazione di un verbo greco e tu gli facesti un applauso.
Se ti sforzi di capire il loro punto di vista e, quando pensi che abbiano ragione, li incoraggi a farla valere.
Se non ti offendi alle loro battute, ma replichi con un’altra battuta.
Se, quando li vedi stanchi, chiudi i tuoi amatissimi libri e racconti un aneddoto.
Se provi ad aggiustare la bici di uno studente e non ci riesci, e ci riprovi. Se cerchi di proteggerli dai fallimenti, ma permetti loro di sbagliare.
Se trasmetti passione per le materie che insegni, riuscendo a essere di stimolo e di conforto.
Se butti le braccia al collo dei più fragili e chiedi loro «Come va la vita?» anche se la tua, di vita, sta andando a sbattere contro un verdetto intollerabile: ad appena 39 anni, trascorsi tra Capo d’Orlando e Milano, dove insegni al liceo Beccaria.
Se tu fossi solo la metà delle cose che i tuoi ragazzi hanno scritto di te, saresti l’adulto che tutti dovremmo essere e l’insegnante che tutti avremmo voluto avere.
Puoi anche andartene all’improvviso e lasciare un vuoto devastante: diventi comunque immortale. Perché poi succede che studenti e colleghi facciano una colletta per realizzare un’aula dedicata allo studio e al relax che porterà per sempre il tuo nome e il senso della tua breve missione su questo pianeta: Basilio Ioppolo, professore.
(da corriere.it)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
MANDANO 200 AGENTI A NON FARE UN CAZZO IN ALBANIA INVECE CHE FAR LORO PRESIDIARE I TRENI E LE STAZIONI
Potrà ricominciare a lavorare soltanto tra un mese il capotreno che nella mattinata di ieri, giovedì 5 dicembre, è stato aggredito da un passeggero sprovvisto di biglietto. “Ho il volto segnato dalle ferite, vedo poco bene da un occhio dato che ho due punti e ho il naso fratturato”, ha spiegato l’uomo, che ha 33 anni e si chiama Andrea Tampieri.
Il giovane, originario di Lugo, in provincia di Ravenna, è stato picchiato mentre era in servizio su un treno regionale della tratta Milano–Bologna. La violenta aggressione è stata anche ripresa in un video, registrato con il cellulare da un altro passeggero.
Dopo avergli chiesto di esibire il biglietto, il pubblico ufficiale ha invitato il passeggero, che avrebbe dovuto multare visto che ne era sprovvisto, a scendere dal treno, ma il giovane ha reagito prendendolo a pugni. I fatti sono avvenuti alla stazione di Fidenza, nel Parmense.
“Non mi ha solo colpito, mi ha anche inseguito – ha raccontato il giovane capotreno al Corriere di Bologna – Io ho avuto la prontezza di riuscire a rifugiarmi nella cabina di guida. Lui ha estratto il martelletto di emergenza, quello che si dovrebbe usare per rompere i finestrini, e ha provato ad entrare. Se posso ancora parlare, lo devo alla freddezza con cui sono riuscito a mettermi al riparo”.
L’aggressore è stato denunciato e fotosegnalato. Ora dovrà rispondere del reato di lesioni e risarcire i danni provocati alla carrozza del treno. “Per la prima volta in sette anni di lavoro ho subito un’aggressione fisica. Di certo tornerò a fare il capotreno, ma con meno entusiasmo di prima, sono preoccupato”, ha spiegato con rammarico il 33enne.
“In passato avevo comunque subito aggressioni verbali, insulti, offese. La situazione sembra destinata a peggiorare. Mi chiedo cosa sarebbe successo se quel pazzo se la fosse presa con qualche viaggiatrice, o peggio con un bambino. Oggi, noi del personale al lavoro sui treni, ci ritroviamo a vivere nella paura. Usciamo di casa per andare a fare il nostro mestiere e rischiamo di tornarci malconci”, aggiunge.
“Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni. Noi crediamo che la soluzione ideale sia quella di installare tornelli nelle stazioni, modello metropolitana o altre ferrovie all’estero”, spiega il capotreno, affrontando il tema della sicurezza sui treni e ipotizzando possibili soluzioni.
“Si dovrebbero affiancare i capotreni a personale di protezione aziendale o alla Polfer. Girare in coppia per le carrozze scoraggia e di molto gli aggressori. Non ci sono risorse? Io credo che aumentare il prezzo del biglietto del treno di 1 o 2 euro non scandalizzerebbe il viaggiatore, a patto di garantirgli che quei soldi vengano investiti in sicurezza”.
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
IL PROGRAMMA ALBANESE PIRANJAT E’ RIUSCITO A FAR PARLARE I POLIZIOTTI ITALIANI DI STANZA A SHENGJIN…LORO STESSI AMMETTONO: “SOLDI BUTTATI DAL GOVERNO”… CHI HA ORGANIZZATO QUESTA FARSA PAGHI DI TASCA PROPRIA, NON CON I SOLDI DEGLI ITALIANI
Sauna ogni giorno “perché qui è tutto gratis”, gite turistiche a Scutari, Durazzo e Tirana, lunghe passeggiate, serate in discoteca.
È il racconto della “missione” in Albania che arriva dalla viva voce degli agenti delle forze dell’ordine rimasti in servizio a Shengjin, la cittadina albanese in cui sorge uno dei due centri voluti dal governo Meloni per trasferire parte dei naufraghi soccorsi davanti alle coste italiane. Operazione tentata due volte e due volte fallita, per i giudici del tribunale dei Roma, perché le norme europee non la consentono.
Risultato, l’hotspot di Shengjin come il centro di trattenimento nella vicina Gjader sono rimasti vuoti, ma le forze dell’ordine – ospitate non senza polemiche all’hotel Rafaelo, un resort superlusso – sono rimaste. Nelle ultime settimane, il contingente di 220 fra poliziotti, carabinieri e finanzieri – tutti in servizio con regolare trattamento di missione internazionale, pari a cento euro al giorno più vitto e alloggio – è stato ridotto di circa la metà, ma nella cittadina albanese rimangono comunque un centinaio di divise, impegnate – hanno scoperto le inviate della tv albanese – “a fare turismo”.
Il programma albanese “Piranjat” è riuscito a farsi raccontare la situazione dagli agenti stessi, che a due inviate, munite di telecamera nascosta, non hanno nascosto nulla. “Noi siamo venuti per lavoro, ma ci pagano per fare i turisti”, raccontano mentre “scortano” le due ragazze prima al market a comprare le sigarette, poi sul lungomare.
“C’è stato un accordo per portare qui gli immigrati, noi dobbiamo monitorare i centri, ma sono vuoti. Perdita di soldi”, scandisce uno.
E alla domanda su cosa facciano in Albania, un altro risponde: “Ieri siamo stati a Durazzo, bellissima. Poi Tirana, Scutari due giorni. Paga tutto il governo italiano”.
Provano a coinvolgerle per una serata in discoteca, poi a invitarle a un pranzo in stanza perché al ristorante che alle forze dell’ordine italiane è stato riservato non possono entrare. “Se il tuo ragazzo è geloso ci hanno detto che qui possono esserci problemi”, dice ammiccante uno.
“Non si tratta di un caso isolato – conferma un altro gruppo di agenti incontrati nella spa del resort, un’intera area con sauna, bagno turco, piscina, palestra e sala relax – in Albania è prassi”.
“Qui in hotel ci sono tutti i poliziotti italiani, per loro il trattamento è all inclusive”, spiega un’inserviente alle due inviate. E basta fare una seduta in sauna per averne la prova: nella spa c’è un altro gruppo di divise.
“Sono qui per lavoro. Polizia”, spiega uno che decanta i benefici della sauna, di cui ormai sembra esperto, “per eliminare dal corpo le tossine”. Nel resort, racconta, ci sono “carabinieri, poliziotti e finanzieri. Non paghiamo noi, paga lo Stato italiano insieme all’Unione europea”. I centri fatti “per portare gli immigrati che vengono con le barche in Italia”, sono vuoti, quindi – continua l’agente – in sauna ci si va tutti i giorni perché “per noi è gratis”, ma rimangono giornate lunghe e vuote “quindi voglio organizzarmi per visitare città belle qui vicino”. Tanto è tutto gratis.
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2024 Riccardo Fucile
GILIOLI: “HO AVUTO INDICAZIONE DAL MINISTRO DI NON PROCEDERE”. E BOCCIA REPLICA: “E QUELLO CHE HO FIRMATO? LEI MI HA DETTO CHE AVEVO FIRMATO IL CONTRATTO. VORREI UNA COPIA”. GILIOLI FARFUGLIA: “FACCIA UN ISTANZA DI ACCESSO AGLI ATTI. SE GLI ATTI NON CI SONO…”. E LEI INCALZA: “CERTO, SE LEI LI STRAPPA ORA CHE LI STO CHIEDENDO”… SANGIULIANO, GLI AUDIO DELLE TELEFONATE DELL’EX MINISTRO DANNO RAGIONE ALLA BOCCIA
Maria Rosaria Boccia tante volte ha ripetuto quanto l’ex ministro Sangiuliano non potesse parlare e fosse una vittima di chi lo voleva far fuori. Anche la marcia indietro sulla nomina della sua assistente a consigliera del Ministero della Cultura, non sarebbe avvenuta per volontà dell’ex ministro.
A parte esserne palesemente infatuato, Sangiuliano aveva potuto appurare la professionalità e la competenza della Boccia. Nuove intercettazioni che avvalorano ancora una volta quanto più volte affermato dalla ex assistente di Sangiuliano, sono in possesso di Sigfrido Ranucci e domenica sera andranno in onda su RAI3 all’interno di Report.
L’intercettazione in questione risale al 3 settembre scorso, l’ex ministro appare molto imbarazzato e incapace di rispondere liberamente alla richiesta di spiegazioni dell’imprenditrice circa la nomina di consigliera, improvvisamente e inspiegabilmente cestinata . Nella telefonata l’allora ministro cerca di trasferire alla sua interlocutrice di non poter parlare al telefono, Sangiuliano ha capito che il suo telefono potrebbe essere sotto controllo:
“La nomina all’improvviso c’è, non c’è, c’è stato il vizio”, dice la Boccia nell’intercettazione, provocazione a cui Sangiiuliano risponde imbarazzato: “Il problema in questo momento non è la nomina, la nomina non si può fare”, la sua assistente allora capisce che il divieto è venuto dall’alto e cerca di capire cosa sia accaduto: “La nomina non la puoi fare, no?”. Il ministro fa capire di essere impossibilitato a procedere, ma alla sua assistente la risposta non convince: “Eh, perché non la puoi fare?”.
A questo punto Sangennaro fa una pausa di silenzio, come se non possa dare una risposta tranquillamente: “Perché non lo posso fare, il motivo tu lo conosci” il ministro lascia trapelare di non poter spiegarsi al telefono, probabilmente ha la sensazione di essere intercettato. “Eh vabbè se non ti va di parlare al telefono lo rispetto figurati-risponde l’interlocutrice- non ti voglio mettere in difficoltà”. Sangiuliano allora rilancia: “Il mio telefono in questo momento… Allora facciamo una cosa, io mi comprerò un altro telefono domani vado a comprarmi il telefono dammi il tempo. Ti darò il numero e potremo scriverci”
E’ a questo punto che la consulente si innervosisce e chiede: “Tu già c’hai un altro numero, che fine gli hai fatto fare?”. Il ministro a questo punto sembra impaurito e quasi non riesce a parlare: “Sì ma quest’altro numero pure… è un altro numero bacato diciamo. Io mi compro domani… mi vado a comprare un telefonino di scarso valore perché non me lo posso permettere un telefonino molto costoso”. La Boccia a sentire questa affermazione, ironizza: “Improvvisamente è diventato povero” provocazione a cui Sangiuliano risponde: “Queste sono cose che… non le voglio dire nemmeno perché non le voglio dire. Sono povero sì, sono povero”
E’ evidente che Sangiuliano non fosse libero di operare, che fosse controllato e probabilmente ci fosse qualcuno sopra di lui che volesse la sua testa. La stessa “confessione” dell’allora ministro al Tg1, di un fatto privato, è apparsa molto strana, quasi fosse stato obbligato a farlo. Maria Rosaria Boccia in ogni suo intervento coraggiosamente ha provato a far trapelare tutto ciò, anche prendendosi insulti ed etichette sgradevoli, figlie della cultura maschilista di cui è intrisa la società.
E mentre la ex assistente respinge la montagna di insinuazioni da cui da mesi è fatta oggetto, l’ex ministro dal quale ci si aspetterebbe una parola di sostegno verso colei che ha trascinato in un vortice insieme a lui, si trincera dietro ai no comment. Durante una delle tappe di presentazione del suo ultimo libro “Trump. La rivincita”, Sangiuliano ha rifiutato di rispondere a una domanda di Roberta Benvenuto sul caso Boccia. Ancora prima l’ex ministro aveva detto a Giambruno: “Continuo a essere oggetto di aggressioni che sono al limite dell’aggressione fisica”
Lo è anche Maria Rosaria Boccia vittima di aggressioni, da mesi, ma essendo donna non è “giustificata” come un ex ministro, d’altronde fu lui stesso a ricordare il suo status alla ex amante “crederanno a me che sono ministro non a te”. Forse invece di scrivere un libro sulla rivincita di Trump, sarebbe opportuno che Sangiuliano mettesse in pratica la rivincita di sé stesso.
(da Dagoreport)
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