Dicembre 11th, 2024 Riccardo Fucile
“NON MI STUPISCE. È IN LINEA CON LA POLITICA PORTATA AVANTI DAL CENTRO DESTRA DURANTE LA PANDEMIA CAVALCANDO LA PROTESTA CONTRO LOCKDOWN E GREEN PASS. DANNO UN MESSAGGIO PERICOLOSO ANCHE A CHI SI È VACCINATO E ALIMENTA LA DIFFIDENZA NEI CONFRONTI DEI VACCINI”
Per chi ha subito le aggressioni dei no vax, come il virologo e direttore sanitario del Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco, «questo condono a favore di chi non si è vaccinato contro il Covid lascia l’amaro in bocca. Perché è come voler premiare chi ha seguito preconcetti antiscientifici esponendo al rischio anche il resto della popolazione. Ma è una decisione che non mi sorprende».
Come mai?
«Perché è in linea con la politica portata avanti dal centro destra durante la pandemia cavalcando la protesta contro lockdown e green pass. Tra le tante cose per cui i partiti di maggioranza sono stati votati c’è anche questo aspetto. Che a sua volta è figlio di una cultura complottista e antiscientifica che serpeggia tra le fila di una certa politica».
Qualche esempio?
«Esemplare è l’approvazione della legge che stanzia un gruzzolo di milioni per la “mototerapia”, che sarà anche divertente ma non ha alcun fondamento scientifico. E basti pensare anche alla commissione d’inchiesta parlamentare che si è voluta concentrare solo sulle misure adottate a livello nazionale portando in audizione anche nani e ballerine. Come il poliziotto sindacalista, per il quale, salvo una, le bare trasportate dai camion a Bergamo erano per il resto vuote».
Ma che messaggio arriva agli italiani con questa rinuncia a riscuotere le multe?
«Un messaggio pericoloso che crea negatività anche in chi si è vaccinato, perché purtroppo i vaccini sono vittime del loro successo. Nel senso che quando riducono o eliminano il problema molti credono siano superflui. E magari attivano quel mormorio sulla loro pericolosità basandosi sul numero delle reazioni avverse che, quando parliamo di quelle importanti, quasi mai sono correlabili alla vaccinazione. Ad alimentare la diffidenza nei confronti dei vaccini anti-Covid c’è anche il fatto che si è riusciti a produrli in poco tempo. Ma chi lo afferma ignora che la tecnica dell’Rna messaggero era già stata messa a punto da tempo. E poi basti vedere Trump, che prima di contestarli li ha finanziati come pochi altri».
La bozza del Piano pandemico presentata circa un anno fa è stata ritirata perché riproponeva lockdown e mascherine. Siamo certi che non serviranno in futuro?
«No perché le misure devono essere valutate a seconda del livello di emergenza. Ma è sempre la sensibilità politica a decidere se debba prevalere la tutela sanitaria, l’economia, piuttosto che escludere le problematiche psicosociali derivanti dall’isolamento. Certo è che in Svezia dove si è chiuso molto in ritardo si sono avuti molti più morti rispetto ai paesi limitrofi».
Per l’Oms una nuova pandemia in futuro non è una probabilità ma una certezza. Siamo preparati?
«Messaggi ambigui come quello lanciato sui vaccini anti-Covid non aiutano. Per affrontare le nuove emergenze occorrerà basare comunicazione e decisioni sui dati scientifici, sapendo che questi possono modificarsi ed esigere cambiamenti di rotta. Perché la scienza insegue la natura, ma noi poi dobbiamo seguire la scienza se non vorremo farci travolgere da nuove tragedie».
(da agenzie)
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Dicembre 11th, 2024 Riccardo Fucile
LA ZARINA SOVRANISTA OGGI BATTEREBBE CHIUNQUE AL PRIMO TURNO CON CIRCA IL 36%… UN CANDIDATO DI CENTRO O DI SINISTRA AVREBBE IL 25% A TESTA
Marine Le Pen viene proiettata sempre più in alto dai sondaggi sulle presidenziali del 2027. A seconda degli avversari che si possono ipotizzare ad oggi, otterrebbe fra il 36 e il 38% dei voti al primo turno. Poco meno di lei otterrebbe il presidente del Rassemblement National Jordan Bardella, che si candiderebbe qualora la Le Pen fosse dichiarata ineleggibile dal tribunale per la vicenda dei falsi impieghi al Parlamento europeo.
Secondo il sondaggio Ifop per Le Figaro, effettuato dopo la mozione di sfiducia che ha fatto cadere il governo Barnier ed è stata approvata proprio grazie ai voti di Le Pen, la leader dell’estrema destra otterrebbe il 36% dei voti contro l’ex premier Edouard Philippe (25%) e addirittura il 38% contro l’altro ex premier, Gabriel Attal (20%).
Lo score di Marine Le Pen è in continuo aumento ed è cresciuto di due punti rispetto alla stessa inchiesta del mese di settembre. A sinistra, il risultato migliore verrebbe ottenuto da Jean-Luc Mélenchon, fermo però al 12%, i socialisti Olivier Faure e l’ex presidente François Hollande rispettivamente il 5 e il 7%. Se si presentassero insieme come con il Nuovo Fronte Popolare, i 4 candidati della sinistra non supererebbero il 25%.
(da agenzie)
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Dicembre 11th, 2024 Riccardo Fucile
A VIALE MAZZINI ORMAI NULLA È SCONTATO: RISCHIANO ANCHE I DIRIGENTI MELONIANI PAOLO CORSINI, CHE AD ATREJU SI DEFINÌ “MILITANTE” DI FRATELLI D’ITALIA, E ANGELO MELLONE. IL PRIMO POTREBBE PAGARE LE POLEMICHE SU “REPORT”, IL SECONDO I FLOP DEI PROGRAMMI DEL DAY TIME
È ancora fumata nera sulla presidenza Rai, vacante da oltre due mesi e retta ad interim da Antonio Marano, il consigliere più anziano in quota leghista. Stamattina, per la sesta volta consecutiva, il centrodestra non si è presentato in commissione di Vigilanza, convocata per ratificare la designazione della forzista Simona Agnes, che senza il contributo delle opposizioni non ha numeri sufficienti per superare il quorum qualificato richiesto dalla legge.
Un muro contro muro che ha precipitato la tv di Stato in uno stallo senza precedenti. “La maggioranza continua a sabotare la bicamerale di controllo sulla Rai, disertando le sedute e bloccando l’iter istituzionale per il completamento della nomina del presidente del Cda”, attacca il capogruppo del Pd in commissione Stefano Graziano: “Un atto irresponsabile, che dimostra totale disprezzo verso le regole e i cittadini, i quali pagano il canone per un servizio pubblico che dovrebbe essere indipendente e trasparente”.
Duro anche il M5S: “Si tratta di un grave strappo istituzionale che svilisce il ruolo delle opposizioni e priva il Paese di un fondamentale presidio democratico”.
Fatto sta che l’impasse sulla presidenza, fra l’altro in un momento di profonda crisi sul fronte degli ascolti, sta rallentando non solo i lavori del Cda, ma anche la messa a punto della squadra che il nuovo amministratore delegato, Giampaolo Rossi, avrebbe voluto rendere al più presto operativa per frenare la fuga degli spettatori, porre rimedio agli innumerevoli flop che hanno prodotto la chiusura anticipata di diversi programmi (da l’Altra Italia a Binario 2), arginare i sempre più frequenti incidenti di percorso.
L’ultimo dei quali – la telefonata diffusa da Report tra Gennaro Sangiuliano e sua moglie – ha scatenato le vibranti proteste del centrodestra, finendo al centro di un’interrogazione parlamentare firmata da Fratelli d’Italia. Al punto da mettere in discussione il direttore degli Approfondimenti, Paolo Corsini, per non aver vigilato a sufficienza: nella tornata di nomine attese all’ultimo Cda prima della pausa natalizia, il direttore che dal palco di Atreju ha pubblicamente dichiarato la sua militanza avrebbe dovuto essere riconfermato, ma ora è tornato in bilico.
Insieme all’altro dioscuro del melonismo Rai, ovvero Angelo Mellone, dato in uscita dal Daytime a causa non solo dei troppi format che non hanno funzionato, ma pure di scelte (sbagliate) dettate da ragioni non esclusivamente professionali
Come aver affidato la trasmissione che ha sostituito Fiorello nella prima mattina di Rai2 alla supervisione di una semplice caposervizio, la quarantenne Perla Tortora, anziché com’è prassi a uno dei tanti vicedirettori o capistruttura chiamati a curare i programmi dell’intera giornata, esclusi quelli d’informazione. Il risultato è stato un disastro: Binario 2 ha sempre viaggiato a una media del 2,3% di share (pari a 110mila ascoltatori), costretto ad abbassare le saracinesche dopo appena tre mesi.
Se i leader della maggioranza impegnati in una lotta senza quartiere per accaparrarsi i posti migliori smetteranno di litigare, alcune nomine potrebbero arrivare in Cda il 19 dicembre. Anche se c’è già chi scommette che per […] l’intero menu bisognerà aspettare ancora. Per lo meno finché non verrà sbloccata la partita sulla presidenza Rai.
Determinante per il futuro del Tg3. La cui direzione è per adesso affidata all’interim di Pierluca Terzulli, tuttora il più accreditato a succedere a se stesso. Sempreché il M5S non cambi idea su Agnes e non si acconci a votarla in Vigilanza insieme alla maggioranza: in tal caso la poltrona della terza testata andrebbe a un contiano. In pole, il vicedirettore del Tg1 Senio Bonini.
Altro discorso per la TgR: considerata strategica alla luce delle prossime scadenze elettorali – nel 2025 si voterà in ben sei regioni (tra cui Veneto, Marche e Campania) cruciali per ridefinire i rapporti di forza all’interno della coalizione – è diventata la madre di tutte le battaglie.
La Lega, che non intende cedere lo scettro, avrebbe perciò lanciato un’Opa ostile contro Fratelli d’Italia, che la vorrebbe conquistare con Nicola Rao, e anche Forza Italia, che vorrebbe piazzarci l’attuale direttore del Tg2 Antonio Preziosi.
Ebbene, pur di centrare il risultato, Matteo Salvini avrebbe convinto l’attuale direttore, Alessandro Casarin, a dimettersi visto che a novembre il suo mandato è scaduto e lui è prossimo alla pensione. Così da far prevalere la prassi di affidare l’interim al condirettore, sempre di rito padano, Roberto Pacchetti. Con l’obiettivo di farlo rimanere quando il Cda dovrà procedere con le nomine definitive.
Una manovra che, per tenere buono il capo del Carroccio, Giorgia Meloni avrebbe avallato durante l’ultimo vertice di maggioranza.
(da la Repubblica)
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Dicembre 11th, 2024 Riccardo Fucile
“ERA IN ACQUA DA TRE GIORNI DOPO UNA TEMPESTA, MORTI GLI ALTRI 44 MIGRANTI”… UN ALTRO CRIMINE DEI GOVERNI CHE OSTACOLANO I SOCCORSI
Il barchino su cui viaggiava con altri 44, secondo la testimonianza della piccola, è affondato a causa di una tempesta. «Tutti siamo finiti in mare. Vicino a me c’erano due ragazzi, dopo due giorni non li ho più visti, il mare li ha allontanati»
Una bambina di 11 anni è l’unica sopravvissuta del drammatico naufragio avvenuto nel Mediterraneo tre giorni fa. A recuperarla, il veliero Trotamar III dell’organizzazione non governativa tedesca “Compass Collective”, che era in zona per un altro intervento, alle 3.20 della notte.
La piccola, che è stata portata stamattina in ambulatorio e poi all’hotspot di Lampedusa, ha raccontato ai medici e ai mediatori culturali di essere partita da Sfax in Tunisia (Paese considerato «sicuro» dall’Italia) «4 o 5 giorni fa» insieme a suo fratello e ad altre 44 persone, tutte disperse.
Il barchino su cui viaggiavano, secondo la testimonianza della bimba, è affondato a causa di una tempesta. «Tutti siamo finiti in mare. Vicino a me c’erano due ragazzi, dopo due giorni non li ho più visti, il mare li ha allontanati», racconta.
Al momento del soccorso, la bambina, in acqua da tre giorni, si teneva a galla grazie a due salvagenti improvvisati fatti con tubi di pneumatici riempiti d’aria e un giubbotto di salvataggio, cercando di non annegare «durante una tempesta con onde alte 3,4 metri e il vento a 23 nodi», spiegano gli attivisti.
«È stato un miracolo aver sentito la voce della bambina»
Intanto, le motovedette di guardia costiera e di finanza, che si stanno occupando delle ricerche nell’area dove il barchino è colato a picco, non hanno ancora trovato né cadaveri né tracce di vestiario dei dispersi. Ed è stato predisposto il sorvolo dell’area con assetto aereo.
«È stato un miracolo l’aver sentito la voce della bambina, in alto mare, e col motore della nostra imbarcazione acceso. E, naturalmente, abbiamo cercato altre persone. Ma dopo una tempesta durata giorni non c’era speranza», spiega lo skipper della nave umanitaria, Matthias Wiedenlübbert.
«La piccola – conclude – non aveva con sé acqua o cibo ed era ipotermica, ma reattiva e orientata». Nella notte sono sbarcati oltre 500 persone migranti, prima che all’alba giungesse su una barca la bambina soccorsa dall’equipaggio della ong tedesca, a Lampedusa.
A bordo persone provenienti da Egitto, Siria, Siria, Pachistan, Bangladesh e Iraq. Dopo lo sbarco a molo Favarolo sono stati portate all’hotspot di contrada Imbriacola che fino ad ieri era deserto e dove adesso si trovano 508 ospiti.
L’appello di Mediterranea
«Lungo la rotta dalla Tunisia a Lampedusa ha imperversato nei giorni scorsi una vera e propria tempesta, per questa ragione chiediamo che le autorità italiane, insieme ai maltesi e ai tunisini, lancino immediatamente una operazione di ricerca a vasto raggio per rintracciare possibili superstiti. Vite in pericolo in mare non possono essere in alcun modo abbandonate», è l’appello lanciato dal fondatore della Ong Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini, in una nota.
«Insieme alla notizia del soccorso da loro effettuato – prosegue Mediterranea – siamo però costretti a denunciare che almeno altri tre naufragi potrebbero essersi verificati nei giorni scorsi lungo la rotta tra le coste tunisine e Lampedusa: dal 2 dicembre infatti Alarm Phone ha segnalato prima la sparizione di due barche rispettivamente partite con 45 persone a bordo il 27 novembre e con 75 persone a bordo il 30 novembre dalla Tunisia; poi il 4 dicembre ha segnalato un’ulteriore imbarcazione con a bordo altre 45 persone dispersa dal 30 novembre. Alarm Phone – sottolinea la Ong – ha immediatamente comunicato tutte le informazioni in suo possesso alle autorità competenti nell’area, cioè ai centri di soccorso di Tunisia, Malta e Italia, ma nessun riscontro è stato da loro fornito», conclude.
(da Open)
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Dicembre 11th, 2024 Riccardo Fucile
“AI FASCISTI GLI SI POTEVA DIRE DI TUTTO MA ALMENO AVEVANO IL CORAGGIO DI DIRE CHE ERANO FASCISTI”
«Non c’è una singola cosa che abbia detto Vannacci che non sia di una banalità sconfortante. Tutti amministriamo nell’interesse dei cittadini italiani, tutti pensiamo che l’identità sia importante. Per me identità non è cercare di speculare sulle paure altrui. Questo modo di esprimersi ha un tratto, generale mi scusi, di codardia», spiega Carlo Calenda ospite a DiMartedì, su La7, contro l’europarlamentare della Lega Roberto Vannacci, collegato.
«Ai fascisti gli si poteva dir tutto ma almeno avevano il coraggio di dire che erano fascisti», sottolinea il segretario di Azione che su X rilancia le accuse fatte ieri in trasmissione dando al generale del “fascioconiglio”. «Una volta i fascisti non avevano paura di dichiararsi tali. Oggi abbiamo una nuova tipologia di fascioconiglio che dice cose incomprensibili tipo “non sono antifascista ma non sono proprio tutto fascista”; “sono per la X-Mas ma per quelli gentili non quelli cattivi”, e via dicendo.
Una roba triste», scrive l’ex ministro.
(da agenzie)
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Dicembre 11th, 2024 Riccardo Fucile
SALVINI E GIORGETTI NON ALZANO LE BARRICATE DI FRONTE ALLE MOSSE DEL CREDIT AGRICOLE SU BPM (LA “BANQUE VERTE” VUOLE SALIRE AL 20%) … LA TRATTATIVA TRA UNICREDIT E I FRANCESI PARTE IN SALITA: IL PRIMO INCONTRO SI È CHIUSO CON UNA FUMATA NERA. MA L’ACCORDO PRIMA O POI ARRIVERÀ
«Io sono per una maggior presenza possibile delle banche italiane sul territorio e minor chiusura possibile di sportelli e licenziamenti», ha detto ieri il vice premier Matteo Salvini richiesto di un parere sull’ascesa del Crédit Agricole annunciata venerdì, al 15% del capitale di Banco Bpm. «Questo dossier lo lascio volentieri al ministro Giorgetti », ha concluso.
Dunque il governo alza le barricate contro Unicredit all’annuncio da parte di Andrea Orcel dell’Ops su Banco Bpm e non fa nessun commento sui francesi quando chiedono di salire dal 10 al 20% della stessa banca.
Quasi che preferisca una banca francese forte in Banco Bpm piuttosto che la fusione con un’altra con sede a Milano e in Italia la maggior parte delle sue attività.
Una stortura, agli occhi della comunità finanziaria, che considera l’Ops di Unicredit un’operazione di mercato e il terzo polo Banco Bpm-Mps una sorta di blindatura sotto il controllo occhiuto della politica.
Ma ricostruire quanto accaduto nel passato, recente e lontano, aiuta a capire di più. Anzitutto va ricordato che Orcel ha avuto negli anni scorsi almeno due possibilità per lanciare l’Opa su Bpm: ma non l’ha fatto per questioni di prezzo.
Si è invece mosso appena dopo che Bpm ha blindato Mps su richiesta esplicita del governo, insieme a Caltagirone e Delfin. E subito dopo ha avvicinato i francesi del Crédit Agricole – in quel momento ancora al 10% ma sospettati da Orcel di aver rastrellato via Jp Morgan un altro pacchetto del 5,2% in derivati – per imbastire una trattativa.
Trattativa che a quanto risulta a Repubblica c’è stata, ma non direttamente tra Orcel e Philippe Brassac, l’ad di CA, che hanno mandato avanti i loro manager di fiducia. Il primo round negoziale però non è decollato, pare per i dinieghi di Orcel a qualsiasi proposta dei francesi. Così Brassac si è ritirato in buon ordine e ha cominciato a lanciare messaggi al governo italiano.
Il riposizionamento francese si può evincere dalle stesse parole usate da Brassac durante una cena organizzata dal top management del CA a Parigi il 3 dicembre
«CA è ben posizionata per la crescita dato il business mix che poggia su asset management, assicurazioni e credito al consumo, nei quali il gruppo ha la dimensione giusta per giocare da consolidatore o creare partnership di valore», è il primo punto di Brassac come riassunto in una nota di Jp Morgan ai suoi clienti.
Secondo punto: «CA beneficia di una positiva opzionalità in Italia e ottimizzerà i suoi interessi con un approccio costruttivo con i suoi stakeholder incluso il governo italiano».
In quel momento era già emersa l’ostilità di Giorgetti e Salvini all’Ops di Orcel e l’occasione di infilarsi nelle baruffe tra italiani in una posizione di forza era ghiotta. Ancora dalla nota dell’analista della banca Usa, sulle aggregazioni transfrontaliere: «Il management è più aperto alle operazioni transfrontaliere nel lungo periodo […] grazie alla forte presenza delle fabbriche prodotto e alla rete di sportelli che può generare interessanti ricavi». Brassac parla addirittura di replicare il “modello italiano” nelle attività di CA in Germania, Benelux, Spagna.
Dalle parole ai fatti. Il giorno 6 dicembre, CA annuncia i derivati per salire al 15,1% e chiede di arrivare al 19%, ma senza prendere il controllo. Il governo dà via libera, sondando la disponibilità dei francesi a votare una fusione tra Bpm e Mps – l’idea originaria di terzo polo e di ridiscendere al 10%. Riceve un’apertura, anche se non una certezza.
Nel frattempo Orcel sta cercando di riannodare i fili della trattativa, che a questo punto è in salita. Anche perché i francesi, ora, si negano.
Ma è possibile che a gennaio tornino al tavolo, vista anche l’azione diplomatica che il banchiere romano sta attivando tramite vecchie amicizie, come Alain Minc, e finanzieri di peso nell’establishment francese, come David René de Rothschild.
Un accordo potrebbe passare per l’estensione del contratto di Amundi sulla rete Unicredit, l’acquisto di filiali eccedenti l’eventuale fusione tra Unicredit e Bpm, rafforzando lo status di CA come terzo polo in Italia.
(da La Repubblica)
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Dicembre 11th, 2024 Riccardo Fucile
SECONDO LA NORMA VOLUTA DAL GUARDASIGILLI NORDIO, SI POTRÀ PUBBLICARE SOLO UNA SINTESI DEGLI ATTI
Pericolo democratico. Il giorno dopo l’approvazione del decreto legislativo che impedirà ai giornalisti di citare tra virgolette i provvedimenti con cui i gip applicano le misure cautelari personali, come la custodia in carcere o gli arresti domiciliari, l’Anm lancia un nuovo allarme: «I processi segreti si fanno nei sistemi liberticidi e non certamente nei sistemi democratici».
Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia fa presente che «il processo è per sua natura pubblico ed è la cifra di una civiltà democratica avere un processo pubblico». Il portavoce dei giudici fa fatica, quindi, a cogliere il senso della scelta, presa dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, di consentire invece la pubblicazione del contenuto, quindi una sintesi, degli atti di custodia cautelare ma non le parole precise.
Un riassunto, secondo Santalucia, «potrebbe, incolpevolmente, tradire il senso, enfatizzare alcuni aspetti, svilirne altri e questo a detrimento della corretta informazione. Se un soggetto viene privato di un bene primario, la libertà, è bene che tutti sappiano, perché il controllo pubblico è uno dei controlli più efficaci».
L’ennesimo atto dello scontro tra politica e magistratura, che ha come punto caratterizzante la riforma che prevede la separazione delle carriere, si concentra anche sulla necessità o meno di istituire con una legge la giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari. La proposta è all’esame della commissione Giustizia della Camera e Santalucia, in audizione, ha sollevato dubbi sulla possibilità di «raggiungere un risultato utile».
Istituire una giornata dedicata può «indurre sfiducia pubblica nel sistema giudiziario e dare un messaggio in controtendenza rispetto alle numerose giornate in memoria della legalità». Non è d’accordo il capogruppo dei senatori di Italia viva Davide Faraone per il quale «Santalucia racconta un mondo al contrario» perché sono «le oltre trentamila vittime di errori e ingiuste detenzioni nel nostro Paese a creare sfiducia».
Sul fronte del Consiglio superiore della magistratura arrivano invece nuovi sviluppi che riguardano Rosanna Natoli. La consigliera è stata sospesa dopo che l’avvocato Carlo Taormina consegnò al vicepresidente Fabio Pinelli una chiavetta usb con l’audio e la trascrizione di un incontro avvenuto in uno studio privato tra la stessa Natoli, che faceva parte della commissione disciplinare, e la giudice catanese Maria Fascetto Sivillo sotto procedimento.
Ora il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso della consigliera laica del Csm contro la sua sospensione perché «in parte infondato e, in parte, inammissibile per difetto di giurisdizione». Natoli, eletta in quota Fratelli d’Italia, non intende comunque lasciare il posto.
(da La Repubblica)
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Dicembre 11th, 2024 Riccardo Fucile
ALLARME ANCHE PER L’AUMENTO DELLA DIFFUSIONE DELLE ARMI TRA I RAGAZZINI…LA PRESIDENTE DELLA CORTE D’APPELLO DELLA CITTÀ, MARIA ROSARIA COVELLI: “TUTTI SIAMO COINVOLTI: MAGISTRATI, FORZE DELL’ORDINE, UNIVERSITÀ E SOCIETÀ CIVILE. LA DEVIANZA MINORILE È UN’EMERGENZA COLLETTIVA”
In un anno raddoppio di reati “gravissimi” compiuti da minorenni nel distretto di Napoli e raddoppio degli arresti: sono i dati “allarmanti” resi noti oggi dalla presidente della Corte d’Appello, Maria Rosaria Covelli, durante il convegno “Devianza minorile a Napoli: quali risposte”, organizzato dalla stessa Corte di Appello con la collaborazione dell’Arciconfraternita dei Pellegrini.
“Abbiamo registrato, rispetto all’anno precedente – ha detto Covelli – un raddoppio di reati gravissimi come omicidi, tentati omicidi, rapine e riduzioni in schiavitù. Le misure cautelari emesse sono state oltre 100, a fronte delle circa 50 del 2023. Lo scorso anno, presso la Corte d’Appello, sono stati trattati 150 processi relativi a delitti di particolare gravità, di cui 11 hanno riguardato minori sottoposti a misure cautelari, con altrettanti collocati in comunità. Anche il Tribunale per i Minorenni ha registrato un aumento significativo, con 300 iscrizioni in più rispetto all’anno precedente”.
“Questi processi sono stati definiti in tempi rapidi”, ma “la punizione – ha proseguito la presidente della Corte d’appello – non può essere la sola risposta. Il nostro faro deve essere la prevenzione, con un investimento sull’educazione culturale e il rafforzamento delle reti di supporto sociale. Scuole e famiglie vanno sostenute ed è fondamentale lavorare tutti insieme per contrastare l’isolamento.
Tutti siamo coinvolti: magistrati, forze dell’ordine, università e società civile. La devianza minorile è un’emergenza collettiva che compromette il futuro dei ragazzi e, con esso, quello della società intera. L’obiettivo di prevenire e recuperare le situazioni di devianza minorile per dare opportunità e un futuro ai giovani del nostro territorio è raggiungibile solamente attraverso un’azione sinergica, creando una rete che si confronti e che operi concretamente in tutti gli ambiti e a tutti i livelli”.
Secondo il procuratore generale Aldo Policastro, “la devianza minorile è il sintomo di una società che propone modelli e stili di vita apparentemente raggiungibili, ma che in contesti con scarse opportunità spingono verso scorciatoie rappresentate, nel territorio napoletano, dalla criminalità organizzata e dal traffico di stupefacenti”.
Paola Brunese, presidente del Tribunale per i Minorenni di Napoli, ha invece evidenziato che “l’efferatezza dei reati commessi da minori è in aumento” ed è “fondamentale educare alla legalità, supportare le famiglie, rafforzare la giustizia minorile e l’azione delle forze dell’ordine”.
C’è poi l’allarme sulla diffusione delle armi tra i ragazzini, richiamato dal procuratore presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli Patrizia Imperato: “Nel corso dell’anno – ha detto – sono stati registrati 409 procedimenti penali per detenzione di armi proprie e improprie, 61 per detenzione di armi da fuoco e 1.086 per lesioni gravi e gravissime. Numerosi, inoltre, i procedimenti penali avviati per omicidi, tentati omicidi e risse”.
(da “Corriere della Sera”)
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Dicembre 11th, 2024 Riccardo Fucile
E’ BENE CHE I RAGAZZI PROTESTINO ALTRIMENTI RESTA SOLO L’INDIVIDUALISMO
Le recenti proteste studentesche e giovanili pare preoccupino molto i politici e i media che son poi la stessa cosa perché gli uni sono legati agli altri e inoltre i media hanno maggiore importanza perché quel che conta oggi, nel mondo dell’apparenza, è la comunicazione, non importa quanto vera o quanto falsa.
È quel che avviene nella guerra russo-ucraina che si svolge soprattutto, anche se non solo, attraverso contrapposte fake.
Di queste rivolte io credo invece che ci sia da esser contenti. Finalmente anche i ragazzi italiani battono un colpo, lo avevano fatto persino i nostri cugini francesi, a noi per molte cose simili, con i gilet jaunes e la rivolta degli agricoltori.
Non succedeva dal Sessantotto anche se bisogna fare una certa chiarezza. Alcune conquiste sul piano dei diritti civili, il femminismo e la libertà sessuale, sono pre-sessantottesche, appartengono agli anni immediatamente precedenti il Sessantotto, all’epoca in cui si affaccia in Europa la cultura hippie (i calciatori della “grande Olanda”, che un po’ sintetizza questi movimento, andavano in ritiro con le mogli, le fidanzate, le compagne d’occasione). Negli Stati Uniti questi fenomeni libertari risalgono addirittura ai primi anni Cinquanta con la Beat Generation, Kerouac, Corso, Ferlinghetti.
I sessantottini e in seguito il terrorismo rosso (Brigate rosse) cavalcavano un’ideologia, sia pur un’ideologia morente, il marxismo-leninismo che sarebbe morto col collasso, vent’anni dopo, dell’Unione Sovietica. Comunque un’ideologia, sbagliata o meno, c’era. Nel frattempo nel mondo occidentale era morto anche il senso del sacro come aveva preconizzato Nietzsche alla fine dell’Ottocento. Senza ideologie, senza la favola di Dio, cosa resta oggi ai ragazzi e anche agli adulti occidentali? Siamo nella situazione, ragazzi ma anche adulti, descritta dal filosofo tedesco Mainländer, il pensatore più pessimista che abbia mai incrociato, secondo il quale noi non saremmo altro che “il cadavere di Dio il cui corpo si sta decomponendo”. E un Dio morto è impossibile resuscitarlo.
È ovvio che una situazione del genere non è sostenibile, esistenzialmente prima ancora che politicamente e socialmente. E i giovani quindi si ribellano, sia pur molto confusamente, c’è chi protesta a favore della Palestina, c’è chi protesta imbrattando i capolavori artistici, c’è chi, non sopportando più la situazione in cui vive, va per una via più diretta sparando all’impazzata sui coetanei. Fenomeno molto diffuso in America ma che si è presentato anche da noi. C’è anche il bullismo, non meno feroce, anzi forse più feroce perché ti ferisce non nel corpo ma nella psiche, bullismo estraneo ai nostri costumi prima che arrivassero gli anni Ottanta della “Milano da bere”. Un’Italia quindi che puntava tutto sul consumo, sull’economia, sul business, sulla ricchezza. E la ricchezza non ha mai garantito la felicità, anche ammesso che la felicità possa esistere nella vita di un uomo, a nessuno. Basta pensare ai suicidi di Edoardo Agnelli e quelli avvenuti nelle famiglie Niarchos e Onassis. A parte che la “Milano da bere”, e non solo Milano, se la bevevano quasi solo i socialisti, era l’apertura alle forme più scatenate del capitalismo, al turbocapitalismo, a cui una spinta decisiva la darà Silvio Berlusconi, una preforma di Trump e di Elon Musk.
Inoltre il “sogno americano”, dall’ago al milione, era diventato impossibile come è dimostrato dall’allargarsi della forbice fra i più ricchi e i più poveri di cui abbiamo dato conto di recente sul Fatto nell’articolo intitolato “Classe media: fra ricchi e poveri” (16.11).
Per soprammercato a questi ragazzi manca, per dirla con Battiato, “un centro di gravità permanente” ma perfino istantaneo e quindi si aggrappano dove possono, non c’è un’unica direzione della protesta, ma tante. Una, la più pacifica, è l’astensionismo, sono noti i dati delle recenti elezioni Regionali in Umbria ed Emilia-Romagna. In Emilia ha votato solo il 46,4%, in Umbria è andata un po’ meglio, ha votato il 52,3%, comunque con una perdita percentuale di 12 punti. Una buona metà della popolazione non va più a votare. Sono decenni che l’astensionismo è in costante crescita e credo che in questo fenomeno i giovani abbiano una buona parte. Chi si astiene non si rivolta solo contro la partitocrazia, forma degenerata della democrazia, le Istituzioni, la politica, ma, più in generale, contro il modello di sviluppo in cui è costretto a vivere.
Che i giovani siano i più colpiti dalla società turbocapitalista ce lo dicono le statistiche dei loro disturbi psicosomatici (aumento dell’anoressia, bulimia, stati d’ansia e via dicendo). Stretti tra la necessità di trovarsi un lavoro, sia pur a livelli miserabili, e l’odio verso il lavoro perché la mobilità sociale non esiste quasi più (se nasci povero quasi sicuramente povero resti) i giovani lo disertano anche quando potrebbero ottenerlo. È il fallimento del “Reddito di cittadinanza”. C’è anche il fatto che questi ragazzi sanno benissimo che non arriveranno mai alla pensione anche quando ne avranno l’età ma questo è un dato minore: un giovane che pensa alla pensione non è un giovane, è nato vecchio. Un Angelo Panebianco.
Negli Usa, per reagire alla dittatura dello smartphone, un gruppo di ragazzi, molto sparuto per ora, ispirandosi al Luddismo, ha creato il Luddite Club dove l’uso dello smartphone è proibito. Per la verità l’obiettivo di questi moderni luddisti è anche di dare il meno tempo possibile al lavoro (fin che sono in azienda ci sto, sia pur malvolentieri, ma a casa non rompermi i coglioni) riservando le proprie energie al “tempo liberato” come lo ha chiamato Beppe Grillo, che non è il famigerato “tempo libero”, che è sempre un tempo di consumo, ma un tempo dedicato ai propri reali interessi e fors’anche alla riflessione.
Tutta questa serie di fenomeni possono sfociare in un nuovo terrorismo? Questi giovani, proprio per le ragioni che abbiamo detto, non sono organizzati e non si vede quale gruppo o movimento possa dar loro un’unità. Sono sperduti nel loro isolamento e individualismo. Sono anarchici insomma e l’anarchismo (che traducendo un po’ alla buona la frase di Lenin secondo il quale l’anarchismo “è la malattia infantile del comunismo”) non ha mai portato da nessuna parte. Solo a farsi stritolare dal sistema che per definizione chiamiamo borghese.
“Che fare?” per dirla conČCernyševskij. Non lo so. Sono anch’io sperduto in quest’agonia dell’impotenza. Solo il collasso del sistema potrà salvarci e redimerci, ma a prezzi altissimi. Non saremo noi, vittime impotenti, a scrollarci di dosso il sistema, sarà il sistema a liberarci da se stesso.
Massimo Fini
(da ilfattoquotidiano.it)
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