Dicembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
MARCELLO SORGI: “SALVINI È RIDOTTO SENZA ARGOMENTI E INCAPACE DI RICONOSCERE CHE SONO ARRIVATE AL CAPOLINEA SIA LA SUA LEGA TRASFORMATA IN UN PARTITO DI ESTREMA DESTRA, FILOPUTINIANA, ANTIEUROPEA, SIA L’ALTRA SUA LEGA NAZIONALE ‘PER SALVINI PREMIER’, OBIETTIVO ORMAI FUORI DALLA REALTÀ… NON SARÀ FACILE CONVINCERE IL CAPITANO A SCENDERE DALLA TOLDA DELLA SUA NAVE CHE ORMAI FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI”
«Tornare a fare il ministro dell’Interno sarebbe stupendo». Matteo Salvini a Roma incontra alcuni militanti della Lega e si lascia andare alla nostalgia del Viminale. Nessuno sfratto imminente per Matteo Piantedosi, assicura, «un fratello che non ho intenzione di sostituire», ma per il futuro la voglia c’è.
Si è a lungo scritto, nei giorni della formazione del governo Meloni, del veto opposto dal Quirinale all’ipotesi di un suo ritorno all’Interno, concretizzatosi nella decisione di Giorgia Meloni di nominarlo ministro dei Trasporti, ma «se qualcuno in passato pensava che non potessi più andare al Viminale perché ero un potenziale delinquente e sequestratore, adesso cade questo pensiero.
Il leader della Lega ha poi riferito di «una cordiale telefonata» con l’amministratore delegato di Mediaset Pier Silvio Berlusconi. Il ministro – fa sapere la Lega – ha particolarmente apprezzato l’attenzione e la gentilezza di Pier Silvio Berlusconi, e ha ricordato con grande affetto le battaglie per una Giustizia giusta affrontate da Silvio Berlusconi e che il centrodestra vuole portare a termine.
(da La Repubblica)
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Dicembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
L’INIZIATIVA DI RAFFAELLA CONTRO LA SOLITUDINE A MILANO
Natale è famiglia, unione, calore. Per tanti, però, diventa purtroppo una ricorrenza triste che sottolinea con crudeltà l’assenza di affetti, parenti e amici con cui trascorrere le festività. Una condizione che, in una metropoli sempre più grande e sempre più internazionale, diventa ogni anno più diffusa.
“Le feste portano tristezza a molti, più di quanti immaginiamo. In questa Milano di persone che corrono, che non guardano in faccia a nessuno, in questo individualismo dilagante ci sono tantissime persone sole. E quindi ho pensato fosse fondamentale cercare di fare gruppo nel giorno in cui tutti “Non stare solo a Natale, pranziamo insieme”: l’invito di Raffaella per chi resta da solo a Milanopuntano il dito ricordando che non hai nessuno”. È in questo modo che Raffaella Boselli, 56 anni, residente in zona Bonola a Milano, ha deciso quest’anno di aprire le porte del suo appartamento per il pranzo del 25 dicembre, invitando vicini e residenti in città a unirsi alla propria famiglia. L’iniziativa, diffusa sui social di quartiere del Municipio 8, si intitola Non stare solo a Natale, e per il momento ha raccolto quattro adesioni.
Il menù in programma, quello tradizionale del pranzo natalizio. A cucinare per gli ospiti sarà anche Daniele, il figlio 26enne di Raffaella, che con la mamma è da sempre impegnato in azioni di volontariato – e soprattutto ama stare ai fornelli. “Ma sarebbe bello che ognuno portasse una specialità della propria terra o della propria tradizione. In ogni caso, ho intenzione di preparare qualche porzione in più per chi volesse aggregarsi all’ultimo, anche solo per mangiare il panettone e fare un brindisi”, racconta Raffaella oggi.
L’idea, che sta prendendo piede in questi giorni, nasce da un’amara constatazione. “Sono milanese da sempre, e ho visto questa città cambiare nel tempo. Sono spariti i negozi di vicinato dove trovarsi a chiacchierare, gli abitanti della zona sono sempre diversi. C’è più solitudine, e allo stesso tempo una fortissima voglia di socializzare”, sempre Raffaella, attualmente impegnata come volontaria dell’Opera Cardinal Ferrari e della cooperativa Antonio Labriola. “Il tessuto sociale è composto ormai da chi si è trasferito qui per lavoro dal Sud, da altre regioni d’Italia o dall’estero e si trova a crescere i bambini senza il supporto di una grande famiglia. I nuclei sono sempre più piccoli, fatti da single o figli unici. Il problema di creare una rete larga anche tra estranei, in questa città, sarà sempre più importante”.
Ma chi sono, per ora, i partecipanti del pranzo di Natale allargato? “Fondamentalmente si tratta di donne sole. Tra i 50 e i 60 anni, separate, abbandonate dall’ex marito e dai figli. Persone che non riescono a proporsi sul mercato del lavoro o a socializzare, e che di conseguenza restano ai margini della società”.
Come uscirne, insomma? A piccoli passi. “Parliamo con gli altri, dedichiamoci a piccoli gesti di bellezza nei confronti dei vicini. E impariamo a utilizzare meglio i social: possono essere uno strumento potentissimo di aggregazione. Perché in fondo abbiamo sempre necessità degli altri. Anche io, adesso più che mai, ho capito che crearsi una rete sociale, anche tra estranei, è essenziale: quest’anno mi è capitato di tutto, e sono riuscita a rimanere a galla solo grazie a mio figlio, a mia sorella, agli affetti”. E così ecco il ritrovo natalizio di gruppo, aperto a chiunque suoni il campanello. “Mi dicono: sei pazza, fai entrare in casa gente sconosciuta. Ma io voglio fidarmi, non tutti sono cattivi. Voglio credere che ci siano ancora persone belle al mondo, persone che hanno solo bisogno di non sentirsi sole il 25 dicembre. Insomma, spero che questo gesto possa rendere la nostra città più inclusiva. Soprattutto se Non stare solo a Natale diventasse un vero trend milanese, e venisse replicato da altre persone”.
(da agenzie)
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Dicembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
L’IMPENNATA NELLA SPESA È DETERMINATA, PERÒ, NON DAI MAGGIORI CONSUMI, MA DAGLI AUMENTI GENERALIZZATI DEI PREZZI DI CIBI E BEVANDE
Per il cenone di Natale gli italiani spenderanno 3,2 miliardi di euro: 300 milioni in più dello scorso anno e 500 milioni più del Natale pre Covid. L’impennata nella spesa è determinata, però, non dai maggiori consumi, ma dagli aumenti generalizzati dei prezzi, delle tredicesime e degli occupati nell’anno, il 2024, che sarà ricordato come quello del boom storico dell’occupazione.
E’ quanto emerge dall’indagine del Centro Studi Confcooperative in cui si rileva che le tredicesime salgono dai 49 miliardi dello scorso anno ai 51,3 miliardi di quest’anno grazie al miglior andamento dell’occupazione, al minor impatto della Cig, ma le retribuzioni e la capacità di spesa viene erosa dall’inflazione.
“Il trend dice che primeggiano le spese personali e dominano egoismo, prudenza e oculatezza. Nota stonata l’Italia del malcontento – sottolinea il rapporto – perché continua ad allargarsi la forbice tra chi può spendere, mentre affiorano le difficoltà del ceto medio e chi scivola in povertà. Abbiamo 1 italiano su 3 che andrà in vacanza, ma l’esercito dei poveri assoluti e relativi è di circa 10 milioni di persone”.
Paese segnato da egoismo, difficoltà economiche e polarizzazione delle diseguaglianze, dal disagio al malcontento si acuiscono le differenze: l’Italia del malcontento – viene rilevato – è segnata dalla polarizzazione delle posizioni tra chi ce la fa e chi ha problemi sui fondamentali di spesa
(da agenzie)
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Dicembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
SE IL PRESEPE DEL POVERELLO D’ASSISI RAPPRESENTA LA NATIVITÀ, QUELLO DI NAPOLI RAPPRESENTA L’UMANITÀ. ALL’OMBRA DEL VESUVIO COMANDA IL DEMONE BAROCCO DELL’IPERBOLE CHE MESCOLA LE STORIE, SOVRAPPONE LE SCENE, AGGIUNGE PERSONAGGI. MA È PROPRIO QUESTA SPETTACOLARIZZAZIONE, CHE TRASFERISCE LA GALILEA ALLA SANITÀ, ALL’ORIGINE DELLA FORTUNA PLANETARIA DEL PRESEPE PARTENOPEO
Compie ottocento anni, ma non li dimostra. Il primo presepe nasce, infatti, la notte di Natale del 1223 dalla beata creatività di san Francesco. Che ebbe l’idea di vestire gli abitanti di Greccio, in provincia di Rieti, con i panni della Sacra Famiglia, completa di bue e asinello. […] in realtà col passare del tempo il presepe si è allontanato sempre di più dalla originaria severità francescana. Diventando una sorta di giocattolo devoto, dove si mescolano sacro e profano, messaggio universale e colore locale.
Ad Acireale i pastori somigliano ai pupi. In Alto Adige la grotta di Betlemme si trasferisce sulle Alpi e la Sacra Famiglia è scolpita nel legno. Le crèches francesi hanno come scenario i monti della Provenza. E in Germania i pastori della Krippe vestono i panni dei montanari bavaresi. Mentre quelli dei presepi latinoamericani indossano i tradizionali costumi andini. E la savana, con gli animali selvaggi, fa da paesaggio ai presepi africani.
A Napoli, considerata la capitale mondiale del presepe, la nascita di Gesù Bambino ha come sfondo il Vesuvio, le montagne appenniniche e le rovine di Pompei. Ed è proprio nella città partenopea che nel Settecento la rappresentazione della Natività diventa quella sacra ammuina che lo rende sempre più popolare o, meglio, sempre più pop.
Dove lo spettacolo della folla variopinta finisce quasi per metter in secondo piano la dimensione religiosa. Il risultato è che la grotta di Betlemme si trasferisce nel ventre di Napoli. E trasforma la Natività in un grande teatro di popolo. In una recita corale da Natale in casa Cupiello.
Certo è che a Napoli siamo a distanza siderale dall’invenzione umile e scarna del Poverello di Assisi.
All’ombra del Vesuvio comanda il demone barocco dell’iperbole che mescola le storie, sovrappone le scene, aggiunge personaggi. A immagine e somiglianza della concitata umanità partenopea e del suo feroce attaccamento alla vita. È il Vangelo in dialetto. Così un dogma astratto e impervio come quello dell’Incarnazione raggiunge anche i cuori più semplici.
Trasformando Dio in una creatura, anzi in un criaturo come si dice nella città dove i figli so’ piezz’e core.,Ma è proprio questa spettacolarizzazione, che trasferisce la Galilea alla Sanità, all’origine della fortuna planetaria del presepe partenopeo.
Se il presepe del Poverello d’Assisi rappresenta la Natività, quello di Napoli rappresenta l’umanità. E quest’anno papa Francesco ha affidato a due artigiani partenopei, Cantone e Costabile, il compito di realizzare il presepe dell’ottocentenario in piazza San Pietro.
Dodici pastori a grandezza naturale tra i quali lo stesso Poverello, più altri tre francescani. È un modo per aggiornare la lettera del Vangelo riconoscendo al patrono d’Italia e al suo ordine la paternità del presepe
(da La Repubblica)
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Dicembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
PREVEDE 37 ORE E MEZZO A SETTIMANA
La Spagna fa un altro piccolo passo verso l’introduzione della settimana corta. Venerdì 20 settembre, il governo di Pedro Sánchez e i due maggiori sindacati del Paese – Ugt e Ccoo – hanno raggiunto un accordo per accorciare l’orario lavorativo da 40 a 37,5 ore settimanali a parità di retribuzione. La novità, che deve ancora essere approvata in via definitiva dal parlamento, si scontra con la posizione delle imprese. Secondo Ceoe, la principale associazione spagnola dei datori di lavoro, la riduzione della settimana lavorativa non dovrebbe essere imposta per legge ma incentivata dalle singole aziende attraverso contrattazioni con i dipendenti.
La riduzione dell’orario settimanale
L’accordo raggiunto da governo spagnolo e sindacati prevede multe piuttosto salate per le aziende che non si conformano alle nuove regole sull’orario di lavoro. Le sanzioni a carico delle imprese, scrive Reuters, supereranno i 10mila euro per ogni lavoratore a cui non sarà adeguato il contratto. «Oggi stiamo saldando un debito con i lavoratori spagnoli e con le nuove generazioni, che hanno capito che il tempo personale non è un lusso, ma un diritto fondamentale», ha esultato Yolanda Díaz, ministra del Lavoro e leader del partito di sinistra Sumar. Soddisfatto, ma più cauto, il ministro dell’Economia Carlos Cuerpo, in quota Partito Socialista, che ha appoggiato le nuove regole ma ha anche mandato segnali di distensione al mondo delle imprese. Le nuove regole, ha detto nei giorni scorsi, potrebbero essere posticipate al 2026 per dare più tempo alle aziende di adeguarsi.
Le norme del governo Sánchez sul lavoro
L’accordo sulla riduzione dell’orario di lavoro era una delle promesse elettorali fatte dalla coalizione di centrosinistra di Pedro Sánchez, che si ritrova a guidare un governo di minoranza dopo le elezioni del 2023. A guidare le politiche dell’esecutivo spagnolo in tema di lavoro è Yolanda Díaz, diventata un punto di riferimento per i partiti progressisti di tutta Europa. Da quando ha assunto la carica di ministra del Lavoro, la leader di Sumar ha inaugurato una nuova stagione di diritti per i lavoratori, alzando il salario minimo legale e rendendo la Spagna il primo Paese europeo ad approvare una legge che riconoscesse a tutti i rider lo status di dipendenti. Più di recente, Díaz ha rimesso mano allo Statuto di Lavoratori per introdurre il «congedo climatico», ossia la possibilità per i dipendenti di usufruire di un permesso retribuito fino a quattro giorni in caso di emergenza meteo.
(da agenzie)
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Dicembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
ERA SCAPPATO DALL’ARABIA SAUDITA IN QUANTO ATEO E GODEVA DI UN PERMESSO DI SOGGIORNO PERMANENTE… FAN DI AFD E MUSK
Taleb Al Abdulmohsen, arrestato per l’attentato al mercatino di Natale a Magdeburgo in Germania, era un attivista anti-Islam. Era scappato dall’Arabia Saudita in quanto ateo. Vive a Bernburg nel distretto di Salzland e ha un permesso di soggiorno permanente. Lavora come medico in una struttura privata.
Secondo Der Spiegel si tratta di un fan di Elon Musk e del cospirazionista Usa Alex Jones, oltre che dell’attivista di destra britannico Tommy Robinson.
L’indagine
Un video mostra il suv nero che si ferma e l’uomo alla guida che esce dal veicolo, alza le mani e si sdraia per terra, circondato dagli agenti che gli puntano addosso le armi. «Andava a zig-zag, per prendere più persone possibile», è la versione riportata da «diversi testimoni» sulla gazzetta locale Volksstimme. Le immagini più disturbanti sono quelle riprese da un testimone oculare che però non parla, riprende solo la scena: persone per terra, pianti disperati, soccorsi rudimentali. Al quotidiano una testimone racconta di aver visto sfrecciare la Bmw nera proprio nella zona del mercatino dove c’erano più bambini, ovvero il «Maerchen-bereich», l’area dedicata ai personaggi delle favole. Intanto subito dopo l’attentato è cominciata a circolare una falsa notizia.
Taleb Al Abdulmohsen lavorava in uno degli ospedali che ieri ha aperto la terapia intensiva per soccorrere i feriti. Il bilancio ancora provvisorio parla di due morti, tra cui un bambino, e più di 60 feriti, una quindicina in modo grave. «Abbiamo visto il tetto dell’auto, poi è successo. Poi tutti giacevano a terra, bambini, uomini, persone ferite con fratture esposte, è inimmaginabile», ha detto un testimone al canale televisivo Welt TV.
(da agenzie)
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Dicembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
CON UNA OPPOSIZIONE COSI’ MELONI GOVERNERA’ 20 ANNI… SINCERAMENTE CI AVETE ROTTO I COGLIONI CON IL VOSTRO PERBENISMO, SOLO UN’OPPOSIZIONE CHE NON COPRA SANTUARI SCONSACRATI PUO’ ESSERE UN’ALTERNATIVA CREDIBILE… TRA POCO I SOVRANISTI AVRANNO IN MANO LA MAGGIORANZA DEI GANGLI VITALI DELLE ISTITUZIONI E QUESTI NEANCHE SI ACCORGONO DI SENTENZE PILOTATE DA MEDIA, MINACCE E PRESSIONI
“La nostra critica alle scelte di Meloni e Salvini è tutta politica e non cambia di un millimetro. Le sentenze si rispettano sempre, la nostra opposizione alle loro scelte continuerà”. Lo dice la segretaria del Pd, Elly Schlein, commentando l’assoluzione di Matteo Salvini al processo Open Arms.
“Noi siamo abituati, a differenza della destra italiana a rispettarle le sentenze. Questo non cambia di una virgola il nostro giudizio politico sulle scelte di allora e sulle scelte di oggi. Vedo che Salvini poco fa ha dichiarato che chi ha pensato di usare i migranti per far politica oggi ha perso. Vorrei ricordargli sommessamente che se c’è qualcuno che ha usato i migranti per interessi politici in questi anni è sempre stato lui e questo non fa vincere mai nessuno , non fa vincere la cultura del diritto e non fa vincere la cultura della buona politica”.
Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs parlando con i cronisti in Transatlantico a Montecitorio.
“Ciò detto – prosegue il leader di SI – ripeto, per quel che mi riguarda, che il nostro giudizio politico non cambia di una virgola,come la nostra opposizione a politiche sbagliate. Politiche di un governo del tutto incapace di affrontare un problema strutturale come quello delle migrazioni, politiche buone solo a lucrare sulla paura delle persone più deboli. Quelle persone proprio la legge di bilancio che ora la destra si prepara ad approvare non dà per l’ennesima volta alcuna risposta. E forse anche questo – conclude Fratoianni – spiega perché serva così tanto gridare al nemico con la pelle di un altro colore da parte loro, forse per nascondere l’incapacità di rispondere ai bisogni e problemi della parte più debole di questo Paese”.
“Rispettiamo le sentenze, sempre, i giudici e il loro lavoro. Ma la politica non si fa nelle aule di tribunale. Non cambia, quindi, la condanna morale e politica sull’inaccettabile condotta del ministro Matteo Salvini quando, nel 2019, lasciò al largo di Lampedusa, per 19 giorni, 147 persone salvate dalla nave Open Arms”.
Così Laura Boldrini, deputata Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Persone trattate come cose e ridotte allo stremo e Ong dipinte come criminali. Salvini – aggiunge – non è stato processato per aver difeso i confini della patria, come dice lui, perchè i confini non erano minacciati da nessuno. Così come resta inaccettabile la campagna di discredito animata nei confronti dei giudici dell’accusa, costretti ad avere la scorta per le minacce e gli insulti ricevuti”.
(da agenzie)
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Dicembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
“NON E’ NECESSARIO ASPETTARE LE SENTENZE PER ESPRIMERE UN GIUDIZIO, IL CALVARIO CUI SONO STATI SOTTOPOSTI ESSERI UMANI E’ PEGGIO DI UN REATO, E’ UNA VERGOGNA”…. LA PROSSIMA VOLTA ALLORA ASPETTIAMO CHE LI AFFOGHINO E POI LI SI ACCUSI ANCHE DI NON SAPER NUOTARE
Se Salvini sperava nell’aureola del martire arrestato (per finta, siamo in Italia) per aver difeso i sacri confini patrii da qualche decina di derelitti, i giudici gliel’hanno negata.
Se il partito dell’impunità puntava alla sua condanna per dimostrare che i giudici danno sempre ragione ai pm e dunque bisogna separarne le carriere, in due giorni è stato sbugiardato prima dal Gup di Firenze su Renzi&C. nel processo Open e poi su Salvini dal Tribunale di Palermo nel processo Open Arms.
Non esiste alcun Toga Party che marcia compatto come falange per abbattere politici sgraditi: solo pm che indagano doverosamente su notizie di reato e giudici che le valutano in autonomia e indipendenza, dando ragione o torto a chi ritengono che ce l’abbia.
È la fisiologia del processo, che funziona senza bisogno di schiforme. L’unica patologia (voluta, creata e aggravata dai politici che poi strillano) sono i tempi intollerabili: due anni di udienza preliminare sul Matteo minor, cinque anni e mezzo per la sentenza sul Matteo maior.
Il Gup di Firenze, in base alla schiforma Cartabia, ha ritenuto che gli indizi portati dai pm (e decimati da Consulta e Cassazione) non bastassero a rendere probabile una condanna per finanziamento illecito, corruzione e traffico d’influenze sui fondi versati da gruppi privati alla fondazione Open dei renziani, che poi in alcuni casi si attivavano per i donatori: e ha negato financo il processo.
A Palermo il Tribunale ha ritenuto, con la formula “il fatto non sussiste”, che il sequestro di persona non si applichi al ministro dell’Interno che nell’agosto 2019 rifiutò di comunicare il porto sicuro a una nave carica di migranti al largo delle coste italiane, negando lo sbarco anche ai minori malgrado l’ordine del Tribunale minorile e due lettere del premier Conte che gli intimava di compiere il suo dovere.
Per conoscere le ragioni dei due verdetti bisogna attendere le motivazioni, che nessuno può conoscere. Ma già si sa ciò i giudici non potranno scrivere: e cioè che i comportamenti oggetto dei due processi fossero eticamente e politicamente ineccepibili.
E solo una classe politico-giornalistica miserabile – quella italiana – ha bisogno di “aspettare la sentenza” per dare il proprio giudizio. Che non deve riguardare i reati, ma i fatti.
Non serve un giudice per stabilire che trasformare una corrente politica in una fondazione schermando i nomi dei finanziatori e in barba al dovere di trasparenza verso gli elettori, così come lasciar arrostire in alto mare sotto il sole di agosto decine di disgraziati per allungarne il calvario in cambio di qualche voto, è peggio di un reato: è una vergogna.
Marco Travaglio
per “il Fatto Quotidiano”
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Dicembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
“NON SMETTEREMO DI SALVARE VITE IN MARE”… UN COMANDANTE: “MO HANNO FATTO PASSARE PER UN DELINQUENTE QUANDO HO SOLO SALVATO VITE UMANE”
Tra i banchi degli attivisti dell’organizzazione non governativa spagnola Open Arms gli occhi sono umidi. Scende qualche lacrima. Lacrime composte. È un silenzio quasi surreale quello che segue la lettura della decisione del tribunale dei ministri di Palermo che ha scagionato, con formula piena, l’ex ministro dell’Interno dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio. La delusione delle parti civili, però, si avverte.
Al di fuori, sotto il tamburellare della pioggia, il primo a parlare è il fondatore di Open Arms, Oscar Camps. Alla stampa rilascia appena qualche commento: “Il nostro operato è chiaro. Quello che facciamo è legittimo. Continueremo a salvare vite in mare. Nessuna delusione per l’esito”, assicura. Anche se gli occhi lucidi tra gli attivisti e le attiviste dell’ong non sono mancati.
L’avvocato Arturo Salerni, che difende l’organizzazione, dice di non escludere il ricorso. “Ma – precisa – attendiamo le motivazioni della sentenza prima di valutare”.
Motivazioni che dovranno arrivare entro 90 giorni. Per l’avvocato, rimane però un dato di fatto: Open Arms “ha salvato vite umane”. Prima della sentenza, il capitano che era alla guida della nave dell’ong in quell’agosto del 2019 ha raccontato a PalermoToday di aver vissuto giorni drammatici. Si chiama Mar Reig ed è un uomo esile e minuto. Il suo rammarico: “Mi hanno fatto passare per un delinquente, quando ho solo soccorso delle persone”.
Ma dichiarazioni di sostegno verso l’operato di Open Arms sono arrivate da ong e politici. Come Emergency, parte civile del processo, che ha ricordato come “i naufraghi soccorsi dalla Open Arms, già provati dalle violenze in Libia e dalla traversata, sono stati sottoposti a sofferenze inutili. Noi continueremo a prestare assistenza a quanti si trovano in pericolo nel Mediterraneo non solo perché è un obbligo previsto dal diritto internazionale, ma perché è la cosa giusta da fare”.
“Giudici creativi non ne abbiamo”, ha scritto su Facebook Luca Casarini, fondatore di Mediterranea. “Il fatto che non sussiste, che sarà ampiamente e democraticamente motivato in punta di diritto, dal punto di vista sostanziale dice che quelle vite non esistono. Ma questo è il mondo che abbiamo”. Per lui, niente stupore né drammi. “L’assoluzione di un potente non è una notizia che sorprende – prosegue -. Che le sofferenze procurate a innocenti da parte di un potente, non siano considerate un reato, nemmeno. Mi sembra tutto nella norma, niente di così strano. E ora al lavoro e alla lotta”.
ulla vicenda è intervenuto anche Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo, oggi europarlamentare, che ha ricordato come “l’assoluzione non possa prestare il fianco a facili strumentalizzazioni. Questa vicenda non deve e non può rimanere chiusa nelle aule di un tribunale. Richiama a una precisa responsabilità etica e politica: le vite dei migranti si salvano, le ong non si criminalizzano”.
In aula, ad ascoltare la decisione dopo più di otto ore di camera di consiglio, è stato presente anche il capo della procura del capoluogo Maurizio De Lucia che ha così voluto mostrare il proprio supporto alla pubblica accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Marzia Sabella, da Calogero Ferrara e Giorgia Righi.
(da agenzie)
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