Dicembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
LE IMMAGINI, DOPO MAGDEBURGO, SONO DA BRIVIDI: VALERIO STAFFELLI ENTRA NEL VARCO LIBERO E INCUSTODITO TRA PIAZZA FONTANA E CORSO VITTORIO EMANUELE
Domani sera a Striscia la notizia (Canale 5, ore 20.35) Valerio Staffelli testa la qualità dell’innalzamento del livello di sicurezza promesso dal ministro dell’Interno, Piantedosi, dopo i fatti di Magdeburgo, nelle aree dedicate a eventi e manifestazioni natalizie. E scopre che a Milano un’auto entra senza l’ombra di un ostacolo non solo nella zona adiacente al Duomo, dove si svolgono i mercatini di Natale, ma può circolare indisturbata anche in una piazza Duomo invasa da cittadini e turisti.
Le immagini, dopo Magdeburgo, sono da brividi: l’inviato di Striscia, imbeccato da una segnalazione, entra nel varco libero e incustodito tra piazza Fontana e corso Vittorio Emanuele, percorre con l’auto, a passo d’uomo, tutta la zona dei mercatini e sbuca senza ostacoli o blocchi a piazza Duomo. Per poi fare inversione nel cuore della piazza e ripercorrere lo stesso tragitto.
Il servizio completo sarà trasmesso domani sera a Striscia la notizia (Canale 5, ore 20:35).
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
NEL REGNO UNITO FA LA GUERRA A STARMER, HA INIZIATO A SOSTENERE IL POPULISTA FARAGE E POTREBBE DONARGLI MILIONI DI DOLLARI,,, HA PARAGONATO TRUDEAU A HITLER PER LE MISURE ANTI COVID E HA CONTESTATO L’ANNULLAMENTO DELLE PRESIDENZIALI RUMENE. I SUOI LEGAMI CON PUTIN SONO NOTI E IN ITALIA E’ PAPPA E CICCIA CON GIORGIA MELONI
Non è la prima volta e non sarà l’ultima, però l’appoggio di Elon Musk ai neonazisti di Afd è uno spartiacque nella sua svolta estremista. Perché oltre ai soldi e le piattaforme digitali che può mettere al servizio di questa internazionale della destra, c’è il suo ruolo sproporzionato nella nuova amministrazione Trump.
La benedizione di Afd, che colpisce anche per l’ammirazione di Musk manifestata dall’attentatore di Magdeburgo, è solo l’ultima in ordine di tempo. La longa manus dell’internazionale populista di Elon è esondata anche nel Regno Unito, dove prima ha dichiarato guerra alla giustizia britannica e al premier Starmer per il pugno di ferro contro le rivolte razziste dopo la strage di bambine a Southport. Poi ha iniziato a sostenere Nigel Farage, re della destra inglese e storico compare di Trump. Farage è volato in Florida a trovare il presidente eletto insieme a Nick Candy, alfiere della falange populista senza confini
Il capo della Commissione Elettorale britannica ha esortato Starmer a promulgare leggi per fermare i finanziamenti stranieri ai partiti. Lo spauracchio sono i milioni che Musk si appresterebbe a donare a Farage per sconvolgere la politica del Regno. A sentire alte fonti di Whitehall, il governo vorrebbe cambiare le norme, ma teme che la riforma venga bollata come “anti Musk”
La militanza di Musk ha aiutato la rielezione di Trump, ma viene da lontano. La lista degli interventi a gamba tesa nella politica internazionale è lunga. Ha accusato la nuova Commissione Ue di essere antidemocratica, dopo aver litigato con Bruxelles per l’inchiesta sulla possibile violazione del Digital Services Act col social X. Ha contestato l’annullamento delle presidenziali rumene, ricevendo il grazie del candidato putiniano Georgescu. Ciò non sorprende, perché sono noti i suoi rapporti col capo del Cremlino. Per non parlare dell’iniziale entusiasmo in difesa dell’Ucraina, trasformatosi poi nella minaccia di staccarle il collegamento a Starlink, indispensabile per difendersi.
In Italia, prima di premiare Giorgia Meloni a New York, si era già schierato con lei e Salvini, attaccando la giustizia per il processo Open Arms e le obiezioni al trasferimento dei migranti in Albania. Perché ha in ballo affari con Starlink e altro da circa 5 miliardi, ma anche per affinità politiche e sull’immigrazione.
Poi ha paragonato il canadese Trudeau a Hitler per le misure anti Covid, abbracciato l’argentino Milei e strizzato l’occhio a Le Pen in Francia
La parabola che ha portato Musk su questa strada è complessa. È nato e cresciuto in Sudafrica, dove il padre Errol giura che fosse contro l’apartheid, ma il nonno J. N. Haldeman lo appoggiava. A 18 anni si era trasferito in Canada e poi negli Usa, diventando un liberal, o così sembrava.
Nel 2020 aveva votato Biden, ma poi qualcosa si è rotto. Il Wall Street Journal ha scritto che dopo l’elezione di Joe, Elon voleva incontrarlo, però era stato rifiutato. In particolare quando nell’agosto del 2021 la Casa Bianca aveva organizzato un evento per promuovere le auto elettriche, senza invitarlo. Motivo: non urtare il sindacato del settore United Auto Workers, che aveva appoggiato Biden ma non voleva Musk intorno.
Un altro elemento che ha contribuito alla svolta è la vicenda della figlia Vivian. Elon non ha mai accettato il suo cambio di sesso, accusando la cultura woke della sinistra di averle fatto il lavaggio del cervello, e promettendo vendetta. Da qui anche la rottura con la California, abbandonata per il conservatore Texas.
Poi ci sono gli interessi imprenditoriali. Trump in teoria era l’ultima persona con cui poteva allearsi il fondatore della Tesla, vista l’avversione per le auto elettriche, ma l’antipatia per Biden era diventata troppo forte. E comunque Elon pensa che Donald potrebbe aiutare la sua compagnia. A questo si aggiungono le commesse civili e militari per SpaceX, destinate ad aumentare, e la collaborazione con l’intelligence sui satelliti. Afd rappresenta però una svolta più netta verso l’estremismo
(da “la Repubblica”)
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Dicembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
DIETROFRONT DOPO CHE ANTONIO ANGELUCCI, IL DEPUTATO LEGHISTA PROPRIETARIO DE “GIORNALE”, SI E’ INCAZZATO E HA FATTO PUBBLICARE ARTICOLI DI FUOCO CONTRO IL GOVERNO SUL TEMA DEI FONDI ALL’EDITORIA
Nel nuovo testo di legge di Bilancio per il 2025 che il Senato dal 23 dicembre potrà esaminare senza modificarlo i fondi per l’editoria sono saliti di 31 milioni di euro rispetto agli stanziamenti previsti dalla vecchia legge di bilancio per il 2024. Nel capitolo della tabella del Tesoro destinato a finanziare il pluralismo nell’informazione sono ora appostati ben 282,7 milioni di euro, la cifra più alta mai appostata nei bilanci preventivi degli ultimi anni, dato che fa comprendere come molte polemiche nel periodo si siano rivelate del tutto infondate.
Per settimane, infatti, durante l’esame alla Camera della legge di Bilancio la Federazione degli editori italiani (Fieg) guidata da Andrea Riffeser, editore dei quotidiani La Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno, ha protestato pubblicamente per i tagli della manovra 2025 ai sostegni pubblici per la stampa.
La protesta è passata anche attraverso la pubblicazione su tutti i giornali di una pagina pubblicitaria in cui dopo avere segnalato i ricchi finanziamenti pubblici al cinema, al teatro e alla danza e lo spreco di 123 miliardi di euro per il superbonus 110%, si esprimeva «lo sconcerto per la decisione dei partiti della maggioranza di governo di abbandonare nella legge di bilancio per il 2025 il settore dell’informazione professionale e di qualità».
Detto in questo modo sembrava che i fondi per l’editoria, concessi generosamente per anni, e sommati come accaduto per altri settori economici ai ristori straordinari durante la pandemia, fossero improvvisamente scomparsi, azzerati dal governo di Giorgia Meloni
Pur non avendo questo esecutivo una particolare simpatia nei confronti di giornali e giornalisti, nel testo della legge di Bilancio per il 2025 aveva appostato fin dall’inizio 232,7 milioni di euro nel capitolo sul pluralismo nell’informazione. I fondi per l’editoria, che secondo la legge di bilancio dell’anno precedente avrebbero dovuto essere nel 2025 255 milioni di euro, erano in effetti stati ridotti di circa il 10%. [
La protesta che ha dilagato con articoli di sostegno su tutti i principali quotidiani italiani e che è stata sostenuta all’interno dell’esecutivo da Forza Italia e dal sottosegretario azzurro all’editoria, Alberto Barachini, ha portato all’approvazione di un emendamento che ha integrato con altri 50 milioni di euro quel fondo editoria che era tutto meno che dissanguato.
Risultato finale: invece di subire una riduzione del 10% gli editori italiani hanno messo in tasca un aumento del 10% nel sostegno pubblico grazie alle tasse pagate da tutti gli italiani. I fuochi di artificio lanciati nel primo caso però hanno lasciato il passo al grande ed evidentemente imbarazzato silenzio con cui è stato incassato l’insperato aumento di fondi.
(da Open)
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Dicembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
FDI E FORZA ITALIA HANNO MESSO NEL MIRINO LA RAGIONIERA DI STATO DARIA PERROTTA, FEDELISSIMA DI GIORGETTI: “FA TUTTO, TROPPO”
Cosa ci fanno insieme, nella stessa aula, il deputato di Avs Marco Grimaldi con indosso una kefiah arancionera in solidarietà al popolo palestinese e il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, vestito di tutto punto in versione dandy? Alle tre di notte discutono della riformulazione dell’emendamento alla manovra numero 80.039, a firma Lega. Più soldi per il Ponte sullo Stretto.
Grimaldi si allenta la sciarpa e ripete quella che è oramai diventata una consuetudine nella Sala Mappamondo di Montecitorio che ospita i lavori della commissione Bilancio: “Non volevo intervenire, ma mi trovo costretto a farlo anche questa volta”. Ritornello numero 42 nelle ultime 48 ore. Quindi la richiesta a Freni: “Di che si tratta?”.
Alla sua sesta tazza di tè, rigorosamente darjeeling, il sottosegretario accoglie la domanda con toni da armistizio: “Onorevole Grimaldi, qualche minuto e sarà come sempre accontentato”. Prove di pace nella lunga notte della terza legge di bilancio del governo Meloni.
L’Ires premiale per le imprese e poi la web tax solo per le big, ancora la riduzione delle tasse sulle criptovalute e più soldi alle scuole paritarie.
Il passaggio della manovra alla Camera non è stato solo questo. È stato, anche, l’iter tormentato per l’esecutivo che ha dovuto attraversare divisioni interne e mugugni di vario tipo, oltre alle proteste delle opposizioni per le decine di testi riformulati. Più di 300 le modifiche al testo approvato dal Consiglio dei ministri a metà ottobre.
Tormenti e “mancette” last minute, ma anche risse sfiorate e musi lunghi. E poi ancora cambi d’abito dopo la notte, tra lunedì e martedì, in cui Grimaldi e Freni hanno disquisito di Ponte e di tanto altro. C’è chi, come il presidente della commissione Bilancio, Giuseppe Mangialavori, il mattino seguente non è riuscito neppure a tornare a casa.
“Vado a lavarmi i capelli almeno”, ha bisbigliato a una sua collaboratrice in fretta e furia prima di infilarsi nel salone di Montecitorio dove i parlamentari sistemano barbe e capigliature. Lui, Mangialavori, l’arbitro della contesa tra maggioranza e opposizione. Settantadue ore di fila, insieme a Freni, fianco a fianco.
Gli altri sottosegretari si sono visti poco, qualche minuto o poco più. Neppure quando la manovra è arrivata in aula per l’avvio della discussione generale: tutti vuoti gli scranni del governo. E polemiche, sotto traccia, tra il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e il collega al Tesoro, Giancarlo Giorgetti.
La rissa sfiorata tra Mangialavori e Bignami
Alle cinque del mattino della lunga notte arriva il capogruppo di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami. “Presidente, diamoci una mossa”, sussurra all’orecchio destro di Mangialavori. È il momento più delicato per la manovra.
Il governo tratta con il Pd e Avs su alcuni emendamenti che stanno a cuore alle opposizioni. Ma da Palazzo Chigi, per interposto messaggio del ministro della Difesa, Guido Crosetto, è arrivato anche l’ordine di cestinare l’emendamento dei relatori che aumenta gli stipendi dei ministri e dei sottosegretari non eletti, equiparandoli ai colleghi che sono anche parlamentari. Per non parlare delle concessioni elettriche, che la maggioranza vorrebbe allungare fino a 40 anni, e di quelle autostradali che portano con sé la dote amara dei rincari dei pedaggi.
“Non è che ti presenti qui alle cinque del mattino e fai il bulletto”, replica Mangialavori a Bignami. Il presidente dei deputati di FdI inizia ad accusare i tecnici del Mef: “Se si dessero una mossa, magari chiudiamo questa storia”. Rissa sfiorata.
E discussione rinviata alla conferenza dei capigruppo che si trasforma in un “one man show” di Bignami. Nel frattempo i lavori della commissione si sono conclusi, ma gli uffici della Camera hanno bisogno di tempo per preparare il testo che sarà esaminato dall’aula. L’esponente di FdI sbotta: “Gli abbiamo dato 32 ore e ora si parla di tornare in commissione?”.
La Ragioniera e la relazione con “zero errori”
Il terminale delle accuse di Fratelli d’Italia è lei, la Ragioniera di Stato Daria Perrotta. Fa tutto, troppo: con una mano la Ragioniera e con l’altra il capo dell’ufficio legislativo del Mef, è l’accusa che arriva anche da Forza Italia quando la riscrittura della norma sui revisori del ministero nelle società che ricevono contributi pubblici viene ritenuta ancora troppo ingombrante.
Sulla scrivania della Ragioniera arrivano oltre 600 emendamenti, più del doppio dei cosiddetti “super segnalati” che la maggioranza aveva promesso di selezionare tra le centinaia di modifiche sollecitate durante l’iter alla Camera.
Alla fine ne passano oltre 300, in tutto. Testi riscritti, anche tre volte, come quello sugli stipendi dei parlamentari. Alla fine a bollinare il lavoro della commissione Bilancio ci pensa lei: nessuna richiesta di correzione o di stralcio. Altra storia rispetto alla prima manovra del governo Meloni: allora alla Ragioneria c’era Biagio Mazzotta, poi sostituito. La matita blu e rossa aveva lasciato il segno ben 44 volte.
Freni, il sottosegretario in “ostaggio”
Quando mancano pochi minuti al voto finale in aula è il deputato del gruppo Misto, Luigi Marattin, a sdoganare “il povero ragazzo che non ha dormito per quaranta ore e che è stato sottoposto a trattamenti inumani”. Il “ragazzo”, Freni, è seduto tra i banchi del governo. “L’unico modo per fermare la manovra è rubarmi il tè”, aveva detto una settimana fa, quando la commissione Bilancio si apprestava a entrare nel vivo dell’esame.
Sottosegretario dai toni mariani: “Non vorrei che affidarsi a me sia confuso con l’affidarsi alla Madonna di Fatima o di Pompei. Io purtroppo ancora non moltiplico il denaro, mi sto attrezzando, pero’ ancora non riesco a farlo”.
Cento e una “mancetta”
Dalla commissione all’aula, la manovra ha provato a resistere all’assalto dei partiti. Ci è riuscita fino a un certo punto. Per portare a casa il risultato, infatti, il governo è stato costretto ad “allegare” alla Finanziaria una “legge mancia” per accontentare le decine di richieste che sono arrivate da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
I finanziamenti arriveranno entro fine gennaio con un decreto del presidente del Consiglio perché la manovra, per legge, non può contenere micro-misure o interventi territoriali, ma poco importa. Le risorse sono state già prenotate con gli ordini del giorno, proprio alla manovra, votati dall’emiciclo di Montecitorio.
Dai 100 mila euro per la parrocchia di Santa Maria della Grotticella di Viterbo al milione per la ristrutturazione del teatro parrocchiale di Santa Maria Assunta di Brignano a Gera d’Adda (Bergamo). E, ancora, 100 mila euro per il rifacimento del manto stradale di via Frostella a Caiazzo (Caserta) e 400mila euro per la manutenzione delle strade rurali del comune di Orune, in provincia di Nuoro. La dote più consistente ad Alessandria, città del capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari: 20 milioni, in due anni, per la realizzazione del secondo ponte sul fiume Bormida”. Più di cento le “mancette” distribuite.
Il “compagno” Grimaldi e le banconote dei 5 stelle
La kefiah arancionera, dunque. Il deputato di Avs l’ha ricevuta da un sindaco turco commissariato da Erdogan. “L’ho avuta in dono quando ho fatto il capo delegazione di una missione di osservatori internazionale per le scorse presidenziali in Turchia, in viaggio tra i seggi del Kurdistan turco e i controlli della polizia”, ha raccontato ai suoi colleghi incuriositi dall’accessorio.
“Ha sopra la polvere e la speranza di chi a Kobane ha perso la vita contro Daesh, ma da anni subisce bombardamenti e rappresaglie”, ha spiegato ancora per specificare perché ha tenuto quella kefiah intorno al collo per 70 ore di fila.
(da La Repubblica)
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Dicembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
DOPO AVER FATTO INCAZZARE IERI ISRAELE PARLANDO DI “BAMBINI BOMBARDATI NELLA STRISCIA”, OGGI TORNA A TUONARE ALL’ANGELUS, INVOCANDO LA PACE
Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, è entrato questa mattina nella Striscia di Gaza e “ha raggiunto il compound della parrocchia della Sacra Famiglia per una visita di solidarietà e la celebrazione del Natale”.
L’ingresso del porporato – che ha “giurisdizione” sui fedeli cattolici di rito latino residenti in Israele, Palestina, Giordania e Cipro – è avvenuto dopo che ieri Papa Francesco, durante il discorso di Natale alla Curia, aveva lamentato il fatto che Pizzaballa non era stato fatto entrare nel territorio dilaniato dalla guerra di Israele. L’ambasciata israeliana presso la Santa Sede aveva replicato che invece il cardinale Pizzaballa aveva ricevuto il permesso.
E oggi Francesco durante l’Angelus ha ribadito il concetto espresso ieri: “Con dolore penso a Gaza, a tanta crudeltà, ai bambini mitragliati, ai bombardamenti di scuole e ospedali. Quanta crudeltà”. Il pontefice ha fatto di nuovo riferimento alle crisi internazionali: “Preghiamo perché a Natale possa cessare il fuoco su tutti i fronti di guerra: in Terra Santa, in Ucraina , in tutto il Medio Oriente e nel mondo intero”. “La martoriata Ucraina – continua – continua a essere colpita da attacchi contro le città che a volte danneggiano scuole, ospedali, chiese”, ha sottolineato ancora Francesco. Lanciando il suo appello: “Tacciano le armi e risuonino i canti natalizi”.
Nella notte vari raid notturni compiuti dalle forze israeliane hanno causato la morte di almeno 28 persone. Uno dei blitz è avvenuto sulla ex scuola di Gaza City che ospitava sfollati: qui sono morti in 8 fra cui 4 bambini, secondo le informazioni della protezione civile di Gaza, espressione di Hamas. Secondo il ministero della Sanità del governo di Hamas dall’inizio della guerra con Israele (dopo il 7 ottobre 2023) le vittime nella Striscia sono state 45.259 vittime.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
DURANTE UNA PERQUISIZIONE NELL’AUTO DELL’AGENTE SONO STATI TROVATI ALTRI DUE CHILOGRAMMI DI DROGA… NORDIO NN HA NULLA DA DIRE SUL MOLTIPLICARSI DI QUESTI CASI?
Il nucleo investigativo centrale e gli agenti del comando del reparto della Polizia Penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) hanno arrestato un assistente capo di polizia penitenziaria di anni 52 trovato in possesso di un chilogrammo di hashish destinato ai detenuti.
Durante una perquisizione nella sua auto sono stati trovati altri due chilogrammi della stessa sostanza sostanza stupefacente. Dopo l’arresto il poliziotto penitenziario è stato chiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere.
“La polizia penitenziaria – commentano il presidente dell’Uspp Giuseppe Moretti e il segretario regionale Ciro Auricchio – ha gli anticorpi giusti per poter allontanare coloro che non sono degni di indossare la nostra uniforme. L’assistente infedele non solo ha tradito lo Stato ma anche la fiducia dei propri colleghi. La polizia penitenziaria, in oltre 200 istituti del Paese, opera nel rispetto della legalità, in un contesto complesso e difficile quale è il mondo delle carceri, credendo fortemente nei valori democratici e costituzionali”.
“Il personale di Santa Maria Capua Vetere opera tra mille difficoltà quotidiane sotto organico ma ciononostante assolve con grande responsabilità al compito istituzionale affidato, riuscendo a garantire l’ordine e la sicurezza interna”, concludono i due sindacalisti.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
“QUESTI LIBRI SI TROVANO LI’ COSI’ DA 50 ANNI ED E’ MOTIVO DI ATTRAZIONE ANCHE TURISTICA”
Il comune di Pisa sta finendo su tutti i giornali locali per aver multato una libreria, colpevole di aver esposto dei volumi fuori dal negozio. La denuncia arriva direttamente dai titolari dell’attività, rei di aver violato il «decoro urbano». «Questi libri si trovano li così da 50 anni, ed è motivo di attrazione anche turistica, considerando le fotografie che ci fanno. Abbiamo chiesto un confronto con il sindaco Michele Conti e l’assessore alla cultura Filippo Bedini perché siamo profondamente amareggiate, e con noi tutti i clienti e le clienti che stamattina hanno assistito alla triste scena. Davvero si può abbinare il ‘mancato decoro’ con i libri?», spiegano le proprietarie della libreria Ghibellina sui social.
«Mercoledì mattina – ha spiegato a Pisa Today Rimedia Deffenu, una delle proprietarie – sono tornati tre vigili, piuttosto agguerriti, che ci hanno fatto due multe: la prima di 200 euro per occupazione del suolo pubblico e, malgrado avessimo fatto notare di non aver ricevuto l’avviso per rinnovare la concessione, l’abbiamo accettata sottolineando la nostra volontà di metterci immediatamente in regola».
«La seconda, di 100 euro, per violazione del decoro urbano – sottolinea –. E che i libri siano indecorosi, con tutto rispetto, non si può sentire. I vigili ci hanno minacciato di tornare per farci una seconda multa ricordando che, al terzo richiamo, scatta la chiusura dell’attività».
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
“UN CLIMA CHE QUALCUNO ALIMENTA QUOTIDIANAMENTE E CHE AL CONTRARIO DEGLI AGGRESSORI NON E’ IGNOTO”
Una coppia omossessuale è stata aggredita nella notte a Milano in zona Barona mentre camminava mano nella mano con insulti omofobi come “fate schifo”, “ma veramente fate?”, “siete contro Dio e la natura” da parte di un gruppetto di giovani.
Un 45enne, che ha reagito a parole agli insulti, è stato trasportato circa 50 minuti più tardi all’ospedale San Paolo in codice verde con lievi ferite a causa di un pugno in faccia. L’uomo, di professione infermiere, sempre al San Paolo, è stato sottoposto a una radiografia e poi dimesso.
I fatti sono avvenuti intorno alla mezzanotte: ancora ignoti i presunti aggressori. “A noi spetta denunciare un clima sempre più violento e discriminatorio nei confronti di persone della comunità LGBT”, attacca il consigliere regionale della Lombardia eletto con Patto Civico, Luca Paladini, amico personale della coppia e che ha denunciato pubblicamente l’episodio. “Un clima che qualcuno alimenta quotidianamente” e che “al contrario” degli aggressori “non è ignoto”.
Il post di Paladini ha subito ricevuto numerosi commenti. In tanti si mostrano tristi, delusi e arrabbiati: “È una vergogna che stiamo vivendo un’escalation di violenza, con aggressioni sempre più frequenti contro la comunità LGBT e le donne. Gli stupri, i femminicidi e le discriminazioni sono il segno di una società che sta fallendo. Tutto questo è inaccettabile e deve finire”; “Stiamo tornando indietro e non riesco ad accettarlo”; “Duemilaventiquattro. Non medioevo… Violenza. Quella vera. Che continua a propagarsi minando la libertà di vivere di persone normali: coppie gay e donne soprattutto, a cui viene inflitta la pena di non poter scegliere, ma soprattutto la paura ad uscire, rientrare e vivere una vita normale. E questo più di ogni altra cosa, fa paura”.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2024 Riccardo Fucile
IL 32ENNE FARA’ RICORSO CONTRO IL DECRETO DI CONDANNA
“Per me è una medaglia al valore ma ora voglio il processo” così il 32enne Dario Buffa ha accolto il decreto di condanna a 4 mesi di reclusione o 1.800 euro di multa a suo carico per imbrattamento di suolo pubblico per aver coperto delle svastiche sui muri di Massa armato di bomboletta spray. I fatti contestati risalgono allo scorso anno quando il giovane di sua iniziativa decise di cancellare quei segni nazisti sui muri in pieno giorno e a volto scoperto.
Per le autorità non fu difficile individuarlo visto che le telecamere di sorveglianza della zona avevano ripreso tutto. Per l’operaio agricolo nel dicembre del 2023 scattò quindi la denuncia della Questura di Massa con conseguente indagine che ha portato ora a un decreto di condanna penale a suo carico con la pesante sanzione pecuniaria se vuole evitare i 4 mesi di carcere.
Un decreto penale che però il 32enne ha intenzione di contestare con un ricorso che potrebbe portarlo in Tribunale ad affrontare un processo. “Per me è una medaglia al valore, personalmente ne vado fiero ma non mi hanno fatto il processo e per una cosa del genere lo voglio” ha dichiarato al Tirreno l’uomo che si è già rivolto a un legale per presentare l’istanza.
Dario Buffa contesta soprattutto il fatto che il suo gesto di cancellare una svastica sia stato equiparato di fatto a chi quella svastica l’ha disegnata. La stessa indagine infatti ha portato a un decreto di condanna anche per i due giovani che hanno disegnato il simbolo nazista. Uno di loro è stato condannato alla stessa somma di 1800 euro, l’altro dovrà sborsare qualcosa in più.
Al fianco di Dario Buffa, il collettivo di Casa Rossa Occupata di cui fa parte che ha avviato una raccolta fondi per sostenere le sue spese legali. “Reprimere e condannare chi difende i valori antifascisti e antinazisti è vergognoso! Ma ancora più grave è l’equiparazione, e quindi la condanna alla stessa pena, tra chi quelle svastiche le aveva disegnate, inneggiando al capitolo più buio della storia del ‘900, e chi ripudiando il nazifascismo così come sancito dalla nostra costituzione, le ha cancellate” scrivono dall’organizzazione.
(da agenzie)
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