Dicembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
SONDAGGIO GHISLERI: CRESCE SOLO ELLY SCHLEIN… TAJANI STABILE, SALVINI, PERDE IL 2%, TRACOLLA CONTE… PARTITI: FDI 28,8%, PD 24,1%, M5S 10%, FORZA ITALIA 9,6%, LEGA 9%, AVS 6,7%
Il mese di dicembre è sempre tempo di bilanci. Principalmente perché si chiude un anno e si pianifica il successivo. Si può dire che è una consuetudine per fare il punto sulle attività passate, in modo tale da valutare i risultati e pianificare gli obiettivi per l’anno successivo. Nel 2024, il governo di Giorgia Meloni ha iniziato il suo percorso con un indice di fiducia al 35.0%.
Nell’arco dell’ultimo anno i partiti dell’Esecutivo della coalizione di centro destra hanno dovuto affrontare diverse sfide politiche avendo anche delle buone opportunità; e sostenendo anche diversi appuntamenti elettorali tra cui 7 elezioni regionali (4 vinte dal centro destra e 3 dal centro sinistra) e la chiamata per le europee.
In un anno di sondaggi realizzati da Euromedia Research attraverso la sua banca dati e per la trasmissione Porta a Porta, è stato possibile fare un bilancio di come sia iniziato l’anno in un confronto con gli ultimi risultati del 2024. Fratelli d’Italia ha visto un buon consolidamento della sua posizione come primo partito italiano, con – addirittura – un aumento del consenso tra gli elettori, soprattutto tra le fasce più giovani e più conservatrici della popolazione.
Il successo si evince dai numeri che vedono passare il partito della Premier dal 26.0% delle elezioni politiche del 2022, al dato registrato dai sondaggi di gennaio 2024 che rilevavano un 28.4%.
Il successo delle elezioni europee porta Fratelli d’Italia al 28.8%, fino a chiudere l’anno in corso al 30.0%. L’immagine di leader forte è stata un punto di riferimento per l’elettorato di centro destra; come Presidente del Consiglio invece registra una contrazione nell’indice di fiducia di -3.8%, passando dal 38.5% di gennaio al 34.7% di dicembre ’24, pagando il caro prezzo del governare.
Anche il partito di Forza Italia sembra con il tempo accumulare il suo vantaggio avendo iniziato l’anno con il 7.5% (dato sondaggi) e chiudendolo al 9.2% (+1.7%). Antonio Tajani è il leader nazionale con l’indice di fiducia più alto dopo Giorgia Meloni, rimanendo più o meno stabile intorno al 30.0%, per l’interno anno.
La Lega di Matteo Salvini nell’ultimo anno riflette un percorso più complicato dei suoi alleati. In realtà rimane sempre più o meno stabile intorno al 9.0%, tuttavia, il suo leader, intestandosi numerose battaglie, smarrisce quasi 2 punti percentuali sull’indice di fiducia (gennaio 2024: 23.9% – Dicembre 2024: 22.1%).
In sostanza tutti gli esponenti dei partiti ad eccezione di Elly Schlein (+2.4% in un anno) perdono punti percentuali nelle valutazioni –molto severe- dei cittadini. Giuseppe Conte è quello che si distingue per le maggiori perdite passando dal 27.2% al 20.5% in 12 mesi (-6.7%), come il suo Movimento che, transitando dal 16.8% all’11.2% (-5.6%), è il partito tra i più fragili oggi nel panorama politico nazionale.
Inoltre, le tensioni interne e con “l’ex garante” Beppe Grillo, hanno influito sulla stabilità e sulle performance deludenti delle elezioni locali e nazionali.
Il Partito Democratico con Elly Schlein cresce di quasi 5 punti (dal 19.3 Gennaio ’24 al 24.2% Dicembre ’24), con ottime performance in ogni chiamata elettorale, forse anche a discapito dei suoi alleati -a corrente alternata- del Movimento 5 Stelle.
Alleanza Verdi e Sinistra Italiana, dopo l’exploit delle elezioni europee (6.7%), registrano a fine anno un bilancio positivo (+2.2% da gennaio a dicembre), pur perdendo l’1.2% negli ultimi 6 mesi. Per Azione, Italia Viva e +Europa si percepisce una certa aria di crisi.
Alessandra Ghisleri
per “La Stampa”
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Dicembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE DEL ”GIORNALE”, TRADITO IL CREDO BERLUSCONIANO PER TRASFORMARSI NEL BIOGRAFO DELLA DUCETTA, NON E’ PIU’ NEL CUORE DI MARINA E PIER SILVIO (TAJANI NON CONTA) … SALLUSTI E’ IL GRAN MANOVRATORE DEL GRUPPO VIDEONEWS DI MAURO CRIPPA CHE GESTISCE L’INFORMAZIONE MEDIASET CON DEL DEBBIO, PORRO, GIORDANO. GRAN PADRINO IL PRESIDENTE DEL BISCIONE FEDELE CONFALONIERI
A chi la Madunnina? A noi! La destra è pronta a giocarsi la carta Alessandro Sallusti candidato sindaco di Milano: l’idea di Salvini trova il supporto di Giorgia Meloni ma da Forza Italia nessun Tajani fiata.
Il direttore de “Il Giornale”, ex berlusconiano di ferro, considerato un ”traditore” del credo di Silvio per scapicollarsi sul carro vincitore diventando il briografo della Ducetta, sta sui cabasisi sia a Marina (che non gli risponde manco al telefono: l’unico suo contatto è con Danilo Pellegrino, Ad di Fininvest) che al boss del Biscione Pier Silvio, per non parlare di Tajani (ma l’ex monarchico ciociaro non conta)
Alessandro Sallusti è, dietro le quinte, il grande manovratore del gruppo Videonews di Mauro Crippa che gestisce l’informazione Mediaset su Rete4, starring Paolo Del Debbio, Nicola Porro, Mario Giordano.
Gran padrino della “Cricca Crippa” è il presidente del Biscione Fedele Confalonieri, antico compagno di merende di Silvio Berlusconi, già fan sfegatatato della Lega, oggi fiancheggiatore della ”Giorgia che profuma di popolo” (Del Debbio dixit), che oggi preferisce attovagliarsi ogni settimana a Villa San Martino al desco della “vedova inconsolabile” Marta Fascina.
Tutti insieme suonano la grancassa di propaganda meloniana all’interno di Mediaset che se ne fotte del fatto che i “padroni” di Forza Italia, grazie a 90 milioni di fidejussioni, siano i due eredi Berlusconi.
A suo tempo Sallusti, in pieno delirio di amorosi sensi con Giorgia Meloni, squadernò articoli per convincere gli eredi di Arcore a mettere a capo di Forza Italia Paolo Del Debbio, l’insostenibile trombone toscano che all’ultimo “Atreju” ha scoperto che Giorgia Meloni ”profuma di popolo”…
(da Dagoreport)
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Dicembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
LO SPOT RENDE OMAGGIO AL VALORE DELLA LEALTÀ NELLA SUA FORMA PIÙ PURA ED È UN TRIBUTO AL “CHOLISMO” E AL VERO SPIRITO DEI “COLCHONEROS”, I MATERASSAI DI MADRID. LA VITTORIA RISIEDE IN QUEI GESTI CHE NASCONO DAL CUORE
L’Atletico Madrid non smette mai di emozionare. I Colchoneros hanno infatti lanciato ‘Comandante e Cartón’, un video di Natale con un messaggio dedicato all’adozione degli animali. Lo spot, diventato virale, rende omaggio al valore della lealtà nella sua forma più pura, dando visibilità ai rifugi per animali e promuovendo un’adozione responsabile.
Atletico Madrid, la commovente storia di Comandante e Cartón
‘Comandante e Cartón’ è la storia di due cani che condividono la loro quotidianità in un rifugio e incarnano l’essenza della lealtà nella sua forma più pura. Il video rappresenta molto più di una campagna.
E’ la volontà di rendere omaggio al vero spirito colchonero: la vittoria risiede in quei gesti che nascono dal cuore.
Questa iniziativa ha inoltre un messaggio chiaro ed emozionante: promuovere l’adozione responsabile e offrire una seconda opportunità agli animali domestici che hanno subito maltrattamenti o sono stati abbandonati. Esistono tanti Comandante e Cartón che aspettano di avere una famiglia. Con questa iniziativa si vuole ricordare che adottare non è solo un gesto natalizio ma un impegno per tutta la vita.
Insieme al video, è stata realizzata una pagina web dedicata a facilitare le adozioni: i visitatori potranno conoscere alcuni dei cani disponibili per l’adozione, gestiti da diverse associazioni e, tramite il sito, gli interessati saranno messi direttamente in contatto con le associazioni e potranno offrire a questi animali l’opportunità di trovare una casa piena d’amore. Ed è per questo che il video della squadra di Simeone è, senza dubbio, tra i migliori d’Europa. Forse il migliore.
(da agenzie)
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Dicembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
FORTUNA PER NORDIO CHE, QUANDO FACEVA IL PM E NON NE AZZECCAVA UNA, IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA NON FOSSE NORDIO, ALTRIMENTI SI SAREBBE PUNITO DA SOLO E OGGI NON SAREBBE A FAR DANNI AL MINISTERO
Passi per Salvini, che s’intende di giustizia come di trasporti. Per Tajani, che ha studiato diritto penale all’Università di Arcore. Per la Meloni, che entrò giovanissima in politica in onore di Borsellino per poi rifilarci Nordio. Per il 99% dei media, che non distinguono un tribunale da un paracarro.
Ma Nordio è stato pm per 40 anni e qualcosa della materia dovrebbe ricordare. Prendete questa sua frase sul processo Open Arms a Salvini: “Era fondato sul nulla, non sarebbe nemmeno dovuto iniziare: e comunque avrebbe dovuto coinvolgere anche Conte”. Cioè: dovevano processare due imputati sul nulla anziché uno.
Naturalmente il processo era fondato su precise notizie di reato a carico di Salvini (non di Conte, che se ne dissociò in tempo reale), validate non solo dal Tribunale dei ministri e dai pm di Palermo, ma anche dal Senato che li autorizzò a procedere e dal Gup che dispose il giudizio.
Il fatto che un tribunale o una corte d’appello o la Cassazione assolva non vuol dire che l’indagine e il processo non si dovessero fare: quelli servono appunto a stabilire se un reato sia stato commesso e da chi. Se no le sentenze le scriverebbe direttamente il pm.
Più sono i gradi di giudizio (l’Italia ha il record mondiale), più aumentano le possibilità di valutazioni difformi. E non è detto il giudice smentito dal successivo abbia sbagliato: per convenzione “vince” chi sentenzia per ultimo, ma può benissimo darsi che avesse ragione il penultimo o il terz’ultimo.
Ora Nordio vuol risarcire gli assolti e punire i pm che li hanno indagati, come se ogni assoluzione marchiasse di errore l’indagine o la sentenza precedente. Scambia la fisiologia per patologia: il livello probatorio che la legge richiede per indagare, arrestare, rinviare a giudizio è molto inferiore a quello necessario per condannare. Un indiziato può essere giustamente indagato, arrestato e rinviato a giudizio e poi giustamente assolto senza che nessuno abbia sbagliato nulla.
Ora tutti giocano sul termine “errore giudiziario”, che è la condanna di un innocente o l’assoluzione di un colpevole con una sentenza che stravolge (dolosamente o colposamente o involontariamente) il fatto storico per i più svariati motivi: prove inquinate, testimonianze false o inquinate, documenti taroccati, confessioni mendaci, scambi di persona, intercettazioni fraintese o mal trascritte, errori del giudice nel valutare le prove o del pm e delle forze dell’ordine nell’indagare (in buona fede, o per ignoranza, o per corruzione).
Fortuna per Nordio che, quando faceva il pm e non ne azzeccava una, il ministro della Giustizia non fosse Nordio. Altrimenti si sarebbe punito da solo. E oggi, anziché fare altri danni al ministero, starebbe in qualche altro luogo meno confortevole.
Marco Travaglio
(da il Fatto Quotidiano)
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Dicembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
L’INTENZIONE DI MOSTRARE AL MONDO CHE LA NUOVA SIRIA SI APRE AL DIALOGO…IL NUOVO GOVERNO CHIEDE LA REVOCA DELLE SANZIONI INTERNAZIONALI E LA NORMALIZZAZIONE DEI RAPPORTI DIPLOMATICI
Dalla jallabia del buon musulmano alla giacca e cravatta del diplomatico: in politica anche i vestiti contano e Abu Mohammad al Jolani (il nome di guerra di Ahmad Sharaa, il leader islamico delle forze che l’8 dicembre hanno rovesciato la dittatura di Bashar Assad) ha ricevuto ieri, tra le tante, anche la delegazione della Farnesina con tutta l’intenzione di mostrare al mondo che la nuova Siria si apre al dialogo in nome della normalizzazione.
Fonti locali ci confermano che la missione italiana di «alto livello» ha trattato i temi centrali che riguardano la tutela della minoranze, in particolare quella cristiana, da parte delle milizie sunnite che hanno battuto l’esercito del regime. Il nuovo esecutivo chiede invece l’immediata revoca delle sanzioni internazionali e la normalizzazione dei rapporti diplomatici.
Sono questi passi necessari a garantire per affrontare il problema più grave che attanaglia il Paese: la crisi economica, che a sua volta porta alla piaga della povertà diffusa e della totale paralisi delle strutture pubbliche. Ovunque manca energia elettrica, la rete telefonica funziona male, mancano fondi per pagare i salari, l’inflazione galoppante e il blocco delle attività produttive restano fattori gravemente destabilizzanti.
Della missione ha parlato anche Antonio Tajani durante la sua visita in Kosovo. «Anche noi vogliamo essere parte attiva della riunificazione, della pacificazione e della stabilizzazione della Siria. Ci aspettiamo che il nuovo ordinamento sia rispettoso delle minoranze e in particolare quella cristiana. Questa è una priorità, per poi procedere in futuro alla revoca delle sanzioni», ha dichiarato il ministro degli Esteri italiano.
A suo dire, comunque, i primi segnali che arrivano dal nuovo corso in Siria sarebbero «positivi» e l’Italia ha tutte le intenzioni di mantenere aperta la propria rappresentanza diplomatica (l’ambasciatore Stefano Ravagnan era arrivato a Damasco il 20 novembre). «Ce lo chiedono anche gli altri, soprattutto i turchi, che rappresentano un elemento di garanzia e stabilità in Siria», ha aggiunto Tajani.
Jolani è letteralmente subissato da incontri e telefonate. Accanto agli italiani ieri ha ricevuto le visite del ministro degli Esteri giordano, Ayaman al Safadi, e di quello del Qatar, Mohammed al Khulaifi. Da Ankara il presidente Erdogan aveva mandato il suo rappresentante due giorni fa e ieri ha ribadito che la Turchia intende intensificare i contatti con la Siria. Anche Francia, Germania e Gran Bretagna stanno riallacciando le relazioni.
Gli americani, dopo avere inviato i loro diplomatici a parlare con Jolani, tre giorni fa hanno cancellato la taglia da 10 milioni di dollari che 11 anni fa avevano imposto sulla sua testa. Mentre Mosca afferma di aver avviato «contatti» con Damasco.
(da agenzie)
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Dicembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
LA NOTA DELLA POLIZIA, I MAGISTRATI E GLI 007
La gip di Roma Giulia Arcieri nell’ordinanza che ha riaperto il caso del delitto di via Poma, ovvero l’uccisione della ventenne Simonetta Cesaroni il 7 agosto 1990, ha ribattezzato un capitolo “Poteri forti”.
Una decisione, come riporta Repubblica, dietro la quale c’è la volontà di indagare su tutti i lati più oscuri del caso rimasto insoluto.
L’ufficio degli ostelli della Gioventù e i servizi segreti
Per la gip ci sarebbe un filo che unisce l’ufficio degli ostelli della Gioventù, dove prestava servizio Cesaroni, e i servizi segreti. Quel 7 agosto tra i primi ad arrivare sulla scena del delitto della ventenne, uccisa con 29 coltellate, c’è Sergio Costa. Un agente del Sisde e genero dell’allora capo della polizia Vincenzo Parisi.
Le ombre sull’arresto di Pietrino Vanacore
Nella lente di Arcieri è finito anche il caso dell’arresto, qualche giorno dopo il ritrovamento, del portiere dello stabile Pietrino Vanacore. Sull’episodio era già emerso il racconto del giornalista Emilio Radice il quale aveva riferito di essere stato avvicinato da un magistrato dell’epoca, Giuseppe Pizzuti. Il giudice avrebbe confessato a Radice che l’arresto di Vanacore era stato protratto «il più a lungo possibile su espressa richiesta del capo dell’ufficio istruzione dell’epoca, Cudillo Ernesto». Il quale aveva già subito altre pressioni dall’alto.
Gli appunti della polizia
La gip cita poi una nota che è «probabilmente riconducibile», per Arcieri, all’allora capo della Squadra Mobile, Nicola Cavaliere. L’appunto è stato firmato il 7 marzo 1996. Il testo posto sotto esame sarebbe una relazione delle indagini svolte fino a quella data. Ma a destare la curiosità della giudice c’è un elemento: ovvero le dichiarazioni, riportate solo in parte, del presidente degli Ostelli Francesco Caracciolo di Sarno. Quelle che avrebbero rafforzato il suo alibi. Un alibi che aveva sollevato dubbi già nella Digos nel 1992. Su questo punto dovrà ora riferire Carmine Belfiore, numero due della polizia.
(da Open)
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Dicembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
“CHIEDIAMO CHE I NOSTRI DIRITTI SIANO RISPETTATI”… IL NUOVO GOVERNO ASSICURA: “I RESPONSABILI SARANNO PUNITI, ENTRO DOMANI L’ALBERO SARA’ DI NUOVO AL SUO POSTO”… JOLANI: “LA SIRIA E’ DI TUTTI”
Migliaia di persone sono scese in strada nei quartieri cristiani di Damasco per protestare contro l’incendio di un albero di Natale a Souqaylabiya, vicino ad Hama, quarta città della Siria. «Chiediamo che i diritti dei cristiani siano rispettati», cantano i manifestanti, mentre marciano per le vie della capitale.
La protesta è scoppiata a più di due settimane dalla caduta del regime di Bashar al-Assad dopo l’offensiva lampo delle forze ribelli guidate da Hayat Tahrir al Sham (Hts) e da altri gruppi anti-assadisti.
«Se non ci è permesso di vivere la nostra fede cristiana nel nostro paese, come in passato, allora non abbiamo più il nostro posto qui», precisa un esponente della comunità all’Afp.
Secondo l’osservatorio siriano per i diritti umani, i miliziani che hanno dato fuoco all’albero di Natale sono stranieri, appartenenti al gruppo jihadista Ansar al-Tawhid. Un religioso di Hts, si vede in un video diffuso sui social network, assicura ai residenti che i colpevoli «saranno puniti». L’albero «verrà restaurato e illuminato entro domani», promette il miliziano tra gli applausi dei presenti.
La popolazione cristiana in Siria
La popolazione cristiana della Siria nel 2022 contava circa 700mila persone, scrive il New York Times. Circa i due terzi del totale ha abbandonato il paese nell’ultimo decennio, dall’inizio del sanguinoso conflitto nella primavera del 2011. Secondo la Assyrian Democratic Organization (Ado), fazione legata all’amministrazione autonoma curda nel nord-est della Siria (Rojava), si è passati dall’8-10% di prima della guerra civile a un dato attorno al 3% (2021).
Durante il regime di Assad, i cristiani – precisa ancora il Nyt – potevano esercitare liberamente il loro culto. Ma alcuni componenti oggi sono preoccupati dalla prospettiva di un governo islamista. Negli scorsi giorni, il leader della nuova Siria – Abu Mohammad al-Jolani – ha promesso di proteggere il pluralismo religioso e le minoranze all’interno del territorio siriano. «La Siria è di tutti», le parole di Jolani. Ma unificare il Paese, diviso da anni di guerra, non sarà affatto semplice.
I timori delle minoranze
Anche i curdi – oltre ai gruppi minoritari come i cristiani, gli alawiti (una gruppo nato dall’islam sciita a cui appartiene anche la dinastia degli Assad) e i drusi (che vivono anche nelle alture del Golan) – devono fare i conti con la nuova realtà. In questo clima di incertezza, infatti, la Turchia (il Paese che ha sostenuto l’avanzata dei ribelli) ha attaccato il territorio dei curdi-siriani – che vede come un’estensione del Pkk – nel nord-est del paese, con l’obiettivo di allargare la “zona cuscinetto” al confine. Incontrando il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, Jolani ha affermato che tutte le armi presenti nel Paese passeranno sotto il controllo dello Stato, comprese quelle detenute dalle forze a guida curda. Le «fazioni armate cominceranno ad annunciare il loro scioglimento e ad entrare» nell’esercito, ha detto due giorni fa durante una conferenza stampa. Il nuovo corso politico che la Siria mostra di voler intraprendere comprende anche l’entrata in scena di una donna, Aisha al-Dibs, nominata capo dell’ufficio per gli affari delle donne nell’amministrazione provvisoria del Paese, istituita dopo la caduta del regime. Dibs diventa così la prima funzionaria donna di alto livello selezionata nella nuova compagine politico-governativa di Damasco.
(da agenzie)
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Dicembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
SUL DOSSIER MIGRANTI E’ PENDENTE UN GIUDIZIO PRESSO LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA E C’E’ UNA SENTENZA DELLA CASSAZIONE CHE CONSENTIRA’ DECISIONI ANALOGHE A QUELLE FIN QUI PRONUNCIATE DAI GIUDICI
Un certo azzardo è evidente, nella decisione uscita dall’ultimo vertice di governo di ripartire con gli sbarchi di migranti in Albania da gennaio. Ma i due giorni di propaganda a ruota libera di Salvini dopo l’assoluzione di Palermo devono essere risultati indigeribili per Meloni, tanto da convincerla a contraddire fin dalla Lapponia il suo vicepremier, smentendo che ci sia alcuna possibilità di un suo rientro al Viminale, e ritirando fuori dal cassetto il piano Albania, al quale per la verità la premier aveva dedicato una parte piuttosto accesa del discorso finale alla festa di Atreju.
L’azzardo, o se si preferisce la fretta con cui Meloni ha riaperto il dossier albanese, consiste in questo. Primo, la premier sostiene che la recente sentenza della Cassazione che si è occupata della complicata questione dell’elenco dei Paesi “sicuri” abbia dato ragione al governo.
È un’interpretazione legata al fatto che la stessa Cassazione abbia negato al giudice ordinario la possibilità di non condividere la lista del governo. Ma lo ha fatto in via generale, non impedendo al magistrato di decidere caso per caso, a seconda delle ragioni portate dal singolo richiedente asilo per opporsi al rimpatrio. La stessa sentenza insomma potrebbe prestarsi a consentire decisioni analoghe a quelle che fin qui hanno impedito la permanenza dei migranti nei centri in Albania.
Secondo, più o meno sullo stesso problema è pendente un giudizio presso la Corte di Giustizia europea. Prudenza avrebbe consigliato aspettare che si pronunciasse, invece di anticipare. Meloni spera anche in un mutamento dell’atteggiamento dei giudici grazie alla decisione del governo di spostare dalle sezioni Immigrazione dei Tribunali ordinari alle Corti d’Appello la competenza sui ricorsi.
Sicuramente, dato il minor numero di magistrati disponibili nel secondo grado di giudizio, si allungheranno i tempi delle ordinanze. Ma non è affatto detto che saranno automaticamente favorevoli al piano Albania. Insomma, molti aspetti contraddittori di una questione ormai complessa avrebbero consigliato di attendere un completo chiarimento. Ma Salvini premeva, e quando Salvini preme Meloni non riesce a trattenersi dalla voglia di controbattere: mediaticamente, anche se non proprio opportunamente e politicamente.
(da La Stampa)
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Dicembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
SI SAREBBE TRATTATO DI UNO “SPRECO DI DENARO PUBBLICO”: ALFREDO MANTOVANO HA STOPPATO IL MINISTRO BASETTONI SULLA NORMA CHE AVREBBE FATTO DIVENTARE UNA STAZIONE APPALTANTE ALES, LA SOCIETÀ IN HOUSE GUIDATA DA FABIO TAGLIAFERRI, GRANDE AMICO DI ARIANNA MELONI
Un decreto Cultura dimezzato nel vero senso della parola, a cominciare dalla nomina dei nuovi dirigenti. Dovevano essere sei e invece sono diventati tre, finiti sotto la scure dei rilievi della ragioneria dello Stato: si sarebbe trattato di uno «spreco di denaro pubblico».
Il compito di prendere la parola in Consiglio dei ministri per ridimensionare i progetti di Alessandro Giuli è toccato al responsabile dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Ci ha pensato invece il sottosegretario Alfredo Mantovano a fermare sul nascere la norma che avrebbe fatto diventare Ales una stazione appaltante iscritta nell’elenco dell’Autorità anticorruzione. Lo stop, si vocifera nelle stanze del dicastero, sarebbe arrivato per il timore che la corsia preferenziale concessa alla società in house del ministero, guidata da Fabio Tagliaferri, potesse svantaggiare chi nell’elenco è già iscritto, come ad esempio Invitalia.
E secondo alcuni approfondimenti tecnici, sarebbero emersi problemi relativi ai requisiti necessari. Una forzatura che in un primo momento anche la premier Giorgia Meloni avrebbe avallato, ma che poi sarebbe andata a scontrarsi anche con profili di incostituzionalità. In sostanza, ieri il provvedimento è profondamente cambiato in corsa.
Come le nomine legate al piano Olivetti. Nella bozza del decreto, anticipata da Repubblica, era stato dato ampio spazio al piano per promuovere la rigenerazione culturale delle periferie e per valorizzare le biblioteche e promuovere la filiera dell’editoria libraria.
Era prevista – ed è saltata – una struttura di missione che avrebbe operato fino al 31 dicembre 2028 e sarebbe stata guidata da un dirigente generale e da due altri dirigenti. Per le loro retribuzioni era prevista una spesa complessiva di 769.288,77 euro per ciascun anno dal 2025 al 2028. Quindi oltre tre milioni. Troppo.
E soprattutto è stato giudicata poco opportuna la possibilità – prevista in una bozza precedente – di affidare incarichi dirigenziali a figure esterne anziché valorizzare chi già lavora all’interno del ministero. Giuli non l’ha presa bene, ha provato a resistere ma si è dovuto arrendere.
Nel braccio di ferro ha ottenuto almeno la conferma della nomina dei tre nuovi dirigenti che si dovranno occupare di cooperazione con l’Africa e il Mediterraneo allargato. L’importo complessivo di 769.288,77 euro annui dal 2025 al 2028 ha, in questo caso, avuto il via libera. La Cgil giudica comunque un «fatto grave il controllo politico che si vuole esercitare sul ministero».
(da “la Repubblica”)
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