Febbraio 17th, 2025 Riccardo Fucile
FARE FUTURO, LEGATO AL MINISTRO DELLE IMPRESE URSO. PROMUOVE INCONTRI CON REALTA’ VICINE A TRUMP… LA FONDAZIONE DI AN DETIENE LE PROPRIETA’ DI SEDI DI FDI
C’è un ministro in carica, Giuseppe Valditara, che tra un impegno di governo e l’altro
siede in alcuni comitati scientifici di think tank di destra.
Ci sono, poi, altri big della politica, come la reggente di Fratelli d’Italia, Arianna Meloni, e il capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che restano nel consiglio di amministrazione della fondazione Alleanza nazionale. Gasparri, peraltro, conserva pure il ruolo di presidente onorario della “sua” fondazione Italia protagonista. Ma in questi pensatoi trovano spazio altri ex ministri, da Angelino Alfano a Giulio Terzi di Sant’Agata, o intellettuali, su tutti l’onnipresente Francesco Giubilei, e dirigenti ministeriali, come Giuseppina Rubinetti, capo segreteria del guardasigilli Carlo Nordio.
Grazie a enti, associazioni, think tank riescono ad avere un contatto stretto con il potere tra convegni ed eventi. Non senza casi di potenziali conflitti di interessi. E risulta difficile tracciare un quadro chiaro anche sui conti: sono tenute a pubblicare i bilanci solo le realtà che percepiscono risorse pubbliche o hanno un’ampia presenza di parlamentari negli organi decisionali.
Farefuturo di Urso
Il peso resta, soprattutto a destra. Lo testimonia Farefuturo, un tempo fucina della destra di Gianfranco Fini sotto l’egida di Adolfo Urso. La fondazione è sempre molto attiva. Il tempo di Fini è passato, ma l’organismo resta prezioso per il ministro delle Imprese nella tessitura di reti internazionali. Il segretario della fondazione è il senatore di Fratelli d’Italia Matteo Gelmetti, fedelissimo del ministro che ha pure affidato al figlio, Pietro Urso, il ruolo di direttore responsabile della rivista Charta minuta (il direttore editoriale è Mauro Mazza).
Il 23 gennaio Farefuturo ha animato un incontro alla sala Zuccari del Senato sulle «sfide e le opportunità del dialogo transatlantico tra Europa e Usa». Un’occasione di confronto con altri think tank come l’Heritage Foundation, molto vicino a Donald Trump e base delle teorie del presidente Usa. Il ministro Urso ha portato il proprio saluto all’inizio dei lavori, come era avvenuto già a un evento sull’Ue nel 2023. Il 26 febbraio toccherà a un confronto, sempre promosso da Farefuturo, sul rapporto con l’India. Lo scenario sarà la sala Nassirya di palazzo Madama, dove Gelmetti è di casa.
C’è poi la fondazione Alleanza nazionale, esempio massimo di think tank partitico. Guai a chiamarla «cassaforte di Fratelli d’Italia», nonostante gestisca un patrimonio netto che nel 2023 era di 53,5 milioni di euro di cui 50 milioni di immobilizzazioni finanziarie. Un ruolo – come svelato da Domani – è stato ricoperto nell’acquisto dell’ex sede del Msi di Acca Larentia, dove si celebra il raduno del 7 gennaio. Molte sedi di FdI, tra cui quella nazionale in via della Scrofa a Roma, sono proprio della fondazione. Al netto dell’aspetto finanziario, il legame è stretto con il partito di Giorgia Meloni.
Il presidente è Giuseppe Valentino, ex sottosegretario della Giustizia nel governo Berlusconi e più volte parlamentare di An (è presidente onorario anche della fondazione Tatarella). Tra i componenti del cda spicca Arianna Meloni, sorella della premier.
Al suo fianco ci sono il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, padre nobile della destra postmissina, e i parlamentari Marco Cerreto, Antonio Iannone, Roberto Menia e Luca Sbardella. Un posto nel cda è riservato a Maria Modaffari, capo segreteria di Francesco Lollobrigida al ministero dell’Agricoltura. Al di fuori del perimetro ufficiale di FdI, ci sono Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma ora in carcere a Rebibbia per scontare la condanna per traffico di influenze, e Italo Bocchino, ex deputato e attuale volto mediatico della destra meloniana che di recente è tornato ad affacciarsi in Transatlantico.
Magna Carta futurista
Dalla fiamma all’azzurro postberlusconiano, il passo non è così lungo. Nel mare magnum delle fondazioni è in auge Magna Carta, nata per volere dell’ex ministro delle Riforme berlusconiano (nel governo Letta) Gaetano Quagliariello, che – come ha raccontato Domani – ha incassato 120mila euro da Palazzo Chigi, attraverso la struttura di missione per gli anniversari, con lo scopo di creare eventi collaterali alla mostra sul futurismo al MAXXI. Nel comitato scientifico del think tank è presente Gaetano Caputi, potente capo di gabinetto della presidenza del Consiglio.
Non ha avuto ruoli operativi nell’attribuzione di risorse sugli anniversari da celebrare (la firma finale era del ministro dello Sport, Andrea Abodi), ma quantomeno è singolare che la presidenza del Consiglio assegni fondi a un’organizzazione dove è presente il capo di gabinetto. Dentro Magna Carta figurano altri ex parlamentari, presenti nel cda, presieduto da Quagliarello: dell’ex senatrice di Italia viva, Annamaria Parente, e dell’ex deputata Claudia Porchietto, di Forza Italia.
Nel 2023 la fondazione ha incassato oltre 54mila euro di fondi del Pnrr, oltre ai 39mila euro destinati dal ministero della Cultura, all’epoca ancora guidato da Gennaro Sangiuliano, e altri 3mila dal ministero dell’Università. Nel 2024 è stata beneficiaria di altre migliaia di euro del Mic. E non sono solo i politici a trovare spazi con i think tank. Ci sono vari incroci.
Collaboratori e intellettuali
Lo scorso 15 e 16 novembre la fondazione Iniziativa Europa ha organizzato un forum a cui ha partecipato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Non sarà stato difficile l’invito: Giuseppina Rubinetti, capo segreteria dello stesso Nordio, è vicepresidente esecutiva di Iniziativa Europa, animata dal suo mentore professionale, Michele Vietti, più volte deputato dell’Udc ed ex vicepresidente del Csm.
Pochi giorni fa, il 5 febbraio, si è tenuto un altro interessante convegno sull’intelligenza artificiale. A organizzarlo, questa volta, è stata la fondazione Luigi Einaudi. Moderatore dell’evento era il segretario generale della fondazione, ovvero Andrea Cangini, ex parlamentare di Forza Italia poi passato ad Azione. A concludere i lavori è stato ancora una volta il ministro Nordio. E caso vuole che Rubinetti sia presente pure nel direttivo della fondazione Einaudi. In buona compagnia. All’interno ci sono però Sergio Boccadutri, ex deputato che è passato da Sel di Nichi Vendola alla fede renziana, e Andrea Marcucci, altro renziano doc, a lungo capogruppo del Pd al Senato, ora impegnato nella creazione di un soggetto liberaldemocratico.
Nel comitato scientifico spicca Giulio Terzi di Sant’Agata, ministro degli Esteri nel governo Monti e attuale senatore di FdI. È una fondazione attiva, che beneficia di contributi pubblici: nelle sue casse sono confluiti, nel 2023, oltre 310mila euro solo dal ministero dell’Economia tra tutti i contributi. Un’altra fondazione che ha incassato 65mila euro è la De Gasperi, presieduta dall’ex ministro Angelino Alfano, e che vede nel consiglio pure il deputato meloniano ed ex segretario della fondazione Lorenzo Malagola, chiamato a divulgare il pensiero dello storico leader democristiano. Per Malagola è stato un trampolino di lancio verso il parlamento.
Ci sono poi gli intellettuali d’area, collezionisti di ruoli. Uno di questi è Francesco Giubilei, spesso ospite nei talk show televisivi. Pur di conservare il proprio posto nei think tank di destra, Giubilei rinunciò al contratto di collaborazione che aveva stipulato con l’allora ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. L’accusa di conflitto di interessi era scontata: il Collegio romano eroga i finanziamenti alle fondazioni. E Giubilei era (ed è) presidente della fondazione Tatarella che, stando all’ultimo bilancio disponibile, ha ricevuto 96mila euro dal Mic.
Nel comitato scientifico della fondazione ritorna il nome di Quagliariello al fianco del presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco, e degli intellettuali d’area, Giordano Bruno Guerri e Marcello Veneziani. Giubilei è poi nel comitato scientifico della fondazione Tricoli (fondata per ricordare due ex dirigenti di Msi e An), ed è soprattutto presidente di Nazione futura, altro think tank – un «movimento di idee», è la definizione – che conta una presenza d’eccezione nel comitato scientifico: il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che è consigliere scientifico anche nel Centro studi Machiavelli, che si muove al motto di «Diamo idee all’Italia sovrana». Come? Organizzando presentazioni di libri, tra cui quelli di Roberto Vannacci, ora eurodeputato della Lega. Gli impegni governativi non impediscono al ministro di collaborare con le fondazioni. Ricavandone un lustro reciproco, vero punto di forza di questi think tank.
(da editorialedomani.it)
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Febbraio 17th, 2025 Riccardo Fucile
“E’ STATA L’ULTIMA COSA CHE SONO RIUSCITA A RACCONTARE A MIO PADRE PRIMA CHE CI LASCIASSE, ERA ORGOGLIOSO DI ME”… ANCHE LISTE CIVICHE PRONTE AD APPOGGIARLA
Ha annunciato che inizierà a fare campagna elettorale partendo dai quartieri della città, “dalle genovesi e dai genovesi”, ma prima di tutto si presenterà alle donne della coalizione: la prima uscita pubblica di Silvia Salis sarà dedicata a loro.
Salis, vicepresidente del Coni e plurimedagliata nel lancio del martello, ha sciolto le riserve e ha detto sì alla coalizione progressista che le ha chiesto di essere la candidata sindaca di Genova in questo lunedì 17 febbraio. Un paio di settimane dopo la scadenza che il centrosinistra si era prefissato, e quando mancano circa tre mesi al voto per le comunali, previste per metà maggio (ma la cui data non è stata ancora definita).
Silvia Salis ha detto di voler affrontare questa sfida con “orgoglio e senso di responsabilità” e ancora, durante il consiglio nazionale del Coni di oggi, ha aggiunto: “La mia è stata una scelta di cuore per la mia città, un impegno che prendo per il posto che amo. È stata anche l’ultima cosa che sono riuscita a raccontare a mio padre prima che ci lasciasse e era orgoglioso“.
Il padre, Eugenio Salis, per 30 anni custode del campo sportivo di Villa Gentile, se n’è andato pochi giorni fa. Era stato un militante di sinistra, con tanto di tessera del Pci.
“Ho accettato questa proposta chiedendo delle garanzie, una squadra che fosse molto grande e che mi darà grandi soddisfazioni – ha aggiunto la dirigente del Coni – e porterò con me l’esperienza del mondo dello sport. Aver fatto parte del Coni mi dà esperienza nel settore pubblico, nell’ascoltare le persone e le loro differenti esigenze”.
L’annuncio di Salis è stato accolto da un applauso del consiglio, riporta l’Ansa. Salis poi ha concluso: “Da questo mondo porterò il concetto di fair play perché non voglio cadere nei toni, spesso scadenti, della politica”.
E i toni della politica, oggi, sono stati quelli di una polemica sulle ironie lanciate dal centrodestra, con il presidente della Regione Bucci, il candidato Piciocchi e altri, sulla presunta residenza romana di Silvia Salis. Accusa – se di accusa si può parlare – a cui hanno risposto con veemenza prima il Pd e poi altre forze della coalizione di centrosinistra, precisando che Salis è residente a Genova, casa a Quinto e, insomma, pedigree da candidata “local” e non “a km 504”, come l
Nelle stesse ore delle schermaglie sulle georeferenze, la candidata si guadagnava il supporto di coloro che, fino a qualche ora prima, erano i protagonisti del dilaniamento nel Partito Democratico. Il primo è stato il capogruppo Dem in consiglio regionale, Armando Sanna, passato nel mondo dell’atletica leggera come Salis, di lei dice: “Sarò al suo fianco con entusiasmo e determinazione, una donna che pratica lavoro e sacrificio, ogni giorno, per raggiungere gli obiettivi”.
Il deputato e sindaco di Bogliasco Luca Pastorino, la cui possibile candidatura era stata sul tavolo, sebbene più definita, ha apprezzato che Salis “abbia subito focalizzato l’attenzione e il suo impegno sull’incontro con le persone, rimettendole al centro, poche parole ma chiare, che mi confortano e ricordano il senso dell’essere sindaco”.
Intanto Silvia Salis è già al lavoro con il Pd e le altre forze dell’alleanza che le hanno garantito il sostegno per mettere a punto lo staff per la campagna elettorale. Domani è fissato un primo incontro con “le donne della coalizione”.
Coalizione che, a questo punto, potrebbe allargarsi ulteriormente rispetto a quella che si era già delineata alle regionali con la candidatura di Andrea Orlando. Oltre al Pd, M5s, Avs, Italia Viva, Linea Condivisa, potrebbe unirsi al campo davvero “largo” anche Azione, che finora era rimasta in attesa. Questa sera è previsto il direttivo del partito centrista che deciderà se sostenere Salis o proporre una figura autonoma.
Da capire anche quale sarà la linea di alcune realtà civiche. In una nota diffusa in serata “il gruppo Tocca a noi, Filippo Biolé e altri soggetti del mondo civico” fanno sapere di non essere ancora stati contattati in questo primo giro di consultazioni: “Salis – dichiara il gruppo Tocca a noi che fa riferimento ad Andrea Acquarone – è un nome che può portare al cambiamento. Per ora, però, non sappiamo che spazio vorrà dare al civismo ampio che sta fuori dai partiti. Solo con l’apertura si può vincere. Siamo fiduciosi che Salis dalle prossime scelte dia segno dell’apertura che il suo nome promette”.
(da Genova24)
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Febbraio 17th, 2025 Riccardo Fucile
È CONVINTO CHE L’APOCALISSE SIA UNA POSSIBILITÀ IMMANENTE, E LA USA PER VAGHEGGIARE L’ARRIVO DEL “KATECHON”, L’ENTITÀ CHE RITARDERÀ LA FINE DEL MONDO CERCANDO DI ARGINARE IL CAOS DELL’ANTICRISTO (IL POTERE GLOBALE ECCESSIVO E ACCENTRATORE). DI CHI PARLA? DI TRUMP? DI MUSK, SUO EX SOCIO DI PAYPAL?
Thiel desidera ardentemente che nel suo sottopancia ci sia scritto «teologo politi
co». Il suo denaro deve servire affinché gli chiedano un’opinione su Carl Schmitt o Erik Peterson e, un giorno, perché la sua lezione su Kantorowicz abbia più visualizzazioni di quella di Barbero. Nei suoi interventi, Thiel considera l’apocalisse non come un evento lontano e meramente escatologico ma come possibilità immanente, sempre presente nelle dinamiche della storia. Per Girard, la violenza è intrinseca alla condizione umana e le narrazioni apocalittiche, svelando le tendenze distruttive dell’uomo, inclinano al compimento della violenza.
Thiel riprende ancora un tema di Girard quando suggerisce che la capacità umana di autodistruzione è diventata fin troppo evidente dopo Hiroshima e Nagasaki, e che questo rischio si è amplificato con l’avvento delle armi nucleari. L’apocalisse, in questo senso, è un’ombra sempre presente nella natura umana, che genera alcune dinamiche di resistenza nelle quali, secondo Thiel, si annida la perversità, l’avversario
Un esempio è la tentazione di creare un governo mondiale unico in risposta ai pericoli: una soluzione che, anziché portare pace e stabilità, potrebbe trasformarsi in una dittatura globale. Lo studente di Girard usa quest’argomento per popolarizzare nel suo pubblico il noto concetto di katechon, ovvero l’entità o la forza che secondo i misteriosi riferimenti paolini, ritarda l’avvento dell’Apocalisse.
Nelle interpretazioni storiche e teologiche, il katechon è identificato con l’impero romano, con la Chiesa cattolica, con alcune fazioni di queste entità o coi protagonisti più disparati. Thiel non vede il katechon come una mera forza reazionaria, ma come una necessità per rallentare il caos e preservare una certa forma di ordine, nel tempo che resta fino alla fine del mondo. Tuttavia, a quest’interpretazione aggiunge sempre il contrasto a ogni unificazione della pluralità politica, intesa come correzione assoluta del potere.
Thiel fa riferimento a due testi di inizio Novecento, “Il padronmondo” di Robert Hugh Benson e “Il racconto dell’Anticristo” di Vladimir Solovev, per illustrare il futuro distopico in cui un dittatore globale prende il potere attraverso discorsi ipnotici e una promessa di ordine.
In questo scenario, l’Anticristo è – come è naturale che sia – il politico per eccellenza, abile nel manipolare le paure collettive e nel presentarsi come salvatore dell’umanità. Quest’impulso anticristico c’è, per Thiel, in ogni collaborazione internazionale volta a evitare il pericolo comune, come i progetti dei fisici dopo l’uso dell’arma atomica.
Negli esempi contemporanei, Thiel ritiene siano katechon tutte le forze che, in modo imperfetto, cercano di arginare il caos, sempre in termini ambigui e problematici. Sebbene il katechon sia necessario per ritardare il caos, la sua incarnazione in un potere globale eccessivo e accentratore potrebbe rappresentare una forma distorta di ordine, più pericolosa di ogni disordine.
Il problema è irrisolvibile per le forme politiche, che vivono il loro tempo, il tempo che resta prima della Fine, tra il pericolo del caos e quello di una tirannia mondiale. In ogni caso, ciò che tarda avverrà: si libereranno le energie della Fine.
È sempre apocalypse now, L’apocalisse è sempre adesso, è già avvenuta, ma allo stesso tempo e con la stessa forza, non è ancora avvenuta, perché si attende il ritorno di Cristo in terra, la sua parousia. Gli umani dormono per distrarsi, per non affrontare il dilemma della cosa ultima che è già qui e non è ancora qui. Nel tempo dell’adesso, iam et nondum: già e non ancora. L’apocalisse ci riguarda, ci parla, ci chiama a cambiare mente, a cambiare vita, a cambiare tutto. Il tempo è breve, il giudice verrà in un batter d’occhi.
Thiel, il suo demone, gli detta il compito: scrivere in greco sul Financial Times. Lui non deve scrivere apocalisse bensì apokálypsis, con tanto di accento, per ricordare che il termine greco indica il disvelamento
Ed è tempo di svelare i segreti del vecchio regime. Ciò che Thiel in realtà svela, o meglio ribadisce, è che l’America non è eccezionale né grande. Nel mezzo dissemina segreti più immediati: chi ha ucciso Kennedy? Cosa fa il solito Epstein? Perché un giudice brasiliano si permette di ricattare X?
Sono davvero queste le cose nascoste fin dalla fondazione del mondo, o – nel suo ragionamento – sono i piccoli disvelamenti da agitare per tenere la baracca di una forma politica ma allo stesso tempo distrazioni rispetto a ciò che è davvero importante, come nella logica del mito della diversità?
Perché Thiel vede una piccola apocalisse. Nei suoi interventi, ci tiene a ricordare che a legare Pechino e l’Occidente ci sono cento gasdotti Nord Stream che esploderanno tutti insieme il giorno dell’invasione di Taiwan»? éossiamo, dobbiamo saperlo. Non possiamo
Stati Uniti e Cina
Il mondo di Thiel ha questo senso apocalittico che in Musk è presentato in termini ben diversi. La sua apocalisse è la fine dell’umanità, lo spegnimento della luce della coscienza, costretta a stare in un solo pianeta, nel suo caos, in una bellezza circondata dall’oscurità, invece di abbracciare l’ordine del cosmo, plasmare un nuovo ordine.
Trattenere la fine non è vivere il presente, cogliere la profondità perché ogni cosa è stata svelata da Cristo e perché si può vivere in Cristo, nel tempo che resta. Questo non basta: bisogna andare oltre. Plus oultre, Plus ultra: il motto di probabile origine dantesca («dov Ercule segnò li suoi riguardi,/ acciò che l’uom più oltre non si metta”) dell’imperatore Carlo V che poi influenza Bacone e la grande filosofia della scienza moderna.
E nel mentre, il titano Musk vive avvolto dal suo desiderio mimetico: essere il videogiocatore più forte e ammirato, per attrarre tutti i nerd, pagare ciò che serve per essere celebrato come il loro indiscusso imperatore, padrone del mondo. Padrone del mondo, dei mondi oltre le Colonne d’Ercole, e quindi Anticristo? O katechon? I sogni e le veglie di Girard non rispondono. «Qui si rivela ancora la sconcertante insolubilità del problema: gioco e serietà».
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2025 Riccardo Fucile
MOLTI CHIEDONO AIUTO AI FAMILIARI, AMICI O VICINI DI CASA PUR DI NON INDEBITARSI CON BANCHE O SOCIETÀ FINANZIARIE.. TORNA IN AUGE PERFINO IL BANCO DEI PEGNI: SI STIMA CHE IL GIRO D’AFFARI DEI MONTE DI PIETÀ SUPERI GLI 800 MILIONI DI EURO ALL’ANNO
Più di un italiano su due vive con un prestito sulle spalle, con una rata media che pesa 278 euro al mese. E, stando al barometro Crif, basato sul sistema di informazioni creditizie Eurisc, nel 2024 crescono i prestiti personali e l’importo medio dei finanziamenti richiesti.
In base agli ultimi dati – che tengono conto del credito rateale di mutui, prestiti personali e finalizzati – l’aumento dei “prestiti personali” è pari all’11,3% ma restano prevalenti i cosiddetti “prestiti finalizzati”, ovvero collegati all’acquisto di beni o servizi da restituire a rate. Qui, a trainare i consumi (almeno nei primi nove mesi del 2024) è stato il comparto auto, spinto dagli incentivi per i modelli ibridi ed elettrici.
I mutui per l’acquisto di una casa, invece, rappresentano circa un quarto dei prestiti richiesti ma salgono i “mutui green” (quelli agevolati per le abitazioni ad alta efficienza energetica).
PIÙ IMPORTO, PIÙ RATE
In aumento la cifra del prestito e il numero di rate. Il valore medio dei finanziamenti sale a 9.214 euro (+9,3%). Un italiano su due, però, si limita a chiedere somme sotto i 5 mila euro mentre il resto si spinge, al massimo, fino a 20 mila. E tre quarti di italiani si “indebita” per massimo tre anni, circa un terzo chiede di diluire le rate oltre i cinque.
IL BOOM DEGLI ACQUISTI A RATE
L’identikit per età mostra che la maggioranza dei prestiti è richiesta fra i 25 e i 54 anni. In parte, questo è frutto dell’evoluzione delle modalità di pagamento. I classici prestiti “small ticket” (sotto i 5 mila euro) sono sempre più soppiantati dal “Buy Now Pay Later” (per l’acquisto online a rate senza interessi, l’incremento è del 133%) diventata molto conveniente per single e nuclei familiari. Ma non è così per tutti.
CHI NON ARRIVA A FINE MESE
Secondo un’indagine Istat appena diffusa, quasi 10 milioni di residenti in Italia (ovvero circa un quarto della popolazione fra 18 e 74 anni) hanno chiesto un prestito o un aiuto economico nel 2023, a causa di difficoltà o mancanza di liquidità. Più della metà si è rivolto ai familiari, il resto a banche, poste e società finanziarie. Un 7,4%, perfino, ad amici o vicini di casa. Fra i i disoccupati questa necessità colpisce il 34%, fra gli stranieri quasi il 40%
VENDO ORO, “SECOND HAND” E BANCO PEGNI
Sostenuto dal forte aumento del prezzo, anche la rete del “compro oro” ha avuto un’impennata senza precedenti. Chi cerca liquidi immediati vende i vecchi gioielli di nonne e zie incassando discrete somme visto che questo metallo prezioso è un investimento a lungo termine che attira molti clienti. Stesso discorso vale per l’usato, soprattutto di prodotti “griffati”, capi di moda, borse e accessori.
Torna in auge anche un istituto antico come il banco dei pegni. Si stima che il giro d’affari dei Monte di Pietà superi gli 800 milioni di euro all’anno. La media dei prestiti ricevuti impegnando un bene privato di valore – come argenteria, gioielli, orologi, quadri di valore, pezzi di antiquariato o pellicce – si aggira intorno ai duemila euro ma alcuni segnatempo di prestigio possono portare nel portafoglio più di 30 mila euro.
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2025 Riccardo Fucile
NON SOLO: GIORGIA MELONI “CONDIVIDE IN TOTO” IL DISCORSO DI JD VANCE, GIUDICATO DA TUTTI I LEADER EUROPEI (A RAGIONE) INQUIETANTE – IL GRAFFIO FINALE: “SE IL NUMERO DUE DELLA CASA BIANCA NON HA CONVINTO LA NOSTRA PREMIER È NEI TONI E NEL REGISTRO DI AGGRESSIVITÀ”. PROPRIO LEI, CHE SBROCCA UN GIORNO SÌ E L’ALTRO PURE
Ci siamo giocati anche il “Corriere della Sera”. Il quotidiano di via Solferino, ormai, s’è
iscritto al club degli house organ meloniani, insieme a pregiate testate come “Libero” e “il Giornale” della famiglia Angelucci e “il Messaggero” di Caltagirone.
Con un articolo a metà tra l’ilare e il surreale, firmato Marco Galluzzo, il quotidiano un tempo considerato il più autorevole del Paese, ci fa scoprire innanzitutto che la Meloni condivide “in gran parte” il discorso di JD Vance alla conferenza per la sicurezza di Monaco di Baviera, giudicato inquietante (eufemismo) da tutti i leader europei.
Scopriamo inoltre che: “’La democrazia si basa sul free speech’ è uno dei mantra di Meloni”. Davvero? Sicuri? Abbiamo letto bene?
Una novità che non può che farci piacere, dopo gli attacchi ripetuti e martellanti contro i giornalisti non appecoronati al Governo (da Ranucci a Dagospia passando per “Domani” e “Repubblica”), usando ogni strumento: querele temerarie, shitstorm, intimidazioni e pressione mediatica.
Ancora più interessante è che Giorgia Meloni “condivide in toto la denuncia di J.D. Vance, quella di una manipolazione dei principi base della democrazia per fini legati alle logiche del main stream, dove diritti e libertà sono decisi talvolta a tavolino, a seconda delle convenienze politiche”.
Ma l’alibi del mainstream, in America come in Italia, è il solito specchietto per le allodole: è l’argomento preferito di chi detesta essere contraddetto. Di chi non vuole sentire addosso la pressione della legge, dei magistrati, della Costituzione, delle opposizioni e di chiunque possa ostacolarne i piani.
Il tanto evocato “mainstream”, nella testa di JD Vance e di Giorgia Meloni, è associato ai “poteri forti”, al deep state, ai “burattinai”, gli “euroburocrati”.
Peccato che questa narrazione anti-potere è una mezza truffa. Visto che Giorgia Meloni governa ormai da due anni mezzo e JD Vance, un tempo cantore degli Hillbilly degli Appalachi, oggi è vicepresidente degli Stati uniti, dopo una prestigiosa carriera tra le università della Ivy League e fondi di private equity. Più élite di così, se more. Alla faccia dell’underdog.
Una barzelletta raccontata anche da Elon Musk che fa l’antisistema da uomo più ricco del mondo. Ridicolo.
Poi, il “graffio finale”. C’è stato un passaggio dell’articolo del “Corriere della Sera” che ci ha mandato in tilt. Abbiamo persino pensato a un pesce d’aprile anticipato. Il prode Galluzzo ricama: “Se il numero due della Casa Bianca non ha convinto la nostra premier è nei toni e nel registro di aggressività, e anche nell’aspirazione pedagogica”.
Avete letto bene: registro di aggressività. I toni. L’aspirazione pedagogica. Un mix di assurdità che dovrebbero farci immaginare Giorgia Meloni come un ircocervo, metà Madre Teresa di Calcutta metà Gentiloni.
Ma come? La Meloni sbrocca un giorno sì e l’altro pure, sbraita in romanesco rischiando di compromettere i già fragili otoliti, si indigna come una “sciura” altoborghese per l’aggressività di JD Vance? Raccontatecene un’altra.
Ps. A proposito di Europa messa in crisi dall’interno, oggi il premier ungherese, Viktor Orban, altro grande amico (ex?) di Giorgia Meloni, si è scagliato contro il vertice di Parigi sull’Ucraina: “Non fa altro che ostacolare gli sforzi di pace”.
A dirlo è il cavallo di Troia numero uno di Putin nell’UE. Uno che ha rotto il cazzo a ogni tentativo di Bruxelles di imporre sanzioni o battere un colpo contro l’invasione russa dell’Ucraina.
(da Dagoreport)
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Febbraio 17th, 2025 Riccardo Fucile
DATI UNIONCAMERE: CROLLANO NEL SETTORE COSTRUZIONI E COMMERCIO, CRESCONO SONO I SERVIZI ALLE IMPRESE E L’AGRICOLTURA
Nel giro di dieci anni, l’Italia ha perso un quarto delle aziende guidate da giovani imprenditori. Il dato emerge dall’analisi di Unioncamere-InfoCamere, che fotografa la profonda trasformazione del tessuto imprenditoriale italiano. Nel 2014, le imprese guidate da under 35 erano quasi 640mila. A fine 2024, il numero è crollato a 486mila unità. Un calo del 24%, che in termini assoluti significa 153mila aziende scomparse in appena un decennio. «Il dato è figlio del contesto economico ma è chiaro che su di esso ha pesato l’invecchiamento della popolazione. Del resto, secondo il Cnel, negli ultimi 20 anni abbiamo avuto oltre 2 milioni di lavoratori under 35 in meno», commenta Andrea Prete, presidente di Unioncamere.
Crollano commercio e costruzioni, crescono i servizi alle imprese
Guardando ai singoli settori, sono soprattutto i comparti delle costruzioni e del commercio a pagare il prezzo più alto. Negli ultimi dieci anni, il primo hanno perso quasi 40mila imprese guidate da under 35 (-38,7%), mentre il secondo ha visto sparire oltre 66mila attività (-36,2%). Crollano anche le aziende manifatturiere guidate da giovani imprenditori: -35,9% rispetto al 2014. Stesso discorso anche per l’artigianato, che perde 47mila imprese giovanili (-28,1%). Gli unici settori dove gli under 35 sembrano trovare spazio sono due: i servizi alle imprese e l’agricoltura. I primi fanno registrare una crescita del 3,5% con quasi 2mila imprese giovanili in più rispetto al 2014. L’agricoltura si mantiene sostanzialmente stabile, con le aziende di giovani imprenditori che aumentano dello 0,06%. Secondo il presidente di Unioncamere, questi dati dimostrano che «i giovani che oggi scelgono di fare impresa puntano su attività dove il valore aggiunto della competenza e della tecnologia rappresenta un fattore distintivo e competitivo».
I dati regione per regione
A livello territoriale, la Lombardia si conferma la regione con il maggior numero di imprese giovanili (oltre 74mila), che pure si sono ridotte del 15,1% nell’ultimo decennio. Al secondo posto c’è la Campania, con circa 61mila aziende guidate da under 35. Il calo più marcato dell’imprenditoria giovanile si registra nelle regioni del centro: -36,7% nelle Marche, -32% in Umbria, -31,1% in Toscana. Non va meglio nemmeno al Sud, dove tradizionalmente – fa sapere InfoCamere – l’incidenza di aziende giovanili sul totale delle imprese è più elevata. Negli ultimi dieci anni, le imprese guidate da under 35 sono calate del 35,6% in Molise, del 35,2% in Abruzzo, del 34,4% in Calabria, del 32,9% in Sicilia e del 28,6% in Puglia.
( da agenzie)
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Febbraio 17th, 2025 Riccardo Fucile
IL MAESTRO EDWARD GARDNER, DIRETTORE DELLA LONDON PHILHARMONIC IN UN’INTERVISTA AL “TIMES” AVEVA DEFINITO IL CORO COMPOSTO DA “DUE FAMIGLIE MAFIOSE RIVALI”: “SONO BEN LIETO DI RITIRARE QUESTA AFFERMAZIONE”… I CORISTI AVEVANO SPORTO DENUNCIA CHIEDENDO UN RISARCIMENTO MILIONARIO, PER QUELLO ORA GARDNER SI E’ RIMANGIATO L’INFAMIA
“Desidero porgere le mie più sincere scuse agli Artisti del Coro del Teatro di San Carlo di
Napoli per le mie recenti dichiarazioni rilasciate in un’intervista al The Times. Nutro profondo rispetto e sincera stima per il Coro e per ciascuno dei suoi componenti”. Così in una nota del maestro Edward Gardner, direttore della London Philharmonic Orchestra, diffusa dal Teatro San Carlo. Gardner aveva affermato, tra l’altro, che il coro del San Carlo “è composto da due famiglie mafiose rivali”.
“Poco prima del mio arrivo a Napoli sono stato informato di una rissa avvenuta tra due Artisti del Coro appena fuori dal Teatro, che aveva portato al ricovero in ospedale di uno di loro. La notizia mi aveva sorpreso molto. Tuttavia, non era assolutamente mia intenzione suggerire che il Coro avesse legami con la mafia, e sono ben lieto di ritirare questa affermazione.
“Eseguire insieme la Nona di Beethoven, la scorsa estate a Ravello, è stata un’esperienza significativa che ha messo in luce il talento, la dedizione e il duro lavoro di questa compagine artistica. Mi rammarico profondamente se le mie parole hanno lasciato intendere il contrario, perché ho avuto modo di constatare personalmente la professionalità e l’eccellenza di questo coro. Desidero ribadire quanto apprezzi e rispetti ciascuno dei suoi membri”, conclude Gardner.
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2025 Riccardo Fucile
“IL POPOLO SIRIANO RITIENE CHE SIA IMPOSSIBILE STARE PEGGIO DI COME GIA’ SI E'”
Una grande bandiera a stelle rosse e la scritta “Welcome in Syria” apre la strada che dall’estremo est del Libano arriva fino a Damasco. Un mezzo busto sfregiato è quel che resta dell’immagine di Bashar Al Assad. Dopo il colpo di stato guidato dall’autoproclamato presidente ad interim Ahmed al-Sharaa, noto anche come Abu Mohammad al-Jolani, il confine tra Libano e Siria è controllato dagli uomini di Hay’at Tahrir al-Sham. Un sorriso e un insolito lasciapassare è quello che la nuova leadership siriana riserva ai giornalisti e agli attivisti internazionali, per libanesi e siriani, invece, sono lunghe file di attesa e controlli.
A Damasco l’entusiasmo di due mesi fa ha lasciato spazio alla voglia di riorganizzarsi ma anche all’angoscia dell’ignoto e di quello che potrebbe diventare “il nuovo regime”, così come lo definiscono tanti siriani. È qui che Fanpage.it incontra Giovanna Cavallo, attivista italiana per i diritti umani che dal 2019 porta avanti progetti di supporto della società civile siriana, in Siria e in Italia.
Uno di questi è il progetto Yalla Study che si inserisce nella generale campagna del Forum Nazionale “Per Cambiare l’ordine delle Cose”. Yalla Study ha come scopo quello di promuovere una politica di accesso sicuro e legale al territorio dell’Ue e rimettere al centro dell’agenda europea una politica dei flussi aperta e includente. Oggi Cavallo si trova in Siria con una delegazione italiana dal nome “La Siria guardata dagli occhi dei civili”.
Perché sei tornata in Siria?
Prima di tutto per distribuire le informative che annualmente forniamo agli studenti siriani sulla possibilità di richiedere visti per motivi di studio in Italia e in Europa, poi abbiamo aggiunto a questa missione anche un’inchiesta specifica sulla condizione dell’asilo, sulla transizione del potere e sul ruolo della società civile nella transizione democratica della nuova Siria. Crediamo fermamente che la pedina più importante di questo scacchiere che è la Siria sia proprio la società civile, la stessa che a causa delle scelte fatte dalla comunità internazionale negli ultimi cinquant’anni ha pagato il prezzo più alto.
Mi riferisco ovviamente non solo alle sanzioni, che hanno determinato una grandissima povertà dell’economia salariale, di accesso al mercato del lavoro, di produzione del mercato del lavoro, ma anche ad una instabilità territoriale importante che poi è degenerata nella guerra civile del 2011. L’ottanta per cento della popolazione siriana è oggi sotto la soglia della povertà. Si tratta di una gigantesca emergenza sociale ora nelle mani del governo di transizione, il quale crediamo debba rappresentare il più possibile la pluralità della popolazione, che a sua volta dovrà essere soggetto attivo e partecipante.
Dal 2019 non ha mai smesso di andare in Siria, com’è la situazione oggi?
Coloro che abbiamo incontrato ci parlano di vecchio regime, come se quello di oggi fosse il nuovo. Questo ci fa capire che dal punto di vista delle persone sul territorio, il cambiamento ha riguardato finora solo il colore della bandiera, che il sistema di potere attuale è rimasto uguale: c’è una persona al potere che si è autoproclamata presidente ad interim e ha promesso l’apertura di una fase costituente che però tarda ad essere concretizzata.
siriani si fidano del nuovo governo?
I pochi che ci hanno risposto a questa domanda, dicono di avere fiducia nel governo, ma semplicemente perché sono trascorsi solo due mesi dalla presa del potere da parte degli uomini di HTS, e pensano che probabilmente sono loro a non avere fiducia nella popolazione
Un altro aspetto molto importante è la storia così gravemente criminale del vecchio governo che spinge il popolo siriano a credere impossibile poter stare peggio di come già si è stati. La speranza e la fiducia nascono anche da questo. Certamente a nessuno piace la forza che sta governando la Siria oggi e tutti sono convinti che a cambiare le cose sarà la collettività, la società civile. Quindi la grande domanda che si pongono i siriani oggi è: il governo si fida dei siriani?
L’Italia aveva deciso di normalizzare i rapporti con la Siria di Assad quando è stata aperta l’ambasciata e inviato l’ambasciatore, lo scorso agosto. Un mese dopo la caduta del regime il nostro Ministro degli Esteri ha fatto visita al nuovo governo ad interim della Siria, per questo oggi abbiamo voluto incontrare l’ambasciatore italiano a Damasco Stefano Ravagnan.
Nell’incontro con l’ambasciatore il primo tema è stato quello delle sanzioni che hanno un impatto molto importante sulla vita delle persone e che dobbiamo trovare il modo di allentare, cercando di dare nuova linfa al paese da un punto di vista economico e sociale.
Le altre richieste che abbiamo posto sono relative a un’auspicabile cooperazione internazionale che vada verso la costruzione di un supporto umanitario e aiuti a superare la grandissima crisi sanitaria, economica, sociale che ha fatto sprofondare la vita delle persone in un limbo enorme.
In Siria non si sa come andare avanti, le persone hanno fame, le medicine fanno fatica ad entrare nel paese a causa dell’embargo. L’altra questione affrontata è stata la creazione di una cooperazione che possa supportare la società civile: non si tratta di esportare democrazia, non si tratta di sostituirsi ad un governo, di sostituirsi a una transizione, di sostituirsi a una fase costituente. Si tratta invece di individuare le decine di organizzazioni che a livello locale stanno costruendo spazi di agibilità democratica e che stanno cercando di dare il loro meglio affinché ci sia una consapevolezza della fase che si sta attraversando. E noi crediamo che l’Italia debba fare la sua parte perché queste organizzazioni, le loro attività e i loro spazi di agibilità democratica vengano sostenuti.
La partecipazione in questo momento è l’unico antidoto che la Siria può anteporre al radicalismo che invece il nuovo governo, nonostante le sue parole, sta producendo. Ricordiamo gli attacchi alla comunità LGBTQ+ degli ultimi giorni, ricordiamo le sommarie esecuzioni degli alawiti, ricordiamo le aggressioni ai cristiani.
La delegazione ha incontrato anche il Nunzio Apostolico, qual è il parere del Vaticano rispetto alla condizione dei cristiani nella nuova Siria?
Incontrando il Nunzio Apostolico a Damasco, abbiamo chiesto aiuto al Vaticano per orientarci, soprattutto nel mondo cristiano, tra le opportunità che possono essere offerte a tutela delle minoranze politiche e religiose. Il Nunzio Apostolico ha dato un messaggio chiaro, quello di fare in modo che la diaspora rientri nel territorio, perché secondo lui è la cittadinanza che deve contribuire al futuro della Siria. Siamo d’accordo su questo ma crediamo sia necessario allo stesso tempo costruire delle garanzie a tutela delle minoranze, che in questo momento di fatto sono ancora a rischio.
Qual è la posizione dell’Italia rispetto alle sanzioni imposte alla Siria?
Da quello che noi sappiamo c’è una volontà dell’Italia e dell’Europa di spingere affinché le sanzioni vengano allentate. Però ci sembra doveroso riportare le preoccupazioni dei cittadini siriani, i quali chiedono di osservare l’andamento di questo nuovo corso affinché l’allentamento delle sanzioni non vada solo a beneficio di quella che sarà l’attività di governo, ma anche a beneficio dei cittadini e delle cittadine, di fatto impossibilitati in questo momento a condurre una vita dignitosa
In Siria abbiamo incontrato donne e uomini stanchi di un regime che è durato cinquant’anni, uomini e donne disabituati alla democrazia, che non sanno che cosa sia una fase costituente, che cosa voglia dire ricostruire una democrazia dopo essere stati oppressi per così tanto tempo da una feroce dittatura. Abbiamo visto una grande sofferenza, una grande tristezza che ci ha fatto veramente molto male.
Crediamo siano necessarie missioni a supporto dei cittadini e delle cittadine e delle loro associazioni, che sappiano stabilire un dialogo tra queste e la comunità internazionale. La prima cosa che chiediamo con urgenza però è che la diaspora possa tornare ad essere attiva, partecipare, votare, eccetera, ma anche che possa ritornare nel Paese in condizioni di sicurezza, cosa che solo una cooperazione internazionale concreta potrà garantire.
(da Fanpage)
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Febbraio 17th, 2025 Riccardo Fucile
MELONI VUOLE IMPORRE IL SINDACO DI PISTOIA, ALESSANDRO TOMASI. MA LA LEGA CONTRAPPONE ELENA MEINI, CAPOGRUPPO SALVINIANA IN CONSIGLIO REGIONALE. E FORZA ITALIA PUNTA SUL CAPOGRUPPO MARCO STELLA, FEDELISSIMO DI TAJANI… I SONDAGGI, CHE DANNO IL GOVERNATORE USCENTE DEL PD, EUGENIO GIANI, AVANTI DI 10 PUNTI SU TOMAS
Mancano 9 mesi al voto in Toscana, ma nel centrodestra, più che colpi di fioretto, volano
vere e proprie sciabolate. Il risultato? I tre partiti che reggono la maggioranza a Palazzo Chigi, dove già non mancano scintille, hanno infatti messo in campo tre candidati diversi.
FdI ha schierato da tempo Alessandro Tomasi, 45 anni, sindaco di Pistoia al secondo mandato, che nel 2017 riuscì nell’impresa di strappare alla sinistra la città Medaglia d’argento per la Resistenza.
La Lega, dopo più riunioni (burrascose) con gli alleati, è partita in contropiede candidando Elena Meini, 37 anni, capogruppo salviniana in Consiglio regionale e fedelissima dell’eurodeputata Susanna Ceccardi. Forza Italia, almeno per ora, non ha invece fatto un passo formale. Ma i berlusconiani stanno puntando con decisione su Marco Stella, 53 anni, anche lui capogruppo in Consiglio e molto legato al leader Antonio Tajani
Nei prossimi dieci giorni è previsto un tavolo nazionale del centrodestra per affrontare in maniera complessiva il nodo candidature in tutte e 6 le Regioni al voto: oltre alla Toscana, ad ottobre, le urne saranno aperte anche in Campania, Veneto, Puglia, Marche e Valle d’Aosta.
A complicare ulteriormente il quadro, nei giorni scorsi, è arrivato un sondaggio di Emg, che attesta il governatore uscente Eugenio Giani (Pd), che ha di fatto la ricandidatura in tasca, avanti di 10 punti rispetto a Tomasi come avversario. Un distacco che, sempre secondo la medesima rilevazione, salirebbe addirittura al 15% se nella coalizione di centrosinistra entrassero anche i Cinque Stelle
Una candidatura, quella di fatto imposta per prima da FdI, subito mal digerita da FI, che per mesi aveva invocato invano le primarie per trovare un profilo condiviso: «Come candidato governatore del centrodestra serve un moderato, capace di allargare il perimetro della coalizione. Comunque, il sondaggio ci dà ragione», la rasoiata di Stella
In Toscana la legge elettorale ha caratteristiche particolari. Quella principale è la soglia di sbarramento al 5%. E se le cose dovessero andare peggio del previsto, viste le percentuali raccolte nella regione alle ultime Europee, sia la Lega sia Forza Italia potrebbero addirittura rischiare di rimanere fuori dal Consiglio regionale. È anche questo il fattore che ha fatto alzare il livello dello scontro, con l’obiettivo di provare a conquistare più visibilità e voti
(da agenzie)
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