Aprile 28th, 2025 Riccardo Fucile
PAPA FRANCESCO ERA IL “PAPA DELLA GENTE”, MA SOPRATTUTTO DEI RAGAZZI: IL GIORNO DOPO IL FUNERALE DEL PONTEFICE, 200 MILA ADOLESCENTI SONO ARRIVATI A ROMA PER LA GIORNATA DEL GIUBILEO DEDICATA A LORO
Sventolano le bandiere della “Gioventù salesiana” con l’immagine di don Bosco, mentre ragazzini a frotte, bandana verde, borraccia verde, zainetto verde, il kit del “Giubileo degli adolescenti”, lasciano piazza San Pietro, direzione tutta Italia e tutto il mondo.
Samanta, Daria e Paolo, quindici anni, parrocchia di San Francesco di Sales a Padova, hanno le idee chiarissime: «Vogliamo un papa moderno che sappia parlare con noi come Francesco. Andava in tv, conosceva i social, siamo nati e cresciuti con lui, era anziano sì ma con il cuore giovane».
«Tre giorni di emozioni mai provate, la porta santa, il saluto al papa dentro San Pietro, la messa in suffragio, Roma enorme e bellissima, camminare e camminare è stato il nostro dono a Francesco, veniamo dagli oratori, dagli scout, dai gruppi giovanili diocesani, no, questa Pasqua non la dimenticheremo».
Erano duecentomila in piazza i teenager arrivati a Roma per il “Giubileo degli adolescenti”, appuntamento al quale papa Francesco teneva moltissimo, una marea di ragazzini e ragazzine che si sono trovati a un incrocio della Storia, dentro un frullatore di esperienze che ti fanno diventare grande di colpo.
«Non avevo visto morire nessuno — dice Diana, 16 anni — i miei quattro nonni sono ancora vivi, la bara aperta del papa mi ha colpito e commosso». I “ribelli” li chiamava Bergoglio che in un video inedito del 2025 rivolto ai giovani, senza abiti papali e senza zuccotto, diceva: «Cari ragazzi e ragazze, una delle cose più importanti nella vita è ascoltare, imparare ad ascoltare
Infinite le sigle dei gruppi giovanili che hanno pacificamente e gagliardamente invaso Roma, spezzando con la loro semplice presenza il lutto globale. E colpisce in anni di solitudini virtuali, di figli autoreclusi nelle loro stanze, di adolescenti violenti, la presenza di tanti giovani insieme.
C’è la Gioventù Francescana, gli juniores dell’Azione Cattolica, la Gioventù ardente Mariana, poi gruppi organizzati autonomamente da parrocchie e diocesi. I più folti sono giunti da Monza e da Milano con le bandiere e il volto di Carlo Acutis, il quindicenne morto di leucemia fulminante, la cui beatificazione sarebbe dovuta avvenire, per volontà di papa Francesco, proprio nel Giubileo degli adolescenti.
Devotissimo alla Madonna, autore di un sito internet con il quale faceva evangelizzazione, Carlo morì in tre giorni all’ospedale di Monza. Prima di chiudere gli occhi aveva dichiarato di voler offrire le sue sofferenze al Papa, promettendo alla famiglia che avrebbe dato molti segni della sua presenza. Anni dopo un bambino di nome Mathias, toccando un pezzo del suo pigiama guarì — secondo la Chiesa — da una rara anomalia genetica al pancreas. E così una bambina in gravi condizioni dopo un trauma cranico. Miracoli per chi crede, comunque colpisce quella morte così acerba.
«È successo anche a mia cugina, per questo sono qui» racconta Loriana, 15 anni, napoletana. Ci sono i giovani irlandesi, spagnoli, americani, argentini. Sally, 17 anni: «È stato incredibile essere qui proprio adesso, poter salutare Francesco, torno in Texas con molti nuovi amici, il papa che vorrei deve essere come Bergoglio, parlava in modo semplice, difendeva i poveri, i carcerati, i drogati. E tanti tanti ragazzi della nostra età usano sostanze».
Non conoscono i nomi dei cardinali, non sanno come funziona il conclave, molti chiedono chi sia quel vescovo, Parolin, che celebra la messa e ricorda loro «l’affetto di papa Francesco, che avrebbe desiderato guardarvi negli occhi, passare in mezzo». E cita la gioia nonostante il lutto, Parolin, gioia «impressa nei vostri volti, cari adolescenti che siete venuti da tutto il mondo a celebrare il Giubileo».
No, ai ragazzi di Francesco sfuggono i segreti dell’elezione di un pontefice, sanno soltanto una cosa: «Vogliamo un Papa che sappia parlare con noi». E chissà che nel conclave qualcuno ascolti la voce degli “Zeta”, in una Chiesa che
nonostante i grandi momenti di devozione collettiva, è sempre più disertata dai giovanissimi. Antonio, da Lecce, 16 anni: «Ero venuto soltanto per seguire dei miei amici, torno a casa diverso».
(da Il Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 28th, 2025 Riccardo Fucile
NESSUNO PREVEDEVA UN AFFLUSSO DEL GENERE, IN MATTINATA L’APPELLO DI SCORRERE E POI USCIRE, PRIMA CHE SI CREI UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO
Qui nasce il culto, e il mito, di questo papa che si chiama Francesco. Quando una
donna chiede all’addetto se può appoggiare un fazzoletto sulla lapide, “solo un attimo”, giusto per trasformarlo in reliquia. Ma non è possibile, e neanche lasciare fiori, un’altra riporterà a casa un fascio di gigli profumati. E tutti ne parlano al presente, come se il papa non fosse morto ma lì in piedi, ad aspettare i suoi molti amici, in questa navata sinistra di Santa Maria Maggiore.
Bisogna però accontentarsi della tomba, e mai tomba è stata più francescana e desiderata, con quella rosa bianca appoggiata, in uno spazio più piccolo di una cabina armadio. Per vederla, ieri si sono accalcati in 70mila, e già alle 7, quando si sono aperti i varchi dei 2 metal detector, erano centinaia. E il cardinale Rolandas Makrickas, che è rettore della basilica, tutto contento per quella gente in attesa, a cui ha dato il benvenuto (ha anche spostato alcune transenne).
Qualche ora dopo si è capito che l’afflusso stava diventando un problema di ordine pubblico, se alle 10 dall’altare è stato fatto questo annuncio: «Siamo troppi, e la basilica è piccola. Bisogna rispettare le norme di sicurezza, quindi vi chiediamo di accomodarvi verso l’uscita, anche perché ci sono migliaia di persone in attesa, fuori». Quindi «per favore uscite».
Non è servito a niente, anche perché molti dicevano «voglio restare qui, vicino a Francesco», accomodandosi sulle basi delle colonne, ai piedi degli altari, ovunque ci fosse uno spazio. Perciò ogni tanto gli ingressi sono stati fermati, e si è andati avanti a singhiozzo, mentre tra i volontari in giacca e cravatta che prestano servizio in basilica, iniziava un qualche nervosismo.
Insomma, per vedere la tomba ci sono volute due ore di attesa, in una coda massiccia che partiva da piazza dell’Esquilino, e come negli aeroporti, ripiegava più volte per poi sfociare sulla via Liberiana, e raggiungere infine i controlli. E chi se lo aspettava? Non se lo aspettavano. Beatrice, caposquadra dei Leoni, Agesci, Parma 10: «Volevamo vedere la tomba. È stato molto emozionante». Bianca, caposquadra delle Volpi: «Ci ha dato un senso di tranquillità. È la casa di Francesco».
Alle 14, il conteggio era già di 30mila ingressi. Orario di chiusura slittato dalle 19 alle 22. Il sindaco Gualtieri farà un vertice in prefettura, per capire come gestire «un afflusso significativo nelle prossime settimane ma anche nei prossimi mesi». La basilica «diventerà seconda solo a San Pietro», diceva nell’omelia un cardinale dei tanti che si sono alternati all’altare. Cambierà la geografia sacra di Roma, tutti vorranno vedere la tomba, in una visita che dura forse tre secondi, il tempo di scattare una foto.
Gabriele Oliveri, caposquadra degli scout Lentini 2, sorpreso mentre ordina ai suoi di mettersi la camicia («rispetto e decoro, ragazzi») prima di entrare: «Papa Francesco non si smentisce: sta rivoluzionando questa zona di Roma, decentrando l’attenzione da San Pietro verso questo quartiere» popolare e multietnico, e così vicino a Termini, con tutto il rimescolamento di genti che ci passa.
E il gruppo di pellegrini di Périgueux? 230 persone dalla Dordogna, molte anziane e un po’ spaventate. Gaëlle: «È un regalo essere qui, e poter stare un po’ vicini al papa». Intanto arriva il cardinale Dolan, benedicente chiunque gli si pari innanzi, assieme a 200 fedeli di New York, entrati dall’ingresso laterale e quindi saltando la coda. Nelle pause tra una funzione e l’altra, una voce intima “shhhhhh, silenzio”, inutilmente (il tono è quello di Alberto Sordi nella Grande Guerra, “bboni, state ‘bboni”).
Un bel traffico, a cui nel pomeriggio si è provato a rimediare: si entra a 50 per volta, e camminare veloci. Fuori, una batteria di bagni chimici, lungo la via Liboriana. Poi sono arrivati 110 cardinali, cioè quasi tutti, a bordo di due pullman. Anche loro hanno saltato la coda, ma era previsto il loro omaggio alla tomba, oltre che la recita dei Vespri. Più gendarmi dal Vaticano, carabinieri, volontari bresciani della Croce Rossa a distribuire acqua, e altre forze dirottate
su Santa Maria Maggiore, ormai troppo piccola per il culto di Francesco (e nessuno si fila più la Sacra Culla, reliquia della mangiatoia di Gesù Bambino, tra l’altro).
(da La Repubblica)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 28th, 2025 Riccardo Fucile
“LA GENTE NON ASCOLTA. ALLA METÀ DI UNA SPIEGAZIONE RISPONDE E QUESTO NON AIUTA”
“Cari ragazzi e ragazze, una delle cose molto importanti nella vita è ascoltare, imparare ad ascoltare. Quando una persona ti parla, aspettare che finisca per capirla bene e, poi, se me la sento dire qualcosa. Ma l’importante è ascoltare”.
È l’invito di Papa Francesco ai giovani in un video registrato l’8 gennaio sullo smartphone da un ospite a Casa Santa Marta.
Il messaggio – pubblicato dal sito del settimanale Oggi – era rivolto ai ragazzi che partecipano ai Laboratori dell’ascolto, iniziativa ideata da Luca Drusian che coinvolge giovani e adulti su differenti tematiche, permettendo a molti di sperimentare la bellezza di essere ascoltati, di ascoltarsi e di ascoltare.
Il Papa, che nel filmato appare in abiti informali, ribadiva questo concetto: “Guardate bene la gente, la gente non ascolta. Alla metà di una spiegazione risponde e questo non aiuta alla pace. Ascoltate, ascoltate tanto”, si sente nel video. Insieme all’immancabile esortazione a non dimenticare i nonni: “I nonni ci insegnano tanto”.
Parole che ben si adattano alla giornata di oggi che vede la conclusione del Giubileo degli Adolescenti a Roma.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 28th, 2025 Riccardo Fucile
STRANO, NESSUN POST DI ESECRAZIONE DA PARTE DEI SOVRANISTI NOSTRANI
Era scappato in Italia ma è stato arrestato a Pistoia il 21enne ricercato in Francia per
il massacro di un fedele all’interno di una moschea a La Grand-Combe, nel sud del Paese. Il killer era ricercato in tutta la Francia dopo aver assassinato e filmato il giovane maliano Aboubakar Cissé in una moschea nel dipartimento del Gard dove il 24enne stava pregando.
La vittima è stata massacrata la mattina del 25 aprile con decine di coltellate mentre pregava da solo nella moschea. Un delitto efferato che ha scatenato una caccia all’uomo da parte della polizia ma anche diverse manifestazioni di protesta anche a Parigi per denunciare un “clima islamofobo” nel Paese. “È stato preso di mira perché era musulmano” hanno dichiarato i familiari della vittima.
“Dagli estratti del video che ho potuto vedere, il killer lo insulta, insulta la sua religione. Se questo non è un atto islamofobo, cos’è?” si è chiesto un cugino. Anche l’avvocato di famiglia conferma: “Ho avuto accesso a un video d’odio in cui si vede l’autore uccidere vigliaccamente quest’individuo a colpi di baionetta, pronunciare insulti e lasciarlo morire a terra, insultando la sua religione”.
L’assassino infatti è stato identificato e ripreso dalle videocamere di sorveglianza mentre colpiva con 40-50 fendenti Aboubakar Cissé, originario del Mali, dicendo “l’ho fatto…il tuo Allah di merda”. Non solo, durante l’attacco si è anche filmato riprendendo il macabro assassinio.
Dopo tre giorni di caccia all’uomo con decine di agenti schierati per catturarlo, il killer, identificato solo come Olivier A., si è consegnato alla polizia italiana a Pistoia dove era giunto nelle ore precedenti. Individuato domenica dalle autorità nell’Hérault, era riuscito a sfuggire ai controlli degli agenti francesi e si era diretto verso l’Italia. Nato a Lione nel 2004 e di nazionalità francese, l’uomo infine “si è recato personalmente in una stazione di polizia di Pistoia domenica verso le 23” ha dichiarato oggi il procuratore francese” Abdelkrim Grini.
“È una grande soddisfazione per me come procuratore. Di fronte all’efficacia e alla determinazione dei mezzi impiegati, l’autore non ha avuto altra scelta che costituirsi, ed è stata la cosa migliore che potesse fare” ha aggiunto il pm, ricordando che “Dopo essersi vantato del suo atto, dopo averne rivendicato la
responsabilità, ha rilasciato commenti che avrebbero lasciato intendere che intendesse commettere di nuovo atti simili”. Ora verrà emesso un mandato di arresto europeo in vista del suo trasferimento in Francia.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 28th, 2025 Riccardo Fucile
“UNA IMMAGINE DA OSTERIA, LE ISTITUZIONI MERITANO ALTRO, IO FACCIO CAMPAGNA ELETTORALE PARLANDO DELLA MIA CITTA’, LORO SOLO ATTACCHI PERSONALI PER DENIGRARMI, DIMOSTRANO SOLO IL VUOTO DI ARGOMENTI”… “HANNO PAURA, LI CAPISCO, E FANNO BENE AD AVERLA, TRA UN MESE SARO’ SINDACO, NON MI FERMERANNO”
“Sinceramente non ho niente da rispondere a Gasparri, è un po’ sconfortante nel 2025 vedere un gruppo di uomini che parlando di una donna non fanno altro che parlare del suo aspetto fisico ridacchiando e dandosi di gomito, questa è un’immagine da operetta veramente che l’Italia non si merita e che Genova assolutamente non si può meritare – afferma Salis – detto questo, uno si aspetterebbe immediatamente uno sdegno da parte magari delle donne del centrodestra, ma anche, spererei, da parte del candidato sindaco Pietro Piciocchi, che ha anche delle figlie femmine e che credo che non apprezzi quando si parla di una donna declinando continuamente, in tutti gli interventi, elementi del suo aspetto fisico”.
“Ci aspettiamo un altro livello dalle istituzioni, ricevo attacchi personali molto pesanti riguardo me, riguardo il mio stile di vita, riguardo la mia famiglia e trovo che questo indichi principalmente una cosa: il vuoto di argomenti che hanno. Non ho mai fatto nessun tipo di attacco personale verso nessuno, la mia campagna è per Genova, loro l’unico argomento che hanno è denigrare la mia persona e questo la dice lunga sul fatto che hanno molta paura della mia candidatura. Potrei cavalcare questa polemica con toni aggressivi ma il mio è disagio di fronte a un certo tipo di osservazioni, perché nel 2025 puoi solo provare pena e disagio per uomini che parlano ancora così delle donne“.
E sul tema, arriva anche una nota delle “Donne della coalizione di centrosinistra” che invita le omologhe del centrodestra a “dissociarsi dalle frasi sessiste del loro schieramento”. Nel comunicato si dice: “Quando gli avversari, uomini, riducono il confronto elettorale con una donna alla studiata banalità di un “concorso di bellezza” con un chiaro intento offensivo, invece che rapportarsi sul piano politico e delle idee, significa che la bellezza insieme all’intelligenza li spaventa. Davvero il senatore Gasparri e il consigliere Vaccarezza non trovano altri argomenti di discussione? Silvia Salis rappresenta competenza, serietà e concretezza. Chi pensa che le elezioni si vincano con battutine sessiste dimostra solo paura del cambiamento che stiamo portando. Noi non offendiamo, costruiamo. Noi non denigriamo, progettiamo“.
“Tutte le donne dovrebbero indignarsi e dissociarsi di fronte a questo uso strumentale del corpo femminile. Chi fa politica ha un dovere istituzionale di rispetto. Chi ricopre incarichi pubblici deve ricordarsi che le parole sono atti politici: costruiscono cultura o la distruggono. Non si può svegliarsi a difendere i diritti delle donne solo l’8 marzo o il 25 novembre, e poi permettere o restare complici di linguaggi che li tradiscono. Il rispetto, l’esempio e la dignità devono essere praticati ogni giorno dell’anno. Per questo chiediamo alle donne della destra di dissociarsi pubblicamente da questi comportamenti e di respingere uno stile che rappresenta il passato, non il futuro. Basta strumentalizzazioni. Basta usare immagini private per denigrare una donna. Se si trattasse di un uomo, non assisteremmo a simili bassezze”.
(da Genova24)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 28th, 2025 Riccardo Fucile
“FORZA ITALIA CHE ATTACCA UNA CANDIDATA PER L’ASPETTO ESTERIORE? CHISSA’ COSA AVREBBE DETTO BERLUSCONI…”
La candidata del centrosinistra alle comunali a Genova, Silvia Salis, è “caruccia” ma le
elezioni “non sono un concorso di bellezza”. Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri va all’attacco della candidata progressista (appoggiata da Pd, M5s, Avs e Italia viva) che il prossimo 25 e 26 maggio sfiderà il nome individuato dal centrodestra per la carica di sindaco, Pietro Piciocchi.
Ieri a Genova, Forza Italia ha presentato i candidati al consiglio comunale che sosterranno la corsa di Piciocchi. La presentazione delle liste è stata un’occasione per lanciare una stoccata a Salis, già finita nel mirino di commenti e attacchi per via del suo aspetto.
“Non possiamo riconsegnare Genova a chi l’ha già rattristata e governata male. Non basta una bella faccia senza esperienza politica. La sinistra ha scelto una candidata senza storia e senza programma, mentre Piciocchi è un investimento sulla città”, ha dichiarato il forzista. “La politica non si inventa, è un mestiere serio, e le elezioni non sono un concorso di bellezza”, ha ribadito. La loro candidata è caruccia, ma sa niente di amministrazione: qui ci vogliono le infrastrutture e noi siamo gli unici che possiamo garantirle, dobbiamo eleggere il sindaco, la competenza è importante”, ha ribadito.
Il candidato sindaco Piciocchi ha poi cercato di correggere il tiro rispetto alle dichiarazioni dell’azzurro. “Noi siamo quelli che credono che la politica sia una cosa seria, fatta di formazione, idee e programmi concreti, chi ama Genova sa che non bastano slogan vuoti”, ha dichiarato.
Il commento di Gasparri non è comunque passato inosservato. “Silvia Salis ha un programma serio, vincerà in modo netto. Non potendo fermarla in nessun modo, la destra la aggredisce con argomenti imbarazzanti”, ha commentato in una nota il leader di Italia Viva Matteo Renzi. “Ieri a Genova è arrivato Gasparri, di Forza Italia. E Forza Italia ha detto che il problema della Salis è che è una donna carina. Forza Italia, mi spiego? Il punto è semplice: la Salis è una donna intelligente e anche di bell’aspetto. E quando c’è una persona intelligente e di bell’aspetto, Gasparri immediatamente si sente escluso, lo capisco. Ma Forza Italia che attacca la candidata del centrosinistra per l’aspetto esteriore? Mi chiedo cosa avrebbe detto Berlusconi”, ha detto ancora, sottolineando il cortocircuito del partito fondato dall’ex premier. “È un contrappasso dantesco: da Berlusconi a Gasparri. A Silvia Salis dico: non ragioniam di loro ma guarda e passa. Tra un mese tu diventerai sindaca di Genova e Gasparri invece resterà Gasparri. Spiace, per lui”, ha concluso.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 28th, 2025 Riccardo Fucile
SECONDO LA NARRAZIONE DEL CREMLINO, BRUXELLES È LA REINCARNAZIONE DELL’IDEOLOGIA HITLERIANA. E, ORA CHE TRUMP È ALLA CASA BIANCA, COME NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE LA RUSSIA HA AL SUO FIANCO GLI USA PER COMBATTERE IL NUOVO “REGIME”
Guardate bene questa illustrazione. Dal 16 aprile campeggia sul sito dell’Sv, l’intelligence esterna della Federazione Russa. La testa di Ursula von der Leyen, in versione vampiro, sovrasta un corpo a forma di croce uncinata con quattro estremità che finiscono in artigli insanguinati.
Al centro è il cerchio blu stellato simbolo dell’Unione europea. Ai fianchi, due baionette, con le bandiere russa e americana, infilzano l’immonda creatura.
Vladimir Putin ha trovato il nuovo nemico: l’euro-nazismo. Nelle parole del suo fedele servitore, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, l’Unione europea, aizzata dalla Francia e guidata dal nuovo Führer di Bruxelles, è la contemporanea incarnazione dell’ideologia hitleriana. E come 80 anni fa, nel sanguinoso cimento della Seconda guerra mondiale, anche questa volta Mosca ha al suo fianco Washington, l’alleato americano insieme al quale l’Unione Sovietica sconfisse il nazismo, salvando sé stessa e l’Occidente.
E in fondo, ricordano i pifferai del Cremlino, in altri momenti fatali, in Crimea alla metà dell’Ottocento e a Suez nel 1956, Mosca e Washington sbarrarono insieme la strada a Francia e Regno Unito. Dimenticate trent’anni di dura retorica antiamericana.
Dimenticate le accuse di volontà egemonica unilaterale lanciate contro gli Stati Uniti, i loro «vassalli» europei e «l’Occidente collettivo». Il «nuovo sceriffo» in carica a Washington è un amico, o almeno così sembra. E Putin, che senza nemici non sa e non può vivere, cambia la prospettiva a uso e consumo della sua opinione pubblica interna
Certo, l’autocrate del Cremlino sta alzando la posta anche con Donald Trump: vuole stravincere in Ucraina, sogna la partenza delle truppe americane dal Vecchio Continente, tenta di coinvolgerlo in una guerra santa contro i globalisti, facendogli balenare grandi affari. Vasto programma.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 28th, 2025 Riccardo Fucile
IL PACCHETTO INIZIALE LO RENDE FAVORITO… TAGLE, IL “BERGOGLIO ASIATICO”: “L’EREDITA’ NELLE PERIFERIE”
È il cardinale Pietro Parolin il favorito del Conclave. O meglio, colui che entra da Papa
e quindi rischia di uscire da cardinale. Il segretario di Stato guiderà i confratelli nella Cappella Sistina.
E secondo il Fatto Quotidiano può contare su un pacchetto iniziale di 40 voti. Benedetto XVI ne prese 47 alla prima votazione, 65 alla seconda e 72 alla terza. Poi gli 84 che gli garantirono l’elezione. Nel Conclave del 2013 invece i 30 voti iniziali per Angelo Scola contro i 26 per Jorge Mario Bergoglio si ribaltarono già nella seconda votazione. Poi la fumata bianca e l’elezione dell’arcivescovo di Buenos aires.
Parolin e Pizzaballa
Dietro Parolin un altro favorito è il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. Che ha appena compiuto 60 anni: il suo sarebbe di sicuro un pontificato lungo. Al terzo posto tra i favoriti c’è il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna. E che è considerato il vero continuatore pastorale di Francesco. Un
papa italiano manca da 47 anni, ovvero da Papa Luciani nel 1978. E ci sono i candidati stranieri. Péter Erdo, arcivescovo di Esztergom-Budapest, e Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht. Il terzo è Robert Francis Prevost, agostiniano, già prefetto del Dicastero per i vescovi. Le votazioni prenderanno il via la prossima settimana. Le congregazioni generali dei cardinali fisseranno la data dell’inizio del conclave.
Le periferie e il cardinale Tagle
Intanto, mentre il cardinale Müller spiega che il nuovo Papa deve contrastare le lobby gay, il cardinale Luis Antonio Tagle parla con Angelo Scelzo del Mattino di Bergoglio: «Papa Francesco era un vero uomo di Dio. L’avevo conosciuto nel 2005, cardinale di Buenos Aires, al Sinodo sull’Eucaristia. Quando l’ho incontrato da papa ho rivisto la stessa persona. Grande senso pastorale, modi semplici e cuore aperto sull’obiettivo centrale dell’evangelizzazione. Metteva il Vangelo al centro di tutto, ma non in modo astratto, perché gli interessava che entrasse davvero nella vita delle persone». Filippino, nominato da Papa Benedetto nel 2011 arcivescovo di Manila, teologo e filosofo con studi e permanenza per sette anni negli Stati Uniti, è stato Francesco a chiamarlo, sei anni fa, alla guida del dicastero missionario di Propaganda Fide.
La strada di Francesco
Secondo Tagle l’ultimo Papa «ha tracciato una grande strada. È stato il Pastore che non si è limitato alla proclamazione del Vangelo, ma si è preoccupato di indicare a tutti i segni di Dio nel concreto della vita quotidiana. E a ogni livello, al centro come nelle periferie, queste ultime raggiunte da un annuncio che ora ha la forza del nuovo. È una strada che Francesco ha indicato per prima a noi vescovi. Sento molto questa “missione” ed è ciò che mi aiuta ad andare nelle periferie. Occorre andarci ma con la convinzione e l’obiettivo di farle diventare centro. Il pericolo è di continuare a pensare di essere noi il centro. È così che rischiamo di andare fuori strada».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 28th, 2025 Riccardo Fucile
LA TELEFONATA DI MELONI A URSULA CHE LE CONFERMA L’IMPOSSIBILITA’ DI TENERE A ROMA IL SUMMIT CON TRUMP… GELO CON L’ELISEO
Una telefonata. Di cortesia, visto che sabato mattina Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen si erano salutate solo fugacemente in piazza San Pietro. Per discutere delle «questioni di interesse comune, tra cui il sostegno all’Ucraina e i temi commerciali». Vale a dire: cessate il fuoco e dazi. Il progetto italiano dichiarato durante la missione alla Casa Bianca, d’altra parte, era organizzare un vertice tra Europa e Stati Uniti, ospitandolo a Roma.
L’idea suggerita resta in piedi, perché la presidente della Commissione – deliberatamente ignorata dal tycoon nei primi cento giorni della sua amministrazione – preme molto per organizzare il summit. Quasi certamente, hanno però preso atto, non si terrà a Roma.
A pesare sono alcuni dati di realtà, che la politica tedesca non ha nascosto alla premier nel corso di tutti i recenti contatti. Il primo: sono già in programma una serie di summit internazionali a cui potrebbe agganciarsi un’eventuale visita di Trump: il vertice Nato all’Aja o un summit a Bruxelles (senza trascurare l’ipotesi che sia Ursula a recarsi a Washington). Inoltre, esistono forti
resistenze, come riportato in più occasioni da Repubblica, da parte di diverse altre cancellerie continentali. Quelle della Spagna di Pedro Sanchez e della Polonia di Donald Tusk. Ma soprattutto, quella di Emmanuel Macron.
La battaglia diplomatica tra Roma e Parigi, culminata l’altro ieri nel caso della fotografia in Vaticano senza Meloni, dura da un paio di mesi. E il solco si è allargato attorno all’idea dei “volenterosi” anglo-francesi di inviare truppe sul terreno. Scegliendo di contestare pubblicamente quella impostazione, la premier ha sostanzialmente abbandonato il gruppo di lavoro che continua a riunirsi tra Parigi e Londra.
L’opzione elaborata da Macron e Starmer continua ovviamente a camminare sulle proprie gambe. Ma ha parzialmente ridefinito alcuni obiettivi, creando un terreno di potenziale convergenza futura con i più scettici. Adesso, ad esempio, i “volenterosi” progettano l’invio di istruttori militari per formare l’esercito ucraino. Un dettaglio su cui Palazzo Chigi faticherebbe in futuro a dire no. E le strade tra Roma e Parigi potrebbero riavvicinarsi, anche grazie alla relazione che Meloni mantiene con Starmer, attorno a un’altra richiesta presente nella controproposta ucraina: quella di una qualche forma di garanzia di sicurezza degli americani. Kiev sostiene che dovrebbe servire a rassicurare l’eventuale missione di pace solo europea, su cui il governo ha sempre frenato. Ma in prospettiva, anche questo scenario potrebbe coinvolgere Roma. La sfida, per Meloni, è semmai quella di costruire un percorso per rientrare in questo gioco diplomatico, dopo la rottura netta con gli anglofrancesi. È questione delle prossime settimane. E soprattutto, è una prospettiva appesa all’estrema incertezza nel teatro ucraino. Di Kiev discuterà domani con il presidente turco Recep Erdogan.
(da Repubblica)
argomento: Politica | Commenta »