NEMMENO GRILLO HA VOTATO I “GRILLINI”, GLI AMICI SONO SICURI: “DOMENICA ERA AL MARE, IN SARDEGNA”
L’ELEVATO È DISILLUSO DAL DESTINO DEL MOVIMENTO 5 STELLE, IL SUO UNICO PENSIERO ERA LA RIELEZIONE DELL’EURODEPUTATA SABRINA PIGNEDOLI, CHE PERÒ NON ANDRÀ A BRUXELLES
E’ andato al mare, altro che a votare. Schierandosi con quella maggioranza silenziosa di italiani che voleva svegliare a suon di vaffa e “fanno tutti schifo” e “mandiamoli a casa” perché “io sono l’Elevato”.
Beppe Grillo continua ad astenersi da qualsiasi commento sulla frustata presa dalla sua (ex) creatura, dopo essersi astenuto sabato e domenica scorsi dalle urne. Possibile davvero che non sia andato a votare il sempre meno suo M5s?
Dalle parti di Giuseppe Conte ne sono sicuri. E non se ne fanno una malattia, né polemizzano: meglio non svegliare il Grillo che dorme.
E comunque non esistono foto e clip dal seggio dove vota, quello di Sant’Ilario a Genova. “Anzi, era al mare, in Sardegna”, raccontano i suoi amici. Il garante in questa campagna tifava per un’unica candidata: l’eurodeputata uscente Sabrina Pignedoli (circoscrizione Nord est). Che non è stata eletta.
Se dunque il vecchio Umberto Bossi ha fatto dire di aver votato Forza Italia, e non la X versione della Lega che non riconosce più, ci può stare che il Grillo, erede del qualunquista Giannini, si sia comodamente accodato con quel 50 per cento e fischia di italiani che non si è presentato alle urne.
Ieri sera il fu sacro blog grillesco apriva con una notizia datata 12 giugno dal titolo “L’energia del sole in una bottiglia”. Catenaccio: “L’energia solare è pulita e abbondante, ma non funziona di notte o nei giorni nuvolosi”. Non proprio un’analisi dettagliata su quel 9,99 per cento che, tra farsa e realtà, sta portando il M5s alle care e vecchie assemblee congiunte.
Una volta ghiottissime occasioni per raccontare gli sfogatoi di un partito che ha dato soddisfazioni a flotte di cronisti. “Invece l’altra sera – racconta un senatore alla seconda legislatura – non c’erano giornalisti ad aspettarci all’ingresso e nemmeno all’uscita”. Sicché non è uscito nulla di interessante, nemmeno dei i 4 o 5 parlamentari che hanno questionato intorno alla vicenda del vincolo dei due mandati da far saltare.
L’unico stop imposto da Grillo a Conte per evitare la mutazione totale di un brand che pare non tirare molto. La risposta al momento sarà una due giorni dedicata agli stati generali per cercare “l’identità”. Formula vaga e impalpabile, che piace, a seconda dei tempi, ai partiti in crisi a caccia di spiriti del ‘94, delle primarie, di Pontida e così via. Sarà di fatto Italia a 5 stelle, l’annuale festa grillina.
(da Il Foglio)
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