IL POLITOLOGO MARC LAZAR: “SE IL RN OTTENESSE UNA MAGGIORANZA RELATIVA ALTA BARDELLA POTRÀ CONVINCERE UNA TRENTINA DI PARLAMENTARI DEI RÉPUBLICAINS A DARE UN SOSTEGNO ESTERNO O ADDIRITTURA DIRETTO”
“IN UN’ALTRA IPOTESI, POTREBBE ACCETTARE DI SOSTENERE UN GOVERNO NON STRETTAMENTE SUO, CON CIOTTI PRIMO MINISTRO”
“Una cosa è già chiara: il Rassemblement National è diventato il primo partito francese in numero di voti, e avrà il primo gruppo politico all’Assemblée Nationale dal 7 luglio” dice Marc Lazar professore a Sciences Po e titolare della cattedra Bnp-Bnl Paribas relazioni italo-francesi per l’Europa alla Luiss.
L’estrema destra alla soglia del potere. Al secondo turno, può vedere sfumare la maggioranza assoluta per governare?
«Mi sembra difficile ma dipende da alcuni fattori. Il tasso di partecipazione è stato molto elevato in questo primo turno. Vediamo se al secondo turno sarà un’affluenza ancora più forte. La sinistra spera in una sorta di elettrochoc dei francesi davanti al rischio concreto di una vittoria del Rn che si è visto nei primi risultati di ieri sera. L’altro fattore chiave sarà più chiaro domani, con la decisione sulle triangolari, che sono da record».
Il Nouveau Front Populaire è in seconda posizione. Che ruolo può giocare?
«La sinistra ottiene un bel risultato. Fare un accordo elettorale tra la sinistra radicale e quella più riformista è stata una strategia efficace nelle urne. Uno dei grandi errori di Macron è stato credere che la gauche non si sarebbe unita. ra il blocco delle sinistre peserà in parlamento anche se dubito che il Nouveau Front Populaire continuerà a esistere oltre il 7 luglio. Molto dipenderà dai rapporti di forza interni bisogna aspettare di capire quanti deputati socialisti sono eletti, quandi della France Insoumise. Se non ci fosse una maggioranza assoluta per il Rn non è escluso che una parte della sinistra riformista provi a immaginare un governo di salvezza nazionale con una parte dei macronisti e dei Républicains. Ma non ci credo molto».
Jordan Bardella ha già detto che non andrà al governo se non ottiene una maggioranza assoluta.
«È una tattica per mobilitare il suo elettorato. Se il Rn ottenesse una maggioranza relativa alta sono sicuro che potrà convincere una trentina di parlamentari dei Républicains a dare un sostegno esterno o addirittura diretto, entrando nel governo. In un’altra ipotesi, più remota, il Rn potrebbe accettare di sostenere un governo non strettamente suo, per esempio con Ciotti primo ministro. Sarebbe un modo di mostrarsi responsabile, ma soprattutto tenere nel mirino l’obiettivo principale di Le Pen: la presidenziale».
Una presidenziale che è prevista nel 2027. O già prima?
«Comunque vada, possiamo già dire che Macron ha perso la sua scommessa. Aveva una maggioranza relativa di deputati, e ora ha una minoranza assoluta. Sarà costretto a un governo di coabitazione. E il suo peso ridimensionato. Nella Quinta Repubblica il capo dello Stato è molto potente quando ha anche la maggioranza parlamentare, ma in caso contrario perde molto della sua influenza. Quindi sarà indebolito e penso che sia il Rn che a sinistra, penso a Jean-Luc Mélenchon che pure guarda alla presidenziale, chiederanno le sue dimissioni. Proverà a resistere,ma non sarà facile. D’altro canto Bardella e Le Pen devono stare attenti perché vogliono dimostrare di essere un partito responsabile e di governo».
Bardella e Le Pen si sono ‘méloniser’, come dicono alcuni osservatori francesi: stanno diventando più pragmatici?
«Credo che chi in Francia usa questo termine non conosce bene cosa sta facendo Meloni in Italia e in Europa. Meloni ha due volti: uno è quello che abbiamo visto durante la campagna per le europee, e nell’ultimo voto sulle nomine al Consiglio Ue. Di forte critica. Poi c’è il volto di Meloni più dialogante e pragmatico perché l’Italia ha bisogno dei soldi della Commissione europea. Infine, Meloni è anche in Italia la leader che conduce una battaglia di egemonia culturale, di difesa di valori molto conservatori, di misure drastiche sull’immigrazione, e di intimidazione su giornalisti. Al livello nazionale penso che in effetti Bardella e Le Pen si ispireranno dal governo italiano».
(da La Repubblica)
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