INSEGNANTI PRECARI, BRUXELLES DEFERISCE L’ITALIA ALLA CORTE DI GIUSTIZIA UE: “STIPENDI DISCRIMINATORI E TROPPI CONTTRATTI A TERMINE”
IL PD ATTACCA: “DOVE SONO FINITE LE PROMESSE ESTIVE SULLA RISOLUZIONE DEL PRECARIATO?”
La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver posto fine all’«uso abusivo di contratti a tempo determinato» e a condizioni discriminatorie nelle scuole. A finire nel mirino dell’esecutivo comunitario, e ora anche dei giudici di Lussemburgo, sono gli stipendi degli insegnanti che lavorano nelle scuole pubbliche italiane e sono assunti a tempo determinato. I loro contratti, spiega la Commissione europea, «non prevedono una progressione salariale» basata sugli anni di servizio. E questo, continua la nota dell’esecutivo Ue, costituisce una vera propria discriminazione rispetto a chi è assunto a tempo indeterminato.
L’abuso dei contratti a termine
La questione relativa agli insegnanti precari è solo una delle questioni su cui Bruxelles critica l’Italia. L’altra ha a che fare con «l’uso abusivo di contratti successivi di lavoro a tempo determinato» per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario delle scuole pubbliche. Lo Stato italiano è accusato di aver violato le normative europee sul lavoro a termine e la Commissione ritiene che «gli sforzi delle autorità sono stati finora insufficienti».
Sindacati all’attacco
La procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia è stata aperta dieci anni fa, ma solo oggi la Commissione europea ha deciso di procedere allo stadio successivo, ossia deferire lo Stato italiano alla Corte di giustizia Ue. Una decisione che i sindacati si aspettavano da tempo. «È evidente che dopo 25 anni dall’approvazione della direttiva, ancora oggi in Italia non si rispetta la norma europea: sono più di 400mila i docenti con più di 36 mesi di servizio che hanno subito questo abuso», commenta Marcello Pacifico, segretario del sindacato Anief. «La Commissione – aggiunge il sindacalista, interpellato dall’Ansa – chiede misure che prevengano questo abuso: per noi si tratta del doppio canale di reclutamento e deve essere introdotto il principio di non discriminazione che pretende lo stanziamento di risorse straordinarie anche in vista del nuovo contratto».
Il Pd incalza il governo
A intervenire sulla decisione della Commissione europea sono anche le opposizioni. In particolare il Partito democratico, che si dice «molto preoccupato» e invita il ministro Giuseppe Valditara a intervenire. «Nel 2017, grazie al lavoro del Pd , avevamo predisposto delle norme che avrebbero garantito di ridurre progressivamente il numero dei docenti precari, attraverso un sistema di formazione e reclutamento ben strutturato contestuale a una serie di concorsi volti alla stabilizzazione del personale. Purtroppo, per ragioni ideologiche e di bandiera, quel sistema è stato abolito dal ministro leghista Bussetti e da allora la destra non è stata in grado di elaborare alcuna proposta alternativa», ricorda Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd. La deputata dem poi aggiunge: «Dopo gli impegni solenni e le promesse estive del ministro Valditara sulla risoluzione del precariato, vorremmo conoscere le proposte del governo per affrontare un tema che anche quest’anno sta pesantemente incidendo sul buon avvio dell’anno scolastico».
(da Open)
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