VOTO AL PD: NON E’ POPOLO BUE CHE SI PIEGA ALLE ELITE
NELLE TRE REGIONI DOVE SI E’ VOTATO IL PD HA PRESO IL DOPPIO DEI VOTI DI FDI… I PREDICATORI PREZZOLATI CHE HANNO CRITICATO DA SINISTRA LE SCELTE POLITICHE DI ELLY SCHLEIN ABBIANO IL BUON GUSTO DI TACERE
Scriveva ieri il nostro direttore che non basta prendere tanti voti per essere nel giusto, anzi spesso è l’opposto. Sante parole. Specie se le vittorie elettorali vengono ridimensionate da una fuga generalizzata degli elettori dalle urne.
Andò così nel 2022 quando il 26% di voti a Fratelli d’Italia bastò a innalzare Giorgia Meloni a Palazzo Chigi grazie anche al record del 37% di astenuti. Lo stesso calcolo al ribasso va ora adoperato nel conteggiare il pur notevole incremento percentuale del Partito democratico che nel 2024 ha preso il 24% alle Europee, ha superato il 30% in Liguria e in Umbria, sfiorato il 43% in Emilia-Romagna.
Tre regioni in cui il partito di Elly Schlein, sia dove ha vinto sia dove ha perso, prende all’incirca il doppio dei voti del partito di Giorgia Meloni. Ma dove la maggioranza dei cittadini non è andata a votare.
Sarà bene che al Nazareno non si montino la testa. Ma sia consentito quantomeno a Schlein di sorridere, dopo tante lezioni americane a lei impartite dai vari Rampini, Polito, Folli, Bocchino – qui sul Fatto pure da Sabrina Ferilli – sull’essersi ridotto il suo Pd a servitore dell’élite dominante, incapace di sintonizzarsi con i bisogni del popolo perché viziato del disprezzo classista tipico dei privilegiati. Che poi, a ben vedere, son prediche ripetute sempre uguali da anni – noi stiamo col popolo, voi con l’élite – salvo che a propinarcele quasi sempre è gente bene accomodata da decenni nel tuorlo d’uovo dell’élite.
Sembrerebbe di capire, dunque, che il rafforzamento in corso del Pd debba essere considerato una cattiva notizia non solo dalla destra al potere, punita nel suo malgoverno e nella sua volgare aggressività (troppo snob rilevarlo?). No, il rafforzamento del Pd andrebbe considerato una cattiva notizia anche da chi questa destra vuole rimandarla all’opposizione.
Strano davvero, a che gioco stiamo giocando? L’ambiguità, leggo, sarebbe il vero motivo del consenso che beneficia il Pd schleiano. Strano perché di solito succede il contrario, che l’ambiguità penalizzi chi cerca di farsene scudo. Della Meloni, ad esempio, suole dirsi che è credibile per via della sua coerenza. A questo punto viene il dubbio di avere a che fare con un popolo bue. Se vota Schlein è perché si fa abbindolare dalle sue supercazzole con scappellamento a sinistra e contemporaneamente al centro. Se vota Meloni o Trump è sempre per colpa della sinistra e dei democratici che blaterano di antifascismo e diritti umani lasciando che le élite depredino i poveri. Se si astiene è perché ha scordato che i Cinquestelle sono gli unici a non rubare, e che sei anni fa introdussero il Reddito di cittadinanza.
Il popolo sarà anche bue, ma fino a un certo punto. Se il rafforzamento del Pd è solo un rospo che si gonfia, destinato a scoppiare nell’ora delle scelte nette e chiare; se, in altre parole, qualcuno crede nella possibilità di costruire una terza forza “populista” alternativa contemporaneamente alla destra sovranista e alla sinistra élitaria, be’, auguri: di terze forze son piene le fosse.
L’ora delle scelte è ora. La Costituente del M5S, qualora volesse presentarsi all’Italia degli astensionisti sciolto dall’abbraccio mortale col Pd che lo starebbe fagocitando, per prima cosa dovrebbe mettersi in cerca di facce nuove. Perché la classe politica che il M5S ha espresso nei suoi 15 anni di vita, con l’approvazione del garante Grillo, ha espresso ministri che hanno governato insieme al sovranista Salvini, al saudita Renzi e al tecnocrate Draghi. Così come ha già votato Ursula von der Leyen insieme ai sopolari e ai socialisti. O si trattava di omonimi?
Alcuni di loro si sono dimostrati bravi amministratori, oltre che persone oneste, ma non sarebbero credibili se proprio loro si mettessero ad accusare di connivenza con l’élite il nuovo corso del Pd.
In questo momento, per biografia, novità, coerenza e attivismo sul territorio, se competizione ha da esserci Elly Schlein parte avvantaggiata. Le divergenze più significative che permangono sono in materia di politica estera, sui temi della pace e dello schieramento atlantico. Ma qui l’occhio strizzato a Trump non aiuta i Cinquestelle, che sulle sfide internazionali devono fare i conti con una maggior nettezza dell’Alleanza Verdi e Sinistra. Gli altri due temi su cui il populismo del M5S si differenzia dalla sinistra restano lo stop ai migranti e una politica fiscale, diciamo così, più interclassista; temi su cui in passato ha espresso sensibilità limitrofe alla destra.
Basteranno a rialzare l’asticella dei consensi oltre il 10%? Forse. Ma adottare la politica delle “mani libere” (specialità italiana di cui resta maestro ineguagliato Bettino Craxi) non ha portato buono in passato. Rompere ora col Pd per poi recuperare in tutta fretta l’alleanza alla vigilia delle elezioni del 2027 pare solo una furbata dilettantesca.
(da ilfattoquotidiano.it)
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