CONTE SCHIERA IL M5S CON I PROGRESSISTI, APPENDINO SI ALLINEA, PLAUSO DI PD E AVS
RESTA L’INCOGNITA GRILLO: SE VUOLE SFASCIARE IL MOVIMENTO DICA PER CONTO DI CHI LO STA FACENDO
Il sospiro di sollievo accomuna Pd e Avs nella consapevolezza però che Beppe Grillo, il cui arrivo a Roma prende l’aspetto di un giallo, potrebbe soffocarlo. Il voto degli iscritti è appena iniziato quando Giuseppe Conte lancia un messaggio ai naviganti collocandosi saldamente nel campo progressista tanto da dire, in un’intervista a Repubblica, che se la scelta «venisse messa in discussione, il Movimento dovrebbe trovarsi un altro leader». Una posizione molto netta che traccia una strada incompatibile con quella intrapresa dal garante. Grillo nei suoi continui richiami all’origine, e a un Movimento né di destra né di sinistra, vuol sottrarre il partito alla morsa dei dem.
Le opposizioni guardano con interesse a quanto sta succedendo dentro il M5s, a questo processo costituente che si concluderà domenica pomeriggio. Il quesito sulle alleanze è dirimente per il futuro del campo progressista. Igor Taruffi, responsabile dell’organizzazione del Pd, sottolinea che «non ci sono dubbi» sul fatto che «le parole di Conte, che indicano una chiara scelta di campo, siano un segnale positivo e importante». Anche perché «noi continuiamo ad essere convinti che la ricerca dell’unità delle forze progressiste sia la strada migliore per costruire l’alternativa alla destra».
Italia viva, su cui Conte ha messo un irrevocabile veto nelle elezioni in Liguria, tace. Nessuna reazione, i renziani si chiudono in un silenzio che non passa inosservato, preferiscono non commentare l’intesa che si rinnova. Del resto, il leader 5s non ha cambiato idea sul partito di Matteo Renzi.
Anche Nicola Fratoianni, che con Angelo Bonelli guida l’alleanza verdi e sinistra, considera «importanti e condivisibili le parole di Conte che peraltro confermano una scelta che in questi mesi ha contribuito a dare forma alla stragrande maggioranza delle proposte politiche ed elettorali», come il salario minimo e la riduzione dell’orario di lavoro. Ma anche la battaglia contro l’autonomia differenziata, il premierato e i tagli alla sanità.
Ma è proprio sul tema delle alleanze che l’ex premier Conte, a urne pentastellate aperte, riesce a incassare un risultato politico nei confronti della minoranza interna. Chiara Appendino nei giorni scorsi aveva parlato di un Movimento «che rischia di farsi fagocitare» dai dem. Conte la rassicura: «Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico». L’ex sindaca di Torino gli replica con una sorta di mediazione: «Votare è importante. E io sto nell’area progressista».
Musica per le orecchie dei contiani che vedono come il peggior incubo il mancato raggiungimento del quorum. Se così fosse l’intero percorso costituente andrebbe vanificato. Ed è l’obiettivo a cui mira Grillo, che – secondo l’agenzia Agi – sarebbe arrivato a Roma ieri sera. Il suo entourage smentisce, di certo però sta limando la sua strategia e contando le truppe insieme ai fedelissimi come Virginia Raggi, Danilo Toninelli e il tesoriere M5s Claudio Cominardi. «È il garante, è ovvio che può partecipare alla costituente. Avrà il microfono e ci mancherebbe», dice Conte. Ma il fondatore ci sta ancora pensando, teme i fischi della platea ma nello stesso tempo è forte la tentazione di andare in scena con un suo show.
(da repubblica.it)
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