‘NDRANGHETA A BRESCIA, 25 ARRESTATI: TRA LORO UN EX CONSIGLIERE DI FRATELLI D’ITALIA, UNO DELLA LEGA E UNA SUORA
LE COLLUSIONI TRA CLAN MAFIOSI E SOVRANISTI
C’era un’associazione mafiosa di matrice ‘ndranghetista, legata alla cosca Tripodi, operativa nel Bresciano. E tra le persone coinvolte o in qualche modo in rapporti con il gruppo – sostengono gli inquirenti – figuravano anche l’ex consigliere comunale di Brescia in quota FdI, Giovanni Acri, nonché Mauro Galeazzi, ex esponente della Lega a Castel Mella. “A disposizione del clan” anche una religiosa, suor Anna Donelli. Tutti e tre sono finiti ai domiciliari, mentre per altri sono state disposte altre misure cautelari, al termine dell’inchiesta della Polizia e della Guardia di finanza, coordinate dalla Dda di Brescia.
Suor Anna, ad avviso degli investigatori, si sarebbe occupata di “garantire il collegamento con i sodali detenuti” in carcere agendo come una sorta di intermediaria “approfittando dell’incarico spirituale che le consentiva di avere libero accesso alle strutture penitenziarie”. Secondo gli inquirenti Acri – coinvolto in un’inchiesta con l’europarlamentare Carlo Fidanza che lo avrebbe convinto a dimettersi per far posto a un altro esponente del partito – si sarebbe messo a disposizione del gruppo guidato dai componenti della cosca Tripodi: in qualità di medico, stando alla ricostruzione dei pubblici ministeri, avrebbe aiutato gli “appartenenti” al sodalizio e “loro complici” anche “in occasione di ferimenti” durante “l’esecuzione di reati”.
Gravi anche le accuse rivolte dai pm antimafia a Galeazzi, arrestato nel 2011 per tangenti e poi assolto, che si sarebbe rivolto a Stefano Terzo Tripodi in occasione delle elezioni comunali di Castel Mella nell’ottobre 2021, quando era candidato sindaco, proponendo all’uomo di “procurargli voti in cambio dell’ottenimento di appalti pubblici”. Gli investigatori hanno anche sequestrato oltre 1,8 milioni di euro ed eseguito numerose perquisizioni anche nelle province di Reggio Calabria, Milano, Como, Lecco, Varese, Verona, Viterbo e Treviso. L’associazione era dedita alla commissione di estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio
Quando potrà essere libero Filippo Turetta dopo l’ergastolo (la famiglia è sotto sorveglianza per minacce)
Attualmente non lavora ma segue un corso di perfezionamento. La Corte non ha disposto l’isolamento diurno. Dovrà tenere un comportamento esemplare per avere permessi e ottenere la semilibertà
Filippo Turetta ha ricevuto una condanna all’ergastolo per omicidio volontario premeditato, sequestro di persona e occultamento di cadavere dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Il tribunale ha però escluso l’aggravante della crudeltà e l’accusa di stalking. Turetta è apparso ai volontari del carcere di Montorio a Verona dove risiede come «distrutto» e con evidenti problemi psicologici. Attualmente non lavora ma segue un corso di perfezionamento di inglese, oltre a leggere libri e provare a imparare a suonare uno strumento musicale. Ma la sua condanna all’ergastolo non vuole dire che la sua sia una situazione di «fine pena mai»
Il Messaggero spiega che la Corte d’Assise non ha disposto nei suoi confronti l’isolamento diurno. E quindi in base alla legge se Turetta dovesse tenere un comportamento esemplare in carcere potrebbe accedere ad alcuni benefici. Dopo 10 anni di carcere (di cui uno praticamente già scontato, quindi nove) potrà ricevere permessi per frequentare percorsi formativi professionalizzanti all’interno o all’esterno del carcere. E dopo 26 anni – o 21 sempre in caso di premialità comportamentali – potrà ottenere la semilibertà. E uscire di prigione, dopo l’ok del tribunale di sorveglianza, all’età di 48 anni. Turetta subito dopo la sentenza ha detto che era giusta, dichiarando anche la volontà di rimettersi a studiare. Il verdetto se lo aspettava, mentre attende la prossima visita dei genitori in carcere.
La famiglia sotto sorveglianza
«È stata un’attesa angosciante, lunga. Lo sapevo, ero preparato alla parola ergastolo, sono rimasto impietrito, ma sono sereno, non mi aspettavo nulla di diverso», sono le parole di Turetta dopo la lettura della sentenza da parte del presidente Stefano Manduzio. «Un giovane distrutto», lo ha definito chi ha accesso, per lavoro o volontariato, alla terza sezione del carcere di Montorio a Verona. Intanto la sua famiglia è stata presa di mira dagli hater. Il Corriere della Sera fa sapere che i genitori Nicola ed Elisabetta e il fratello minore di Filippo sono sotto stretta sorveglianza da parte dei carabinieri. Le pattuglie presidiano la loro casa nel padovano. Dove è stato installato un sistema di sorveglianza. Anche nella seconda proprietà.
L’avvocata Paola Rubini
L’avvocata Paola Rubini è stata nominata «quest’estate – spiega al quotidiano – dopo che è stato pubblicato il video del famoso colloquio, che ha avuto conseguenze di rilievo dal punto di vista penale. Il padre è stato oggetto di un attacco esagerato». Sull’intervista del fratello di Filippo a Mediaset la legale spiega che quelle frasi sono ora «oggetto di valutazione, stiamo capendo come procedere. Non è corretto che terzi estranei al fatto debbano essere vittima del male non causato da loro. Il processo mediatico non lo sopporto, non esiste che ci sia un procedimento al di fuori delle pareti di un tribunale».
L’avvocato di Turetta
Anche l’avvocato di Turetta ha ricevuto minacce. Una busta con tre proiettili è stata recapitata allo studio del legale Giovanni Caruso, che secondo Gino Cecchettin con la sua arringa aveva offeso la famiglia. Le tre pallottole erano avvolte in un foglio di carta. Caruso ha da subito contattato la questura per riferire dell’episodio. In seguito all’episodio è stato convocato d’urgenza in Prefettura un comitato tecnico per l’ordine e la sicurezza pubblica, nel quale il prefetto Giuseppe Forlenza ha accolto le indicazioni del questore Marco Odorisio per la predisposizione di un servizio di vigilanza a tutela di Caruso, organizzato in tre aree: l’abitazione del legale, il suo studio, e l’istituto dell’Università di Padova dove Caruso è professore ordinario di diritto penale.
(da il Fatto Quotidiano)
Leave a Reply