PATUANELLI: “NOI INDIPENDENTI MA NON CAMBIAMO PIU’ CAMPO, SERVE UN TAVOLO CON PD E AVS”
IL CAPOGRUPPO M5S AL SENATO: “LA PRIMA VOLTA HO VOTATO PER SALVARE IL RUOLO DEL GARANTE CON POTERI LIMITATI, POI CI HO RIPENSATO”
Stefano Patuanelli, capogruppo M5S al Senato. Allora: sorpreso dal risultato?
«Mi ha sorpreso che il combinato disposto di votanti e numero di sì abbia dato la maggioranza assoluta degli iscritti. Un esito figlio dell’errore di Grillo di mettersi contro la comunità. Pensava di andare contro Conte e invece è andato contro tutti».
Lei come ha votato?
«Nella prima votazione “no” all’eliminazione, ma a favore della riduzione dei suoi poteri di garante. Stavolta con oggettiva difficoltà ho cambiato idea e scelto diversamente. Pensavo che anche in una fase di profonda e innovativa trasformazione, avrei avuto Grillo al mio fianco, come in questi 20 anni. E avrei voluto stare anche io accanto a lui. Era un elemento protettivo, anche nei momenti difficili. Mi dispiace che non abbia voluto dare un contributo positivo. In passato, quando è stato critico col M5S, ho sempre visto in lui una voglia di tutelarci. Stavolta, solo di distruggere».
Grillo ha avuto il suo “vaffa”?
«Non mi piace dire così, è sempre il nostro fondatore. Nessuno glielo toglierà».
L’ha più sentito?
«Da luglio non più».
Cosa gli direbbe se potesse?
«Che quando si tirano in ballo le emozioni non si possono calcolare le reazioni».
Ora non teme lo stillicidio di ricorsi, polemiche, accuse?
«Me ne importa il giusto e spero che ci si occupi di altro, di un M5S più radicale, che ha ripreso forza e vigore dopo questo percorso».
Superare il limite del secondo mandato: qual è la soluzione per coniugare l’esperienza e una politica non carrieristica, come ha detto Conte?
«Sicuramente quello di dare la maggiore flessibilità possibile a chi, dopo l’esperienza parlamentare, vuole tornare sui territori. Per il Parlamento si possono pensare delle deroghe. Decideremo assieme la soluzione migliore per non trasformare la politica nell’unica forma di sostentamento».
Intanto si è candidato consigliere in Federbasket, almeno lei se tutto va bene non avrà l’assillo di un nuovo mandato.
«Ma è una carica di servizio, senza gettone, e c’è il limite di mandati pure lì. Il basket è un passione vera e totale, quasi una malattia per me».
Ha ragione Conte quando dice che oggi andreste da soli alle elezioni?
«Fa parte di un ragionamento complessivo che nasce da un dialogo con i nostri iscritti, l’annoso tema della collocazione mi sembra sia stato risolto. Ci rivolgiamo al campo progressista. Questo non significa alleanza o accordo a ogni costo. Non puoi fare un accordo elettorale di mera opposizione a chi governa ma sulla base di un progetto».
Per costruire un progetto dovete sedervi a un tavolo con Pd e Avs.
«Certo, quando bisognerà tornare al voto per le Politiche sarà assolutamente necessario e mi piacerebbe essere tra i promotori. Solo dopo un confronto potremo dire “sì, siamo pronti”».
Lei più che “progressista indipendente” preferiva la dizione di M5S come soggetto di sinistra: sembrano esserci due anime, una che crede nell’alleanza col centrosinistra e una più autonomista. Quale sarà la sintesi?
«C’è un sano confronto. Essere “indipendenti” non significa che oggi puoi stare a sinistra e domani a destra, ce lo abbiamo tutti chiaro e fino al 2018 non è stato così, avevamo un approccio diverso».
Ora che siete un partito “vero”, nasceranno delle correnti?
«Sono vietate dallo statuto. La linea non la fa il presidente di turno, ci sono tante voci e oggi mi sembrano concordanti».
(da repubblica.it)
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