IL MINISTRO BASETTONI COLPISCE ANCORA, NUOVA PERFORMANCE DI ALESSANDRO GIULI CHE, ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO DI AGRIGENTO CAPITALE DELLA CULTURA, HA INANELLATO PERLE-PIRLA
“CIVILTÀ FIORITE, SFIORITE E RIFIORITE”, “LOTTA CONTRO LA RAREFAZIONE DEL SENSO DELLO STATO CHE AFFLIGGE I NOSTRI TEMPI PRESENTI E PASSATI”, “AGRIGENTO PUÒ FINALMENTE INTERPRETARE IL SENSO DI UNA MEMORIA CONTINENTALE EURO-AFRICANA CONDIVISA”
Aveva un che di pirandelliano il ministro Alessandro Giuli, inaugurando l’anno di Agrigento capitale italiana della Cultura, sabato passato. Forse era l’enfasi incomprensibile, tratto comune del resto anche a Gennaro Sangiuliano, il predecessore, dimessosi per affari di cuore.
Giuli ha parlato che erano passate poche ore dalle strade rifatte – per miracolo e per fortuna, con ben 500 mila euro stanziati in tempo record da Renato Schifani il “governatore” siciliano, così da arrivare senza scorno nella città dei Templi.
Un intervento lampo, colate di bitume pure sui tombini, a peggiorare la già drammatica erogazione d’acqua in città. Ma tant’è, quando bisogna mettere una toppa, non si va per il sottile. E c’erano già state polemiche – e che polemiche -, per l’acqua infiltrata dal tetto del teatro intitolato a Luigi Pirandello che, velocemente, è stato impermeabilizzato.
Agrigento quindi è la capitale italiana della Cultura 2025. E ascoltando le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la scommessa si può vincere. Però il capo dello Stato ha avvertito: attenti a voi, “le inestimabili risorse rischiano di deperirsi senza cura adeguata” e la consapevolezza dell’intreccio tra natura, storia e cultura mai va dimenticato.
Ed ecco le parole del ministro Giuli, pirandelliano alquanto, per i riferimenti criptici alle “civiltà fiorite, sfiorite e rifiorite”; a Girgenti “modello di una Sicilia orgogliosamente speciale e al tempo stesso schierata in prima linea con le sue straordinarie personalità istituzionali, nella lotta contro la rarefazione del senso dello Stato che affligge i nostri tempi presenti e passati”;
Agrigento che “può finalmente interpretare il senso di una memoria continentale euro-africana condivisa e farne il fermento di un ritrovato benessere individuale di crescita collettiva”…
Ora, senza mancare di rispetto a nessuno, ma alle cose va dato il loro nome. Che è semplice, tipo: speculazioni edilizie, scempio dei beni culturali e delle bellezze paesaggistiche, collusione, mafia e questo a proposito della “rarefazione del senso dello Stato”.
(da La Repubblica)
Leave a Reply