INTERVISTA ALL’ L’EX PRESIDENTE FRANCESE FRANÇOIS HOLLANDE: “GIORGIA MELONI PENSA DI CONVINCERE TRUMP A NON COLPIRE GLI INTERESSI EUROPEI. MA SBAGLIA: PER LUI LA RELAZIONE PERSONALE NON HA IMPORTANZA: CONTANO I SUOI INTERESSI”
“NON È LA SOLA AD AVER AVUTO QUESTA ILLUSIONE: MACRON HA PENSATO LA STESSA COSA DURANTE IL PRIMO MANDATO DI TRUMP. PENSAVA CHE CON UN ATTEGGIAMENTO AMICHEVOLE AVREBBE IMPEDITO A TRUMP DI USCIRE DALL’ACCORDO SUL CLIMA O DI DISTRUGGERE QUELLO CHE SI ERA COSTRUITO PER L’IRAN. QUESTO ATTEGGIAMENTO NON GLI HA IMPEDITO DI ANDARE AL FONDO DELLE SUE INTENZIONI”…“L’EUROPA SIA DECISA O SARÀ UNA VITTIMA”
«La seconda presidenza Trump non è la prosecuzione della prima», mette in guardia l’ex presidente francese socialista François Hollande, oggi deputato all’Assemblea nazionale. Per un breve periodo, nel 2017, ha lavorato con l’attuale presidente americano. E da quell’esperienza il leader francese ha imparato una cosa: «Quello che dice, lo fa».
Che ricordo ne ha?
«Nel 2017 Donald Trump arrivava alla Casa Bianca senza esperienza internazionale e aveva lo scrupolo, anche se forse era una finzione, di avere scambi con i partner europei per non preoccuparli. Tuttavia, nel breve periodo in cui abbiamo avuto relazioni, mi aveva detto di voler uscire dall’accordo di Parigi sul clima e da quello sul nucleare iraniano. Constato che poi lo ha fatto: e quindi, che quello che dice, lo fa».
Perché ora dice che la sua nuova presidenza non è la prosecuzione della prima?
«Perché c’è una rottura rispetto al passato sulle relazioni transatlantiche, nella condivisione di valori democratici Trump rivendica la Groenlandia e il canale di Panama. Penso anche che il mondo, sconvolto dalla sua nuova presidenza, reagirà diversamente: se anche l’Europa non si metterà in un rapporto di potenza, rischia di diventare la vittima di questo nuovo disordine internazionale».
Il presidente Trump è un pericolo per l’Europa?
«È sicuramente una minaccia dal punto di vista commerciale, visto che vuole introdurre i dazi. Con il suo alleato Elon Musk è un pericolo per la libertà d’espressione e di indipendenza dei media europei. E per quanto riguarda gli equilibri mondiali, afferma di voler terminare rapidamente i conflitti in corso ma sta pregiudicando le sue capacità di fare la pace: guardi il Medio Oriente, la tregua è finalmente arrivata, ma se Trump pensa di spostare tutta la popolazione di Gaza, si immagini quali conseguenze possono esserci per gli equilibri della regione».
Cosa può fare l’Europa per contrastare queste minacce?
«I responsabili dell’Unione europea devono dialogare con Trump. Ma devono farlo in una certa forma, non dico brutale, ma ferma: perché Trump fa parte di quei dirigenti politici che rispettano solo i rapporti di forza. Allora, se lui mette i dazi sui prodotti europei, la Commissione dovrà metterli sui prodotti americani. Se grandi operatori come X, Instagram e Facebook non fanno controlli sugli scambi che avvengono sulle loro reti, ci dovranno essere sanzioni e divieti. L’Unione europea deve mostrare di avere armi commerciali, regolamentari e diplomatiche.».
Ce la farà un’Europa indebolita a parlare con una voce sola
«L’Europa è debole e divisa. Debole perché i due grandi Paesi che a lungo sono stati il motore della costruzione europea, Francia e Germania, vivono situazioni interne di incertezza. E divisa: le posizioni di Giorgia Meloni non sono necessariamente le stesse di francesi e tedeschi, lei mostra una certa simpatia per Trump, vuole apparire come colei che ha i rapporti migliori, sottovalutando la minaccia che si addensa sull’economia europea. Abbiamo in realtà un’Europa che non sa bene che direzione prendere. pensavamo che gli americani fossero nostri alleati per natura e per sempre, ma è finita».
Sono comunque ancora nostri alleati…
«L’Alleanza Atlantica rimarrà all’interno delle regole che conosciamo da sempre? Sul piano democratico, abbiamo le stesse esigenze, quando il principale alleato di Trump (Musk, ndr.) sostiene un movimento di estrema destra in Germania? ».
Ha citato la premier italiana Meloni, l’unica leader europea presente all’insediamento di Trump. Pensa che potrebbe diventare, come lei sembra sperare, il tramite privilegiato tra Europa e Stati Uniti?
«Madame Meloni ha sicuramente dei legami ideologici con Trump. Pensa di poter provare a convincerlo a non colpire gli interessi europei. Non è la sola ad aver avuto questa illusione: Emmanuel Macron ha pensato la stessa cosa durante il primo mandato di Trump. Pensava che con un atteggiamento costruttivo, amichevole, anche fondato su una certa seduzione personale, sarebbe stato possibile impedire a Trump di uscire dall’accordo sul clima o di distruggere quello che si era costruito per l’Iran
Ecco, questo atteggiamento non gli ha impedito di andare al fondo delle sue intenzioni. Perché per lui la relazione personale non ha importanza: quello che conta ai suoi occhi sono i suoi interessi e la missione che si è dato per gli Stati Uniti, quando pensa che debbano restare la prima potenza mondiale».
Pensa che questa ondata di destra che arriva dall’America influenzerà anche la destra europea
«A breve termine questa tendenza populista che arriva dagli Usa può regalare un credito supplementare a movimenti come il Rassemblement national in Francia o Afd in Germania. Ma a medio termine credo che l’arrivo di Trump sarà un problema per l’estrema destra europea
Perché?
«Molte decisioni americane colpiranno l’Europa, provocheranno disoccupazione, inflazione e costi supplementari, per esempio un aumento del budget per la difesa, tenuto conto del disimpegno relativo degli Usa. Tutto questo metterà in imbarazzo l’estrema destra europea: se sostiene queste decisioni, rischia di perdere elettori»
(da La Stampa)
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