MILIONI IN PIU’ ALLA “SUA” ARENA E RAI: E IL POTERE MAZZI
IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI (FRATELLI D’ITALIA) E IL MINISTRO OMBRA… HA DATO 1,7 MILIONI EXTRA ALLA FONDAZIONE VERONESE A CUI E’ MOLTO LEGATO
Sotto il balcone di Giulietta non c’è Romeo che declama il suo amore. Più prosaicamente c’è una pioggia di soldi, che cade giù anche grazie a un sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, innamorato della sua Verona come la coppia shakespeariana.
Ci sono due fiamme che ardono nel cuore del sottosegretario, veronese doc, in grande ascesa. La prima, appunto, è per la città natia, quella dell’Arena. Da manager dello spettacolo è un suo feudo nell’ambito dell’organizzazione di eventi culturali.
E ora, in virtù del ruolo governativo, crocevia di possibili conflitti di interessi, visto che nella fondazione e nella società Arena di Verona srl, società che organizza degli eventi extra lirici (concerti, show televisivi), ci sono al timone sue fedelissime dirigenti. E fino al 2022 era lui personalmente a tirare le fila come amministratore delegato.
Un dato è certo: da quando si è insediato il governo Meloni e Mazzi è andato al Mic, alla fondazione sono arrivati in totale un milione e 700mila euro aggiuntivi ai finanziamenti attraverso due stanziamenti ad hoc. In totale, poi, tra i vari capitoli (su cui spicca l’ex Fus) nell’ultimo biennio il ministero ha trasferito alla fondazione oltre 13 milioni di euro all’anno.
La seconda fiamma è invece quella politica, che arde per Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, sebbene Mazzi non sia un militante tradizionale. Ma vanta un’antica e solida amicizia con Ignazio La Russa, che lo aveva messo nella galassia della destra. Anche se il sottosegretario rifugge dalle etichette: «Non sono mai stato di sinistra. Ma oggi ha ancora senso parlare di destra e di sinistra?», disse in un’intervista prima di approdare in parlamento da deputato (nel 2022) e quindi al governo.
Tra ministero e Rai
Mazzi è oggi sempre più potente al Collegio romano, sede del ministero della Cultura, a dispetto dei possibili conflitti di interessi. Quasi un ministro-ombra, molto stimato dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, che sente spesso. Da palazzo Chigi si informano per sapere cosa funziona o meno. A dargli maggiore spazio sono le guerre interne scoppiate soprattutto dopo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano, che
colpiscono il ministro Alessandro Giuli non molto amato proprio da Fazzolari.
I rapporti si sono deteriorati anche con Alfredo Mantovano, a causa delle varie incomprensioni sul decreto Cultura. Negli uffici ministeriali si racconta che Mazzi abbia accolto con un certo sollievo le dimissioni di Vittorio Sgarbi da sottosegretario.
L’attivismo del critico d’arte, su Verona, gli aveva provocato qualche malumore, che non ha portato allo scontro frontale, ma aveva alimentato risentimenti. Insomma, il sottosegretario ha superato gli scogli su cui si sono incagliati molti altri al ministero.
Il rapporto privilegiato al ministero è con il direttore generale dello spettacolo, Antonio Parente, approdato all’incarico con Dario Franceschini, ma che ha costruito un’intesa con il sottosegretario. Ed è in odore di riconferma. L’altro grande interlocutore è Emanuele Merlino, capo della segreteria tecnica già con Sangiuliano, che palazzo Chigi ha imposto a Giuli, che invece era intenzionato a fare cambiamenti più profondi nello staff.
Mazzi è uno che sa adattarsi. Nel 2016 la Lega lo ha cercato per realizzare uno spot elettorale, si andava alla ricerca di figuranti. Armando Siri è stato il tramite per organizzare un veloce incontro con Matteo Salvini. Era un onore averlo come tecnico, visti i trascorsi da direttore artistico del Festival di Sanremo in sei edizioni.
Ma questo è il passato. Il sottosegretario, da manager consumato, guarda al presente e ancora di più al futuro, sfruttando il suo upgrade nelle gerarchie ministeriali.
L’organizzazione della mostra sul futurismo al Maxxi è stato un esempio del peso acquisito dal sottosegretario veronese. Nel passaggio di consegne tra Sangiuliano e Giuli, ha gestito la partita per evitare sorprese. Più di recente, invece, ha mostrato il suo potere in Rai.
In un confronto con Marcello Ciannamea, direttore dell’intrattenimento a viale Mazzini, ha bocciato i nomi dei possibili conduttori per la prossima Partita del cuore, appuntamento di beneficenza della nazionale cantanti che si dovrebbe svolgere a maggio. Il candidato prediletto del sottosegretario, d’accordo con il suo sodale, l’organizzatore dell’evento Gian Luca Pecchini, è sempre quello di Carlo Conti.
Cent’anni di fondazione
Ma dalla postazione del collegio Romano, il sottosegretario ha rivolto le maggiori attenzioni alla sua Verona.
E quando si parla della città di Romeo e Giulietta, la macchina culturale ed economica più importante è la fondazione Arena di Verona, che appena pochi mesi fa, a ottobre 2024, è passata all’incasso di 700mila euro versati dal ministero della Cultura. Il motivo? «Un evento culturale musicale di livello internazionale per celebrare l’iscrizione della pratica del canto lirico in Italia nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco», si legge nel titolo del bando pubblicato a gennaio e aggiudicato, a febbraio, proprio dalla fondazione Arena di Verona per l’appuntamento che si è tenuto a giugno.
Ma non è stato il primo caso di un finanziamento extra. Nel 2023 il ministero della Cultura, all’epoca guidato da Sangiuliano, ha stanziato un milione di euro per festeggiare il centenario della fondazione. Per rivendicare la paternità dell’operazione, Mazzi ha consegnato simbolicamente la busta alla sovrintendente della fondazione, Cecilia Gasdia, che non conteneva l’assegno, ovviamente: c’erano scritte le motivazioni dell’assegnazione del contributo. Contava la photo-opportunity.
Il sottosegretario ha sparso parole al miele, parlando della fondazione come un «modello da esportare, per gestione amministrativa e artistica, un modello virtuoso da preservare con cura. Verona è un’isola felice, abbiamo una governance di prim’ordine, una delle migliori a livello internazionale».
Il controllo su Verona
Parole che suonano come un autoelogio. La gestione dell’arena è stata plasmata da Mazzi, sebbene il sindaco della città, Damiano Tommasi (civico di centrosinistra), sia il presidente del consiglio di amministrazione per statuto.
Gasdia, da sovrintendente, è la vera macchina della fondazione. Ed è una fedelissima del manager-sottosegretario. La conferma al timone dell’Arena è arrivata, nel marzo 2023, al termine di uno scontro che ha spaccato il cda, mettendo in minoranza il sindaco che ha dovuto mandare giù la sconfitta.
Tommasi in quel caso ha lamentato: «Hanno prevalso logiche romane». Ma la manina del blitz era, secondo i ben informati, quella veronese di Mazzi più che romana. L’appartenenza politica di Gasdia è testimoniata dalla candidatura con Fratelli d’Italia alle comunali di Verona nel 2017 con la benedizione di Ciro Maschio, all’epoca dirigente locale e attuale presidente della commissione giustizia alla Camera.
L’altro pezzo di Mazzi per avere pieno controllo dell’Arena è la srl (ex Arena Eventi) che promuove gli eventi non legati alla lirica. È stato amministratore fino all’elezione alla Camera. Ora la direttrice è un’altra fedelissima, Cecilia Baczynski, segretaria generale della società ai tempi della guida-Mazzi. L’ultimo bilancio disponibile, quello del 2023, parla di un utile di 391mila euro anche grazie ai 38 eventi live organizzati. Una postazione di prestigio.
Dal territorio, poi, il sottosegretario ha scelto il suo capo di gabinetto, Michele Ghionna, già collaboratore dell’ex sindaco di centrodestra, Federico Sboarina. L’attuale braccio destro del sottosegretario al Mic è stato a lungo, fino al 2017, responsabile delle relazioni esterne del teatro stabile del Veneto “Carlo Goldoni”.
Un quadro completo di “presa” del Mic, almeno dei temi a lui più cari. «Meloni si fida molto di Mazzi, lo ritiene un profilo serio, credibile e umanamente simpatico», spiegano dal ministero. Il racconto di Mazzi come un buontempone, dalla battuta veloce, è comune a molti di quello che lo conoscono. Tra un sorriso e l’altro, sempre a Verona si torna per il futuro. La tentazione è quella di candidare Mazzi a sindaco al
prossimo appuntamento.
Opzione tutta da esplorare, però. «È un uomo più di azione che di mediazione, con certe liturgie politiche e gli apparati burocratici comunali si troverebbe a disagio», racconta chi conosce bene Mazzi. Quindi, «è difficile possa candidarsi per la città. A meno che non glielo chiedano con insistenza l’amico di sempre La Russa insieme a Giorgia Meloni».
Anche se il pensiero alla sua città è fisso. Un amore intenso nella città dell’amore.
(da editorialedomani.it)
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