L’ARRESTO DI SOGNO: QUANDO IL MAGISTRATO VIOLANTE NON AVEVA ANCORA SCOPERTO IL “GARANTISMO”
ORA VUOLE CHE A BERLUSCONI VENGA RICONOSCIUTO IL “DIRITTO ALLA DIFESA” NONOSTANTE UNA CONDANNA DEFINITIVA, MA LUI INCARCERO’ SOGNO SENZA PROVE E INFATTI IL PROCESSO FINI’ CON L’ASSOLUZIONE DELL’IMPUTATO
Una storia cominciata nella Torino degli anni Settanta, in quel crogiuolo di ideologie in cui confluivano il Pci, la cultura azionista e pure un certo intransigentismo cattolico.
In quella Torino un giovane giudice istruttore di famiglia comunista e di studi pugliesi come Luciano Violante condivideva con un cattolico torinese come Giancarlo Caselli una comune idea militante della magistratura.
Violante che si fa un nome nazionale ordinando l’arresto di Edgardo Sogno e istruendo un’inchiesta finita in niente per un golpe da operetta (Pietro Di Muccio ne ripercorre la storia nel recente “Il golpe bianco di Edgardo Sogno” per Liberilibri).
Il partigiano della libertà , Edgardo Sogno, pubblicò nel settembre del 1978 per una piccola casa editrice di Milano – Edizioni dello Scorpione – il libro Il golpe bianco.
Quel testo, oggi introvabile, non era un pamphlet politico ma una precisa requisitoria dell’autore contro il suo accusatore: Luciano Violante che all’epoca era giudice istruttore di Torino.
Il libro uscì subito dopo la sentenza di assoluzione con cui si concluse il processo in cui Sogno, insieme con Randolfo Pacciardi e altri, era accusato di «cospirazione politica».
Il giudice del tribunale di Roma, Francesco Amato, assolse Sogno e gli altri «cospiratori» perchè «il fatto non sussiste».
Una piena assoluzione che stabilì che Sogno con la sua azione culturale e politica anticomunista e antifascista non perseguiva alcuna intenzione golpista.
Sogno, nonostante fosse stato assolto con formula piena dall’accusa di «cospirazione politica», entrò in una serie di disavventure e guai giudiziari, la sua famiglia fu rovinata, tanto che per far fronte alle spese si dovette vendere il palazzo avito.
Di tutt’altra natura fu il destino del giovane giudice istruttore di Torino che nel 1979, l’anno dopo il processo, entrò in Parlamento come deputato comunista.
Edgardo Sogno era contrario al «compromesso storico» e inseguiva l’idea di una riedizione del centro degasperiano. Ne pagò le conseguenze.
La sera del 5 maggio 1976 Sogno venne fermato sulla porta di casa a Torino e portato in questura: su mandato del giudice Violante fu arrestato e poi trasferito a Regina Coeli.
Rimase in carcere un mese e mezzo non solo senza prove di colpevolezza ma addirittura sulla base di una prova inesistente: la fantomatica lettera dell’avvocato Antonio Fante di Padova che farneticava di riunire tutti i gruppi di estrema destra in vista di un colpo di Stato.
Edgardo Sogno morì il 5 agosto 2000.
Senza poter assistere alla trasformazione di Violante in “garantista” .
Leave a Reply