REATO DI CLANDESTINITA’, LEGGE PATACCA
GLI ADDETTI AI LAVORI SI MUOVONO NELLA NEBBIA: LA LEGGE E’ PIENA DI CONTRADDIZIONI… LA “PENA E’ PECUNIARIA E CONVERTIBILE IN ESPULSIONE”: SE UNO PAGA DIVENTA FORSE REGOLARE? O PAGA E VIENE ESPULSO LO STESSO?… DA UN LATO IL QUESTORE CONSEGNA UN FOGLIO DI VIA CHE INGIUNGE DI LASCIARE L’ITALIA ENTRO 5 GIORNI, DALL’ALTRO DOVREBBE PRESENTARSI AL PROCESSO DOPO 10 GIORNI…UNA COMICA
Annunciato come il giro di vite che avrebbe risolto ogni problema, il “pacco sicurezza” si sta dimostrando inapplicabile.
Alle critiche sulla logica di considerare un reato la presenza irregolare nel nostro Paese anche di chi ha un regolare passaporto e non ha commesso alcun crimine, ma per il solo fatto di stare in Italia, ora si aggiunge pure l’inapplicabilità di una legge fatta coi piedi.
Si era riunita tutta l’intellighentia leghista per settimane, confortata dalle bibite portate dal cameriere Gasparri per alleviare la calura in sala, ma alla fine hanno partorito un topolino.
Agenti, avvocati, giudici di pace si stanno scervellando per capirne qualcosa, ma alla fine tutto si tradurrà in un bluff e vi spieghiamo perchè.
Intanto il Governo ipocritamente non ha previsto l’arresto, nel timore che esplodano le carceri che sono già a tappo. Non avendo un euro per costruirne di nuove.
In secondo luogo agenti e carabinieri giustamente non intendono complicarsi la già difficile vita, battendo a tappeto la penisola per poi ridursi a consegnare il solito invito a lasciare il Paese entro 5 giorni (che non viene mai rispettato).
Il giudice di pace non sa cosa significhi la frase: la pena prevista è solo pecuniaria da 5.000 a 10.000 euro, convertibile in espulsione.
Sfidiamo chiunque a capire se vuol dire che se un irregolare paga 5.000 euro diventa regolare o se, anche pagando, resta espellibile.
Ci volevano dei grandi cervelli per buttare giù un vago e ambiguo concetto del genere.
Andiamo avanti: accanto al procedimento penale resta in parallelo quello amministrativo, previsto dalla Bossi-Fini, ovvero il foglio di via che obbliga a lasciare il Paese entro 5 giorni o la “sosta forzata” nei centri.
La realtà è che i Cie sono sempre pieni e quindi non c’è mai posto e entro i 5 giorni nessuno se ne va.
Ma c’è un aspetto giuridico esilarante. Se uno non lascia l’Italia entro 5giorni rischia l’arresto. Ma se c’è di mezzo un processo per clandestinità dovrebbe presentarsi in tribunale non prima solitamente di 10 giorni.
In pratica per lo stesso reato uno deve essere fuori dal nostro paese entro 5 giorni, ma ha l’obbligo di presentarsi davanti a un nostro tribunale magari dopo 10 giorni. E se si presentasse dovrebbe quindi essere arrestato perchè non se n’e’ andato? Pazzesco…
E se invece al sesto giorno venisse arrestato, sarebbe legittimo per uno che il decimo giorno avrebbe diritto a difendersi davanti a una Corte?
Un caos giuridico poi, badate bene, affidato a quei giudici di pace che fino a ieri si dedicavano a beghe condominiali, perchè altrimenti i processi si terrebbero tra 2 anni.
Il problema andava risolto diversamente: al cittadino interessa che siano espulsi quei massimo 80.000 clandestini che delinquono, a cui aggiungere i 25.000 che stanno già in galera.
Quelli che hanno un passaporto, lavorano in nero e sono persone oneste non vediamo che problemi diano.
Quindi occorreva dare fondi alle forze dell’ordine e non tagliare di 3 miliardi le risorse a polizia e carabinieri, incentivare l’intelligence e gli uomini in borghese per identificare chi vive di piccoli reati, invece che fare passerelle o ronde demenziali.
Automaticamente a una condanna, uno deve essere rimandato a casa, tutto qua. Chi sbaglia paga, ma non devono pagare gli innocenti che vogliono guadagnarsi da vivere onestamente.
Se uno guida il Ministero degli Interni questo dovrebbe essere capace di fare, se è un incapace e non sa garantire la sicurezza degli Italiani si dimetta e se ne torni a casa al più presto.
Possibilmente con foglio di via entro 5 giorni, visto che la padagna del magna magna fa Stato a sè…
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