CAOS REGOLARIZZAZIONE BADANTI: INCUBO BUROCRAZIA
SONO RIUSCITI A INCASINARE ANCHE UNA SEMPLICE DOMANDA DI REGOLARIZZAZIONE, L’UNICA COSA VELOCE E’ INCASSARE I 500 EURO… IL CITTADINO SI PERDE TRA E-MAIL, PASSWORD, MODULI SU INTERNET… ALLA FINE ANDRANNO TUTTI DAI PATRONATI
E’ iniziata la corsa alla regolarizzazione delle badanti e colf e ci vorrebbe un vademecum per districarsi nella burocrazia italiana.
Ricordiamo che il governo ha stabilito che è possibile regolarizzare le collaboratrici domestiche extracomunitarie e clandestine (ora pare siano 700.000), in nero, a condizione che lavorino almeno dal 1° di aprile (giorno del pesce insomma).
E’ necessario compilare e consegnare una serie di prestampati e versare 500 euro una tantum. Seguendo le indicazioni del Governo e dei media, molti cittadini sono andati presso gli uffici postali a chiedere il modello F24.
Gli impiegati lo hanno dato a chi lo richiedeva, peccato che con la regolarizzazione delle badanti non c’entrasse nulla, era quello dell’Ici, l’unico F24 che c’è presso le Poste italiane.
Ne è seguita una gran confusione: alla fine gli interessati hanno saputo che gli agognati moduli sono attualmente scaricabili solo da internet.
D’accordo che noi italiani dobbiamo svegliarci, riguardo all’utilizzo delle nuove tecnologie, ma perchè non dotare dei moduli la Posta?
Qualcuno lo ha letto il rapporto della Commissione Telecomunicazioni della Camera, secondo cui il 41,5% degli italiani dichiara che Internet nemmeno sa cosa sia?
Senza contare che per stampare il modulo è necessario avere in casa una connessione piuttosto veloce e una stampante.
E il numero degli italiani attrezzati per l’operazione si assottiglia ancora di più.
Primo ostacolo: sbrogliare la matassa telematica.
Si scarica il modulo da internet ( sito www.interno.it), cliccando sulla sezione “emersione lavoro irregolare di colf e badanti”, si inseriscono i dati anagrafici della persona da assumere ( compreso “numero di passaporto o altro documento equipollente”), poi quelli del datore di lavoro e si consegna tutto in posta o banca convenzionata insieme a 500 euro.
Tutto qua? Ma figuratevi, siamo appena agli inizi.
All’atto del pagamento, ti viene consegnato un codice con il quale nei prossimi giorni (adesso non è ancora possibile) bisognerà tornare a connettersi con il sito del Viminale.
Si dovrà entrare nella sezione “Sportello unico dell’immigrazione”, poi cliccare su “Richiesta domande informatizzate”.
Il datore di lavoro dovrà nuovamente lasciare i propri dati e un indirizzo di posta elettronica.
Poi il Ministero invierà a questa mail una password e …qua le imprecazioni pare già di sentirle. L’operazione successiva consiste nello scaricare e installare sul computer un programma ad hoc che verrà attivato solo inserendo la password ricevuta.
E soltanto a quel momento avverrà il miracolo, ovvero l’apparizione della propria domanda di regolarizzazione.
A questo punto bisognerà inserire ancora i dati fiscali e il codice di pagamento.
Il tutto dovrà essere poi inviato a un diverso indirizzo istituzionale di posta elettronica entro il 30 settembre. E si dovrà aspettare un’altra mail, valida come ricevuta.
Insomma un inferno, un percorso di guerra.
A quel punto molti interessati saranno già corsi avanti e indietro almeno 4 volte tra Poste e Caf, maledicendo le stronzate di una burocrazia che sembra sappia solo complicare la vita agli Italiani. Un ottimo risultato è stato raggiunto anche questa volta.
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