NAPOLITANO RISPONDE A MUSO DURO A BERLUSCONI: “LE SENTENZE SI RISPETTANO, ASSURDO EVOCARE GOLPE”
EMESSA UNA NOTA DURISSIMA: “BASTA PRESSIONI PER SCIOGLIERE E CAMERE”: FINE DELLA CORTESIA ISTITUZIONALE
E’ “assurdo evocare il colpo di Stato contro il Pdl”.
Chi vuole può esprimere solidarietà a Silvio Berlusconi, “ma senza nuocere al Parlamento”.
E basta alle “pressioni su di me per sciogliere la Camere”. Poi, come un epitaffio: “Le sentenze sui rispettano”.
Il presidente Giorgio Napolitano sembra voler dire una parola finale sul caso Berlusconi, con una nettezza senza precedenti.
Già stamattina, nell’annunciare la defezione a un convegno, aveva parlato di “un fatto politico improvviso e istituzionalmente inquietante cui oggi devo dedicare la mia attenzione”.
Il “fatto inquietante” è l’assemblea dei parlamentari Pdl di ieri dove è stata annunciata la possibilità di dimissioni di massa dalle Camere nel momento in cui il Senato votasse la decadenza del leader, che si è di nuovo presentato come un perseguitato dalla giustizia che non dorme “da 55 giorni”, cioè dalla condanna definitiva per frode fiscale.
LA NOTA DI NAPOLITANO
“L’orientamento assunto ieri sera dall’Assemblea dei gruppi parlamentari del Pdl non è stato formalizzato in un documento conclusivo reso pubblico e portato a conoscenza dei Presidenti delle Camere e del Presidente della Repubblica”, scrive Napolitano in una nota dirmata intorno alle 13.
“Ma non posso egualmente che definire inquietante l’annuncio di dimissioni in massa dal Parlamento — ovvero di dimissioni individuali, le sole presentabili — di tutti gli eletti nel PdL. Ciò configurerebbe infatti l’intento, o produrrebbe l’effetto, di colpire alla radice la funzionalità delle Camere”.
Non meno inquietante, aggiunge, sarebbe il proposito di compiere tale gesto al fine di esercitare un’estrema pressione sul Capo dello Stato per il più ravvicinato scioglimento delle Camere”.
Il presidente della Repubblica punta chiaramente a spezzare ogni nesso tra le sorti personali di Silvio Berlusconi e quelle della legislatura faticosamente avviata con le larghe intese. “C’è ancora tempo, e mi auguro se ne faccia buon uso per trovare il modo di esprimere — se è questa la volontà dei parlamentari del PdL — la loro vicinanza politica e umana al Presidente del PdL, senza mettere in causa il pieno svolgimento delle funzioni dei due rami del Parlamento”.
E se pochi giorni fa aveva invitato alla pacificazione tra politica e giustizia non risparmiando pesanti critiche alle toghe, ora riequilibra il tiro: “Non occorre poi neppure rilevare la gravità e assurdità dell’evocare un ‘colpo di Stato’ o una ‘operazione eversiva’ in atto contro il leader del PdL’”.
Affari personali, insomma.
La conclusione è ovvia ma dirompente per le speranze che forse Berlusconi ancora riponeva in una qualche “soluzione politica” ai suoi guai giudiziari.
“L’applicazione di una sentenza di condanna definitiva, inflitta secondo le norme del nostro ordinamento giuridico per fatti specifici di violazione della legge, è dato costitutivo di qualsiasi Stato di diritto in Europa, così come lo è la non interferenza del Capo dello Stato o del Primo Ministro in decisioni indipendenti dell’autorità giudiziaria”.
Ieri sera il capo dello Stato non aveva ancora commentato le minacce pidielline, limitandosi a una gelida nota diffusa in serata: ”Il presidente della Repubblica si riserva di verificare con maggiore esattezza quali siano state le conclusioni dell’assemblea dei parlamentari del Pdl”.
Poi, di prima mattina, l’irritazione del Quirinale ha preso corpo nella lettera inviata agli organizzatori del convegno al convegno promosso dalla Fondazione De Gasperi sul rilancio dell’unità politica dell’Europa.
Al cui tavolo sedeva tra gli altri il ministro dell’Interno e segretario del Pdl Angelino Alfano, nella veste di presidente della Fondazione Alcide De Gasperi.
LA MINACCIA ALLA STABILITA’
Oltre ai toni usati da Berlusconi contro le toghe, definite “eversive” pochi giorni dopo l’esortazione dello stesso Napolitano a disinnescare il conflitto politica-magistratura, al Quirinale non va giù che la minaccia di Aventino sia arrivata proprio mentre il presidente del Consiglio Enrico Letta si trovava a New York per decantare alla comunità finanziaria le opportunità di investimento in Italia, garantite anche dalla “stabilità ” del Paese.
Che un pregiudicato possa semisvuotare il parlamento pur di scampare alla sua condanna non deve apparire affatto rassicurante.
Certo, come tutti Napolitano mette in conto che possa trattarsi di un bluff, di un colpo di coda prima dell’inevitabile uscita di scena (almeno come parlamentare) di Berlusconi, e prima che il duo Letta-Napolitano blindi gli alleati riottosi in un documento vincolante salva-larghe intese .
Ma l’impatto negativo sull’immagine del paese resta devastante.
Ogni margine di trattativa sembra essere scomparso.
Dal 15 ottobre Silvio Berlusconi dovrà iniziare a scontare la sua pena, e i tempi per la decadenza — o in base la legge Severino o per l’interdizioni dai pubblici uffici — non possono essere dilatati in eterno.
E’ veramente difficile che in questo lasso di tempo il presidente della Repubblica possa intervenire con un provvedimento di grazia o di commutazione della pena, o che possa pressare il Pd per una “soluzione politica” che passi da un voto anti-decadenza in Senato. Insomma, al momento non si capisce dove le minacce del Pdl possando davvero portare.
DIMISSIONI SI, DIMISSIONI NO. IL PDL FRENA
Ma davvero i 97 deputati e 91 senatori del Pdl sono pronti a mollare la poltrona come un sol uomo per seguire la sorte del leader decaduto?
”Le dimissioni si danno e non si annunciano”, afferma significativamente il ministro per le riforme Gaetano Quagliariello. “Ieri comunque non abbiamo votato alcuna dimissione”.
I capigruppo Brunetta e Schifani, che sarebbero i depositari delle decisioni dei parlamentari, hanno scelto il silenzio e fino al questo momento hanno evitato di rispondere alle domande sul tema.
E l’ex presidente dei senatori pidiellini Maurizio Gasparri chiarisce: “Ieri sera non c’è stato un voto sulle dimissioni dei parlamentari, ma si è verificato un fatto politico, una condivisione”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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