BONDI SI COMMUOVE: “LA NOSTRA STORIA FINISCE NEL FANGO TRA VILI E TRADITORI
“DIETRO BERLUSCONI NON C’ERA NIENTE, SIAMO IL VUOTO, SIAMO IL NULLA”… “ALMENO FINI E CASINI HANNO AVUTO IL CORAGGIO DI AFFRONTARLO NEGLI ANNI MIGLIORI, NON COME QUELLI DI OGGI…”
Rassegnato e dimesso. È questo l’umore di Sandro Bondi fotografato da un colloquio con il quotidiano il Foglio, all’indomani dell’annuncio che la grande conta nel partito di Silvio Berlusconi, ovvero il consiglio nazionale, si terrà il prossimo 16 novembre. Notizia che il giornale diretto da Giuliano Ferrara sintetizza con tre parole dai toni foschi che ricordano il film “il Padrino”: “Pdl ai materassi”.
Bondi, da sempre fedelissimo del Cavaliere, fa un’analisi impietosa del partito e dei governisti.
Senza disdegnare un po’ di autocritica.
“Questa storia è finita, dietro Berlusconi non c’era niente. In questi anni non abbiamo costruito nulla di umanamente e politicamente solido o autentico. Finisce male”.
E da queste parole si sprigiona l’avversione per il presente e la nostalgia del passato, per le occasioni perdute, l’idea del declino, lo spettro del tradimento e dell’ingratitudine che per Bondi oggi ha i volti di Angelino Alfano, Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello “e di tutti gli altri che senza Berlusconi non sarebbero stati niente”, dice, “soltanto delle rape. Almeno Fini e Casini avevano il coraggio di affrontare il Dottore nel fulgore dei suoi anni migliori, oggi è facile… Ma si illudono, spariranno anche loro, spariremo tutti”.
“Al Cavaliere adesso restano soltanto i suoi voti. Ma gli toglieranno anche quelli se diremo di sì alla Legge di stabilità , ci alieneremo i nostri sostenitori. E poi, a quel punto, a Berlusconi potranno togliere neanche il resto, facilmente: lo scranno di senatore, la dignità , la libertà . Ecco, se per il Dottore va bene, rispetterò il suo martirio. Ma io non ci sto. La Legge di stabilità non la voto, e se Berlusconi dovesse decadere andrò all’opposizione”.
“Ce lo meritiamo quello che sta succedendo. Siamo il vuoto, siamo il nulla, non abbiamo saputo costruire niente di solido, capace di resistere al declino di Berlusconi”.
La colpa è del Cavaliere, che un po’ lo ha sempre pensato: dopo di me il diluvio.
“E allora fanno bene Bindi, Cuperlo e Grasso a tirarci ceffoni. Siamo soltanto una palla da prendere a calci. A sinistra c’è Matteo Renzi, noi cosa abbiamo prodotto?”. “Tra qualche tempo sarò fuori dal Parlamento, fuori da queste miserie, come un sopravvissuto, il randagio di una storia finita male”
(da “il Fatto Quotidiano“)
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