UN “GUAGLIO'” DIVIDE L’EXPO’: IL NOME DELLA MASCOTTE SCELTO DAI BAMBINI CON UN REFERENDUM SCATENA LE IRE PADAGNE
“IL MURO SUBITO, DA MODENA IN GIU'”…E LA DOTTA ANALISI DI SALVINI
E come se la sono presa, i lombardi. Sono tre giorni che sui social network vomitano sfoghi (al solito) antimeridionali.
Per via del naso (una testa d’aglio) della mascotte dell’Expo di Milano (una composizione antropomorfa di frutta e ortaggi alla Arcimboldo) che un concorso di idee destinato ai bambini ha deciso debba chiamarsi Guaglio’, alla napoletana.
Il giornalista Mario Giordano, su Libero, ha masticato amarissimo: «Al concorso hanno partecipato in tantissimi, è stato detto, in tutta Italia, dal Nord al Sud. Un po’ di più al Sud, evidentemente, ma che ci volete fare? Al Nord sono sempre così sgobboni che non hanno mai tempo per divertirsi».
E ovviamente quello che scippo non è, ma semplicemente una sorta di referendum popolare tra bambini, ha scatenato le ire dei crociati padani.
Matteo Salvini, quello che a partire dal nome di battesimo vorrebbe proporsi come il Renzi della Lega, ha immediatamente reagito per solleticare il ventre dei suoi militanti con una delle sue dotte analisi: «Mavadaviaiciapp!!!».
E il suo profilo Facebook è diventato una sorta di sputacchiera dove raccogliere epiteti, imprecazioni e rutti.
Emiliana Carletti scrive: «La mente eccelsa (quella che ha vinto il concorso, ndr) sarà di Napoli». Chiara Parise incalza: «La prossima mascotte: Pummarola».
La presunta padana Katrina Selkis si interroga inquieta: «A Milano? Vergognoso … nemmeno lo capiamo il napoletano… ma la mente superiore che ha pensato ‘sta trovata a dir poco fuori luogo sarebbe chi??? Voglio Il nome di ‘sto violentatore beffardo della nostra tradizione e identità culturale… ci saremmo accontentati anche di una mascotte in italiano, (che tristezza…)». Giuliana Minello non transige: «Ma scusa, l’Expo si trova al Sud? E ora di finirla non vogliamo più avere comandi dai terroni!!!!!».
La patriottica difesa di Paola Gandolfi è ancora più irritata: «Sì, ci identificano sempre con Napoli, sono stufa degli spaghetti, camorra e mandolino. L’Italia è ben altro ed è ora di farlo capire a tutto il mondo». Andy Branca commenta con storica rassegnazione: «Il Nord è in mano alla camorra ed alla ‘ndrangheta dagli anni ’50 del ‘900 grazie al confino ideato dai giudici. L’Expo è il risultato di loschi appalti arraffati dalle mafie. È normale che al suo interno ci siano i simboli di tali influenze».
E Valerio Mercati suggerisce la soluzione più immediata: «Il muro subito… da Modena in giù».
Ora, Guaglio’ non sembra essere una offesa.
Come non è ingiurioso constatare che ‘O sole mio sia la canzone più famosa al mondo, molto di più di O mia bela Madunina.
Così il Vesuvio, che al di sopra del Garigliano viene invocato per la sua energia sterminatrice, mentre per il resto del pianeta resta una icona che identifica l’Italia intera, come la Torre di Pisa. Tra i contestatori lumbard c’è pure chi ha azzardato un suggerimento arabo al posto del Guaglio’ napoletano, e non certo per una sorta di indulgente vertigine esotica, quanto per l’omologante atteggiamento di discriminazione verso tutti i Sud del mondo.
Tuttavia, la cosa che davvero non si capisce è un’altra: perchè mai non debbano essere i napoletani ad arrabbiarsi, dato che è dal loro dialetto che è stato scelto il nome della mascotte senza ricavarne alcun beneficio.
Certo, si sarebbe potuto riparare ad ogni torto invertendo i ruoli: a Napoli l’Expo e alla mascotte il nome di Ambroeus.
Ma a questo, evidentemente, gli arrabbiati lumbard non ci hanno ancora pensato.
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