SOTTOSEGRETARI, LA RETE DI RENZI: PALAZZO CHIGI DIVENTA UN SUPER-MINISTERO
MANUALE CENCELLI E POLTRONE PER TUTTI
Pari opportunità , integrazione, famiglia, giovani, servizio civile, adozioni internazionali, droghe, politiche digitali.
Queste le deleghe rimaste in pancia a Palazzo Chigi dopo la nomina di 9 viceministri e 44 sottosegretari.
Alcune verranno distribuite fra i quattro sottosegretari alla presidenza del Consiglio, che sono già titolari di comparti pesanti come gli Affari europei, i Servizi segreti e l’editoria.
Altre le terrà in mano il premier.
Un quadro che, di fatto, rende il capo del governo titolare di un super-ministero che avrà competenze sullo spinoso tema dei diritti, sul mondo del finanziamento pubblico ai giornali e sulle politiche comunitarie (in vista del semestre di presidenza europeo). E che sarà coordinato dal quarto moschettiere renziano, quel Graziano Delrio che ha già preso in mano la cabina di regia dell’intera squadra.
Con lui l’uomo ombra di Matteo, quel Luca Lotti (Editoria) già coordinatore della segreteria del partito, il prodiano Sandro Gozi (Affari europei) che molto si è avvicinato alle suggestioni renziane dopo la triste vicenda dei 101, e Marco Minniti, uomo della sinistra interna, che garantirà esperienza e continuità in un settore delicato come quello dell’intelligence.
Se si considera che la pasdaran del premier, Maria Elena Boschi, è a capo di un ministero, quello delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento, che di fatto è una diretta emanazione di Palazzo Chigi, l’affresco è completo.
E raffigura un ex rottamatore che ha voluto tenersi stretti molti dei temi sui quali si gioca la propria credibilità . Gli altri, quelli del lavoro, dello sviluppo e dell’economia, li ha affidati a tecnici, mettendo un’ipoteca politica su qualsivoglia risultato futuro.
Questa la chiave di lettura che spiccanella composita infornata di viceministri e sottosegretari.
Che hanno visto il Pd e il Nuovo centrodestra fare la parte del leone.
Enrico Morando, veltroniano, affiancherà Pier Carlo Padoan a via XX settembre in qualità di vice. Fu tra i primi a recepire la “rottamazione”, annunciando la propria volontà di non ricandidarsi in Parlamento, e avvicinandosi alle posizioni del sindaco di Firenze.
E sarà praticamente l’unico volto nuovo all’Economia (sostituendo Stefano Fassina) in un ministero rimasto sostanzialmente immutato rispetto all’esecutivo di Enrico Letta, fatto salvo per il titolare, quel Pier Carlo Padoan che è subito entrato in sintonia con il premier
Strategica la nomina di Antonello Giacomelli, renziano di rito franceschiniano, come viceministro allo Sviluppo con delega alla comunicazione.
Franceschiniano anche Gianclaudio Bressa, che diventa sottosegretario agli Affari regionali, mentre lo stesso Franceschini verrà affiancato alla cultura da Francesca Barracciu, esclusa dalle regionali in Sardegna perchè coinvolta in una inchiesta sui fondi regionali.
Vicini al premier sono Ivan Scalfarotto (ai Rapporti con il Parlamento), Angelo Rughetti (Pubblica amministrazione) e Roberto Reggi (Istruzione), che ne coordinò la campagna per le primarie del 2012.
Il Pd incassa la riconferma di Pier Paolo Baretta all’Economia, che sarà affiancato da Giovanni Legnini, che cede la delega all’editoria, mentre Lapo Pistelli è il primo a fare outing – su Facebook – “sono ancora viceministro agli Esteri”.
Agli interni nessuna novità : Angelino Alfano sarà coadiuvato da Filippo Bubbico, Gianpiero Bocci e Domenico Manzione. C’è posto anche per il lettiano Vito De Filippo, alla Salute.
Via del Nazareno militarizza il ministero del Lavoro.
Il tecnico Giuliano Poletti sarà affiancato da tre sottosegretari Dem: Teresa Bellanova, Franca Biondelli e Luigi Bobba.
Il grande accusatore di Nunzia De Girolamo, Umberto Del Basso de Caro, viene promosso alle Infrastrutture, Silvia Velo all’Ambiente in quota Giovani Turchi. Quest’ultima viene raggiunta dalla notizia in Transatlantico: “Ma ora dovremmo firmare la nomina? Come funziona?”, mentre qualche passo più in là Matteo Orfini esprime soddisfazione: “Avevamo indicato il suo nome, sono molto contento”.
Non c’è nessun nome di primo piano dell’area di Gianni Cuperlo, così come è sfumata all’ultimo la nomina di Emanuele Fiano, capogruppo Pd in I Commissione.
“Facciamo le corna”, diceva a Cdm ancora in corso, per poi sedersi deluso su un divanetto: “Devo seguire da vicino l’iter della legge elettorale…”.
Alfano, dopo aver rinunciato a un ministero, passa all’incasso.
Il Nuovo Centrodestra ottiene un viceministro all’Economia e conferma Luigi Casero. Così come confermati sono Simona Vicari allo Sviluppo, Antonio Gentile alle Infrastrutture e Gabriele Toccafondi, ciellino come Lupi, all’Istruzione.
Nuovi ingressi quelli di Massimo Cassano al Lavoro ma soprattutto di Enrico Costa, viceministro alla Giustizia. Costa, che lascerà il posto di capogruppo per fare posto alla De Girolamo, affiancherà Cosimo Ferri.
Con il garantista Andrea Orlando – molto stimato dal Foglio e da molti fra gli azzurri – al timone, quella di via Arenula sarà una squadra affatto sgradita a Silvio Berlusconi. Ferri è considerato un tecnico di area berlusconiana e Costa, pur avendo abbandonato l’ovile di Arcore, è passato alla storia per aver firmato emendamenti che prevedevano una drastica limitazione dell’uso delle intercettazioni
Soddisfatta Scelta civica. Carlo Calenda continuerà a fare il viceministro allo Sviluppo, Ilaria Borletti Buitoni il sottosegretario alla Cultura, mentre Benedetto Della Vedova è diretto alla Farnesina.
I Popolari di Per l’Italia, dopo aver perso il ministero di Mario Mauro, incassano Andrea Olivero viceministro all’Agricoltura, Angela D’Onghia sottosegretario all’Istruzione e Domenico Rossi alla Difesa.
Entra al governo anche il Psi. Riccardo Nencini, il segretario, è il nuovo viceministro alle Infrastrutture.
(da “Huffingtonpost“)
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