INTERVISTA A GALLINO: “MATTEO RENZI DI SINISTRA? PIU’ VICINO AI TEA PARTY”
IL SOCIOLOGO: “I TAGLI ALLA SPESA COLPIRANNO L’OCCUPAZIONE”… “IL TAGLIO DEL 10% DELL’IRAP FAVORIRA’ IL FATTURATO NON LE ASSUNZIONI”…”GLI 80 EURO? MEGLIO AIUTARE A USCIRE DAL PRECARIATO”
“Renzi un leader di sinistra? Direi di no, molti intellettuali farebbero i salti nella tomba a sentirlo definire così”.
Luciano Gallino ha pochi dubbi: “Al di là della comunicazione spigliata e ‘giovanotta’, le cose che dice sono decisamente più a destra anche di quanto detto e scritto da molti dei liberal statunitensi che si sono cimentati con possibili soluzioni alla crisi economica”.
Tono pacato ma deciso, il professore risponde al telefono dalla Francia, e raccoglie la provocazione quando gli si domanda se il premier, oltreoceano, potrebbe candidarsi a guidare i Tea Party: “Il suo programma è al 90% liberal-liberista, per cui direi di sì. Diciamo che sarebbe uno che Mitt Romney inviterebbe volentieri a cena”.
Scendiamo nel dettaglio: come valuta i contenuti illustrati nella conferenza stampa di ieri?
Sono stati tra i più disparati. Ma tutti vicini all’idea dell’austerity che ha condotto l’Europa nella condizione in cui versa oggi.
A cosa si riferisce esattamente?
Per esempio ai tagli alla spesa pubblica, che prefigurano una stangata che destinerà il nostro paese a una povertà certa. Cosa intende fare, tagliare la sanità , o il sistema di istruzione, che sono entrambi già in grande difficoltà ?
Il premier parla di sette miliardi di risparmio, senza incidere sui servizi primari.
Non mi sembra credibile, ma ripeto: bisogna vedere dove si interviene. Cottarelli ha parlato di 32 miliardi in tre anni. Un’enormità , se si considera che lo stato incassa 500 miliardi all’anno ma ne spende solamente 400, perchè 95 se ne vanno sul debito.
Ha annunciato misure per ridare potere d’acquisto alle fasce più deboli, come gli 80 euro in più in busta paga a partire da maggio.
Un certo numero di persone vedrà con favore quell’intervento, anche perchè lo potranno vedere negli stipendi due giorni dopo le elezioni europee. È una misura a pioggia, per toccare una fascia ampia di lavoratori. Ma non è così che si rilancia l’economia. Servono azioni più mirate e strutturali, a partire dalla lotta alla precarietà .
Di questo si parla nel jobs act che dovrebbe essere varato fra poche settimane.
Finora si è letto poco, qualche paginetta che si può riempire a piacimento. Ma alcuni provvedimenti lasciano perplessi, come quello che permetterebbe di licenziare i dipendenti con un contratto a tempo determinato fino a tre anni dopo l’assunzione. Fa molto anni ’90.
Anni ’90?
Nel ’94 l’Ocse consigliò misure di questo tipo, salvo poi correggere il tiro e ritornare sui propri passi una decina d’anni dopo.
Veniamo a un altro punto. Renzi ha detto a Vespa: “Se taglio i debiti della Pa entro il 21 settembre, vai a piedi da Firenze a Monte Senario”.
Quant’è distante?
Una ventina di chilometri, perchè?
Ecco, se avesse detto “Vai a piedi a Santiago de Compostela” sarebbe stato senz’altro un impegno più forte. Il taglio del 10% dell’Irap sarà senz’altro gradito, un contributo al rilancio delle imprese. Ma il pagamento dei debiti pregressi non è questo grande vantaggio. Sarebbe un aiuto modesto, il vero punto è la mancanza di domanda di beni.
Ma per il mondo delle aziende è un tema molto sensibile.
Il punto è che anche se le imprese da queste piccole flebo traessero vantaggio si risentirebbe sul loro fatturato, non sull’occupazione. Dall’inizio della crisi c’è stata una forte spinta all’automatizzazione della produzione, la strada continuerebbe a essere quella.
Fausto Bertinotti lo ha definito “Il Tony Blair italiano”. È d’accordo?
Più o meno sì. I modelli politici a cui guarda Renzi vanno molto indietro nel passato. La Terza via, il superamento della contrapposizione fra classi sociali.
Sempre Bertinotti definisce il suo programma social-liberista. Quale dei due aggettivi la convince di più?
Al 90% il suo programma è di matrice liberal-liberista, rispolverando le raccomandazione dell’Ocse del ’94, ormai superate.
Dunque non è un leader di sinistra?
Direi di no, molti intellettuali farebbero i salti nella tomba a sentirlo definire così. Al di là della comunicazione spigliata e ‘giovanotta’, le cose che dice sono decisamente più a destra anche di quanto detto e scritto da molti dei liberal statunitensi che si sono cimentati con possibili soluzioni alla crisi economica.
Più vicino ai Tea Party d’oltreoceano dunque.
Probabilmente sì. Diciamo che sarebbe uno che Mitt Romney inviterebbe volentieri a cena.
Ha detto: “Se non supero il bicameralismo perfetto considero conclusa la mia esperienza politica”.
Ha una grande superficialità nel considerare il Senato un vecchio orpello. Per rimanere nel paragone: proviamo ad andare a dire una cosa del genere agli americani. Lo rincorrerebbero per la strada. È vero che Palazzo Madama ha problemi di funzionamento, che andrebbe riformato, ma è anche vero che assolve a una sua precisa funzione politica, serve a evitare errori madornali.
Prevede tuttavia che riuscirà nel suo obiettivo?
La cultura politica italiana ha toccato uno dei punti più bassi nella storia del nostro paese, per cui non vedo quali avversari possano contrastarlo. Ma…
Ma?
In Europa c’è una grande insofferenza nei confronti della democrazia. La Merkel, la Lagarde, come anche Van Rompuy e Rehn hanno più volte ribadito che la democrazia è un bene importante, ma che se il processo decisionale non fosse intralciato dalle lentezze dei Parlamenti sarebbe meglio. Ecco, buttare il Senato dalla finestra va esattamente in questa direzione.
(da “Huffingtonpost“)
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