RENZI SPINGE D’ALEMA VERSO LA CARICA DI COMMISSARIO EUROPEO
“IL MIO GOVERNO MANDERA’ GLI UOMINI PIU’ FORTI NELLE ISTITUZIONI EUROPEE”
“Non mi interessa l’archeologia, mi interessa il futuro. Io voglio fare politica”. Lo ammette Massimo D’Alema. Senza reticenze.
Un interesse che Matteo Renzi, accanto a lui, ha il potere di soddisfare.
Candiderà alle elezioni europee il Lìder Maximo? “Per le liste, deciderà il Pd”, dice. Poi non senza un giro di parole che tradisce qualche imbarazzo: “Contestualmente credo che per i livelli di guida delle istituzioni europee dovremo mandare in Europa le persone più forti che abbiamo: e qui parlo da premieri”.
Tra le righe, ma lo dice: candiderà D’Alema a commissario europeo.
Da un anno e mezzo i “carissimi nemici” si combattono, si riappacificano, si combattono ancora più duramente.
Ma adesso è il momento del patto, quello pubblico.
La location è il Tempio di Adriano a Piazza di Pietra, l’occasione la presentazione del libro dell’ex premier, “Non solo euro”. In prima fila, Alfredo Reichlin e un Walter Veltroni in questo momento decisamente ai margini, una platea piena delle varie minoranze Pd.
“Chi dice più Europa perde le elezioni, chi dice meno Europa sbaglia. Ci vuole un’altra Europa”, esordisce Renzi, che scopre “preoccupanti” convergenze con D’Alema.
L’altro parte con una dichiarazione forte: “Questo non è un dibattito, noi siamo d’accordo su tutto”. Poi, eccolo lì, si tocca i baffi, marca qualche differenza.
Prima di tutto di linguaggio. In altri tempi sarebbe stato sprezzante , adesso è condiscendente.
“Io lo dico in un altro modo, ma lui – spiegando che metterà 80 euro in più nelle tasche degli italiani – prenderà più voti”.
Sull’Europa, “ dobbiamo fare “massa critica”, restare uniti anche per “poterle cambiare, non violarle, le regole”.
E dunque: “Io non mi metto dalla parte di quei soloni che dicono che non si può ridurre l’Irpef perchè altrimenti siamo al due virgola qualcosa di deficit anzichè al due virgola qualcos’altro. Cosa ci vogliono fare in Europa? Vogliono riaprire la procedura di infrazione? Questa commissione sta per scadere, quindi ne discuteremo con la prossima”.
Come dire, ci penso io. D’altra parte a inserire il nuovo premier tra i leader europei lui ci ha già pensato, guidandolo verso il Pse.
L’altro ha colto l’occasione e ci ha portato il Pd senza pensarci due volte.
E adesso, è lo stesso: D’Alema vuole rientrare in gioco, Renzi ha bisogno di qualcuno in Europa con i rapporti giusti per coprirlo ed aiutarlo.
E allora, “il suo programma è realistico”. Sul lavoro? “Non entro nei tecnicismi, ma tu, tu che sei un uomo di sinistra (…nella platea c’è un attimo di disorientamento) devi tener presenti anche la dignità e i diritti dei lavoratori”.
Un monito che sa tanto di apertura. Notare che non lo chiama quasi mai per nome. Archiviati così un anno e mezzo di lotta dura? Fino a un certo punto.
Renzi legge un passo del libro di D’Alema, con un passo di una lettera a lui scritta due giorni dopo le primarie. In cui questi rivendicava: “Negli ultimi 20 anni l’Italia ha fatto anche benissimo: ha ridotto la spesa pubblica, è stata autorevole nei Balcani e pur nelle divisioni ha prodotto una classe dirigente che ha guidato il Paese e l’Europa”. Insomma, D’Alema non ci sta a fare un tutt’uno del famoso ventennio.
Ma Matteo non molla: “Quando eri segretario dei Ds nel ’97 annunciasti una riforma del lavoro. Non l’hai fatta”.
E in generale, “il centrosinistra sulle grandi riforme ha fallito”.
Indora appena un po’ la pillola: “Va detto che D’Alema ha sempre continuato a parlarmi, anche quando lo attaccavo. Erano i dalemiani e i dalemini a non farlo”.
A D’Alema tocca starci. L’Europa è vicina.
E non a caso esordisce con una citazione dall’incontro tra il premier con la Merkel: gli regala la maglia di Totti.
Wanda Marra
(da “il Fatto Quotidiano“)
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