LA LEGA A GENOVA PERDE IL PELO E PURE IL VIZIO DEL REFERENDUM ANTI-MOSCHEA
AL REFERENDUM BLUFF “GESTITO IN PROPRIO”, VOTA APPENA IL 17% DEGLI AVENTI DIRITTO: UN QUOTIDIANO DIMOSTRA CHE C’E’ ANCHE CHI HA VOTATO 4 VOLTE… E SUGLI ALTRI VOTI, LA LEGA NON CONSEGNA LE SCHEDE…LA LEGA LIGURIA COMMISSARIATA DI FATTO: SCOPPIA LA BEGA INTERNA SU BILANCI E CONTRIBUTI, LISTE E GESTIONE FINANZIARIA TRA BRUZZONE E BELSITO
Dopo mesi di polemiche e settimane di battage pubblicitario, con grande spiegamento di mezzi, gazebo e dichiarazioni a vanvera, il teatrino ambulante della Lega ligure sabato scorso ha dato luogo alla farsa, il genere che normalmente gli riesce meglio.
Dopo aver fomentato per mesi la popolazione del quartiere di Lagaccio contro il progetto del Comune di Genova di far costruire, a spese peraltro della comunità islamica locale, una moschea, in una valle abbandonata al vento e alle intemperie, prossima ma non certo attigua alle case, ipotizzando scenari da guerre stellari, con terroristi islamici pronti a colpire la locale bocciofila, donne a rischio sicurezza, vecchietti a rischio borsa della spesa, e magari la partecipazione straordinaria in motocicletta del Mullah Omar alla prima , finalmente sono arrivati al referendum.
“Volete voi la costruzione della moschea?”: era il quesito rivolto ai genovesi di Oregina, Lagaccio e San Teodoro.
Potevano votare, dalle 10 alle 19, esattamente 29.714 elettori su 37.113 residenti.
Alla fine “avrebbero” votato 5.287 persone, con 5.238 No alla moschea e 49 Sì.
Nonostante i 10 seggi a disposizione, un seggio mobile, il battage sulla stampa locale, migliaia di manifesti, il clima di mobilitazione del comitato di quartiere, in pratica “avrebbe votato” il 17% degli aventi diritto.
“Avrebbe” perchè non si è trattato di un referendum serio, tanto è vero che un giornalista del “Secolo XIX” ha dimostrato che si poteva votare anche quattro volte, bastava cambiare seggio, come ha fatto lui.
Non era richiesta la tessera elettorale, gli elettori non erano quindi cancellati a seconda delle sezioni di voto, era tutto “faidate”: le schede erano fatte da loro, le urne pure, si chiedeva solo un documento che attestasse una generica residenza nei quartieri indicati, lo spoglio è avvenuto nella sezione della Lega.
In teoria se uno avesse infilato 2.000 schede pre-votate dentro, accompagnandole con un elenco di 2.000 cittadini, nessuno potrebbe mai verificarlo. Le schede sono state segretate.
D’altronde non è stato chiamato alcun cancelliere o notaio a verificare ai banchetti il diritto al voto di chi ha votato.
Ovvio che un referendum così non abbia valore legale, ma arrivare al punto di dichiarare un successo un flop o bluff del genere, con appena il 17% teorico di consensi e un 83% che neanche li ha considerati, fa davvero sorridere. Chissà come mai, di fronte a voci di taroccamenti, la premiata ditta Rixi-Bruzzone non abbia messoin opera un atto chiarificatore: consegnare gli elenchi a un pubblico ufficiale che verifichi una per una firme e identità degli elettori, così come avviene per l’autentica delle firme delle liste elettorali.
In realtà alla Lega locale “serviva” un successo da “esibire” al tavolo delle trattative lombarde per salvare la pelle.
E’ da mesi che la Lega è spaccata tra l’attuale dirigenza e la “minoranza” interna facente capo all’amministratore della Lega, Maurizio Balocchi, e al suo vicario Francesco Belsito.
Questi ultimi hanno ottenuto che la Liguria venisse di fatto “commissariata” e che il segretario regionale Bruzzone fosse affiancato da un esponente nazionale, Rosi Mauro.
La componente Cota, Bricolo, Mauro, cui fa riferimento Belsito, sta sempre più esautorando I “vecchi” Calderoli, Castelli e Maroni ed è a loro che Bossi sta dando sempre più potere.
Il feudo Bruzzone in Liguria è contestato ormai apertamente per ragioni finanziarie, relativa alla presentazioni di bilanci, al versamento delle quote al nazionale, al tesseramento, ad assunzioni del personale.
Bruzzone, contando sulla copertura di Calderoli, ha sempre fatto orecchie da mercante, sperando di gestire in proprio anche le liste alle regionali.
Ma ora i nodi vengono al pettine e da via Bellerio gli hanno fatto capire che l’aria è cambiata: si arriverà a un compromesso forse per salvare la faccia all’esterno, ma all’interno della Lega si parla più del bilancio delle spese che di gazebo.
Visto i risultati dei referendum “faidate” forse non sarebbe neanche un gran male.
Semmai la prossima volta i bruzzoniani si vedranno al “Rixi bar” per una partita a briscola.
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